Fantasia
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Info su questo ebook
Fantasia ha un linguaggio e descrizioni adatte ai vostri piccoli e una morale dietro ogni storia da cui trarre insegnamento. Questi racconti forniscono lezioni di vita come nelle favole di Esopo.
Tra le pagine di ogni storia si possono leggere canzoni e rime come nei racconti classici di Lewis Carrol e Hans Christian Andersen, divenendo così uno dei più importanti contributi alla moderna biblioteca per l’infanzia. (Vanessa Kings).
Fantasia è un libro composto da sei storie di diversa tematica, ma con un anello di congiunzione: mondi incredibili, creature magiche, animali sorprendenti ed eroi intrepidi.
Contenuto:
1.- Felizandia
2.- Basaurín, l’albero magico
3.- Il paese dei dolciumi
4.- Pirluit
5.- La pietra del mana (adattamento del racconto popolare “Il fiore di Lalilá”)
6.- Il pulcino Tomás
Consigliato per bambini dai 7-8 anni.
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Anteprima del libro
Fantasia - Víctor Fernández Castillejo
FANTASIA
DI
VÍCTOR FERNÁNDEZ CASTILLEJO
Illustrazioni e copertina: Víctor Fernández Castillejo
ISBN: 978–84–608–1516–7
© 2016 Víctor Fernández Castillejo
È severamente vietata, senza l’autorizzazione scritta dei titolari del Copyright, in base alle sanzioni stabilite dalla legge, la riproduzione totale o parziale di quest’opera con qualsiasi mezzo o procedura, compresa la riprografia e l’elaborazione informatica, nonché la distribuzione di copie di essa tramite noleggio o prestito pubblico.
RINGRAZIAMENTI
Per la lettura e la correzione dei racconti:
Elena Fernández Castillejo
Gema Cabanes Antín
Marisa Villanueva Gómez
Ana Hernádez Fernández
Mari Carmen Pastor Gracia
Piluca Emo Barberá
Joseba Koldobika Negre Marcaida
Carlos Adrián Ramia
––––––––
Per l’impaginazione del libro:
Luis Andrés Holgado
Blas Navarro Mir
––––––––
Altri aiuti:
Enrique Timón Arnáiz
Per la mia famiglia, in particolare,
per i miei nonni
INDICE
FELIZANDIA...................................13
BASAURÍN, L’ALBERO MAGICO...................65
IL PAESE DEI DOLCIUMI........................138
PIRLUIT......................................187
LA PIETRA DEL MANA..........................278
IL PULCINO TOMÁS............................330
FELIZANDIA
C’era una volta un mondo straordinario, chiamato Felizandia, con due soli, tre lune, quattro oceani e nessuna stella. Il mondo di Felizandia era governato dagli animali più disparati e dalle creature più incredibili. Nelle sue varie provincie ospitava enormi foreste, impetuosi fiumi, fitte giungle, imponenti montagne e ampie grotte. In una di queste grotte, la più grande di tutte, viveva una creatura rispettata e ammirata in tutta Felizandia: un anziano drago, l’ultimo della sua specie, che chiamavano Cuelli. Il drago doveva il suo nome al suo lungo collo. Aveva il corpo ricoperto di scaglie verdi e azzurre, baffi grigi che gli pendevano dal muso, una grande coda a forma di freccia all’estremità e due enormi ali. Cuelli poteva sputare fuoco dalla bocca e dal naso quando usava il suo dono, il dono che solo i draghi possedevano: il respiro magico. Era sempre accompagnato da un fedele amico, un piccolo pipistrello bianco dagli occhi rossi e le orecchie lunghe, di nome Albi. Ogni volta che lui e Albi volevano spostarsi tra le gallerie della grotta, usava il suo fuoco per illuminarle, riuscendo così ad avanzare senza inciampare in nulla. La grotta in cui vivevano Cuelli e Albi aveva argilla e cristalli colorati sul pavimento, sul soffitto e sulle pareti. Le migliaia di stalattiti e stalagmiti nel luogo avevano un colore bianco simile alla neve.
Era arrivato l’autunno a Felizandia e gli alberi tingevano le loro foglie di rosso, marrone, arancione o giallo. Alcuni animali si preparavano ad andare in letargo, i fiori scarseggiavano e funghi straordinari iniziavano a spuntare sul suolo della foresta. Cuelli e Albi uscivano tutte le mattine con una cesta di vimini per raccogliere i gustosi funghi.
Un giorno, come tante altre volte, si diressero con la cesta di vimini verso l’uscita della grotta per addentrarsi nella più estesa e chiusa foresta di Felizandia, La Grande Foresta, alla ricerca di funghi. Il cielo era nuvoloso e minacciava pioggia. D’un tratto si vide il bagliore di un fulmine che illuminò la valle. Quasi simultaneamente, il rumore del tuono spaventò gli animali della provincia.
Il fulmine colpì violentemente l’ingresso della grotta e provocò una frana che la ostruì. Cuelli era anziano e grande. Non era in grado di muoversi così velocemente come prima e dentro la grotta non c’era spazio per volare. Albi, al contrario, era piccolo, giovane e veloce e poteva volare ovunque senza problemi. La fortuna non fu distribuita in modo uniforme: Cuelli rimase intrappolato nella grotta e Albi riuscì ad uscire prima che si verificasse la frana.
L’anziano drago cercò di spostare le rocce con le sue zampe, ma senza riuscirci. Non aveva più la stessa forza di quando era giovane. E con il fuoco del suo respiro magico accadeva la stessa cosa. Poteva illuminare e arrostire un po’ di carne di tanto in tanto, ma non scioglieva più il ferro e le rocce come una volta.
