Una prova di fascino: Harmony Destiny
Di Joan Hohl
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Info su questo ebook
Justin Grainger va fiero della sua fama di sciupa-femmine incallito e non ha intenzione di rinunciarvi. Così quando alle nozze del fratello conosce la damigella d'onore, sedurla è il suo unico scopo. Forte del suo fascino, si propone come il partner giusto per una settimana di passione infuocata. Lei accetterà? Ma una donna speciale può fargli cambiare idea.
Hannah Deturk non vorrebbe cedere alle avance di Justin, ma perché privarsi di un tour sessuale di una settimana con un uomo che non rivedrà più. Accettare significa però dover affrontare anche le conseguenza delle loro notti infuocate.
Joan Hohl
E' una scrittrice eclettica, che sa dare vita a personaggi sempre coinvolgenti e reali.
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Anteprima del libro
Una prova di fascino - Joan Hohl
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Man Apart
Silhouette Desire
© 2005 Joan Hohl
Traduzione di Elisabetta Frattini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-248-1
1
Justin Grainger era il tipo d’uomo che preferiva mantenere le distanze con il suo prossimo. Era soddisfatto della vita che conduceva e, possedendo una straordinaria affinità con i cavalli, si sentiva appagato dal suo lavoro, che consisteva nel gestire il ranch isolato in cui viveva nel Montana.
Ciononostante non era un eremita e nemmeno il cosiddetto lupo solitario. Gli piaceva stare in compagnia delle persone che lavoravano per lui e soprattutto del suo braccio destro, Ben Daniels. Sebbene non avesse mai voluto che un’altra donna mettesse piede nella proprietà dopo il fallimento del suo matrimonio conclusosi cinque anni prima, aveva accettato di buongrado la presenza di Karla, la giovane moglie del suo aiutante. Prima di sposare Ben, Karla aveva lavorato come assistente personale del fratello di Justin, Mitch, che dirigeva la casa da gioco di proprietà della loro famiglia a Deadwood, nel South Dakota.
Di tanto in tanto, a turno, i vari membri della famiglia si facevano vedere al ranch per brevi visite. I genitori di Justin, una volta andati in pensione, si erano ritirati a Pedona, in Arizona, dove conducevano una vita sana e socialmente attiva. Sua sorella Beth, che ancora non si era sposata, lavorava nel campo della moda a San Francisco, e suo fratello maggiore, Adam, gestiva gli affari di famiglia a Casper, nel Wyoming, dove avevano sede gli uffici della società di cui tutti loro erano azionisti.
Adam era sposato con una ragazza molto graziosa che si chiamava Sunny, la cui presenza in un primo tempo Justin aveva deciso di tollerare unicamente per mantenere una certa armonia in famiglia, e che invece presto aveva imparato ad ammirare, accordandole il suo rispetto e persino il suo affetto. Ora per lui era come una sorella. Adam e Sunny avevano una bambina, Becky, che lui, come tutti i suoi familiari, adorava.
Occasionalmente non disdegnava di intrattenere relazioni brevi e superficiali con donne che scomparivano dalla sua vita non appena il suo interesse per loro diminuiva. Justin sosteneva che, per quanto lo riguardava, gli risultava molto più facile trattare con i cavalli, creature notevolmente meno polemiche e provocatorie degli esseri umani, con i quali non aveva nessun problema a relazionarsi.
Negli ultimi giorni, tuttavia, dopo una lunga estate torrida durante la quale aveva lavorato come un matto e un autunno altrettanto impegnativo, Justin si sentiva stranamente irrequieto. La telefonata che ricevette da suo fratello, una settimana prima di Natale, quindi, non fece altro che scombussolare ulteriormente la sua tranquillità già messa a dura prova.
«Devi venire a Deadwood» lo informò Mitch, sbrigativo come al solito.
«Ah, sì? E perché?» rispose lui usando lo stesso tono asciutto e distaccato.
«Mi sposo e voglio che tu mi faccia da testimone» gli spiegò Mitch, sintetico come sempre. «Ti basta come motivazione?»
Con la sua risposta, Mitch era riuscito a ottenere dal fratello la più completa attenzione.
«E sentiamo, quand’è che l’avresti persa?» chiese Justin usando un tono di aperta commiserazione.
