Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Scuola di Ambra
La Scuola di Ambra
La Scuola di Ambra
E-book603 pagine8 ore

La Scuola di Ambra

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I misteri della vita, il senso della nostra esistenza, l’evoluzione dell’anima verso il bene. Ecco alcuni argomenti affrontati da questo romanzo in una forma innovativa e inedita, ripercorrendo le vite precedenti e future della protagonista attraverso ipnosi regressive verso le sue reincarnazioni.
Seguendo le avventure delle metempsicosi troviamo le risposte ad alcuni misteri della presenza dell’uomo su questo pianeta e scopriamo alcuni metodi per comprendere il cammino evolutivo dell’anima e della coscienza di ciascun individuo. Nel 1498 d.C., per esempio, la protagonista si ritrova nei panni di Silvestro Maruffi, che finì sul rogo con Savonarola, mentre scopre che nel 1785 d.C. era un guerriero nella corte di Qianlong o che nel 620 d.C. era un eremita animista tra i monti dell’odierno Laddak. 

Luisa Franchina è ingegnere elettronico con dottorato e post dottorato di ricerca in ingegneria elettronica (Università di Roma la Sapienza) e master in geopolitica (IASD) del Centro Alti Studi Difesa. Ha conseguito la qualifica militare di esperto CBRN (Chimico Biologico Radiologico e Nucleare) presso la Scuola Militare di Rieti. Ha lavorato come ricercatore in alcune università estere (in Sud America e in Asia) e come consulente in Spagna. È stata Direttore Generale dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione nel Ministero delle Comunicazioni (2003-2006), Direttore Generale del Nucleo Operativo per gli attentati nucleari, biologici, chimici e radiologici nel Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri (2006-2010) e Direttore Generale della Segreteria per le Infrastrutture Critiche nella Presidenza del Consiglio dei Ministri (2010-2013). Attualmente ha fondato un’azienda che eroga servizi di gestione del rischio e gestione dell’informazione. Docente in temi di sicurezza presso master specialistici di alcune università tra le quali Sapienza, Tor Vergata, Roma 3, SIOI, Campus Biomedico, Università di Milano, Università San Raffaele. Ha pubblicato numerosi articoli e libri su temi di elettronica, gestione del rischio e protezione delle infrastrutture critiche.
 
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2022
ISBN9788830662933
La Scuola di Ambra

Correlato a La Scuola di Ambra

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La Scuola di Ambra

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Scuola di Ambra - Luisa Franchina

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima.

    (Trad. Ginevra Bompiani)

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Personaggi e date della narrazione

