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Brivido inaspettato: Harmony Bianca
Brivido inaspettato: Harmony Bianca
Brivido inaspettato: Harmony Bianca
E-book156 pagine1 ora

Brivido inaspettato: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

I dottori di Mythelios 1/4
Sull'isola su cui sono cresciuti, quattro dottori lottano per realizzare i propri sogni. E per convincere una donna a restare.

In seguito a un terremoto che ha quasi distrutto la sua isola, l'infermiera Cailey Tomaras fa ritorno a Mythelios per dare una mano alla sua gente. Appena arrivata però deve fare i conti con il proprio passato, e soprattutto con Theo Nikolaides, l'uomo a causa del quale ha dovuto lasciare tutto ciò che amava.
Theo però è diverso da come lo ricordava. È generoso e altruista, disposto a sacrificarsi per la comunità. Ma qualcosa in lui non è cambiato: il suo carisma e il fascino di quegli occhi capaci di ipnotizzarla. Non appena l'emergenza si attenua, Cailey e Theo cercano conforto uno tra le braccia dell'altra. Ma non senza conseguenze.
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2019
ISBN9788858999226
Brivido inaspettato: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Brivido inaspettato - Annie O'neil

    successivo.

    1

    Mentre si accingeva a prendere l'ago per l'iniezione, Theo vide il carrello degli strumenti muoversi da solo, allontanarsi dal lettino di visita e sbattere contro la parete con un tonfo.

    Capì subito quello che stava succedendo.

    «Alzati!» Prese in braccio il bimbo che stava curando, facendo attenzione a non urtare il suo ginocchio appena suturato. «Anche tu!»

    Fece segno alla madre di andare sulla soglia, ringraziando il cielo di avere insistito perché la clinica dotasse ogni porta di stipiti rinforzati.

    La donna sembrava paralizzata dalla paura. I terremoti non erano frequenti sulle isole greche ma negli ultimi anni l'arcipelago ne aveva avuto una buona razione.

    «È terribile, lo so, ma restate qui!» Theo cinse le spalle della giovane madre, una sua antica compagna di scuola. «Alida, ti prego.» La strinse più forte, tossendo mentre le scosse di terremoto liberavano nell'aria il gesso dell'intonaco. «La clinica è il luogo più sicuro.»

    Aveva parlato in modo più brusco di quanto volesse. Troppo brusco per il tono di un medico e compagno di scuola. Ma la clinica non aveva mai conosciuto un vero terremoto. Mentre i secondi diventavano minuti, capì di avere concluso con suo padre un buon affare. Orgoglio in cambio di denaro.

    Si offuscò in viso mentre ricordava la stretta di mano che aveva sigillato il suo destino.

    «Che cosa succede?»

    Theo strinse a sé madre e figlio. Il bimbo si aggrappò alle sue spalle, gemendo sommessamente.

    Alida cercò di prenderlo e fuggire. Un istinto naturale, ritenne Theo. Amare, proteggere. Una madre era pronta a rischiare la vita per salvare suo figlio.

    Strinse le labbra. Quella non era l'infanzia che lui aveva conosciuto. E preferì non pensare agli anni successivi. Non ne valeva la pena.

    Sentì le onde scrosciare contro la parte posteriore della clinica. Dovevano avere superato il molo di sicurezza. Il consueto brusio della clinica si era trasformato in una cacofonia di suoni e rumori. Telefoni. Allarmi. Ordini.

    Theo rivolse al cielo un silenzioso ringraziamento, felice per avere obbligato lo staff a seguire corsi di preparazione alle emergenze. Lui e i suoi fratelli non avevano mai voluto che i pazienti soffrissero più del necessario. Considerava la Clinica Mythelios come la sua vera famiglia, dopo che quella adottiva si era rivelata solamente un miraggio.

    Avrebbe telefonato loro al più presto. L'istinto gli diceva che, qualunque cosa fosse accaduta all'esterno di quelle solide pareti, avrebbe richiesto l'intervento di tutti i suoi fratelli. Se fosse riuscito a rintracciarli...

    Di solito Ares si trovava nel cuore della catastrofe più recente e faceva del proprio meglio per soccorrere i bisognosi. Come specialista in ustioni Deakin era richiesto nel mondo intero. Dio sapeva dove fosse in quel momento. Chris, neurochirurgo, poteva essere a New York. Sempre che volesse farsi trovare, una cosa per niente scontata.

