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La tentazione di amarti
La tentazione di amarti
La tentazione di amarti
E-book246 pagine3 ore

La tentazione di amarti

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Info su questo ebook

Dopo sei anni, l'effetto che Rohan Carter esercita su Mitsy Hammonds continua ad essere devastante. Non si tratta soltanto della chimica innegabile che elettrizza l'aria quando i due si trovano nello stesso spazio fisico, ma anche delle cicatrici del passato che condividono.

Mitsy sa che Rohan ha un lato affascinante che contrasta con l'atteggiamento da cowboy inaccessibile che mostra davanti agli altri. Per lei, però, prova solo ostilità. Gli scontri verbali tra di loro la lasciano esausta e frustrata, ma anche furiosa per non essere stata capace di dimenticarlo. In mezzo a una situazione familiare delicata, una carriera creativa in sospeso e un divorzio appena firmato, Mitsy cerca di fare tutto il possibile per evitare che Rohan torni a spezzarle il cuore. Non sarà un compito facile, ma chi può biasimarla per volerci provare?

Rohan rifiuta di farsi condizionare dall'incantesimo che Mitsy continua a esercitare su di lui. Ecco perché mantenere le distanze è la cosa più coerente… anche se, quando lei è nei paraggi, il suo corpo sembra pensarla diversamente. Tra gli sforzi per salvare il suo ranch, una richiesta insolita che sta per stravolgere la sua vita e un sentimento che credeva estinto per sempre, Rohan dovrà mettere alla prova le sue capacità di persuasione per non lasciarsi sfuggire l'unica possibilità di essere felice.

LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2021
ISBN9781393799634
La tentazione di amarti

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    La tentazione di amarti - Kristel Ralston

    Kristel Ralston

    ©Kristel Ralston 2020

    La Tentazione di Amarti.

    Tutti i diritti riservati.

    SafeCreative N. 2011225958319

    Titolo originale: Tentación al Amanecer.

    I lavori dell’autrice sono coperti da diritti d’autore e registrati sulla piattaforma SafeCreative. La pirateria è un reato ed è punibile dalla legge.

    Traduzione: Elisabetta Savino.

    Correzione: Cinzia Novi.

    Immagine di copertina: H. Kramer ©Adobe Stock.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, salvata in un sistema o trasmessa con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico, fotocopia, registrazione video o altri metodi, senza previo ed espresso consenso della proprietaria del diritto d’autore (copyright). Tutti i personaggi e circostanze di questo romanzo sono fittizi, qualsiasi somiglianza con la realtà è puramente casuale.

    "Ciò che ti rende diverso oggi, ti renderà unico domani. Dovresti sentirti

    orgoglioso di essere diverso."

    -Ellen DeGeneres

    INDICE

    INDICE

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Epilogo

    Sull’Autrice

    Capitolo 1

    M

    itsy uscì con un nodo in gola dal terminal di Bozeman, Montana. Strinse con forza le dita intorno alla maniglia dell’unica valigia che aveva come bagaglio, come se quel gesto fosse capace di darle la forza di cui aveva bisogno per affrontare i giorni difficili e incerti che stavano per arrivare.

    Fece qualche passo in più e, quando sospirò, il vento gelido dell’esterno si mescolò con il suo alito caldo. Avrebbe preferito non tornare in una città che le riportava alla mente ricordi agrodolci. Persino l’aria che filtrava nelle sue narici sembrava custodire l’aroma del passato, inviandole un brivido sulla pelle e riuscendo a farle battere il cuore all’impazzata. Era consapevole della vera ragione di questa angoscia repentina, che non era solo collegata al fatto che tornava a Bozeman dopo sei anni... Tuttavia, Mitsy aveva bisogno di focalizzarsi sul presente, sul motivo che l’aveva obbligata a prendere un volo da San Francisco fino a Bozeman. Sua madre, Jules, stava morendo di cancro. Le restavano sei mesi di vita, con un po’ di fortuna.

    Il peso del bagaglio che reggeva tra le mani non poteva neanche paragonarsi a quello che portava nel cuore. Sapeva che non stava solo andando ad affrontare la malattia di sua madre, ma anche la possibilità di ricevere la solita predica su come aveva deluso tutta la famiglia Hammonds per non essersi fatta carico di una delle attività di famiglia che erano destinate ad essere amministrate dai tre fratelli, Joaquín, Hazel e Mitsy, in ordine di nascita.

