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Le conseguenze della vendetta: Harmony Collezione
Le conseguenze della vendetta: Harmony Collezione
Le conseguenze della vendetta: Harmony Collezione
E-book166 pagine2 ore

Le conseguenze della vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

In debito col milionario...
È con grande soddisfazione che il potente magnate Dante Gallo licenzia Cami Fagan, come punizione per i crimini commessi da suo padre.

... e sottomessa alla sua vendetta.
Quello che Dante non poteva sapere era che l'avrebbe desiderata tanto intensamente da non poter resistere alla tentazione di sedurla. Tenendola tra le braccia scopre quanto Cami sia pura e innocente, e quella che era cominciata come una crudele vendetta si trasforma nella più eccitante avventura della sua vita.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2019
ISBN9788858994153
Le conseguenze della vendetta: Harmony Collezione
Autore

Dani Collins

Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com

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    Anteprima del libro

    Le conseguenze della vendetta - Dani Collins

    successivo.

    1

    «Come potete licenziarmi? Non ho ancora iniziato a lavorare!»

    Cameo Fagan cercò di mantenere la voce bassa, in modo che nel resto della hall dell'hotel non fosse possibile udire la conversazione in corso, ma non riuscì a nascondere una nota di panico. Aveva già lasciato il suo impiego nell'altro hotel e, ancora peggio, aveva anche lasciato il suo appartamento.

    «Tecnicamente è una revoca dell'offerta di lavoro» si affrettò a specificare Karen, alzando una mano in un gesto che invitava alla calma.

    Era il capo del personale della catena canadese di alberghi Tabor. Un'amica comune le aveva messe in contatto sei mesi prima, quando i lavori di ristrutturazione del Tabor di Whistler erano ancora in pieno svolgimento. L'hotel sarebbe stato inaugurato quel lunedì, per poi aprire ufficialmente dopo due settimane e Cami pensava sarebbe stato fantastico lavorare con lei. Si erano trovate subito in sintonia ed era stata assunta in un batter d'occhio.

    «Ma...» Fece un gesto in direzione del corridoio dietro il banco della reception. Portava agli uffici e ai semplici ma estremamente economici appartamenti riservati al personale. «Avrei dovuto trasferirmi nel weekend.»

    Karen le rivolse uno sguardo desolato. Sapeva bene anche lei quanto fosse difficile trovare un buon appartamento a Whistler, soprattutto se si aveva poco tempo a disposizione. «Non è stata una mia decisione. Mi dispiace davvero.»

    «Di chi è stata allora? Non capisco...» Non piangere, intimò a se stessa. L'universo non poteva avercela con lei al punto da rovinare tutto ogni volta che le cose sembravano iniziare a girare per il verso giusto. Si rifiutava di crederlo. Eppure sembrava proprio che fosse così.

    Karen si guardò intorno con fare circospetto, poi, abbassando ancor più la voce, disse: «Non è ancora stato annunciato ufficialmente, ma pare che la Tabor sia stata acquistata da una compagnia italiana. Immagino che i precedenti proprietari si fossero indebitati troppo per tutto questo». Alzò lo sguardo sull'affresco che decorava il soffitto, uno dei molti interventi costosi previsti dalla ristrutturazione.

    Lo sfarzo e l'apparente disponibilità finanziaria erano stati i motivi che avevano spinto Cami a lasciare il suo ottimo lavoro per tentare la fortuna al Tabor. Le si serrò lo stomaco.

    Italiana? O siciliana?

    «I nuovi proprietari vogliono rivedere tutte le assunzioni? Perché per me non sarebbe un problema, sostenere un nuovo colloquio.»

    Karen scrollò rassegnata le spalle e chinò la testa, a disagio. «È che... non ti ha voluta assumere... nello specifico.»

    «Me?» Le referenze di Cami erano stellari, la sua professionalità sempre motivo di lode. «Pensa che sia troppo giovane?» Le era già capitato, ma una volta che il datore di lavoro si era reso conto di quanta esperienza avesse, le era stata data una possibilità.

    Non poteva trattarsi di sessismo, dato che Karen aveva mantenuto la sua posizione.

    «Mi dispiace davvero.» Sembrava sincera. «Non lo capisco nemmeno io, ma quando ho consegnato l'elenco dei nuovi assunti il tuo è stato l'unico nome che ha cancellato. È stato irremovibile.»

    «Chi?» Cami non voleva credere di poter essere ancora perseguitata dai Gallo, ma il cuore stava iniziando a sprofondarle nel petto. Non era l'universo, e nemmeno gli italiani. Era un siciliano in particolare ad avercela a morte con lei.

    Proprio in quel momento le porte dell'ascensore si aprirono su un gruppo di uomini e lo sguardo di Karen si posò su di loro. «Lui» mormorò, con un impercettibile cenno del capo. «Dante Gallo.»

