La leggenda delle pietre nere
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Anteprima del libro
La leggenda delle pietre nere - Giuseppe Preziuso
misericordia.››
1
John Cramer si alzò pigramente dal letto e si passò la mano sulla testa per rimandare indietro una chioma ormai perduta; poi si diresse in bagno per farsi la barba e tonificare il corpo con una doccia. Alto e corpulento, cominciò a canticchiare una vecchia canzone come a ricordare altri tempi, ma sua moglie Elizabeth Paterson cominciò a brontolare dalla cucina:
‹‹Muoviti, John, ché il sole è già alto!››
‹‹Sì, cara… mi piace cantare questo motivo. Mi ricor-da la prima sera che con te, in macchina…››
‹‹Muoviti, John!›› riprese lei, ansiosa di trovarsi al mare. ‹‹Lascia perdere i vecchi ricordi e cerca di sbrigar-ti, se oggi vuoi pescare qualcosa.››
‹‹Tranquilla, Lizzy. I pesci non scappano. Sono lì ad aspettare che io li prenda.››
Elizabeth scoppiò in una fragorosa risata, mentre John faceva il suo ingresso in cucina con addosso un accappatoio azzurro. La colazione era pronta sul tavolo e lui assaggiò subito un pezzo di torta al cioccolato.
‹‹Uh, che deliziosa! … e che brava la mia Lizzy che conosce le mie debolezze!›› le disse con un grato sorriso, per poi strusciarle una mano sui grossi glutei, essendogli accanto.
‹‹Su, John; non essere flemmatico!››
Lizzy aveva quella fretta che prende certe donne dinamiche anche quando non c’è un motivo specifico; la foga era semplicemente nel suo carattere, nelle sue abitudini, sebbene fosse in abbondante sovrappeso.
Finalmente, John finì la sua colazione e, questa volta, dando retta alle sollecitazioni di sua moglie, fu sbrigativo a infilarsi un paio di pantaloncini blu e una T-shirt gialla, finendo poi di prepararsi e raccogliere l’occorrente da portare al mare. Prese la macchina dal garage e, con sua moglie, lasciò Milton percorrendo la Broadkill Road, sul lato meridionale del Prime Hook National Wildlife Refuge.
Lizzy era sorridente e felice, innamoratissima del suo John. Bionda e grassoccia, con un caschetto di capelli ricci, aveva una carnagione chiara che non si abbronzava, ma diventava rossa. Era comunque una persona molto simpatica, con un viso carino sul quale spiccava il rosso del lipstick sulle labbra carnose.
Per tutto il percorso fu lei a cantare canzoni con la sua bella voce, finché non giunsero a Beach Plum Island per trascorrervi una giornata rilassante.
Il mare era calmo e il sole splendeva in un cielo azzur-ro, privo di nuvole. Sul fuoristrada, John aveva caricato tutto ciò di cui potevano aver bisogno, a cominciare dai grandi asciugamani a strisce blu e azzurro per lui, e arancione, con un sorridente sole giallo al centro, per lei. Liz-zy li prese e li distese con cura sulla sabbia per potervi adagiare i loro corpi imponenti.
‹‹Altro che laboratori e produzione industriale! Qui sì che si sta bene!›› disse allargando le braccia come a ringraziare il cielo.
L’estate era finita, anche se non era stata quella solita, e il posto era quasi deserto; proprio ciò che John desiderava, un po’ di tranquillità. Da molti anni lavorava come chimico all’AstraZeneca, che aveva prodotto uno dei vaccini per sconfiggere la pandemia causata dal coronavirus, dieci anni prima. Poiché l’azienda si trovava a nord di Wilmington, percorreva ogni giorno quasi duecento miglia e, ora che aveva quasi sessant’anni, la distanza cominciava a pesargli; così iniziò a pensare di comprare una casa più a nord, nei pressi di New Castle. Lizzy era un po’ dispiaciuta di lasciare Milton dopo tanti anni, ma capiva le esigenze di John.