    Non che questo gli avesse impedito di posare per il calendario di uomini del posto, un'idea per raccogliere fondi per la clinica. A proposito! Theo seguì con lo sguardo la caduta del calendario in questione, vedendolo staccarsi dalla parete e scivolare sul pavimento dietro il banco della reception. In ogni caso era il suo mese. Non una grande perdita.

    Alida cercò nuovamente di strappargli suo figlio dalle braccia e fuggire. «Sta durando troppo!»

    «È quasi finito» le assicurò lui cercando di calmarla, ma in cuor suo ne dubitava.

    I terremoti potevano durare secondi o minuti. L'isola aveva già conosciuto numerosi sismi ma niente di simile a quello che ora la stava scuotendo. Doveva essere d'intensità a due cifre sulla scala Richter, ne era certo.

    Si concentrò sul caos, cercando di orientarsi nella confusione di grida e rumori. Benché Alida continuasse a supplicarlo di lasciarla fuggire dall'edificio, Theo obbedì al proprio istinto: restare sul posto e battersi per i pazienti. Aveva promesso loro cure e sollievo da quando avevano varcato l'elegante porta incorniciata da tralci di buganvillea e non poteva rimangiarsi la parola.

    Provò l'irresistibile bisogno di entrare in azione, di prepararsi per la mareggiata che avrebbe seguito il terremoto. Erano passati due minuti al massimo ma ogni secondo aveva scosso brutalmente l'isola.

    Sentì una donna gridare di dolore.

    «Vada su una soglia!» le ingiunse, posando protettivamente le sue mani robuste sulle teste di Alida e del bimbo.

    «È finito?» chiese Alida, la voce appena udibile nella confusione di versi e di rumori.

    Theo scosse la testa e la strinse più forte. Non intendeva lasciarla andare prima di essere sicuro che non ci fosse più pericolo.

    Gridò qualche istruzione. La clinica era piccola ma dovevano esserci almeno cinquanta persone. Medici, infermiere, pazienti, qualche anziano che richiedeva cure particolari.

    Sentì un altro scroscio di onde e il fragore della terra che lottava contro gli edifici costruiti dall'uomo.

    Dio mio, fa' che la clinica resti in piedi.

    Strinse più forte la madre e il bambino, fingendo per un attimo che fossero sua moglie e suo figlio. Fino a che punto sarebbe arrivato per proteggerli?

    La terra tremò di nuovo. Theo poté pensare solamente alla salvezza.

    Dio mio, abbi pietà di noi.

    2

    Piega, piega e infila.

    Proprio come le aveva insegnato sua madre.

    Perfetto.

    Cailey sorrise soddisfatta per la brillante fasciatura, si baciò un dito e lo posò sul naso della neonata, immaginando che sua madre la stringesse in un abbraccio prima di mettere in tavola un enorme piatto di souvlaki per loro due. O di bougatsa. O di qualunque altra leccornia avesse nella sua piccola cucina.

    Passò il dito sul viso della bimba. «Sei perfetta, piccolina. Hai tutta la vita davanti a te. Nessun greco cattivo ti spezzerà il cuore. Ricordati della mia lezione: niente greci.»

    «Cerchi nuovamente di fare il lavaggio del cervello ai bambini, Cailey?»

    Lei si volse, meravigliandosi di non essersi accorta che la sua collega Emily era entrata nella nursery. Più tempo passava con i bambini, più si smarriva nel loro mondo!

    «Sì.» Sorrise maliziosamente, poi si rivolse alla bimba per ribadire il suo consiglio. «Niente greci. E niente dottori.»

    «Ehi!» Emily le diede una scherzosa gomitata. «Sto cominciando a uscire con un dottore e devo dire che è un meraviglioso passo avanti.»

    Risposta sbagliata!

    «Che male c'è a essere un'infermiera?»

    «Nessuno, Miss Paranoia.» Emily inarcò le sopracciglia e socchiuse gli occhi. «Sembra che un dottore abbia spezzato il cuore a una persona. Un dottore greco, per la precisione.»

    «Bah!» sbuffò Cailey.

    Emily rise. «Ecco la prova che mi serviva.» Si accostò a una culla e prese in braccio un bambino che si stava agitando. «Andiamo, vuota il sacco. Chi è il cattivo dottore greco che ha spezzato il cuore della nostra bella Cailey?»