    2454 Emma

    2020 Rivka

    1954 Tarun

    1938 Emilie

    1831 Victor

    1810 Anaëlle

    1785 Peng

    1752 Laurent

    1748 Akira

    1700 Tel-Angi

    1642 Francesco

    1598 Agneth

    1525 Ninan

    1498 Silvestro

    1450 Duccio

    1403 Ihuikatl

    1365 Sovann

    1336 Zeshin

    1307 Julien

    1278 Amedé

    1240 Federico

    1187 Rashida

    1129 Bernardo

    1060 Tanushri

    987 Topiltzin

    950 Cadmael

    895 Matilde

    871 Yechiel

    844 Taito

    786 Padmasambhava

    739 Ohgwáih

    620 Atsara

    520 Teodorico

    448 Yangdi

    325 Padmakar

    303 Giorgio

    268 Hapac

    122 Geltrude

    31 Tara

    Linea del tempo delle vite di Rebecca. Anni di nascita e di morte

    2426-ND Kyoto Giappone

    1966-ND Roma Italia

    1954 Jodhpur India

    1874-1952 Vienna

    1811-1865 Londra UK

    1790-1810 Fontevraud Francia

    1755-1785 Cina

    1752 Versailles Francia

    1701-1750 Giappone

    1668-1700 Timbuctù e Argentina

    1599-1667 Italia

    1526-1598 Venezuela

    1509-1525 Machu Picchu Perù

    1461-1498 Firenze Italia

    1430-1458 Siena Italia

    1377-1425 Tenochtitlán Messico

    1340-1376 Angkor wat Cambogia

    1308-1339 Kyoto Giappone

    1280-1307 Chartres Francia

    1254-1280 Rodi

    1194-1250 Castel del Monte Italia

    1154-1192 Gerusalemme

    1090-1153 Francia

    1030-1087 Hampi India

    960-1028 Tulum e Chichén Itza

    910-958 Belize e Guatemala

    872-900 Orvieto Italia

    849-871 Etiopia

    809-848 Scozia

    740-800 India e Tibet

    698-739 Nord America

    531-630 Ladakh

    454-526 Ravenna Italia

    410-450 Vietnam

    311-325 Rajasthan India

    275-303 Italia

    211-270 Perù

    105-148 Sicilia Italia

    27-103 Masada Israele

    Capitolo 1 - Luna e Marte

    Edimburgo 17 luglio 2454

    Ambra pietra dei sacerdoti, regale,

    innalza la parte spirituale

    Era in ritardo. Quel giorno doveva incontrare una delegazione di giapponesi con i quali avrebbe collaborato per prepararsi a una missione su Marte.

    Giunta quasi all’entrata dell’imponente edificio si fermò un attimo per riprendere fiato e guardare il proprio riflesso in una vetrina. Controllò che tutto fosse in ordine. La lunga chioma bruna era piuttosto scomposta, gli occhiali, dalla montatura arancione che incorniciava i suoi grandi occhi azzurri, erano completamente appannati, la giacca piuttosto bagnata, ma le scarpe risultavano, come sempre, lucidissime e brillanti.

    Si identificò, varcò l’entrata e si diresse verso la sala dove stava per iniziare la presentazione ufficiale dei gruppi di lavoro.

    Mentre saliva le scale, improvvisamente iniziò a girarle la testa. I gradini divennero difficili da affrontare e l’enorme vetrata al termine della rampa le apparve troppo luminosa e accecante. Emma si immobilizzò. Da alcuni giorni aveva quel sintomo di vertigini e la cosa andava peggiorando, perché si verificava nei momenti più disparati e con frequenza sempre maggiore.

    La ragazza sapeva perché manifestava quel sintomo. Era il segnale che doveva concentrarsi su qualcosa di profondo, di determinante. Tuttavia la preparazione per il viaggio, componente fondamentale del suo nuovo incarico, la assorbiva completamente e la induceva a tralasciare ogni altro aspetto della propria vita.

    Ebbe la sensazione di avere il Maestro Senza Nome di Samye dietro le spalle.

    «È giunto il tempo di conoscere le tue vite precedenti e il viaggio che stai per intraprendere ti indurrà uno stato di ipnosi latente che sfrutterai nel sonno per effettuare le regressioni…»

    Emma sapeva a cosa si riferiva il Maestro che le si stava manifestando attraverso la sua mente. Lo sapeva molto bene… Ma non riteneva quell’istante il momento adatto per riprendere tale discorso.

    Terminò la scala stordita, voltò lo sguardo intorno a sé per assicurarsi di essere sola e recuperare l’abituale autocontrollo. Era ancora disorientata quando in fondo alla sala vide Scott, il suo collega coetaneo, intento ad ammirare i meravigliosi ologrammi che per l’occasione venivano proiettati tutt’intorno.

    «Buongiorno, ti vedo molto interessato al paesaggio!» Disse con tono gioioso.

    Entrambi erano consapevoli della reciproca profonda stima che li univa, ma ancora non si percepivano sicuri di volerla trasformare in una relazione più intima. Emma era certa, nel suo cuore, che Scott sarebbe stato l’amore della sua vita, ma non aveva alcuna fretta di rivelare a se stessa e a lui i propri sentimenti.

