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Le onde della seduzione (eLit): eLit
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Le onde della seduzione (eLit): eLit
E-book147 pagine2 ore

Le onde della seduzione (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Quando suo figlio si ferisce in una competizione di surf, la dottoressa Kelly Eveldene si ritrova faccia a faccia con l’unico uomo che aveva sperato di non rivedere mai più: l’affascinante e tormentato chirurgo Matt Eveldene, il fratello del suo ex marito. Matt è ancora più bello di quanto non fosse diciassette anni prima, ma sembra ritenerla responsabile per la prematura morte di suo fratello. Almeno, questo è quello che lui esprime con le parole.
Ma il suo corpo, invece, racconta tutta un’altra storia. Matt non avrebbe mai creduto di rivedere un giorno Kelly. Tanti anni prima l’attrazione fra loro era stata immediata, come la consapevolezza che quella donna, per lui, fosse off-limits. Adesso, dopo tanto tempo, si ritrovano a convivere come due normali vicini di casa. E si sa che niente induce in tentazione più di un frutto proibito.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2018
ISBN9788858988756
Le onde della seduzione (eLit): eLit
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    Le onde della seduzione (eLit) - Marion Lennox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Waves of Temptation

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2014 Marion Lennox

    Traduzione di Claudia Cavallaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-875-6

    Prologo

    Era il più possibile lontana dalla receptionist. Rannicchiata in una delle eleganti poltrone della sede dell’impresa di pompe funebri, sembrava minuta, quasi in una posizione fetale. I capelli biondi sporchi avevano un bisogno disperato di un buon taglio. I jeans tagliati alle cosce erano sfilacciati, la giacca a vento troppo grande sembrava uscita da un negozio di vestiti usati e i piedi nudi erano sudici. I grandi occhi grigi erano cerchiati da occhiaie profonde. In circostanze normali, Matt Eveldene le avrebbe gettato un’occhiata di compassione, avrebbe magari potuto buttarle qualche moneta perché facesse un pasto decente.

    Non adesso. Non a quella ragazza. Di lei sapeva soltanto il minimo necessario. Si chiamava Kelly Myers. No, Kelly Eveldene. Aveva diciassette anni ed era la vedova di suo fratello. Vedendolo, lei si alzò. Era consapevole di quello che lui aveva appena fatto... aveva identificato il corpo del fratello. «Mi... mi dispiace» balbettò, ma non gli si avvicinò. Forse era l’espressione di Matt a fermarla. Gli era impossibile nascondere la rabbia. Che spreco... Aveva appena visto Jessie. L’amato fratello maggiore che un tempo lo aveva protetto dalle peggiori prepotenze dal padre. Jessie aveva ventiquattro anni e adesso era morto, e per qualche inspiegabile ragione due settimane prima di morire aveva sposato quella ragazza.

    «Come hai potuto sposarti con lui?» ribatté. Una domanda stupida, forse perfino crudele, ma non gli venne in mente altro. Sapeva davvero poco di quello che aveva fatto Jessie in quegli ultimi anni. Nessuno lo sapeva. «Hai soltanto diciassette anni.»

    «È stato lui a volermi sposare» disse lei. La voce sembrava venire da molto lontano. «Ha insistito. Ha persino cercato mio padre per chiedergli la sua autorizzazione. Suppongo... mio padre è ancora il mio tutore, anche se...» Si interruppe e si sedette di nuovo, come se le forze l’avessero lasciata. Ma nella testa, Matt non aveva spazio per la pietà. Non adesso. Aveva voluto molto bene al fratello. Era stato libero e ribelle, ma aveva illuminato le loro vite. O almeno la sua. Nella grande casa signorile che si affacciava sulla famosa Bondi Beach di Sydney, con la sua aria di eleganza e decoro sottotono, e le pareti che riecheggiavano le urla di contrarietà del padre, era sempre stato Jess a portarci un po’ di vita. Di quella vita, tuttavia, piano piano aveva perso completamente il controllo. L’ultima volta in cui Matt era stato a trovarlo in un centro di recupero a West Sydney, Jess aveva ventidue anni e lui diciotto, ed era rimasto confuso e spaventato dalle condizioni del fratello maggiore.

