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Il Monaco
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E-book164 pagine2 ore

Il Monaco

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Estate dell'anno 1230. Francia, regione della Linguadoca. Il conflitto fra catari, gruppi di cristiani che predicavano un credo meno materialista e più spirituale, e la Chiesa cattolica, ormai completamente soggiogata da lusso e ricchezze materiali. Il tribunale dell'Inquisizione, un organo incaricato di sterminare coloro che, andando contro quello che era il pensiero della Chiesa, venivano etichettati come eretici senza distinzioni di sesso e religione, e condannati al rogo. Nella città di Arnaudy il "Monaco", così da tutti chiamato per il suo fare misterioso, si fece portavoce del movimento cataro, ed insieme a Tony e Constantin affrontò in prima persona coloro che, in nome di Dio, furono colpevoli di atroci ed efferati stermini di massa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2022
ISBN9791220377171
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    Anteprima del libro

    Il Monaco - Hill Musc

    CAPITOLO I

    Già in lontananza Tony riusciva a scorgere la sua casa che era appena fuori dal paese. Alle sue spalle – come in un dipinto – si ergevano le pareti rocciose di una montagna su cui si poteva intravedere il camminamento dell’unica strada polverosa che conduceva ad Arnaudy – questo il nome del paese – offrendo una visione suggestiva e dando l’impressione che giacesse come in un grembo materno. La casa era costruita tutta in legno e, per quanto modesta, era molto accogliente, forse anche perché in essa regnava una indicibile serenità pur se la famiglia che ospitava, appartenendo ad un ceto sociale alquanto modesto, non poteva permettersi forti comodità. Dopo un po’ giunse e, in tutta la sua imponenza fisica, scese da cavallo, il che voleva significare che era trascorsa un’estenuante altra giornata di lavoro a tagliare pietre alla cava di quella parete rocciosa.

    Ad Arnaudy quasi tutti gli abitanti erano tagliapietre. Altri erano artigiani o commercianti ed alcuni – comprese le donne – si dedicavano alla coltura del terreno.

    Per quelli che con lui non avevano familiarità era facile scambiarlo come persona di cui si poteva avere solo paura. In realtà Tony aveva un carattere molto dolce, acquisito in seno all’ambiente familiare in cui era cresciuto, e non era avvezzo a reazioni che potessero dar ragione alla sua mole gigantesca. Le sue umili origini non gli avevano consentito di potersi dedicare allo studio, per quanto fosse dotato di un’intelligenza fuori dal comune tanto da essere capace di stabilire in quali punti della cava tagliare la pietra per ottenere il peso e la forma voluta. La sua bontà era anche la grande disponibilità nei confronti di tutti gli abitanti di Arnaudy, a cui prestava il proprio aiuto per ogni evenienza ma sempre compatibilmente con i suoi impegni. Non era questo, però, il solo motivo per il quale era benvoluto: in paese, qualche tempo prima, alla cava, era riuscito a salvare la vita di una quindicina di altri tagliatori di pietra dopo che il cedimento di una falda aveva fatto staccare un masso dalla roccia. Grazie alla sua esperienza, solo con il lancio di un grosso palo di legno contro quel masso, potette correggere la sua caduta evitando una sicura tragedia.

    Dopo aver legato il cavallo alla staccionata, lo fece rifocillare con un’abbondante porzione di erba ed acqua. Poi, come di consueto, si tolse gli stivali lasciandoli sull’uscio di casa prima di entrare.

    Arso dal sole e bagnato di sudore, al suo ingresso, venne accolto come ogni giorno dal sorriso di Anne, sua moglie, e dalle moine del piccolo Martin, suo figlio, che per abitudine conoscevano, ormai, l’ora in cui Tony era solito rientrare.

    Intanto che, con una brocca d’acqua si faceva scivolare il sudore dalla sua pelle, Anne continuò nelle faccende domestiche.

    Di tanto in tanto Tony scrutava la figura di sua moglie che, pur non potendosi definire una bella donna, aveva qualcosa in sé che riusciva a farla apparire tale. Era una donna esile che si accentuava ancora di più quando era vicino a Tony ma il colore castano dei suoi occhi, in contrasto con i lunghi capelli neri, la rendevano in qualche modo piacevole ed attraente. Si conoscevano da sempre e quel continuo stare insieme aveva portato entrambi ad innamorarsi l'uno dell'altro fino a quando non presero la decisione di sposarsi quando Anne, alla morte dei genitori, era rimasta sola.

    Martin venne concepito subito dopo essere diventati marito e moglie e, seppure avesse ancora sei anni, era molto più alto dei bimbi della sua età. Questo lasciava pensare che sicuramente, da grande, avrebbe assunto le sembianze fisiche del padre.

    Dopo che Anne ebbe preparato da mangiare, tutti si sedettero al tavolo e, rivolto la preghiera di ringraziamento al Signore, dettero inizio alla cena.

    Buono questo stufato, ancora di più delle altre volte disse Tony.