    Poiché amava la vita nei campi, Joaquín aveva deciso spontaneamente di dedicarsi alla gestione amministrativa della fattoria che aveva messo su da solo e che, quanto a dimensioni, rivaleggiava con quella dei suoi genitori, Oaktale; mentre il lussuoso hotel boutique La Estancia, che andava sempre alla grande, a prescindere dalle stagioni, era gestito da Hazel. Mitsy - la disertrice, secondo il suo severo padre - era la delusione. Lei aveva scelto di seguire le pulsioni del suo cuore: le lettere. Il giorno in cui aveva annunciato che non avrebbe studiato amministrazione imprenditoriale né alberghiera, ma giornalismo, la discussione con i suoi genitori aveva segnato un precedente di quelle che sarebbero state divergenze continue. A partire da allora, non importava più cosa facesse, né quanti premi ricevesse per i suoi lavori, perché niente sembrava accontentare Jules e Alex Hammonds.

    Dopo averci tanto provato, Mitsy si era data per vinta e aveva smesso di cercare di dimostrare che non aveva meno successo per aver fatto una cosa diversa da quella che dettava la tradizione di famiglia. Ma non importava cosa facesse, nulla sembrava soddisfarli. Nemmeno il giorno in cui aveva firmato il suo primo grosso contratto editoriale aveva cambiato la percezione dei suoi genitori. Almeno, però, poteva contare sull’appoggio incondizionato dei fratelli.

    Era convinta che quelle settimane a Bozeman sarebbero state un piccolo inferno, specie quando avrebbe comunicato ai suoi genitori del suo divorzio da Seth Klobuchar, l’uomo che loro consideravano il genero perfetto. Seth era stato il suo più grande errore di valutazione, mentre per i suoi genitori - come poteva essere altrimenti, nella sua distorta vita familiare? - era stato il suo più grande successo.

    L’unico a sapere del suo divorzio era Joaquín, e lui non avrebbe mai parlato se non fosse stato autorizzato a rivelare una confidenza. Hazel era meno portata ad aprirsi emotivamente con le persone, compresi i suoi fratelli, ma Mitsy l’adorava, nonostante non ne condividesse affatto idee e convinzioni.

    ―Terra chiama signorina Hammonds― disse Joaquín, vedendola con lo sguardo perso verso l’orizzonte.

    Voltando leggermente il viso, lei trovò il sorriso smagliante del fratello maggiore. Senza esitare neanche un secondo, posò la valigia per poterlo abbracciare forte. Quanto le era mancato avere qualcuno che le volesse bene davvero, che la appoggiasse quando più ne aveva bisogno. Trattenne le lacrime. La sua vita era sottosopra e ancora cercava di rimettere insieme gli ultimi pezzettini del suo cuore. Non perché avesse sofferto per amore: tutto il contrario.

    ―Ehi!― disse con un sorriso perso, perché, nonostante il suo stato d’animo, il solo fatto di vedere suo fratello conferiva una nota dolce a un boccone amaro come quello che aveva appena mandato giù. Cercò di mostrare un’espressione ottimista e si accigliò lievemente in modo giocoso, osservando il viso mascolino: ―Perché ti sei lasciato quella barba? Forse pensi di mascherarti da Babbo Natale, in queste feste natalizie?

    ―Posso decidere lo stile che più mi piace, tante grazie, signorina ficcanaso― replicò lui dandole un pugno affettuoso sul braccio e accompagnandolo con una sonora risata.

    ―Ah, sarebbe uno stile? Buono a sapersi― disse lei senza smettere di sorridere.

    ―Com’è andato il volo?― le domandò, guardandola con occhi indagatori. Dietro quella semplice domanda si celava la necessità di sapere come stava davvero Mitsy. Quel dettaglio era ovvio per entrambi e non avevano bisogno di fingere.

    Lei deglutì con difficoltà. A volte credeva che suo fratello fosse chiaroveggente, perché sembrava leggere le emozioni con estrema facilità. Trovava sempre le parole giuste e sapeva rimanere in silenzio quando nemmeno lei sapeva di cosa aveva bisogno. Fin da piccoli era stato così. Forse aveva molto a che vedere col ruolo di fratello maggiore, che era accompagnato, nel caso di Joaquín, da una personalità protettiva e leale fino al midollo.

    ―A parte le solite turbolenze, e il ritardo di quattro ore della linea aerea, non c’è stato niente di memorabile durante le due ore e mezzo di viaggio.