    «Vi presento Emma MacGill.» Si sentì nominare con trasporto, mentre un gruppetto di persone la raggiungeva sollecito. Nel mese successivo, Emma sarebbe partita per la maggiore stazione lunare esistente, partecipando a una missione di una squadra mista anglosassone e giapponese per ricerche inerenti il suo lavoro e la preparazione al viaggio su Marte. Quel giorno stava conoscendo i componenti nipponici.

    «Sono onorata di far parte di un team così competente.» Replicò con modestia la giovane in giapponese, lingua che parlava correntemente come l’inglese.

    Circa due ore dopo, mentre un applauso discreto accompagnava la presentazione appena terminata sul progetto che sarebbe stato realizzato durante i sei mesi di permanenza sul satellite terrestre, Emma si rese conto di aver pensato per tutto il tempo al Maestro Senza Nome.

    Disponendosi in una fila composta, il gruppo di ricercatori giapponesi si inchinò, dirigendosi verso l’uscita.

    «Emma ci sei? Sei già sulla Luna?» Scott le accarezzò una spalla e si voltò per guardarla negli occhi. «Si vedeva che ero distratta?» Ammise Emma ridendo. Quella era una sua caratteristica peculiare, la trasparenza assoluta. Sapeva dissimulare le proprie emozioni, ma per farlo doveva concentrarsi. E, soprattutto, doveva volerlo, cosa che con Scott non le accadeva mai.

    Era nata a Kyoto e vi era rimasta per ventotto anni. La sua famiglia era originaria scozzese e si era trasferita in Giappone trenta anni prima, in seguito a un incarico di lavoro del padre. Emma aveva studiato in quella terra, dove i suoi genitori avevano deciso di rimanere indefinitamente, visto che la madre aveva aperto un ristorante ed era diventata famosa per le ricette fusion euro-asiatiche.

    Durante gli studi universitari e il successivo dottorato di ricerca, la ragazza aveva frequentato la scuola di Masumi Nobu, un monaco zen, imparando le arti marziali e le tecniche di concentrazione e di meditazione. Attraverso tali conoscenze riusciva decisamente a velocizzare le proprie capacità di apprendimento e questo le aveva consentito di approfondire materie totalmente avulse dai suoi studi principali, come la psicologia, la filosofia e l’archeologia.

    Il nome Masumi Nobu significava Vera lucidità nella fede e sicuramente il Maestro incarnava il proprio nome. Consapevole delle doti non comuni della propria allieva, Masumi aveva convinto Emma ad approfondire gli studi sulla meditazione presso il monastero buddhista di Samye, in Tibet, dove la ragazza aveva trascorso un anno al termine del dottorato. In quel luogo aveva lavorato con il Maestro Senza Nome, apprendendo tecniche di concentrazione per il raggiungimento di stati cognitivi alterati.

    La giovane incrociò nuovamente lo sguardo di Scott e decise improvvisamente di raccontargli di Masumi, dei suoi studi alternativi a Samye e dei recenti giramenti di testa, che ella aveva riconosciuto come sintomi di prontezza interiore ad avviare un lavoro ulteriore introspettivo.

    Scott sarebbe, infatti, rimasto a Edimburgo durante la sua missione lunare ed Emma riteneva che condividere con lui alcune parti molto intime della propria storia, avrebbe aiutato entrambi a superare i mesi di separazione, durante i quali si sarebbero potuti incontrare solo virtualmente con i dispositivi a ologramma.

    Lo afferrò per un braccio e lo invitò a bere, con la scusa di brindare alle future missioni spaziali che avrebbero condiviso, a partire dall’anno successivo e fino alla missione marziana, secondo quanto previsto dal programma di ricerca dell’Università. Seduta davanti a una birra e a un piatto di stufato, Emma iniziò a raccontare a Scott la sua vita Nipponica e Tibetana.