    Cami non ebbe bisogno di chiedere a chi si riferisse. Tutti indossavano completi firmati ed eleganti, ma solo uno di loro emanava un'aura di potere e sicurezza in grado di oscurare chiunque altro. Aveva la mascella ombreggiata da un velo di barba, i capelli corvini tagliati molto corti e uno sguardo acuto e severo che rendeva assolutamente inaccessibili i suoi lineamenti bellissimi. Era magnetico e altero, il tipo d'uomo abituato a ottenere sempre ciò che voleva, in grado di prendere decisioni di vitale importanza in un batter d'occhio. Tutti intorno a lui sembravano sull'attenti, ansiosi di compiacerlo.

    Cami stessa si sorprese ad ammirarlo rapita, una strana sensazione alla bocca dello stomaco che aveva un che di sensuale, malizioso e... sbagliato, soprattutto quando il suo sguardo rapace si posò su di lei.

    Il mondo sembrò smettere di girare allorché i loro occhi s'incontrarono e quando tutto intorno a loro ricominciò a scorrere sembrò farlo in modo rallentato. Smise di respirare, mentre la strana sensazione provata poco prima si trasformava in qualcosa di primordiale, una vibrazione antica quanto il mondo.

    Si disse che quella reazione doveva essere il risultato della sorpresa, lo shock nel trovarselo finalmente davanti. Aveva cercato informazioni su di lui, qualche volta, e immaginato in almeno un milione di occasioni di poter avere un confronto faccia a faccia. La fastidiosa pressione che avvertiva nel basso ventre era certamente causata dall'animosità, non dall'attrazione.

    Si rimproverò per quella mancanza di controllo e si preparò ad affrontarlo. Non se ne sarebbe andata senza lottare. Forse lui aveva dei validi motivi per avercela con suo padre, ma quella situazione andava avanti da troppo tempo. Credeva davvero di avere il diritto di rovinarle la vita per via del suo cognome?

    Con il sangue che le rombava nelle vene attese di cogliere negli occhi di lui un lampo di riconoscimento. Non avvenne e la sua sicurezza iniziò a vacillare.

    Poi si rese conto che il suo sguardo era acceso di interesse. Interesse maschile. La linea dura della bocca si era rilassata nel sorriso soddisfatto di un uomo sicuro che il suo interesse fosse ricambiato.

    Il formicolio che le percorreva la pelle si trasformò in una lingua di fuoco che le dimostrò senza ombra di dubbio che anche lei apparteneva al genere umano, dopotutto. L'aveva sempre affascinata osservare le persone e il modo in cui intrecciavano relazioni, la stupiva soprattutto lo scoppiare semplice e immediato di una scintilla, che lei non aveva mai provato personalmente.

    Ora era accaduto. Un'attrazione impossibile da nascondere si era impadronita di lei, sconvolgente nella sua forza e umiliante perché sapeva di essere l'attrice principale dell'intrattenimento di Karen e di chiunque avesse prestato un minimo di attenzione. Il suo sguardo confuso e sconvolto stava lanciando i segnali più sbagliati, ma non riusciva a staccarsi da quello di lui.

    Odiava quella sensazione. Le foto online non l'avevano preparata alla forza della mascolinità che emanava da lui. Si accorse di essersi mossa inconsapevolmente per accentuare la propria femminilità, raddrizzando le spalle, portando il petto in avanti... riuscì però a impedire alle sue dita tremanti di sollevarsi per ravviare un'invisibile ciocca di capelli. Fu una realizzazione disarmante e le sue guance si tinsero di rosso per la vergogna.

    È solo nervosismo, insistette con se stessa. Irritazione. Rabbia per aver perso il lavoro che pensava le avrebbe finalmente dato la possibilità di andare avanti. Ed è tutta colpa sua. Quel pensiero la aiutò a uscire da quel torpore.

    Si costrinse ad avanzare, un passo dopo l'altro, verso il cacciatore che la osservava attentamente, gli occhi socchiusi, un sorriso compiaciuto sulle labbra nel vederla avvicinarsi senza che lui dovesse compiere alcuno sforzo.

    «Signor Gallo.» Cercò di mantenere un tono di voce fermo. «Le posso parlare?»

    Nessuno si rivolgeva a lui in modo tanto autoritario da quando era bambino. Dante la guardò, stizzito e stupito al contempo.

    Era abituato a dividere le donne in tre categorie: sì, no, off limits. Donna in cerca di marito? No. Collega? Off limits. Una brunetta dal fisico ben proporzionato, con una delicata carnagione di pesca e labbra carnose dalla piega innocente ma sensuale allo stesso tempo? Che si muoveva con grazia e aveva l'audacia di guardarlo dritto negli occhi e parlargli in quel modo? Un semplice sì non poteva bastare. Costituiva una nuova categoria. Mia. Doveva averla.