Alto un metro e ottanta, John si era tenuto abbastanza in forma fino al matrimonio con Lizzy, una ventina d’an-ni prima, praticando rugby e allenandosi seriamente. Poi aveva incontrato la donna della sua vita, commessa in un market, l’aveva sposata, aveva migliorato la sua posizio-ne economica quando era stato assunto dall’AstraZeneca e quindi aveva abbandonato un po’ alla volta l’attività motoria, portando il suo peso a circa centoventi chili. A volte, guardando vecchie fotografie, gli capitava di avere dei rimorsi e si proponeva di scendere almeno a cento chili, come prima tappa; ma i buoni propositi si smarrivano tra le creme dei dolci della sua brava compagna che li aveva preparati con tanto amore.
Lizzy era una donna amante di torte e pasticcini e le piaceva farne di ogni tipo e per tutte le occasioni, per il suo palato e quello di John. Così anche lei, col suo metro e settanta di altezza pesava una ottantina di chili. Era una coppia felice, ma lei aveva un cruccio: pur desiderandolo fortemente, non aveva potuto dare a John la gioia di un figlio.
Nelle sue giornate libere, quando non c’era cattivo tempo, John se ne veniva qui, sulla Plum Beach Island, a pescare e, pur non essendo troppo abile in quest’arte, riusciva a far abboccare qualche striper, persico spigola striato, e a volte anche un pesce tamburo.
Lizzy ci scherzava: ‹‹Tu fai abboccare all’amo più le donne che i pesci!››
John le rispondeva con una risata, aggiungendo: ‹‹Eh, una volta… poi ho trovato te e il gioco è finito.››
Fino a tarda sera era riuscito a catturare tre striper e pensò che a quel punto potesse anche smettere con la pesca. Fecero una passeggiata sulla sabbia, dopo aver deposto pesci e attrezzi in macchina.
‹‹John, perché non abbiamo più quei bei colori di una volta nella vegetazione?›› chiese guardando le piante sul litorale.
‹‹Tante cose stanno cambiando, cara, non solo la vegetazione. Penso che sia dovuto un po’ all’inquinamento, un po’ alle sostanze chimiche che vengono sparse sul suolo; ma anche a tanti altri pasticci combinati dall’uo-mo e di cui noi abbiamo solo qualche vaga conoscenza. Gli inconvenienti del progresso.››
‹‹Progresso? Dici che questo sia progresso? Forse c’è abbondanza alimentare, una migliore tecnologia, una robotica ben sviluppata; ma quanto è peggiorata la natu-ra!››
‹‹È un problema planetario che almeno dovrebbe servire a far dialogare i governi; perché questa minaccia riguarda tutti e nessuno può sottrarsi alle sue responsabilità. Ne discutono continuamente e speriamo che trovino una buona soluzione››, le rispose John.
‹‹Sono trascorsi solo pochi anni da quando siamo usciti dalla pandemia del coronavirus e l’umanità ha cominciato a riprendersi dall’ossessione del Covid-19; ma sembra che qualcosa di più angosciante sia in arrivo.››
‹‹Speriamo di no.››
‹‹All’AstraZeneca avete fatto un ottimo lavoro, John, e il mondo intero vi è grato››, disse Lizzy. ‹‹Grazie a Dio, si trovò il vaccino che fu di primaria importanza per risolvere il problema.››
‹‹Sì. Grazie al nostro e ad altri vaccini l’umanità è tornata alla normalità, a una vita tranquilla; ma ci attendo-no sempre nuove prove. Da sempre, dopo periodi di pace tornano i tormenti delle guerre e di nuove pestilenze. Oltre alle calamità naturali, però, gli uomini fanno di tutto per creare conflitti e sconvolgere gli equilibri della natu-ra… Chissà cosa ci aspetta nel futuro!››
‹‹Beh, John, per l’età che abbiamo, forse abbiamo già avuto la nostra parte di tribolazioni e ora sarebbe giusto vivere serenamente la nostra senilità, ormai prossima.››
‹‹Sì, Lizzy. I governi, quello americano e tutti gli altri, dovrebbero collaborare in pace a promuovere il benessere per tutti e a garantire la libertà per tutta l’umanità di oggi e per le generazioni future
, conservando e migliorando gli ecosistemi ambientali, non peggiorandoli››, aggiunse John citando il Preambolo alla Costituzione degli Stati Uniti.