    «Nessuno.»

    «Bugiarda.»

    Qualcuno.

    «Bugiarda» rise Emily di nuovo.

    Cailey si strinse nelle spalle. Forse era bugiarda ma aveva lasciato il suo villaggio, la sua isola e il suo paese per un solo motivo: scordare un Adone dai capelli neri e gli occhi verdi che in quella particolare conversazione sarebbe rimasto anonimo.

    Alzò la bimba avvolta nella copertina a strisce rosa e la fiutò. Mmmh. La signorina ha bisogno di un cambio di pannolini.

    La vita come infermiera in Maternità era meravigliosa, ma non si poteva dire che l'avesse liberata dal bisogno di stringersi al petto un bambino suo. Anzi, lo aveva accresciuto.

    A ventisette anni non poteva dirsi decrepita e Theo non era il solo uomo sulla faccia della terra. Certamente non il suo. Così...

    «Cailey?»

    La caposala di turno. Come si chiamava? Molly? Kate...? C'erano tanti nuovi nomi e tanti visi da ricordare da quando aveva cominciato il lavoro in Maternità e ogni tanto faceva un po' di confusione. Si ripeté mentalmente i nomi. Heidi! Un attimo dopo lesse il nome sul distintivo della caposala. Fantastico, se n'era ricordata. Sapeva che in qualche modo sarebbe riuscita a sconfiggere la dislessia. Aveva lottato duramente per arrivare a quel punto della sua carriera, anche se le dispiaceva di non essere riuscita a realizzare il proprio sogno di diventare medico.

    «Scusami se t'interrompo, cara, ma c'è qualcosa che dovresti vedere.»

    Cailey accarezzò un'ultima volta la bimba... Beatrice Chrysantenum, secondo il cartellino... poi la rimise nella minuscola culla e seguì Heidi nella sala dello staff. In un angolo c'era un televisore acceso.

    Era un canale di attualità. Sulla striscia ai piedi dell'immagine scorrevano cifre... il numero delle vittime? Cailey alzò lo sguardo sulle immagini. C'erano edifici che le sembrava di conoscere... ma non com'era abituata a vederli.

    Con la coda dell'occhio notò Emily entrare nella sala, prendere il telecomando e aumentare il volume. All'inizio non riuscì a connettere le parole con le immagini.

    Un terremoto. Vittime.

    «Non è la tua isola?» chiese Emma. «Mythelios?»

    Cailey annuì mentre cominciava a capire. Un terremoto. Vittime. L'intervento dei soccorritori.

    Ebbe un tuffo al cuore. Le scene di devastazione diedero luogo a un'intervista in diretta davanti alla clinica, nella luce incerta del crepuscolo.

    Certo, era lui. Chi altro poteva attirare l'attenzione del mondo?

    Sullo schermo, ancora più bello di quanto lei si permettesse di ricordare, c'era il dottor Theo Nikolaides che invitava tutto il personale medico disponibile a venire in Grecia per aiutare nel momento del bisogno.

    Cercò di non interpretare la sua richiesta d'aiuto come un'arrogante chiamata perché i piccoli venissero a fare il duro lavoro e lui si prendesse tutto il merito. Era una catastrofe e tutti aiutavano tutti. Contavano le mani, non le persone.

    Guardò le proprie mani. Le sue dita, così abituate al lavoro...

    «Cailey?» Heidi le toccò il braccio. «Stai bene?»

    Lei continuò a guardarsi le mani mentre afferrava tutta la drammaticità della notizia. C'erano molte vittime. Sua madre poteva farne parte. Come i suoi fratelli...

    Capì che non si sarebbe data pace finché non si fosse trovata su un aereo in volo per Mythelios.

    Per quanto detestasse Theo, doveva andare a casa. Gli abitanti dell'isola usavano aiutarsi a vicenda. In quelle occasioni si scordavano tutti i contrasti personali.

    «Sì, sto bene, ma la mia isola soffre. Credo che mi occorra qualche giorno di permesso.»

    3

    Cailey dovette reprimere l'impulso di saltare dal traghetto e nuotare fino a riva. I voli per l'isola erano stati annullati perché il terremoto aveva danneggiato le piste dell'aeroporto, ma questo non l'aveva dissuasa dal mettersi

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