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Un capo da sedurre: Harmony Collezione
Un capo da sedurre: Harmony Collezione
Un capo da sedurre: Harmony Collezione
E-book153 pagine2 ore

Un capo da sedurre: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lei non era esattamente quella che si aspettava...
Matt Strickland pretende solo il meglio da chi lavora per lui: quello è il segreto del suo successo. Così, resta spiazzato quando scopre che Tess Kelly, la tata che ha appena assunto, è lontana anni luce dal tipo di donna con cui ha sempre avuto a che fare. Precisione, efficienza e concretezza non sono esattamente parte del suo vocabolario.


Lui mostrava notevoli margini di miglioramento...
Matt sarà anche uno degli uomini più sexy che Tess abbia mai incontrato, ma di certo la sua capacità di prendere la vita con leggerezza lascia alquanto a desiderare. Solitamente lei non avrebbe alcun problema a superare l'ostacolo, ma con il suo nuovo capo la cosa non è così semplice.

LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2018
ISBN9788858983751
Un capo da sedurre: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Un capo da sedurre - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Her Impossible Boss

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Cathy Williams

    Traduzione di Carla Maria De Bello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-375-1

    1

    Con la sensuale bocca serrata, Matt fissò l’autrice dell’improvvisato curriculum seduta di fronte a lui. Era difficile capire da dove cominciare.

    La variegata lista di impieghi, corredata dall’ancor più impressionante mancanza di durata di ognuno di essi, raccontava una storia. Esattamente come il breve, insipido profilo accademico. In una situazione normale avrebbe gettato quella domanda di lavoro nel cestino senza neppure degnarsi di leggere il vago profilo personale scritto a mano sul fondo. Sfortunatamente, però, quella non era una situazione normale.

    Alla fine spostò lo sguardo oltre la lucida scrivania di mogano e fissò la ragazza appollaiata nervosamente sulla sedia di fronte.

    «Otto lavori.» Si appoggiò allo schienale, e permise al prolungato silenzio che ne seguì di riempire i vuoti di ciò che intendeva dire.

    Tess Kelly era arrivata fin lì grazie a una raccomandazione della sorella e, senza nessun’altra opzione possibile, lui era alla ricerca di una tata per la propria figlia. Da ciò che poteva vedere, Tess Kelly non mancava soltanto di una rilevante esperienza, ma era anche incostante e accademicamente carente.

    La vide spalancare gli enormi occhi verdi e morsicarsi nervosamente il labbro inferiore. Poteva anche avere le mani legate, ma questo non significava che le avrebbe reso le cose facili.

    «So che sembrano molti...»

    «Ha solo ventitré anni e ha già fatto otto lavori? Affermare che siano molti mi sembra un eufemismo.»

    Tess distolse lo sguardo da quei freddi occhi che non smettevano di indugiarle addosso. Era impossibile sostenere una simile, implacabile espressione. Ma perché diavolo era lì? Era arrivata a New York tre settimane prima per stare con la sorella, in mente solo la voglia di organizzarsi. O almeno quelle erano state le parole dei genitori mentre l’accompagnavano all’aereo che l’avrebbe portata dall’altra parte dell’Atlantico.

    «Hai ventitré anni, Tess» le aveva detto la madre offrendole un piatto di biscotti per lenire il colpo, «e sembra tu non abbia ancora la benché minima idea di cosa fare nella vita. Tuo padre e io vorremmo soltanto vederti sistemata. Trova qualcosa che ti piaccia fare, qualcosa che non ti stanchi dopo soli cinque minuti... Claire conosce tutti i dettagli del mondo del lavoro. Potrà esserti d’aiuto. E ti farebbe soltanto bene trascorrere un’estate diversa...»

    Nessuno aveva menzionato che parte del processo avrebbe previsto un lavoro da babysitter. Non aveva mai lavorato con i bambini, prima di allora. Non ricordava neppure di aver mai espresso la minima curiosità di lavorare con essi. Eppure era lì, seduta di fronte a un uomo che le faceva venire i brividi.

    Nell’attimo stesso in cui aveva sentito la sua voce vellutata e si era girato verso la porta, un fremito di apprensione le aveva percorso la schiena.