Si erano inoltrati nel mare di alcuni metri, con l’acqua che arrivava alle ginocchia. Cominciava ad annottare e guardavano le luci di Cape May sull’altra riva della baia, il centro abitato più meridionale del New Jersey, molto grazioso per le sue case in bello stile vittoriano; ma anche una delle più antiche e notorie stazioni balneari nella costa atlantica degli Stati Uniti. A volte ci andavano, trovandola migliore di quelle che stavano dall’altra parte della Delaware Bay.
Improvvisamente, Lizzy sentì un dolore sotto il piede, come di un piccolo morso che glielo fece ritrarre con un grido; ma altri se ne aggiungevano, a decine, anche sul-l’altra gamba e su quelle di John. Entrambi persero l’e-quilibrio e caddero nell’acqua salmastra, che si arrossava col loro sangue. Né lei né John ebbero modo di sfuggire ad una morte orribile, ma rapida. Le onde del mare continuarono imperturbabili il loro movimento, sotto il chiarore della luna.
Il giorno successivo, solo le ossa e i pochi indumenti che indossavano, testimoniarono la fine della loro esistenza.
Per gli investigatori non fu un compito semplice venire a capo di una verità che nessuno poteva conoscere, mancando testimoni oculari. Qualcuno li aveva visti sulla spiaggia, qualche altro aveva salutato John mentre pescava; ma poi erano andati via tutti e nessuno poteva riferire qualcosa di interessante sulla loro fine. Difficile era anche spiegare perché dei loro corpi erano rimaste solo le ossa, che non presentavano fratture o rotture.
2
William Anderson e Rosy Marshall, due ragazzi ventenni di Fresno, in California, si tenevano per mano e passeggiavano nello Shinzen Friendship Garden, un giardino di rara bellezza per la ricchezza di piante asiatiche, creato in stile giapponese e diviso nelle quattro aree delle stagioni. Il posto era tranquillo e riposante; ci si poteva muovere per distensive passeggiate, per ammirare alberi o bonsai, o la varietà di fauna in cui qualche pavo-ne amava primeggiare con la sua splendida ruota di lunghe penne.
William aveva qualcosa di importante da dire a Rosy e pensò che la serenità del giardino era proprio ciò di cui avesse bisogno. Conosceva Rosy da quando erano bambini e se ne era innamorato. Ogni volta, però, che cercava di dirglielo in maniera chiara, sentiva di arrossire, temeva un rifiuto e allora cambiava argomento.
A Rosy naturalmente non sfuggivano i discorsi impacciati del suo amico, le titubanze, i balbettii; le ragazze sono perspicaci in amore e quindi aspettava che prima o poi portasse a termine l’iniziativa. D’altra parte, il sentimento era ricambiato e lei subiva il fascino di William, perché era un bel ragazzo e anche intelligente; quel suo rossore sul viso, poi, la divertiva e nello stesso tempo le piaceva tantissimo, sapendo che ciò era dovuto all’interesse che aveva per lei.
‹‹Sai, Rosy, il prossimo anno mi piacerebbe fare una vacanza in Europa. Ci sono città bellissime e anche belle spiagge. So che Parigi è stupenda e mi affascina. Tu ci hai mai pensato a un viaggio in Europa?››
‹‹Sì; qualche volta è capitato di vagheggiare una vacanza da qualche parte, oltreoceano; ma bisognerebbe andarci in buona compagnia.››
‹‹Sono d’accordo. Un viaggio in solitudine non avreb-be molto senso, specialmente a Parigi››, rispose William, stringendole la mano con una certa agitazione che non sfuggiva alla ragazza.