    Lui si accigliò per un breve istante. Mitsy non proferì altre parole e sostenne il suo sguardo. Non si sentiva pronta per parlare della sua vita personale, ma sapeva che con Joaquín non sarebbe riuscita a eludere per troppo tempo l’argomento.

    ―Lascia che ti aiuti con i bagagli. Uff, hai portato sassi da San Francisco?― le domandò con tono meno indagatore, mentre avanzava verso il parcheggio.

    ―Dai, che simpatico― mormorò lei, camminandogli accanto e avvolgendosi ancora di più nel cappotto pesante. Ormai il freddo era palpabile e l’inverno si avvicinava.

    ―Hai lasciato qualcosa nel tuo appartamento di San Francisco? Hai cose di valore che hai ereditato da nonna Roseanne...

    Mitsy fece cenno di no con la testa. Il divorzio non le aveva lasciato conseguenze emotive troppo forti, almeno. Quello che invece persisteva era il senso di colpa e una profonda tristezza per ciò che aveva perso lasciando il Montana, nel tentativo di accontentare i suoi genitori per dimostrare loro che non era un disastro. Cos’aveva ottenuto con quel tentativo? Dolore, solitudine e senso di colpa.

    Si schiarì la gola.

    ―Sono nella cassaforte di una banca, Joaquín, tranquillo. Dato che ho firmato per la separazione dei beni, al mio ex marito non spetta niente.― Quest’ultima cosa la disse con una certa acidità. ―Suona strano chiamarlo così...

    ―Preferisco questo al dire che sei vedova e che tuo fratello maggiore è in carcere per omicidio premeditato― replicò Joaquín, interrompendola con fierezza.

    Mitsy sospirò.

    ―Non dovevo parlarti del mio divorzio...― sussurrò, facendo una smorfia che lui non vide. ―Sarebbe stato più semplice far passare qualche mese.

    Lui schioccò la lingua.

    ―In un modo o l’altro lo avrei saputo, Mitsy― interruppe. ―Se non te lo ricordi, Marek, il mio migliore amico del liceo, frequenta gli stessi ambienti di quell’idiota del tuo ex marito, e vive nella tua città. Me lo avrebbe riferito, in un modo o l’altro. Niente passa inosservato per troppo tempo, in questo mondo tecnologico e invasivo, quindi sarebbe stato uno sforzo inutile cercare di nascondere un’informazione come quella, sorellina.

    ―Lo so...

    ―Potevi parlare con Marek e assumerlo come avvocato, molto probabilmente saresti riuscita a spennare quell’imbecille di Seth.

    ―Io ho una grande avvocatessa che mi è stata di enorme aiuto. Mi ha lasciato con ciò che mi spetta e Seth con ciò che spetta a lui. Né più né meno. Inoltre, sai bene che il denaro non rappresenta niente per me. Volevo solo la mia libertà, e ce l’ho.

    ―Non per il denaro― sbottò Joaquín ―ma per il semplice piacere di dare battaglia per l’unica cosa a cui quello stupido di Seth è sempre stato interessato: beni materiali e il nome di una famiglia.

    ―Me la risolvo da sola. È sempre stato così.

    ―Non c’è niente di male a chiedere aiuto, Mitsy.

    ―Lo so bene, ma sono anche fermamente convinta che, se oggi sono in grado di mettermi nei guai, sono anche in grado di uscirne.

    ―Così sembra...― le concesse Joaquín. ―A proposito, dove hai vissuto da quando hai lasciato la villa che condividevi con quello stronzo?― domandò.

    Sterzò rapidamente verso destra, mentre percorrevano la superstrada che conduceva alla East Main Street, quindi girarono per l’hotel dove Mitsy aveva prenotato per alcuni giorni.

    ―Non sono finita sotto un ponte― disse lei ridendo, ―perché noi autori di libri gialli possiamo avere un’immaginazione abbastanza particolare nello scrivere, ma non viviamo così male nell’era dell’e-book. Tra l’altro, ho la fortuna di poter contare su una casa editrice che mi appoggia nel lavoro di marketing, e questo è dire tanto, se lo confrontiamo con l’andamento del panorama di altre etichette letterarie.

    Joaquín ne capiva molto poco del mondo imprenditoriale in cui si muoveva la sorella minore, ma le aveva sempre offerto il suo appoggio. Ogni persona aveva una missione, nella vita. Era il fatto di essere diverse l’una dall’altra che le rendeva speciali.

    ―Ho cercato il tuo ultimo libro, ma mi hanno detto che era esaurito. Altri bestseller nel New York Times? ―domandò, ricordando l’elenco dei successi di sua sorella, che si vendevano come il pane nei paesi di lingua inglese, specialmente Stati Uniti e Canada.