    Capitolo 2 - Il cuscino della meditazIone

    Kyoto 7 settembre 2444

    La prima settimana di università le era apparsa meravigliosa. Eppure Emma non vedeva l’ora che arrivasse il week-end, per recarsi a un tempio dove avrebbe frequentato il primo corso di arti marziali di un famoso Maestro.

    Studiava arti marziali da quindici anni e tiro con l’arco da dodici. Praticava anche metodi di rilassamento in acqua, come il watsu. La scuola di Masumi Nobu era estremamente famosa perché approfondiva le tecniche interiori oltre a quelle fisiche, che usava solo come punto di partenza. Aveva superato un esame per essere ammessa ed era molto orgogliosa di essere rientrata tra gli studenti accettati. Non avrebbe mai pensato, in ogni caso, di ritrovarsi da sola nel percorso che il Maestro aveva previsto per lei.

    Prima delll’alba partì per il Byodo-In e vi arrivò alle prime luci del giorno. Aveva appreso che si trattava di un luogo sacro, pieno di storia e di leggende. Era anche un piccolo paradiso di piante antiche e maestose. L’incanto lussureggiante della natura in cui si stava inoltrando le aveva indotto una progressiva modificazione dello stato di coscienza. In una condizione di trance naturale procedeva rapida senza percepire alcuno sforzo.

    Varcata con una certa titubanza la soglia, Emma poté apprezzare la complessità sapiente di quei dettagli architettonici. Distratta da questi pensieri e dalla propria perenne curiosità, la ragazza non si era resa conto di essersi inoltrata per diversi metri nell’ambiente deserto. A ridestarla dalle sue elucubrazioni fu un oggetto rettangolare che fluttuava al centro esatto della stanza. Mossa da un impulso irrefrenabile, senza quasi averne coscienza, lo afferrò.

    Una voce carezzevole, quasi un bisbiglio, pronunciò il suo nome. Dietro di lei era apparso un uomo di età indefinibile e di corporatura atletica, coperto da una tunica bianca. Aveva in mano un mala, un rosario Buddhista, in osso, con un piccolo pendaglio attaccato, sempre in osso, a forma di teschio umano.

    «Benvenuta. Sono Masumi Nobu.»

    Il Maestro la invitò a seguirlo e la fece accomodare in una sala del Tempio indicandole un cuscino della meditazione. Emma acquisì la posizione del loto, con le gambe incrociate, adagiandosi sul cuscino a forma di sfera e grande come un pallone da calcio, senza perdere l’equilibrio. Masumi la osservò sorridendo, poi si adagiò su un analogo cuscino di fronte a lei e rimase in silenzio. Trascorsero l’intera giornata immobili, seduti l’uno di fronte all’altra. Emma a tratti chiudeva gli occhi, altrimenti fissava lo sguardo impenetrabile del Maestro che era sprofondato in meditazione.

    Quando la luce del giorno era scomparsa già da alcune ore, l’uomo si sollevò lentamente. «Ho visto la tua luce e la tua determinazione, Emma. Faremo un cammino insieme perché accetto di essere il tuo Maestro. Ti aspettavo da tempo.» Detto ciò si allontanò, lasciando la ragazza ancora sul cuscino.

    Capitolo 3 - Libri

    Emma si ricordò solo in quell’istante di essere digiuna da molte ore e infilò la mano nella sacca, dalla quale non si separava mai quando era in viaggio, nella speranza di trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Rovistò a lungo nel disordine delle sue cose finché si soffermò su una forma poco familiare. Ne estrasse... l’oggetto che la mattina aveva sottratto nel Tempio, un oggetto che non conosceva, o meglio, che aveva visto solo nei musei e nelle biblioteche antiche, ma che non aveva mai usato. Un libro... IL libro. Se ne era completamente dimenticata o, meglio, non aveva mai avuto la piena consapevolezza di essersene impossessata.

    Ruotò il libro osservandone ogni lato. E sulla copertina lesse finalmente il titolo La Scuola di Ambra.

