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Memorie dell'albero: (Sillabario tra dialoghi e soliloqui 1969-2020)
Memorie dell'albero: (Sillabario tra dialoghi e soliloqui 1969-2020)
Memorie dell'albero: (Sillabario tra dialoghi e soliloqui 1969-2020)
E-book57 pagine38 minuti

Memorie dell'albero: (Sillabario tra dialoghi e soliloqui 1969-2020)

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Info su questo ebook

Era il 16 giugno del 2020. Il rumore delle motoseghe squarcia l'aria del mattino. La polvere di legno invade la piazza e copre i sampietrini. Gli aghi intasano i tombini. Gli occhi rimangono sgranati, increduli. Poi il silenzio. Nei tristi giorni che seguono, come un epitaffio, una mano pietosa con un pennarello, lascia l'ultimo pensiero sul tronco rimasto.

Dopo mezzo secolo per contrapposizione, come in una moderna Spoor River, ci tornano indietro le voci rimaste intrappolate nella corteccia e finalmente liberate per sempre. Sono voci che avremmo perso definitivamente e forse mai ascoltato. Voci apparentemente inutili. Voci che in passato non hanno fatto la Storia e mai la faranno in futuro. Sono voci, però, che di storia sono intrise: quella intima di ognuno.
LinguaItaliano
Data di uscita17 feb 2021
ISBN9791220322140
Memorie dell'albero: (Sillabario tra dialoghi e soliloqui 1969-2020)

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    Anteprima del libro

    Memorie dell'albero - Giuseppe Nalli

    G.N.

    AMANTI

    Avevamo detto di vederci alle sei ma, come ai vecchi tempi, sei la solita ritardataria.

    Non cominciare, ho fatto tardi perché mio marito è uscito dopo rispetto ai programmi. E poi sono solo dieci minuti!

    Sì, lo so, ma dieci minuti da solo qui sotto, sono tanti. Che hai detto a tuo figlio?

    Che ho detto? Che andavo a fare delle compere intanto che terminava i compiti.

    Ma non ha bisogno d’aiuto?

    No, se la cava bene da solo.

    Lascia stare adesso. Dimmi una cosa piuttosto: ma mi ami ancora?

    E certo! Starei qui, altrimenti?

    "Non intendevo in questo senso…volevo dire: mi ami ancora come la prima volta? E per prima volta intendo quel periodo quando facevamo l’amore e tu tremami di paura ma non smettevi mai di ripetermi che ti piaceva da morire…Perché non rispondi? Perché sei diventata rossa? …Allora?

    Non mi va di rispondere a queste domande…

    Perché no?...Daiiiiii.

    Ti dovrebbe bastare soltanto sapere che sono tutta bagnata. Adesso ti lascio, devo tornare a casa. Ti messaggio più tardi.

    BADANTE

    "Porca miseria, quest’ora d’aria finisce troppo presto. Non faccio in tempo nemmeno a fare il giro dei negozi del centro per guardare le vetrine.

    Devo ottenere più tempo. Devo chiedere e ottenere anche un aumento. Non possono sfruttarmi così! Hanno bisogno di me, devo ottenere un aumento.

    Di sicuro sto bene, non mi lamento. La casa è calda e ho le mie comodità, ma a loro faccio comodo. Chiederò l’aumento!

    Il lavoro è duro, la notte si dorme poco, la vecchia chiama molto spesso per le cose più strane e io dormo poco. Dormo di pomeriggio e recupero le forze quando la vecchia crolla sulla poltrona.

    Però la notte è fatta per dormire e la notte si dorme poco. Chiederò l’aumento anche per questo e me lo daranno perché hanno bisogno di me.

    Ma se non me lo danno comincerò a creare problemi e dovranno darmelo per forza.

    Adesso vado: l’ora d’aria è finita. Non ho fatto in tempo nemmeno a fare il giro dei negozi del centro per guardare le vetrine: devo chiedere e ottenere più tempo e devo chiedere e ottenere anche l’aumento."

    CACCIATORE

    "Ieri ho fatto strage di beccacce! E chi se lo credeva? Cadevano come grandine nel laghetto. Sarà perché le cartucce, stavolta, hanno fatto bene il loro lavoro: il colpo era secco, una frustata che tagliava la nebbia a fettine sottili e poi mi tornava l’eco con un rimbalzo, come avesse impattato un muro di malta e pietre.

    Ma che muro e muro! Lì non c’è niente di niente. Tutto lago al centro e pantano attorno. Ma allora l’eco..? Forse perché le cartucce, stavolta, erano fatte a mestiere. Non riuscivo a trovare più nemmeno dove tenere le beccacce. Mi sono chinato per prendere un ramo e infilzarle al collo ma, nel chinarmi, ho sentito il sangue che colava lungo il pantalone.

    Ho poggiato il fucile e tutte le altre cose a terra e ho sfilato lo stivale: la calza di lana era diventata rossa di sangue. Ecco perché il piede destro era più caldo. E io che mi preoccupavo già di qualche problema alla circolazione.

    Dopo aver calzato lo stivale, ho raccolto le mie cose ed ho imbracciato

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