    ―Mmmh...― sussurrò lei, persa nell’ultima conversazione con la sua editrice. Aveva saltato la deadline perché la sua testa era completamente disconnessa dal processo creativo. Le idee che aveva avuto non erano risultate convincenti, e il risultato è che aveva redatto una bozza che, quanto a originalità, non aveva convinto neanche lei.

    ―Il tuo lavoro è fantastico, non dovresti essere modesta a riguardo! Ciò che è buono si condivide e viene elogiato.

    Joaquín e Hazel la facevano sentire come se fosse la migliore scrittrice del genere. Mitsy si fingeva imbarazzata quando i suoi fratelli la chiamavano per congratularsi o commentare particolari delle sue nuove uscite letterarie, ma dentro di sé si sentiva rivendicata nella sua decisione di essere scrittrice. Quello era un piccolo balsamo, tra i dispiaceri che aveva vissuto nei suoi sei miserabili anni di matrimonio.

    ―Non ho bisogno di elogi― replicò ―ma grazie per il voto di fiducia.

    ―Sei geniale in quello che fai, Mitsy. Com’è che dopo tanti bestseller non te ne rendi conto?

    ―Forse...― guardò fuori dal finestrino, perché non era disposta a parlare della situazione con la sua casa editrice e il suo agente. Preferì affrontare un altro argomento: ―Comunque, alloggio in un hotel da quando mi sono separata. Non esiste niente di meglio che concederti una SPA o semplicemente nuotare senza preoccuparti di ciò che ti circonda, mentre il personale dell’hotel ti coccola.

    ―Negli hotel il denaro compra sorrisi, Mitsy. E, comunque, non mi piace che cambi argomento quando ti senti a disagio. Siamo fratelli e io voglio solo appoggiarti in ciò che ti serve. Non devi portarti il peso del mondo addosso. Per questo esistono i fratelli― replicò Joaquín.

    ―Lo so, e sono tanto grata del fatto di poter contare su te e Hazel.

    ―Sempre― affermò Joaquín.

    Per alcuni minuti, si godettero il calore e la musica. Finché Mitsy non sopportò più il silenzio e riprese a parlare.

    ―Se non fosse stato per la telefonata di mamma, forse in questo momento sarei stata in Canada. Tornare in Montana non era la prima scelta sulla lista.

    Joaquín assentì.

    ―Non avresti mai dovuto sposarti con Seth, in primo luogo― affermò lui, fermando il motore del Jaguar blu davanti a un semaforo. ―Non so perché l’hai fatto, e spero che un giorno me lo racconterai senza mezze verità.

    Mitsy lo guardò sollevando un sopracciglio. Incrociò le braccia.

    ―La delusione di papà - perché io non ero né come te né come Hazel sulle questioni imprenditoriale di famiglia - sommata alla pressione di nostra madre perché seguissi la tradizione di sposarmi e avere subito una discendenza. Se aggiungi a questo una ragazza ribelle e vulnerabile di ventiquattro anni, il risultato abbastanza ovvio è l’impulso di afferrare la prima via di uscita da una situazione che sembra soffocarti, specialmente se c’è di mezzo un cuore spezzato. In questo caso l’uscita, non molto buona, era stata la proposta di matrimonio di Seth. Forse avrei dovuto semplicemente fare i bagagli e prendere la mia strada verso un altro paese, per iniziare, da sola, tutto da capo.

    Lui si accigliò, accelerando di nuovo per rimettersi in marcia.

    ―I tuoi esempi non sono chiari. Capisco gli elementi, ma chi è la persona che ti ha spezzato il cuore, nell’equazione? Forse Seth ha avuto una storia prima di conoscerti ed era ancora legato a quella donna, quando ti propose di sposarlo? Credimi, se è così, faccio marcia indietro e prendo un biglietto per San Francisco per picchiarlo con le mie stesse mani.

    ―Possiamo rimandare a dopo questa conversazione, Joaquín? Sta diventando tutto troppo pesante― disse con dolcezza.

    ―Rispondi solo a una domanda.

    ―D’accordo... ― disse lei riluttante.

    ―Rohan Carter.

    «Ah, quanto faceva male anche solo sentirne pronunciare il nome», pensò Mitsy. Era da tanto che lo teneva chiuso nello scrigno dei ricordi, ma niente di questo aveva importanza, adesso. Sei anni erano troppo tempo. A Hilaria Bowen, la sua migliore amica nel Montana, aveva proibito di menzionare, durante le loro lunghe conversazioni telefoniche e videochiamate, qualsiasi novità collegata a Rohan o alla sua famiglia.