    Era piuttosto voluminoso. Saranno quasi cinquecento pagine pensò la ragazza, provando una enorme curiosità per il contenuto. Provò a sfogliarlo, ma con sua grande sorpresa notò che all’interno le pagine erano bianche. Non sbiadite, semplicemente bianche.

    Ripose il volume nella sacca e si sdraiò su uno dei tatami che coprivano il pavimento. La stanchezza potè più della fame ed Emma si addormentò istantaneamente.

    La mattina dopo fu svegliata da un gradevole profumo di tè. In piedi accanto a lei, il Maestro le porgeva una tazza fumante e una ciotola di riso. Appena si fu rifocillata, Masumi le fece cenno di seguirlo all’esterno e prese a inerpicarsi per la collina tra le fronde degli aceri che animavano tutto il sito del Byodo-In. «Dunque sei qui per conoscere te stessa.» Esordì.

    Emma riflettè su quelle parole. «Sì. Anche se non ho idea di cosa questo significhi. Ho sognato alcuni anni fa un uomo che mi avvicinava e mi parlava a lungo. Diceva di essere il Maestro Senza Nome. Tu sei un’anima antica, mi ha detto, "e potrai conoscere i segreti del mondo per portare molta parte dell’umanità all’Illuminazione. Hai già provato a fare questo, ma l’umanità non era pronta. Adesso lo è. Dovrai ripercorrere il filo delle tue vite: la tua Anima, per continuare il proprio cammino, tornerà a 400 anni fa e ti preparerà la via verso la consapevolezza. Se lavorerai con la tua Anima, la tua vita sarà lunga e la tua missione si compirà completamente.

    Tutto si realizzerà per gradi. Quando sarai matura, un giorno scoccherai una freccia con il tuo arco ed essa si conficcherà nel centro del bersaglio rompendosi in due. Quello sarà il segno per te che è giunta l’ora di andare al Byodo-In e sottoporti ai gradi di formazione del Maestro Masumi Nobu. Egli sa e, nel giusto tempo, ti condurrà da me." Ecco perché sono qui Maestro. Ciò che l’uomo mi disse in sogno si è avverato, così ho cercato il suo Tempio e sono giunta a Lei. Ma questo è tutto ciò che so.»

    Emma estrasse il libro dallo zaino e lo porse al Maestro. «Ieri entrando nel Tempio ho trovato questo. Credo sia un libro. Ne ho già visti, ma non ne ho mai letto uno e per di più…»

    «Questo ha le pagine bianche!» Concluse il Maestro divertito. Poi riprese. «Il libro è per te. Contiene la storia delle tue vite precedenti. Lo ha scritto una donna circa quattrocento anni fa, nel 2020 in Italia. Ma poi se ne è persa la memoria. In effetti era considerato futurista per il tempo… Comunque, la tua missione consiste nel rivivere le tue vite precedenti, che sono anche le vite precedenti della autrice del libro. Perché tu, Emma, sei una sua reincarnazione. Mano a mano che rivedrai le tue vite e ne comprenderai il senso, le pagine si riscriveranno. Ma andiamo per gradi.»

    Capitolo 4 - Piegare il tempo

    Emma rimase allieva di Masumi per circa due anni durante i quali praticò numerose tecniche di meditazione e di guarigione. Talvolta il Maestro utilizzava arti marziali e strumenti di allenamento fisico per indurre nella ragazza stati cognitivi profondi. Altre volte usava tecniche convenzionali con fini non usuali, invitandola a cimentarsi nel giardinaggio, nel nuoto, nel lancio con la tuta alata, oppure nella lettura del pensiero e nella telecinesi degli oggetti.

    Alcune volte passavano intere giornate in cammino, immersi nella foresta che circondava il Tempio, come in un corso di sopravvivenza per forze speciali. Altre volte, infine, sperimentavano la meditazione statica, rimanendo immobili, con lo sguardo fisso su un oggetto per ore e ore, tanto che Emma perdeva cognizione della data nella quale si trovava.

