Simposio Afgano
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Simposio Afgano - Michele Severgnini
INTRODUZIONE
11 settembre 2021. 20 anni dopo l’invasione dell’Afghanistan siamo ad un tornante storico: Stati Uniti e vassalli occidentali della Nato hanno subito una clamorosa sconfitta e caoticamente lasciano il Paese centro-asiatico.
Nonostante le scene da Kabul che hanno riportato alla memoria la sconfitta e la fuga dal Vietnam, si dimentica troppo spesso che gli Stati Uniti sono arrivati in Afghanistan in seguito agli attacchi alle Torri Gemelle - anche se gli attentatori erano pressoché tutti sauditi - devastando il Paese con una brutale guerra d’invasione, per liberarlo – come si tiene a sottolineare in continuazione - da terrorismo ed estremismo.
La realtà come sempre ha la testa dura e falsifica questa fallace narrazione. Al potere sono tornato i Talebani che venti anni prima gli Stati Uniti avevano spodestato. Inoltre non si può comprendere appieno la situazione attuale senza ricordare i danni inenarrabili prodotti nel Paese asiatico da Regno Unito prima e Stati Uniti poi. Sempre e solo per i propri interessi strategici, economici e geopolitici.
I responsabili dello sfascio attuale sono facilmente individuabili: colonialismo e imperialismo. Gran Bretagna e Stati Uniti sono stati i responsabili delle guerre afgane durante tutto il periodo moderno. Queste grandi potenze hanno sfruttato le differenze interne e manovrato le fazioni sociali e politiche locali per i loro interessi.
In primo luogo, i territori afgani fungevano da zona cuscinetto tra l’Impero britannico e la Russia zarista durante l’ultimo quarto del 1800. Per dirla correttamente, l’Afghanistan moderno è una creazione su carta degli inglesi che ne tracciarono i confini artificiali.
Lo Stato afgano è composto da molti gruppi etnici diversi e divisi tra loro come pashtun, kirghisi, tagiki, turkmeni, uzbeki e hazara. Ogni gruppo etnico che compone lo Stato afgano ha parenti nei Paesi vicini.
Alla fine, gli inglesi che tagliarono il legame tra il sovrano e i governati crearono un regime dipendente nel Paese. Inoltre, è presente una stratificazione etnica. I pashtun, che controllano sia il governo che i talebani, generalmente dominano gli altri gruppi etnici. Gli inglesi fornirono armi e denaro al regime che non aveva un forte sostegno popolare, per governare in loro nome.
Poi nel 1921 salì al potere Amanullah Khan, a volte indicato come il Kemal Ataturk dell’Afghanistan. Questi cercò di riaffermare la sovranità del Paese e portarlo nella modernità. In quest’ottica si avvicinò al nuovo governo comunista e rivoluzionario di Mosca, che rispose riconoscendo l’indipendenza dell’Afghanistan e concludendo il primo trattato di amicizia afgano-sovietico.
Dal 1921 al 1929 - cioè fino a quando elementi reazionari, aiutati dagli inglesi, costrinsero Amanullah ad abdicare - i sovietici contribuirono a dare inizio a progetti di infrastrutture economiche, come centrali elettriche, risorse idriche, trasporti e comunicazioni. Migliaia di studenti afgani poterono frequentare scuole tecniche e università sovietiche.
Dopo la partenza forzata di Amanullah, i progetti di sviluppo agonizzarono, ma il rapporto tra Afghanistan e Unione Sovietica sarebbe riemerso più in avanti negli anni. Precisamente negli anni ’60 quando avvenne una rinascita di progetti congiunti afghani-sovietici incluso l’Istituto Politecnico di Kabul, la principale risorsa educativa del Paese per ingegneri, geologi e altri specialisti.
Non è un caso che proprio negli anni ’60 si assistette a questa rinnovata cooperazione. Erano gli anni in cui le correnti rivoluzionarie democratiche nazionali si erano unite per formare il Partito Democratico Popolare (PDP) che successivamente sarebbe giunto al potere e avrebbe tentato di costruire un Afghanistan moderno, sviluppato e più equo. Insomma, il fermento politico e sociale che ha caratterizzato il mondo in via di sviluppo nel secolo scorso, dove molte correnti progressiste venivano inevitabilmente attirate dalle esperienze dell’URSS aveva finalmente raggiunto anche definitivamente anche Kabul.
Nel 1973 forze borghesi insieme ad elementi del PDP, rovesciarono il regno di Mohammad Zahir Shah ormai al potere da 40 anni. Il giornalista di guerra John Pilger ricorda: «Sotto la monarchia, l’aspettativa di vita era di 35 anni; un bambino su tre moriva durante l’infanzia. Circa il 90% della popolazione era analfabeta. Il nuovo governo introdusse l’assistenza medica gratuita».
Il regnante 86enne però veniva indicato dai repubblicani di destra statunitensi come il personaggio attorno al quale gli afgani potevano unirsi.
Quando il PDP prese il potere nel 1978, iniziò a lavorare per una più equa distribuzione delle risorse economiche e sociali. Tra gli obiettivi c’erano l’emancipazione di donne e ragazze dall’antica schiavitù tribale (un processo iniziato sotto Zahir Shah), pari diritti per le nazionalità delle minoranze, incluso il gruppo più oppresso del Paese, gli Hazara, e un maggiore accesso per la gente comune a istruzione, cure mediche, alloggi dignitosi e servizi igienico-sanitari.
Così racconta la giornalista Marilyn Bechtel, presente sul campo in quegli anni per People’s World: «Durante due visite nel 1980-81, ho visto gli inizi del progresso: donne che lavorano insieme in cooperative artigianali, dove per la prima volta potevano essere pagate decentemente per il loro lavoro e controllare i soldi che guadagnavano. Adulti, sia donne che uomini, imparano a leggere. Donne che lavorano come professioniste e ricoprono posizioni di governo di primo piano, compreso il ministro dell’Istruzione. Famiglie povere di lavoratori in grado di permettersi un medico e di mandare a scuola i propri figli, maschi e femmine. La cancellazione del debito contadino e l’inizio della riforma agraria. Nuove cooperative contadine. Controlli sui prezzi e riduzioni di prezzo su alcuni alimenti chiave. Aiuto ai nomadi interessati a una vita stabile. Ho anche visto gli amari risultati degli attacchi dei mujaheddin da parte degli stessi gruppi che ora compongono l’Alleanza del Nord, in quegli anni rivolti soprattutto alle scuole e agli insegnanti delle zone rurali. Gli sviluppi successivi al 1978 includevano anche l’aiuto sovietico a progetti economici e sociali su scala molto più ampia, con un nuovo Trattato di amicizia afgano-sovietico e una varietà di nuovi progetti, tra cui infrastrutture, prospezione delle risorse e attività minerarie, servizi sanitari, istruzione e progetti agricoli. Dopo il dicembre 1978 quel ruolo arrivò anche ad includere l’introduzione delle truppe sovietiche, su richiesta di un governo del PDP sempre più assediato dai signori della guerra feudali e tribali sfollati che furono aiutati e organizzati dagli Stati Uniti e dal Pakistan. Il resto, come si suol dire, è storia. Ma è significativo che dopo il ritiro delle truppe sovietiche nel 1989, il governo del PDP abbia continuato a