Rosy notò che il viso del ragazzo cominciava ad arrossare mentre la guardava con l’intento di confessarle il suo intimo, dolce, sconvolgente sentimento.
‹‹Per me tu sei sempre una piacevolissima compagnia; ti conosco da tempo e sono certo che sarebbe una vacanza fantastica insieme a te.››
Rosy gli sorrise e disse: ‹‹Sì, William. Sarebbe bellissimo, stupendo.››
‹‹Io... io penso che…›› William cominciò a dire con la voce spuntata, che non riusciva a sputar fuori il rospo che aveva in corpo. Le parole proprio non gli uscivano dalla bocca.
Rosy gli si avvicinò con il suo viso di ragazza innamorata, pronta a risucchiarsi sillaba dopo sillaba il suo boccheggiante farfugliare.
‹‹Sì, William, dimmi.››
‹‹Insomma, Rosy, tu sai…›› continuò col respiro di lei sulla bocca.
‹‹Sì, William, sì››, gli rispose con le pupille che calamitavano il suo desiderio.
La mente del ragazzo smise di cercare inutili parole. Questa volta lui l’attrasse a sé e la baciò.
Rosy non oppose alcuna resistenza. Finalmente!
Si abbracciarono, si strinsero. La scintilla d’amore era diventata un fuoco avvampante.
‹‹Potevi deciderti anche un po’ prima!›› disse, alla fine, Rosy con una risata.
Erano due ragazzi felici; si sorridevano e continuavano a baciarsi. Si spostarono oltre il ponticello dirigendosi verso alcuni alberi, oltre le magnolie e i lillà, e stavano per sedersi sull’erba quando William notò come un grosso fungo che tendeva a crescere in maniera visibile.
‹‹Incredibile!›› esclamò William. ‹‹Che straordinario coso è mai questo?››
‹‹È nuovo anche per me, soprattutto per la rapidità con la quale cresce.››
‹‹Sembrava un fungo, ma comincia a trasformarsi in qualcosa di diverso mentre si allunga e si ingrossa.››
William s’incuriosì; lo toccò e il fusto continuò a sollevarsi fino ad altezza d’uomo, sviluppandosi anche in larghezza, come un tronco d’albero. William volle riprendere in video lo strano fenomeno, assolutamente unico, per mostrarlo anche su internet e averne qualche spiegazione. Estrasse, perciò, dalla tasca posteriore dei jeans lo smartphone, mentre la stessa idea veniva pure a Rosy.
Intanto la sommità della strana pianta si apriva e ne uscirono enormi foglie sul ragazzo, come foglie di bana-no. Tra meraviglia e stupore, Rosy indietreggiò di qualche passo, mentre le foglie piombavano sul ragazzo afferrandolo per poi chiudersi a ombrello.
‹‹Aiuto! Aiuto!›› gridò Rosy inorridita, mentre il suo William rimaneva prigioniero impotente della mostruo-sa pianta che lo inghiottiva come un grosso boa, ritirandosi nella terra dalla quale era apparso.
Rosy continuò a gridare con un disperato pianto, mentre cominciavano ad arrivare tardivi e inutili soccor-si. Rosy quasi non riusciva a parlare, ma mostrò a qualcuno la scena orrenda che poco prima aveva ripreso.
Presto il luogo fu gremito da una moltitudine di persone e da agenti di polizia locale. Si cominciò a scavare per cercare la strana pianta e il corpo di William. Il racconto della povera ragazza, tra le lacrime, per quanto assurdo, era confermato dal video e diverse persone avevano visto lei con il ragazzo, di cui adesso non c’era più traccia. Gli investigatori non sapevano cosa pensare.
