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Igiene e medicina mitteleuropea nel fondo Pepeu: DELLA SEZIONE DI MEDICINA LEGALE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
Igiene e medicina mitteleuropea nel fondo Pepeu: DELLA SEZIONE DI MEDICINA LEGALE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
Igiene e medicina mitteleuropea nel fondo Pepeu: DELLA SEZIONE DI MEDICINA LEGALE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
E-book199 pagine1 ora

Igiene e medicina mitteleuropea nel fondo Pepeu: DELLA SEZIONE DI MEDICINA LEGALE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

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L’opera infaticabile e appassionata e la costanza eroica di Alessandro Porro e Antonia Francesca Franchini ha consentito di aprire e mettere a disposizione di tutti gli studiosi uno scrigno insospettato di volumi che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti ancora per lungo tempo. La prima sezione, comprendente 14 opere, è dedicata al tema dell’igiene e della sanità pubblica. Sfogliarne le pagine ci fa comprendere ancora una volta la vastità della disciplina che spazia dalla prevenzione delle malattie trasmissibili alla salubrità dei luoghi di vita e all’igiene urbana. Le altre due sezioni sono dedicate rispettivamente a Medicina naturale, Terapia fisica, Elettroterapia, Ginnastica, Idrologia (per molti versi riconducibile alla moderna medicina del benessere) e Neuroscienze, Neurologia, Psicologia, Psichiatria, Ipnotismo, Logopedia. 
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2021
ISBN9788831484350
Igiene e medicina mitteleuropea nel fondo Pepeu: DELLA SEZIONE DI MEDICINA LEGALE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

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    Anteprima del libro

    Igiene e medicina mitteleuropea nel fondo Pepeu - ALESSANDRO PORRO

    9788831484350

    Presentazione

    Riccardo Zoia

    È probabile che chi ha vissuto il più ampio percorso della sua esistenza nell’alveo della formazione, dell’aggiornamento, della ricerca, della prassi professionale e didattica della Medicina Legale milanese, nell’ultimo secolo, identifichi l’Istituto di via Luigi Mangiagalli 37 come una sorta di riferimento centrale, di nucleo sacrale nel quale si concentra il senso stesso di un ruolo, di un servizio e di un’interazione con una vasta e complessa collettività, di garanzia nello studio dell’uomo "sub specie juris".

    Ed è così per chi ogni giorno, da decenni, ne varca il portale per affrontare le articolate realtà che vi convergono quotidianamente nelle espressioni connesse con la morte terrena, con la vita che soffre, con il corpo violato, con il bisogno di verifica indotto dall’apparato giudiziario o dal sistema sanitario o dall’organizzazione sociale.

    Ma un’altra sensazione invade, ad ogni accesso giornaliero, chi con l’Istituto di Medicina Legale ha instaurato un indelebile rapporto intimamente filiale: la percezione di entrare in uno scrigno che custodisce preziosi reperti testimoni della storia, del pensiero, dei fatti, della cronaca e della vita stessa di una grande comunità.

    Vi è garantita la conservazione di reperti materiali che rappresentano datati oggetti di indagine criminale, di tavoli anatomici originari sui quali si sono attuati approfondimenti necroscopici divenuti storici, delle vestigia più antiche di archeologia forense risalenti anche alla Milano pre-romana, di strumenti della antica clinica medico forense, di un gigantesco archivio necroscopico che annovera, per anni, i rapporti manoscritti attraverso le guerre, i disastri di massa, le più efferate vicende delittuose, tutta la raccolta delle sentenze della Cassazione Penale dall’introduzione del Codice Penale che dal 1930 vige nel nostro Paese: e ancora sono conservate e classificate per materia, come lui stesso fece, le perizie di Antonio Cazzaniga, sui fogli protocollari che la procedura dell’epoca imponeva, scritti a mano nelle articolazioni argomentative scientifiche che sono state materia dello studio criteriologico medico forense per intere generazioni di specialisti. E si potrebbe continuare.

    Ma proprio a Cazzaniga, primo direttore dell’Istituto formalizzatosi come entità accademica, si deve l’impulso nel favorire ed incoraggiare l’arricchimento del tesoro bibliografico che, in quest’opera, vede studiato un suo importante capitolo: il fondo Pepeu.