    Si sarebbe aspettata qualcuno di robusto e più avanti negli anni. Dopotutto, era il capo di sua sorella. Possedeva la società, la dirigeva e, secondo Claire, non teneva nessuno in ostaggio. Come poteva fare tutto questo e avere solo una trentina d’anni? Eppure quella era la realtà e, contrariamente a qualsiasi aspettativa, non era solo giovane ma anche tremendamente affascinante.

    A ogni modo il suo distacco emotivo era a dir poco terrificante, e la perfetta struttura ossea rivelava un volto che mai si sarebbe concesso un sorriso. Si domandò come la sorella potesse lavorare per una persona simile senza avere un tracollo nervoso.

    «E la sua storia accademica... francamente mi riesce difficile paragonare la sua mancanza di qualifiche ai traguardi di sua sorella. Claire ha una laurea in legge ed è a capo del mio dipartimento legale. Lei invece...»

    «Be’, io non sono Claire, signor Strickland.» Due macchie rosse le accesero gli zigomi. «Claire e Mary sono sempre state incredibili a scuola...»

    «Mary sarebbe...?»

    «L’altra sorella. È medico. Entrambe erano bravissime negli studi, ma non siamo tutti uguali.»

    Sorridente di natura, Tess si scoprì a detestare quell’uomo. Dalle prime parole che le aveva rivolto: È in ritardo di mezz’ora, e io non tollero i ritardi... alla ferma convinzione che fosse destinata a fallire.

    Non gli erano servite molte parole, ma aveva espresso la propria opinione in modo fin troppo chiaro, attraverso quella fredda e sdegnosa espressione dietro gli occhi color cioccolato.

    «Okay, lasciamo perdere le formalità e veniamo al punto. Che ne dice?» Matt tornò a protendersi in avanti e appoggiò i gomiti sulla scrivania. «È qui perché non mi trovo nella posizione di poter decidere. Non so cosa Claire le abbia detto, ma lasci che le chiarisca le idee. La mia ex moglie è morta alcuni mesi fa e da allora mi sono ritrovato ad avere la piena custodia di una bambina di dieci anni. In questo periodo ho cambiato tante babysitter quanto lei ha cambiato lavoro. Di conseguenza, l’agenzia alla quale di solito mi rivolgo mi ha praticamente chiuso le porte in faccia. Ho tre domestiche, ma non vanno bene per questo incarico. Potrei anche continuare a cercare, ma francamente si tratta solo di un periodo di tre mesi, e trovare una babysitter referenziata per un periodo così breve non è facile. Per quanto mi riguarda, signorina Kelly, il tempo è essenziale. Lavoro moltissime ore al giorno. Non ho né tempo né modo di seguirla. Il suo nome è venuto fuori per caso. Claire non fa che cantare le sue lodi, quando si parla di socievolezza... ergo, lei è qui adesso a dispetto dei suoi punti deboli.»

    Non era la prima volta che Matt prendeva in considerazione il corso degli eventi che lo avevano portato fin lì.

    Divorziato da otto anni, era stato un infrequente spettatore della vita di sua figlia. Catrina, l’ex moglie, l’aveva portata nel Connecticut un anno dopo il loro divorzio e gli aveva inventato talmente tante scuse, ogni qualvolta toccava a lui tenere la bambina, che gli anni erano passati senza che si sentisse realmente legato a Samantha. Poi, sei mesi prima, Catrina era morta in un incidente d’auto e la figlia, che non aveva mai davvero conosciuto, si era presentata alla sua porta triste, ostile e piena di rimpianto.

    Le tate, una necessità per lui, erano andate e venute e ora si ritrovava fra l’incudine e il martello.

    «Mi dispiace. Mi dispiace tanto...» Claire non aveva menzionato i dettagli. «La sua povera, povera figlia...» Tentò di ricacciare le lacrime di compassione che già le avevano riempito gli occhi. «Non mi stupisce che le riesca difficile ambientarsi.»

    Sorpreso da una simile risposta emotiva, Matt infilò una mano nel cassetto della scrivania e le allungò una scatola di fazzoletti.

    «Perciò, nonostante lei non corrisponda alla mia idea di candidato ideale...» Indugiò ancora su quegli occhi lucidi di lacrime.

    «Immagino sia preoccupato per il gran numero di lavori svolti negli anni...» Tess era disposta a dargli il beneficio del dubbio. Poteva anche essere severo e intransigente, ma si trovava in una posizione difficile ed era comprensibilmente ansioso per doversi prendere cura di qualcuno che non gli avrebbe reso le cose facili.