    E mentre Martin annuiva col capo per dire che anche lui era d’accordo Anne, lusingata per il complimento e con molta modestia, sorridendo, aggiunse:

    Può darsi che lo trovi più buono solo perché hai più fame ma ti assicuro che è esattamente uguale alle altre volte.

    No, no, dico davvero insistette Tony intanto che indirizzava una carezza al viso di sua moglie.

    Poi riprese dicendo:

    Hai saputo di George?.

    Si rispose Anne.

    Ormai siamo non più nelle mani di Dio ma in quelle di una Chiesa che non rispetta la volontà di Dio insistette Tony.

    Con evidente ansia Anne, prendendogli la mano per calmarlo e quasi implorante, disse:

    Ti prego abbassa il tuo tono di voce, qualcuno potrebbe sentirci e magari andare a riferire cose non vere. Sai bene quanto sia rigido il codice della Santa Inquisizione e delle atroci conseguenze a cui si può essere sottoposti, proprio come è successo al povero George.

    Hai ragione disse Tony, ma questa volta quasi con un sussurro.

    Poi aggiunse, sempre misurando il tono della voce:

    "Incarcerazioni interminabili, confisca dei beni, ed infine la morte per chiunque venga semplicemente incolpato. Sai cosa vuol dire tutto questo?

    Che se solo ognuno di noi volesse sbarazzarsi di chicchessia, gli basterebbe informare gli aguzzini della Chiesa e, vero o non vero, il malcapitato diventerebbe un perseguitato, un eretico, un seguace della stregoneria".

    Anne stringeva sempre più la mano del marito e la sua ansia stava diventando paura. Doveva in qualche modo evitare che quella discussione andasse oltre per cui, con un sorriso forzato e guardando Tony negli occhi, gli diede ad intendere che aveva voglia di farsi stringere fra le sue braccia e di voler fare all’amore.

    Tony non rimase cieco a quel segnale. Condusse il figlioletto Martin a letto e, poco dopo, strinse Anne fra le braccia e, coprendosi di baci, si lasciarono rapire entrambi dai loro desideri.

    Il giorno seguente la sensazione di rabbia che Tony avvertiva per George non si era placata. Anzi, l’averne parlato con Anne l’aveva aiutato ad alimentare quel suo sdegno. Pensava al resto della povera famiglia di George che ora si trovava senza più una guida, e non solo fisica. La sua mente, immedesimandosi in quella situazione, lo portò ad immaginare per sé una identica e a chiedersi cosa avrebbero potuto fare Anne e Martin senza più lui.

    Per l’intera giornata, pur impegnato nel lavoro, non era riuscito a staccare il proprio pensiero dall’accaduto e questo accresceva dentro di sé l’ormai incontenibile sdegno contro chi, tanto abusivamente, aveva il potere per poterlo esercitare, senza limiti, senza distinzioni, senza eccezioni e soprattutto senza pietà.

    Sapeva che al potente, al ricco, a chi gestiva ed ordinava le leggi, allo Stato ed alla Chiesa, tutto era concesso ed al popolo non restava scelta se non quella di obbedire subendo ogni tipo di tirannia.

    Neanche il suo carattere docile riusciva a mandare giù questo che per lui era un boccone amaro.

    Al suo ritorno a casa, fece in modo che Anne non si accorgesse di quel suo malessere interno. Intanto qualcosa gli stava succedendo e lui lo intuì subito, ma per quella sera si impose di non continuare più a pensare a George.

    E nei giorni che seguirono nulla era cambiato. Anzi, ancora una volta la Santa Inquisizione aveva usato ed abusato del suo braccio di ferro colpendo, questa volta, un giovane di appena 18 anni appartenente ad una famiglia agiata che, rifiutandosi di ammettere di essersi macchiato di eresia, dopo averlo brutalmente torturato, venne condannato al rogo.

    Ancora una volta il motivo di questo ennesimo delitto era da ricercare nel fatto che con la sentenza di morte dell’incolpato i beni appartenenti allo stesso o alla sua famiglia venivano confiscati ed attribuiti di diritto agli esecutori. Tutti lo sapevano, tutti conoscevano questa legge ma nessuno osava ribellarsi.

    Così, in questo nuovo ed orrendo scenario, il suo animo era diventato ancorapiù tumultuoso. Nemmeno il trascorrere dei giorni dopo quest’ultimo evento bastarono a tranquillizzarlo. Anche se pensava che a lui non sarebbe mai toccato niente di simile, poiché non appartenente alla comunità catara, lo scenario crudo di una realtà cogente si parava ripetutamente davanti ai suoi occhi, unitamente alla paura che mai aveva sentito fino a prima di quell’ultimo atroce evento.

    Questo suo malessere interiore non tardò molto a palesarsi alle attenzioni di Anne che, toccata da timore, evitò per un po’ di chiedere a Tony spiegazioni su quel suo atteggiamento.

    Il continuo rimando della decisione di Anne però non faceva altro che aiutare ad alimentare la metamorfosi caratteriale di suo marito, che a volte si mostrava ostile ed insofferente non solo nei suoi confronti ma anche del piccolo Martin.