«Perso che cosa?» Mitch sembrava leggermente confuso.
Justin rise. «La ragione, idiota che non sei altro. Devi averla persa se hai deciso di fare il grande passo.»
«Non ho perso la testa... vecchio idiota» replicò Mitch con nella voce una nota divertita che mitigava il tono risentito. «Per quanto banale possa sembrarti, ho perso il cuore.»
Justin non riuscì a lasciar passare impunita la frase del fratello senza commentare: «È vero, sei di una banalità insopportabile». Si stava divertendo moltissimo. «Da te non mi sarei mai aspettato una descrizione così poco originale. Di solito non sei così sdolcinato.»
Mitch rise. «Sdolcinato? Io? Si può sapere dove hai pescato un termine così vecchio?» lo punzecchiò. «Comunque non so che cosa dirti, fratello» continuò poi in tono serio. «Sono molto innamorato di lei.»
Certo, come no, pensò Justin per niente sorpreso mentre un sorriso sornione gli incurvava le labbra. Dopo averlo sentito tessere le lodi della signorina Reynolds per mesi quando aveva sostituito Karla come sua assistente personale, si era aspettato che prima o poi Mitch gli avrebbe annunciato che stava per sposarla.
«Allora? Non dici niente? Sei ancora lì?»
Il tono impaziente di Mitch interruppe il filo dei pensieri di Justin. «Allora che cosa?» gli chiese.
Mitch emise un lungo sospiro e Justin si trattenne a stento dallo scoppiare in una risata fragorosa.
«Ti va di farmi da testimone?»
«Forse» concesse lui. «Dal momento che oltre a essere tuo fratello sono anche il tuo migliore amico, potrei anche decidere di fare uno sforzo.»
«Il mio migliore amico? Nei tuoi sogni, forse» obiettò Mitch in tono scherzoso. «Credo che non vivrai abbastanza per vedere il giorno in cui noi due diventeremo amici.»
«Può anche darsi, ma se fossi in te non ci scommetterei il casinò.»
«Sì, come se...» Mitch preferì non terminare la frase, lasciandosi sfuggire un grugnito silenzioso. Nonostante gestisse il casinò di famiglia, non amava il gioco d’azzardo. «Sai perfettamente che non scommetterei mai, soprattutto non lo farei su...»
«Va bene, va bene, lo so, puoi anche risparmiarti la solita litania. Quando vuoi che venga a Deadwood?»
«Abbiamo fissato la data per il primo sabato del nuovo anno, ma potresti raggiungerci per Natale» gli suggerì Mitch, senza osare sperare troppo in una risposta affermativa.
«Non credo che sia una buona idea venire per Natale.» Justin lanciò un’occhiata al grande albero addobbato sistemato vicino alla finestra della sala. L’albero, così come le altre decorazioni natalizie sparse per casa, erano stati una particolare ed esclusiva concessione alla moglie di Ben. «Lo sai che non mi piacciono...»
«Le feste» concluse Mitch per lui. «Sì, lo so» annuì poi, lasciandosi sfuggire un sospiro. «Questo Natale saranno cinque anni che Angie se ne è andata con quel rappresentante di software. Non credi che sia ora di gettarti l’intera storia dietro alle spalle e di trovarti finalmente una donna come si deve con cui...»
«Frena, Mitch» lo interruppe Justin usando un tono di avvertimento e allo stesso tempo imponendosi di non pensare a quell’inverno tristissimo. «Le uniche donne che mi interessano sono quelle sensuali, disinibite e soprattutto disponibili, non me ne farei niente di una ragazza come si deve.»
«Accidenti, Justin, sei diventato troppo cinico per i miei gusti» lo rimproverò Mitch in tono di aperta disapprovazione. «Spero per lo meno che se ti verrà voglia di trovarti una donna di quel genere durante la tua permanenza qui a Deadwood, tu ti muova con la massima discrezione.»
«Ti preoccupa il fatto che io possa turbare la sensibilità della tua futura signora?» lo punzecchiò Justin.
«Della mia futura signora, della signora di Ben e di quella di Adam» confermò Mitch serio. «Per non parlare della sensibilità di nostra madre e di nostra sorella.»