    Quella furiosa pulsione lo inquietò. Aveva una vita sessuale intensa ma sana, controllata e riservata alle ore non lavorative. Eppure davanti a quella donna la lussuria sembrava poter facilmente prendere il sopravvento sulla ragione. Perché? La scrutò in cerca di qualche dettaglio che la rendesse diversa dalle altre. I vestiti che indossava erano semplici, ma scelti con cura per sottolineare il suo fisico morbido. Il seno si muoveva leggermente a ogni suo passo, alto e fermo. Chissà che tipo di reggipetto indossava. Pizzo? A balconcino, magari? I fianchi arrotondati promettevano un fondoschiena sodo e perfetto che moriva dalla voglia di poter ammirare.

    Il colletto della giacca lasciava intravedere una sottile linea bianca sopra la clavicola. Una cicatrice? Fu colto da uno strano impulso protettivo. Avrebbe voluto spostare la folta massa di capelli castani e baciarla proprio in quel punto.

    L'avrebbe baciata e accarezzata fino a far scomparire tutto il resto, trascinandola con sé in un travolgente vortice di piacere, afferrando quei morbidi capelli lucenti per tenerla ferma in un bacio che avrebbe incendiato i suoi sensi e...

    Dannazione. Si sarebbe reso ridicolo davanti a tutti, se non avesse fatto attenzione. Si trovava lì per lavorare e stare vicino a sua nonna, non per intrattenersi con una donna del posto. Doveva concentrarsi sulla sua famiglia, non aveva tempo di pensare a se stesso. Non ne aveva fin da quando il giovanile tentativo di realizzare il suo sogno personale era andato in frantumi davanti ai suoi occhi, mettendo in pericolo tutto ciò per cui la sua famiglia aveva lavorato duramente.

    Studiò il suo viso alla ricerca di un dettaglio nei suoi lineamenti carini ma non incredibili che spiegasse perché avesse un effetto simile su di lui. A differenza delle donne che frequentava di solito, non era truccata e quel look naturale le conferiva un'aria innocente che esaltava i suoi occhi nocciola dalle sfumature di un intenso verde smeraldo. Quand'era stata l'ultima volta che aveva guardato tanto attentamente gli occhi di qualcuno?

    Sembravano davvero riflettere come uno specchio la sua anima, le sue emozioni. Vi leggeva timidezza e coraggio e qualcosa che gli fece venir voglia di ridere. C'erano così poche persone in grado di sfidarlo o risvegliare il suo interesse...

    «Andiamo nel mio ufficio.» Allungò un braccio in direzione di quello che sarebbe diventato l'ufficio del direttore, una volta che lui si fosse convinto della bontà di quell'investimento.

    Di solito suo cugino Arturo aveva fiuto per quel tipo di affari e seguiva personalmente tutta la fase di acquisizione dell'attività. Quando aveva saputo che la nonna sarebbe stata presente, però, il calendario di Arturo si era rivelato pieno di impegni.

    Invece di prendersela con il cugino, Dante aveva pensato di sfruttare l'occasione per trascorrere alcuni giorni con la donna che lo aveva cresciuto, donna che, aveva dovuto riconoscere a malincuore, non era immortale.

    Sarebbe arrivata a breve per pranzare insieme, pensò distrattamente, ma fino a quel momento la brunetta davanti a lui poteva avere tutta la sua attenzione.

    Chiuse la porta. «Non credo di conoscerla» disse allungando una mano con un fremito al pensiero del contatto con la sua pelle. Lei ricambiò la stretta con forza. Avrebbe voluto serrare la presa e non lasciarla più andare, stringerla a sé e lasciare che accadesse l'inevitabile.

    Quando parlò, il suono dolce di quella voce musicale offuscò per un attimo il significato delle sue parole.

    «Sono Cameo Fagan. La nuova direttrice.»

    Quel nome rimbalzò come una mina vagante nella sua testa, riaprendo profonde ferite del passato. Nello spazio di un istante si ritrovò in quella sala di dieci anni prima, davanti al suo principale concorrente intento a presentare un nuovo prototipo di auto senza conducente stranamente simile a quello che lui stesso stava mettendo a punto. Tutti i soldi e il tempo che aveva investito in quel progetto erano andati perduti. Lo shock di quella perdita era stato fatale per il cuore già indebolito di suo nonno.

    Il senso di tradimento provato quel giorno era tanto profondo da seguirlo come un'ombra ancora adesso.

    Ritirò la mano e la strofinò sulla gamba, per cancellare ogni traccia del suo calore.

    Lei ebbe un piccolo sussulto e la sua bocca tremò un poco prima che la serrasse in una linea sottile, sollevando orgogliosamente il mento.

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