    «Non posso tornare a casa, Matt» gli aveva detto Jess. «So quello che papà pensa di me. La depressione... be’, quando sarai più grande forse capirai che cos’è. Quando uscirò di qui andrò oltreoceano. Seguirò il surf. Il surf mi fa star bene come nient’altro al mondo. Se devo stare lontano dalle droghe, è quello che mi serve.» Erano seguiti due anni di cartoline intermittenti, l’occasionale ritaglio di giornale di qualche successo ottenuto nelle gare di surf, e preghiere rivolte ai genitori perché non cercassero di contattarlo fino a quando avesse trovato se stesso. Era riuscito a trovare se stesso ora, sul tavolo di un obitorio hawaiano? Jess... Ripensò al loro ultimo incontro mentre cercava di uscire dalla tossicodipendenza. Non era servito a niente e adesso aveva di fronte quella ragazza che si definiva moglie di Jessie. Provò una rabbia quasi incontrollabile. Avrebbe voluto tirarle su le maniche ed esporre le tracce dell’inevitabile uso di droga, e poi cacciarla via, il più lontano possibile.

    «Voleva essere cremato» sussurrò la ragazza. «E che le sue ceneri venissero disperse dal Diamond Head, quando le onde sono al loro meglio. Al tramonto. Ha degli amici...»

    Suo padre aveva ragione... doveva darle dei soldi e liberarsi di lei, in fretta. Ma era troppo giovane per affrontare quella situazione. Avrebbe dovuto esserci il padre a sfogare tutta la sua rabbia. Matt si sentì male, stanco e impotente. «Puoi permetterti la cremazione?»

    La ragazza – Kelly – scosse la testa. «No» rispose con voce tetra come la morte che li circondava. «Speravo... che tu potessi aiutarmi.»

    In quale universo avrebbe potuto aiutare la donna che aveva visto suo fratello autodistruggersi? Anche se era... No, si disse. Non pensare al suo aspetto. Togliti il pensiero ed esci di qui. «Porterò mio fratello a casa. I miei genitori lo seppelliranno a Sydney.»

    «Ti prego.»

    «No.» La vista del cadavere del fratello era così recente che riusciva a stento a parlare. Mio Dio, Jess... Aveva bisogno di stare solo. Si sentiva come se il mondo stesse calando su di lui e lo soffocasse. Basta, doveva andarsene. Tolse il libretto degli assegni dalla tasca della giacca e cominciò a compilarlo. La ragazza piegò i piedi dietro di sé prendendo di nuovo una posizione di difesa, la faccia inespressiva. Le passò l’assegno, o almeno ci provò. Lei non allungò la mano per prenderlo e Matt fu costretto a lasciarglielo cadere sul ginocchio. «Mio padre aveva fatto un’assicurazione a nome di mio fratello. Anche se ho dei dubbi sulla validità del vostro matrimonio, mio padre ammette la possibilità che tu possa rivendicarla. Questo è per prevenire tale rivendicazione. È il valore totale della polizza, che ti viene dato a condizione che tu non abbia contatti con i miei genitori, che non cercherai mai di dire a mia madre che Jess era sposato, che ti terrai alla larga dalla nostra vita, ora e per sempre. È tutto chiaro?»

    Lei non raccolse l’assegno. «Vorrei scrivere a tua madre» sussurrò.

    «Mi vengono in mente un centinaio di ragioni perché non dovresti farlo» disse lui in tono cupo. «La prima è che ha già sofferto abbastanza e non ha certo bisogno di altro dolore. Mio padre ha deciso di non dirle del matrimonio e ora capisco perché.» Kelly chiuse gli occhi come se fosse stata colpita, e la rabbia di Matt cominciò ad attenuarsi. «Prendi questo assegno. Rifatti una vita.»

    «Non lo voglio.»

    «È tuo» disse lui. «Io non c’entro niente. Voglio soltanto che tu – la sua vedova – dia l’autorizzazione a spostare il suo corpo, perché io possa portarlo a casa.»

    «Lui non avrebbe voluto...»

    «Lui è morto. Dobbiamo seppellirlo. Di certo anche mia madre ha dei diritti.»