«Accidenti, non avrei mai pensato di poter urtare la sensibilità di così tante persone con la mia condotta disdicevole» commentò Justin ridendo. Poi per tranquillizzare il fratello aggiunse: «D’accordo, ti prometto che per questa volta e per il rispetto che provo nei confronti delle donne della nostra famiglia mi sforzerò di essere discreto».
«Perfetto» replicò Mitch sollevato.
«A proposito, la damigella d’onore sarà Karla?»
«Be’, sì, ma in realtà ce ne saranno due.»
«Di che cosa?»
«Due damigelle d’onore» specificò Mitch. «La migliore amica di Maggie ci raggiungerà da Philadelphia passando per il Nebraska.»
«Da Philadelphia passando per il Nebraska?»
«Abita a Philadelphia» lo informò Mitch, «è da lì che viene anche Maggie, ricordi?»
«Sì, lo so, ma che cosa c’entra il Nebraska?»
«Hannah è originaria del Nebraska e prima di venire a Deadwood andrà a far visita alla sua famiglia per festeggiare il Natale con i genitori.»
«Hannah, eh?» Justin visualizzò immediatamente l’immagine di una signora di mezza età vestita fuori moda, modesta e castigata come suggeriva il suo nome e probabilmente anche bruttina.
«Sì, Hannah Deturk.»
Alla lista Justin aggiunse anche rigorosa.
«E tu farai meglio a dimostrarti gentile con lei» lo ammonì Mitch.
«È ovvio che sarò gentile con lei. Perché diavolo non dovrei?» Justin sembrava offeso dall’ammonimento del fratello e dal fatto che avesse ritenuto necessario raccomandargli di comportarsi in modo gentile, come se di solito sfoggiasse un atteggiamento arrogante o scortese.
«Be’...» Il tono di Mitch si era fatto più conciliante. «Non è un segreto per nessuno che in genere le donne per bene ti danno sui nervi e io non voglio che niente turbi Maggie il giorno più bello della sua vita.»
«Se credi che per Maggie sarà il giorno più bello della vita solo perché si sposa con te, sei fuori almeno quanto Ben» considerò Justin in tono di compatimento. «La tua Maggie ti ha fatto perdere la testa, non ci sono dubbi.»
«Io la amo, Justin, più della mia stessa vita» ammise Mitch usando un tono sereno, ma molto deciso.
«In questo caso, non posso far altro che prometterti che mi comporterò bene.» Justin non aveva mai provato sentimenti simili per una donna, nemmeno per la sua ex moglie Angie ed era certo che non avrebbe mai provato niente del genere per nessuno.
Qualche minuto più tardi, mentre riagganciava, pensò che per quanto piacevole ed entusiasmante dovesse essere sentirsi innamorati, lui non si sarebbe mai più reso vulnerabile abbassando la guardia e permettendo a una donna di ferirlo. Per quanto lo riguardava, si trattava di un percorso troppo impervio che portava solo ed esclusivamente alla sofferenza.
Prima Ben e Karla, ora Mitch e Maggie, rimuginò fissando lo sguardo nel vuoto, e tutto in un solo anno.
Benché non fosse un tipo romantico, Justin si chiese se per caso nell’acqua di Deadwood non ci fosse qualche componente afrodisiaca, o se fosse l’atmosfera che regnava nel casinò a gettare sulle persone che vi lavoravano una sorta di incantesimo che induceva le proprie vittime a innamorarsi e a sposarsi.
Il giorno di Santo Stefano, Justin partì per Deadwood, convinto di essere immune a qualsiasi sortilegio o pozione d’amore, ignaro di quello che lo aspettava.
Hannah Deturk non era esattamente contenta di lasciare Philadelphia proprio alla fine della terza settimana di dicembre per raggiungere il Midwest, e più precisamente il South Dakota, passando per il Nebraska. Considerava la cittadina di Deadwood un angolo sperduto del mondo, ancora più remoto della zona del Nebraska dove era nata e cresciuta.
Dopo la laurea, Hannah si era trasferita prima a Chicago, che aveva trovato eccessivamente ventosa, poi a New York, che per i suoi gusti era troppo grande, e infine a Philadelphia. Aveva giurato a se stessa che sarebbe tornata in quella parte desolata del Paese solo per far visita ai suoi genitori, ma mai e poi