– Tranquillo, Cuelli! – gridò Albi dall’esterno con la sua voce acuta – Chiederò aiuto ai nostri amici della Grande Foresta! Vedrai! Ti tireremo fuori da lì in un baleno!
–Fa’ presto, mio fedele amico! Sono troppo vecchio e qui c’è poca aria da respirare. Non so quanto potrò resistere – confessò Cuelli con voce potente.
Le parole del drago spaventarono il pipistrello bianco. Albi partì verso La Grande Foresta veloce come un fulmine. Lungo il cammino incontrò due amici a cui chiese aiuto: Juancito, il cuculo, e Paponatas, il barbagianni. Juancito era piccolo, stridulo, con ali e zampe corte, piume lucenti e corpo rotondo. Gli occhi del cuculo Juancito rivelavano che era un uccello intelligente. Il barbagianni Paponatas, dal canto suo, aveva gli occhi molto grandi, zampe dotate di artigli affilati, il corpo piuttosto tozzo, le orecchie a punta e il becco ricurvo. E la prudenza era la migliore delle sue virtù.
–Ho bisogno d’aiuto. Cuelli è rimasto intrappolato nella nostra grotta –spiegò Albi angosciato–. Un fulmine si è abbattuto sulla montagna, provocando una frana che ha ostruito l’ingresso. Io sono riuscito a uscire, ma Cuelli no.
–Come, cucù, possiamo, cucù, aiutarti? –domandò il cuculo Juancito, muovendo rapidamente la testa da una parte e dall’altra.
–Dobbiamo avvertire il maggior numero possibile di animali per rimuovere tutte le rocce che ostruiscono la grotta.
–Uh, uh! Ho capito –rispose il barbagianni Paponatas–. Felizandia è molto grande. Non possiamo avvertire gli animali di tutte le provincie. Chiederemo aiuto alle creature della Grande Foresta. Juancito, recati nella parte settentrionale della Grande Foresta e avverti tutti gli animali che vivono lì. Poi vola verso ovest e fai la stessa cosa. Uh, uh! Albi, tu addentrati nel cuore della Grande Foresta e chiedi aiuto. Uh, uh! Io volerò verso sud e poi mi dirigerò a est.
Tutti e tre spiccarono il volo verso le loro destinazioni. Non avevano tempo da perdere. Volarono sopra alberi, laghi, fiumi e montagne. Le nuvole si dispersero e i due soli che illuminavano Felizandia tornarono a splendere con vigore. Ma qualcosa non era più come prima nella Grande Foresta: la vita di Cuelli, l’ultimo dei draghi, era in pericolo.
Albi giunse presto nel cuore della Grande Foresta. Cercò il capo degli orsi: Leopoldo. Udì il suo ruglio nei pressi di un albero che aveva il tronco attorcigliato. Da uno dei suoi folti rami pendeva un alveare. Leopoldo stava sotto il ramo, grattando l’alveare con i suoi potenti artigli e leccando con entusiasmo il miele che cadeva a terra. Gli occhi dell’animale erano scuri, la testa grande, la lingua lunga e il pelo che copriva il suo corpo era bruno. Tra un sorso di miele e l’altro, egli cantava una canzone:
<< Sono un orso ghiottone,
non posso farci nulla.
Mangio sempre in abbondanza
e un giorno esploderò.
Miele, more, pesci e bacche
trangugio all’infinito.
Miele, more, pesci e bacche
addolciscono il mio palato. >>
––––––––
–Perdona la mia intromissione, amico Leopoldo –disse Albi appoggiandosi al tronco di un albero caduto.
–Grrr! Piccolo Albi! – esclamò senza smettere di ingoiare miele–. Che sorpresa! Sono contento di vederti nella mia proprietà. Grrr! Come mai sei qui?
–Il drago Cuelli è rimasto intrappolato nella nostra grotta. Un fulmine si è abbattuto sulla montagna e ha provocato una frana che ha ostruito l’ingresso.
Leopoldo smise di mangiare miele e sul suo volto comparve un’espressione che combinava insieme serietà e preoccupazione.
–Grrr! Radunerò tutti gli orsi della provincia. Domattina ci incontreremo davanti all’ingresso della grotta per rimuovere le rocce –promise Leopoldo–. Porterò anche i lupi con me. Grrr! Sono forti e saranno felici di aiutare l’anziano Cuelli.
–Grazie –rispose Albi–. Adesso devo partire alla ricerca di altro aiuto.
–Non preoccuparti, me ne occupo io. Grrr! Vola tranquillo.
Il pipistrello bianco obbedì e la sua piccola figura, che saliva e scendeva ad ogni battito d’ali, scomparve all’orizzonte.
Leopoldo guardò il miele che cadeva dall’alveare e sospirò. Pensò che fosse un peccato lasciar gocciolare quella prelibatezza, ma un amico aveva bisogno del suo aiuto e non poteva deluderlo. In fin dei conti, l’alveare non si sarebbe mosso da lì. Sorrise e avanzò verso una piccola collina. Raggiunse la cima, fece un respiro ed emise un potente ruggito, consapevole che orsi e lupi sarebbero accorsi alla sua chiamata. Infine si distese sull’erba e lasciò che i raggi dei soli scaldassero il suo pelo folto e bruno.
Poi giunse a destinazione Juancito il cuculo. Nella parte settentrionale della Grande Foresta governava Gustav, il re dei serpenti. Questi viveva insieme alle bisce e alle vipere della provincia tra le rovine di un tempio dedicato ai rettili di Felizandia. Le edere e i rampicanti coprivano