    ―Questa non è una domanda― dichiarò di colpo con un nodo in gola.

    Joaquín ignorò il commento.

    ―È stata una cortina di fumo o quel tipo ha voluto davvero dire qualcosa per te? Perché, a essere sincero, Hazel ed io eravamo convinti che uscissi con Rohan per riaffermare la tua ribellione alle prospettive che mamma si ostinava a presentarti e che tu detestavi. Quest’ultima cosa non era un segreto in casa, e il tuo fastidio verso di loro era talmente palpabile da farci ridere.

    ―Non vedo che importanza possa avere riprendere un argomento così vecchio, Joaquín.

    ―Questa è elusione, quindi la prenderò come una risposta affermativa. È stata una cosa vera― la guardò di sottecchi, e, dal modo in cui Mitsy si tese, capì che aveva toccato un argomento molto sensibile per la sorella minore, ―e non parlerò più della questione finché non sarai disposta a farlo. Spero solo che non passino altri sei anni.

    ―Forse preferisco lasciare il passato al suo posto― replicò lei, alzando il volume della radio, che in quel momento diffondeva la voce di Luke Bryant.

    Joaquín scosse la testa ma non disse più niente.

    Il resto del viaggio lo continuarono in un pacifico silenzio che Mitsy gradì. Sarebbe rimasta per un periodo di tempo a Bozeman, e avrebbe cercato di trarne il massimo profitto, finché non avesse capito quale altro posto sarebbe stato adeguato per gettare nuove basi. Vero che avrebbe sentito la mancanza della sua vita quotidiana a San Francisco, ma non voleva respirare la stessa aria di Seth, né aveva voglia di imbattercisi in qualche evento sfortunato. Questo dettaglio importante, oltre alla chiamata di sua madre, era stato il fattore che l’aveva spinta a tornare a Bozeman.

    ―Siamo arrivati― disse Joaquín rompendo il silenzio e tirando Mitsy fuori dalle sue elucubrazioni. Spense il motore quando ebbe parcheggiato nel garage dell’hotel. ―Sicuro che non vuoi sistemarti nella casetta per gli ospiti con noi? È molto indipendente e dotata di grande privacy, l’abbiamo costruita sette mesi fa. Inoltre, Amelie sarebbe felice di vederti, e i miei figli impazzirebbero ad avere la 1zia per più di tre ore nella stessa casa. Hazel li vizia, ma è incapace di fermarsi nell’appartamento o sporcarsi di fango, se è necessario.

    Lei sorrise con affetto, perché sua sorella era più cauta e meno giocherellona. Ma non c’era nessuno che fosse capace di essere tanto diretto e coerente come Hazel Hammonds.

    ―Tua moglie è una cognata fantastica― disse Mitsy, e guardò l’orologio, ―ma, con quei terremoti di figli che avete, è molto probabile che alle dieci di sera abbia solo voglia di andare a riposare.― Sorrise. ―Apprezzo l’offerta, ma ho già pagato questo hotel per diversi giorni, che te ne pare se ci penso più in là?

    ―Certo che sì.

    Scesero dall’auto e avanzarono verso l’atrio dell’hotel.

    ―Non so quanto tempo resterò a Bozeman― disse lei. ―Né so cosa farò della mia vita, al momento. La malattia di mamma è un argomento di cui tutti dovremo discutere a mente fredda.

    ―Ti basterà affrontare le tue emozioni e troverai la risposta― dichiarò Joaquín.

    ―Ho bisogno di dormire. Quelle che ho vissuto sono state settimane caotiche, specialmente organizzare tutto per lasciare San Francisco. La cosa più difficile da gestire è stata mettere in vendita le proprietà che Seth ed io avevamo in comune, mentre i nostri avvocati si azzannavano al tavolo delle trattative per raggiungere un accordo vantaggioso per ambedue le parti. Dopo di che, per coordinare la spedizione delle mie cose a un negozio e tenermi soltanto il minimo indispensabile che potesse entrare in un hotel, sono quasi finita in ospedale per lo stress. La ciliegina sulla torta è stata la telefonata di mamma...

    ―Lo so, Mitsy... Quando chiamò Hazel e me per dircelo di persona fu uno shock, non soltanto perché era la prima volta che la voce di mamma suonava

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