    «Infatti. Samantha non trarrebbe certo beneficio da qualcuno che decide di andarsene dopo pochi giorni perché annoiato: nonostante ci siano state diverse tate, hanno tutte dato il massimo. Lei ne sarebbe capace?»

    «Certo. Certo che sì.» Lo fissò. A dispetto della spietata natura della sua espressione, una vocina le sussurrava che era assolutamente splendido. Improvvisamente accaldata, si affrettò a distogliere lo sguardo, stropicciando il fazzoletto tra le dita.

    «Allora mi convinca.»

    «Scusi?»

    «Posso anche essere in una posizione difficile, signorina Kelly, ma mi piacerebbe comunque sentirle dire che non sto commettendo un errore. Sua sorella canta sempre le sue lodi, ma...» Scrollò le spalle e appoggiò la schiena alla poltrona. «Mi convinca...»

    «Non lascerei nessuno nei pasticci, davvero non lo farei, signor Strickland.» Si protese in avanti, il viso arrossato e sincero. «So che non mi crede in grado di appassionarmi davvero a qualcosa e, in verità, la mia famiglia sarebbe d’accordo con lei. Eppure sono stata davvero indispensabile in molti dei miei trascorsi impieghi. Non ho mai lasciato nessuno in difficoltà, glielo assicuro. Non lo pensi nemmeno. Può fidarsi di me. Non la deluderò.»

    «Anche se non ha alcuna esperienza nel campo e potrebbe stufarsi in compagnia di una noiosa ragazzina di dieci anni?»

    «Non credo che i bambini siano noiosi, e lei?»

    Matt arrossì visibilmente. Si annoiava in compagnia di Samantha? Aveva davvero poca esperienza per fornire una risposta qualificata. La sua relazione con la figlia era carica di tensione. Conversavano a intermittenza e attraverso un incolmabile baratro. La ragazzina appariva imbronciata e riservata, e lui sapeva di non essere privo di difetti.

    Matt dismise quel breve momento di intensa introspezione. «Dunque? Come pensa di occuparsi di mia figlia?» Focalizzò l’attenzione su di lei.

    Aveva un viso trasparente. Proprio in quel momento, mentre meditava sulla domanda che le aveva appena posto, la sua espressione appariva assorta in un leggero cipiglio, le labbra dischiuse. Tess Kelly non era certo il tipo di donna che si era aspettato di incontrare. Claire era alta, vivace, efficiente e sempre vestita in maniera professionale. La ragazza che aveva di fronte era invece la testimonianza vivente dell’abbozzo. Sembrava non fosse mai stata in un ufficio, e i suoi capelli... be’, erano davvero, davvero lunghi. Più di una volta si era scoperto tentato di protendersi per vedere fin dove le arrivassero.

    «Be’, immagino ci siano i luoghi convenzionali come i musei e le gallerie d’arte, e poi i cinema, lo zoo... adoro Central Park. Potremmo andare lì. Sono certa che le manchi la familiarità della casa e di tutti i suoi amici, per cui mi accerterò di tenerla impegnata.»

    «E poi c’è la scuola.»

    Tess sbatté le palpebre e lo guardò confusa. «Quale scuola? Siamo in vacanza...»

    «L’educazione di Samantha è stata duramente sconvolta dalla morte di Catrina, come può immaginare. In più c’è stato il trasferimento a New York. Mi sembrava inutile iscriverla a una scuola e gli insegnanti privati che avevo assunto si sono alternati esattamente come le tate. Come può immaginare ci sono delle lacune nel suo apprendimento che vorrei fossero colmate prima degli esami che si terranno a settembre per l’accesso alla nuova scuola.»

    «Sì, ma... in questo io cosa c’entro?» Continuò a fissarlo con espressione perplessa e lui schioccò la lingua con impazienza.

    «Lei dovrà prendersene carico.»

    «Io?» La ragazza sembrava costernata. «Io non posso improvvisarmi insegnante! Ha visto il mio curriculum! Si è persino preso gioco delle mie qualifiche!»

    Il pensiero di insegnare qualcosa a qualcuno la spaventava a morte. Non era qualificata. Il solo fatto di pensare ai libri di testo la rendeva nervosa. In quanto ultima figlia,

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