    Kelly si era presa le ginocchia fra le mani. Lentamente e all’improvviso si sporse in avanti, tenendosi lo stomaco, e sbiancò completamente in viso.

    Scioccato, Matt si chinò, pronto a prenderla se fosse caduta, ma vide che riprendeva il controllo. Lo guardò con occhi di colpo gelidi.

    «Portalo a casa, allora. Dallo a sua madre.»

    «Grazie. Visto che non ci sarà bisogno di incontrarci di nuovo, le auguro buona fortuna, signorina Myers.»

    «Sono Kelly Eveldene.» Fu un lampo di velenosità inaspettata. «Per te e per tutti, sono la signora Eveldene.»

    «Ma non per i miei genitori.»

    «No» disse lei, di nuovo abbattuta. «Jess non avrebbe voluto dare altro dolore alla madre. Se non vuoi dirglielo, allora non farlo.»

    «Firma i documenti» le disse Matt in tono brusco. «E non iniettarti nel braccio tutto il valore dell’assegno.»

    Kelly incrociò il suo sguardo. «Tornatene in Australia. Adesso capisco perché Jessie è scappato...»

    «Non ha niente a che fare...»

    «Non ti sto ascoltando» lo interruppe lei. «Firmerò i tuoi documenti. Vattene.»

    Dopo che Matt se ne fu andato, Kelly rimase dov’era per molto tempo, con il disappunto della receptionist che la trovava del tutto fuori posto in quell’ambiente.

    Aveva bisogno di lavarsi. Nonché di cambiarsi d’abito, mangiare e dormire. Dormire per quasi un mese.

    Era così stanca da potersi muovere a stento.

    Così stanca...

    Gli ultimi giorni erano stati tremendi. Aveva capito che la depressione di Jess era peggiorata, ma non fino a quel punto. Quando era scomparso, lei aveva temuto il peggio e la conferma era stata un incubo. E adesso...

    L’attesa era stata lunga. Ma si era aspettata di vedere il padre di Jess e non uomo di poco più vecchio di lei.

    Matt Eveldene. Ma che razza di nome era Eveldene?

    Un nome nuovo. Fissò la fede d’oro che Jess le aveva messo al dito soltanto poche settimane prima. «Adesso sarai al sicuro» le aveva detto. «Non posso fare altro per te, ma dovrebbe proteggerti.»

    Sapeva che era malato. Non avrebbe dovuto sposarlo, ma era terrorizzata, e ora si trovava in quel luogo orribile, da ben ventiquattro ore, ad aspettare chiunque fosse il rappresentante della famiglia di Jess. E non era riuscita a soddisfare il suo ultimo desiderio.

    «Mi dispiace, Jess» disse alla porta chiusa che stava alle sue spalle, dietro la quale c’era il corpo senza vita del marito.

    Non avrebbe più potuto fare niente.

    Si alzò e fece un respiro profondo, cercando di capire come avrebbe trovato la forza di uscire, prendere un autobus e allontanarsi da quel luogo di morte. Provò di nuovo un conato di nausea, ma lo soffocò.

    «Signora Eveldene?» la chiamò la receptionist.

    «Sì?»

    «Le è caduto l’assegno» disse la ragazza. Lasciò il banco e si chinò a raccoglierlo. Vedendo la cifra, spalancò gli occhi.

    «Cavoli» disse. «Non vorrà certo perderlo, no?»

    Matt era fermo in strada, le mani infilate nelle tasche, assolutamente immobile, in attesa che lo shock e il dolore si placassero.

    L’immagine di Jess gli bruciava sulla retina. Il suo bel fratellone adorato, freddo e morto sul tavolo di un obitorio.

    Si sentì male fino in fondo all’anima. Se avesse permesso alla rabbia di prendere il sopravvento, avrebbe preso quella derelitta e l’avrebbe scossa fino a farle battere i denti, ma non sarebbe servito a niente.

    Ma all’improvviso si ritrovò a pensare alla ragazza rimasta dentro, a quei grandi occhi angosciati. Un’altra vita su una brutta china.

    Ma quegli occhi... quel lampo di rabbia...

    Doveva esserci dell’altro in lei, qualcosa che Jess aveva amato, persino

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