    Lo spessore culturale del professor Cazzaniga è ancora un motivo di riferimento e di studio per le stesse testimonianze che sono conservate nel suo Istituto e che affiorano prepotentemente dalle sue opere: il metodo e la cristallina connotazione speculativa che risaltano nelle sue trattazioni monografiche ne sono un esempio appassionante e ci sollecitano costantemente nei suoi percorsi sulla criteriologia medico forense, sulla cronologia in medicina legale, sui rivoluzionari apporti alla valutazione del danno a persona che hanno influenzato, stravolto ed indelebilmente attualizzato temi di così rilevante portata sociale.

    Ma ciò che ancora suscita interesse e ammirazione è il suo apporto in ambiti disciplinari apparentemente lontani dal nucleo medico giuridico: non solo il suo culto per la storia della medicina della quale introdusse (come Preside di Facoltà) l’insegnamento nell’Ateneo milanese, ma anche il suo ruolo in ambiti propriamente umanistici come la filosofia, la letteratura (fu invitato più volte a presiedere una Lectura Dantis), la linguistica (sono note le sue consultazioni quale esperto nella realizzazione degli studi sui dialetti del territorio della sua Cremona).

    Queste connotazioni culturali, questa coscienza dell’unità del sapere sono stati i propulsori dell’istituzione di un’altra esperienza bibliografica legata all’Istituto d Medicina Legale dalla sua origine ovvero la cosiddetta Miscellanea: la raccolta sistematica di tutte le pubblicazioni, articoli scientifici, interventi dottrinari di qualsiasi ambito di competenza che avessero connessione o significato per le conoscenze e l’applicazione in Medicina Legale. Un’esperienza che si è protratta ininterrottamente sin all’avvento della computerizzazione dei sistemi di archiviazione e che, materialmente, è custodita intatta negli spazi dell’Istituto.

    In questo panorama non stupisce come studiosi e professionisti abbiano vissuto l’affidamento del proprio patrimonio bibliografico ad una sede sicura, protettiva e qualificata nella quale l’atmosfera del culto per ciò che è espressione della ricerca e della conoscenza forniva garanzia di allocazione sicura, di protezione e di mantenimento della vitalità a raccolte di volumi di contenuto immortale.

    È il caso del fondo Pepeu che rivela, anzitutto, in cosa consista autenticamente il bisogno di aggiornamento scientifico dello studioso e del professionista comunicandoci un messaggio imperativo e attualissimo nell’era dell’informatizzazione e dello scambio globale. È la prima sensazione che viene suscitata dal semplice sguardo sulla realtà materiale di questa nobile raccolta che prende origine dalla tesi di laurea di Emerico Pepeu, mirabilmente redatta in un latino signorile, strutturata in modo organico e sistematico, procedendo poi con l’acquisizione trattatistica di opere che ci forniscono un panorama significativo del tessuto scientifico europeo in un ampio lasso storico.

    Tutto ciò non disgiunge dalla percezione bibliologica dell’importanza del libro come espressione materiale di valore sociale, di testimonianza insostituibile e di grande contenuto estetico, simbolicamente rappresentativo dei fondamenti dell’apprendimento, della formazione e dell’educazione che il Fondo Pepeu contribuisce sostanzialmente a comunicare dalle pareti rivestite di materiale librario nel nostro Istituto di Medicina Legale.

    L’opera di studio metodico ed approfondito che ne vede qui magnificate le connotazioni più tecniche ed i risvolti documentativi, che rivelano un’impostazione inequivocabilmente proiettata nel panorama europeo, è un esempio meritorio del significato più autentico che riserviamo alla viva realtà di una collezione bibliografica e che si impone non certo solo come monumento alla memoria, ma come importante strumento di mediazione tra un tesoro e la collettività.

    Ne deriva un sincero e commosso ringraziamento a chi, credendo nella proposta, ha consentito la sua realizzazione e, soprattutto, agli artefici scientifici di questa impresa: il prof. Alessandro Porro e la dott.ssa Antonia Francesca Franchini. La loro presenza in questi anni di lavoro nel nostro Istituto di Medicina Legale è stata vissuta da tutti noi come una ricchezza e come una risorsa; come un contributo di alto livello alla valorizzazione di tutto ciò che vi è contenuto nell’interesse della comunità; come l’esempio di un’attività tecnico – scientifica ad elevata competenza, esercitata con passione, abnegazione e costanza; come un ponte di congiungimento tra la nostra funzione anche di custodi di testimonianze preziose ed il valore culturale pubblico della nostra istituzione. E tutto ciò, connotato dalla simpatia con un ambiente di lavoro istituzionalmente dedicato

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