    Ormai le regole di comportamento di Tony non trovavano più nessuna giustificazione, ed il fatto che era giunto finanche a rimproverare il loro figlioletto per una qualche futilità fu motivo per Anne di cambiare atteggiamento decidendo, così di parlarne in maniera molto schietta con suo marito.

    All’inizio, forse anche perché non se l’aspettava, Tony si mostrò molto reticente alle sue insistenti domande, ma poi dovette arrendersi dando sfogo a ciò che da più giorni si portava dentro e, calibrando il suo tono di voce, pur con un grande desiderio di voler urlare tutta quella sua rabbia, iniziò a confidarsi con Anne.

    Tu sai, mia cara Anne, che io ho sempre considerato la prepotenza un atto di appannaggio solo degli uomini ricchi, potenti e senza scrupoli che immotivatamente la esercitano sugli indifesi. Peraltro essi, a questa maniera, si assicurano un dominio incontrastato essendovi molte persone non avvezze a litigi pur se mal sopportano il comportamento ostile di questi.

    Anne lo seguiva nel discorso appena iniziato, ma già quella premessa voleva significare qualcosa di molto pericoloso a cui, conoscendo suo marito, stava dando corso.

    "Ieri sera ho incontrato il fratello di George. Era stravolto per quanto accaduto ed ancora di più per il fatto che si vociferava che identica sorte sarebbe toccata a sua cognata, Giacinta, ed al suo piccolo figlio, Samuel, scampati casualmente all’atroce destino toccato a George, non essendo quel giorno in casa con lui. Era talmente sconvolto che sembrava delirasse mentre mi raccontava delle sue intenzioni, con voce concitata e con il sudore che gli grondava dalla fronte.

    In qualche modo sono riuscito a calmarlo ma è determinato nel volerla far pagare a chi ha commesso una simile atrocità sul fratello ed ora, ancora peggio, anche sul resto della sua famiglia. La sua è una vera sete di vendetta. Tu sai, conoscendolo quanto me, che è uomo di parola ed è anche difficile che si riesca ad intimorirlo. Proprio per questo l’ho quasi costretto a confidarmi quello che aveva in mente di fare".

    Anne, mentre l’ascoltava senza mai interromperlo, misurava le parole del marito ma ora aveva la certezza che Tony avesse assunto in proprio quella rabbia di Constantin, il fratello di George. Questo significava solo una cosa, e cioè che non avrebbe negato di aiutarlo in quanto stava tramando di fare.

    La paura le fece salire le lacrime agli occhi e, gemendo, lo implorò di parlare nuovamente con Constantin per cercare di dissuaderlo da qualunque decisione avesse preso perché a questa maniera, pensava Anne, anche suo marito avrebbe desistito dall’intraprendere qualunque azione contro persone, vero prepotenti, ma anche molto potenti e pericolosi poiché difesi da una Chiesa che non predicava più il bene fra gli uomini ma unicamente persecuzioni contro chi solo pensava di poterglisi mettere contro.

    Quelle sue lacrime, però, non fermarono Tony, che continuò dicendo:

    Constantin è un fedele praticante della religione catara ed e convinto che gli aguzzini di suo fratello lo abbiano bruciato sul rogo per sfidare la sua persona, non avendo prove certe che egli potesse appartenere a questa comunità religiosa. Ora si sta studiando un piano per scongiurare il pericolo che la Chiesa cattolica possa aggiungere altre vittime a quelle che già se ne contano a migliaia, convinta com'è che questo movimento ereticale e suo grande oppositore conservi scritti e documenti che, se pubblicati o resi noti, potrebbero nuocere sulla cristianità dei popoli che nel tempo la Chiesa cattolica ha assunto come fedeli.

    Rassegnata da questa conclusione del marito, ad Anne venne in mente di dire:

    Sei troppo preso da quanto mi stai dicendo, ma ti chiedo solo cosa: che ne sarà di me e del piccolo Martin se ti ostini a fare tua tale vicenda?.

    Dopo qualche attimo di silenzio Tony disse:

    "Non credere che io non abbia pensato a questo che dici. Continuare a subire queste ingiustizie passivamente però non fa altro che ritardare la ferma decisione di questi aguzzini della Chiesa di ardere tutti gli abitanti di questo villaggio, noi compresi, su roghi che sono già pronti ad accoglierci, senza alcun distinguo fra i religiosi catari e non, ed alla stessa maniera di come già successo in tante altre occasioni.

    Stanotte, quindi, ci sarà una riunione per poter stabilire quale strategia adottare per lasciare indisturbati questo luogo, che è diventato ormai pericoloso, e mettere tutti al sicuro, che siano o non catari.

    Era una persona dalla corporatura normale, di circa quarant'anni, indossava una lunga tunica nera, abito che si era scelto sin da quando aveva deciso di essere un cataro. Viveva isolato sulle colline ad est del paese ove, raramente, vi si recava per fare degli acquisti. Ad Arnaudy lo conoscevano ma, non avendo mai nessuno saputo il suo vero nome né dove fosse la sua dimora, tutti lo chiamavano il Monaco per via del fatto che la sua tunica era fermata in vita da un

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