Ci furono tantissime telefonate e presto arrivarono anche giornalisti e fotografi. Si scavò con cura, si notò il terreno smosso dalle strane radici e un po’ alla volta furono ritrovate le ossa del ragazzo. Della mostruosa pian-ta, o qualsiasi cosa fosse, assolutamente niente, non si trovò traccia; come se avesse continuato a spostarsi sot-toterra per tornare nell’inferno dal quale probabilmente era venuta.
La notizia ebbe subito risonanza nazionale mettendo al lavoro politici, uomini di scienza e tutti quelli che in qualche modo potevano avere qualche ruolo per chiarire il mistero, perché in fondo di questo si trattava. E qualcuno cominciò a collegarlo all’altro oscuro evento del Delaware di qualche giorno prima. Qui però c’era la testimonianza della ragazza e il video.
3
Charles raccoglieva uva nel suo vigneto, ad alcuni chilometri a nord di Sainte Marie-à-Py. Normalmente ci ricavava un ottimo vino di cui andava fiero, ma negli ultimi tempi il clima era stato un po’ diverso dal solito e aveva dubbi che la qualità del suo nettare potesse essere buona anche questa volta. Gli acini dei grappoli presentavano, inoltre, inspiegabili macule grigiastre.
Sua moglie Brigitte l’aiutava e cantava allegramente; ciò rientrava nelle sue abitudini, ma questa volta forse il suo repertorio celava inespressi pensieri, cupi presentimenti che per scaramanzia preferiva tacere e nascondere in divertenti canzonette.
Charles era un uomo rude di mezza età, avvezzo ai lavori dei campi, sempre concentrato sulla produzione, sulle cose concrete e non cantava mai; leggeva solo notizie politiche o suggerimenti per l’agricoltura e tutto il resto non lo interessava. Apprezzava il canto di sua moglie, perché comunque lo rendeva di buonumore. Brigitte gli aveva dato un figlio che, avversando la campagna, aveva preferito studiare e dedicarsi alla carriera forense, stabilendosi a Parigi.
Con la faccia rabbiosa e sudata, Charles guardò un grappolo che pareva ammuffito, tanto era sgradevole alla vista; lo tagliò e sollevò la mano verso la sua compagna per mostrarglielo.
‹‹Guarda questo grappolo! Che vino potremo aspettarci quest’anno?››
Arricciò il naso e sputò per terra. Poi aggiunse:
‹‹Ha fatto bene Gilbert a tenere lontana la polvere della terra e svignarsela a Parigi. Qui c’è sempre il rischio di lavorare solo per le mosche!››
‹‹Non è la prima volta che abbiamo una cattiva anna-ta, Charles. Quest’anno i colori dell’uva sono ripugnanti; ma può darsi che sia solo apparenza.››
‹‹Solo apparenza? Magari! Se fosse così, andrei a Lourdes a piedi.››
Squillò il cellulare di Charles. Era Claudine, sua sorella che abitava a Épernay.
‹‹Ciao, Claudine. Come va?››
‹‹Non bene, Charles. Ieri notte Pierre è rientrato co-me al solito ubriaco e quando gli ho detto di smetterla di bere mi ha dato uno schiaffo. Non ne posso più…››
‹‹Eh, brutto vizio, purtroppo.››
‹‹Sto facendo le valigie. Ho pensato di venirmene da te una settimana e intanto vedo come organizzarmi per il futuro.››
‹‹Vieni, quando vuoi. Sai che qui puoi starci anche da un anno all’altro senza problemi.››
‹‹Grazie, Charles. Fra qualche ora sono da te.››
Claudine conviveva con Pierre da un paio d’anni. Si volevano bene, ma lui, spesso, con gli amici beveva qualche bicchiere di troppo e per questo litigavano.
Mentre Charles riprendeva a tagliare grappoli d’uva, Brigitte