    Un giorno Masumi si presentò con un altro libro in carta, Flatlandia di Edwin Abbott Abbott. La giovane lo guardò con curiosità.

    «Vorrei che tu lo leggessi. Sono poche pagine, con le tue capacità impiegherai non più di due minuti.»

    Sfidata nell’orgoglio, Emma lo trangugiò visivamente. Mano a mano che scorreva le pagine rallentava lievemente la corsa... e sorrideva. Lo richiuse dopo qualche istante.

    «Ho capito!»

    «Cosa?» Le chiese Masumi sorridendo anch’egli.

    «Ho capito come vedere la quarta dimensione! Noi percepiamo in tre dimensioni e dunque vediamo il bidimensionale come potremmo vedere un foglio, girandolo prima da una faccia e poi dall’altra. Se disegniamo una casa sul foglio con un comignolo di lato, girando sulla faccia posteriore del foglio vedremo in trasparenza la stessa casa, ma con il comignolo dal lato opposto. La osserviamo come allo specchio.

    Se ora ci mettiamo nella quarta dimensione possiamo fare la stessa cosa sul tridimensionale: possiamo rovesciare la stanza dove siamo seduti partendo da un punto, come se fosse un guanto che sfiliamo dalla mano sinistra capovolgendolo. Quando, alla fine, lo guardiamo rivoltato interamente, sembra appartenere alla mano destra. Questo perché i guanti, come le mani, sono oggetti chirali, ossia non sovrapponibili alla loro immagine speculare.

    Il fatto è che se rovescio questa stanza come un guanto da un punto qualsiasi, per esempio l’angolo dietro a dove sei tu, la sto guardando dalla QUARTA dimensione. La posso vedere rovesciata in tridimensionale come prima vedevo la casa disegnata capovolta. Posso quindi fare avanti e indietro, osservando le tre dimensioni come un disegnatore o, meglio, come uno scultore.»

    «Bravissima, ora vai nella quinta.»

    «Eh? Ah, beh... Sì. Nella quinta mi siedo e vedo le tre dimensioni spaziali e la quarta temporale e le posso rivoltare allo stesso modo. È come se prendessi questa stanza mentre tu lanci una palla e la capovolgessi da vari punti dell’asse temporale: posso vedere, ripeto vedere, la palla che va avanti o indietro, cioè che percorre la stanza o il suo rovescio spazio-temporale.

    Meglio ancora, se ora tu versassi il tè per terra, esso si espanderebbe nel tempo e nello spazio e io, dalla quinta dimensione, lo vedrei espanso o ristretto, di dritto e di rovescio. Ma così posso andare anche nella sesta dimensione e vedere rovesci spazio-temporali con una dimensione in più.»

    «Perfetto!» La interruppe Masumi. «Se arrivi alla sesta dimensione vedi anche se ti stai muovendo nel terzo, nel quarto o nel quinto piano. Ma per ora fermati. Prova a uscire da questa stanza, determinando un rovesciamento spazio-temporale, e osserva dove ti fermi con il rovesciamento. Puoi fermarti a questa stanza, oppure al Giappone, oppure rovesciare tutto il pianeta...»

    La giovane si protese fisicamente in avanti sul piccolo cuscino tondo, rischiando di perdere il già precario equilibrio. Poi socchiuse le palpebre, rendendosi conto che doveva operare uno sforzo di astrazione per capire a cosa si riferisse il Maestro. Con gli occhi chiusi, si immaginò fuori dalla stanza. E, dalla quinta dimensione, vide che poteva fermare il tempo e rovesciare la grande sala, mentre il resto del mondo intorno rimaneva statico, come in un fermo immagine. Poteva vedere gli attimi passati e gli attimi futuri. Allargò il movimento al Tempio. Tornò indietro al suo arrivo e poi andò alla fine della conversazione in atto... e sempre... riusciva a rovesciare l’ambiente, mentre nel contesto esterno permaneva il fermo immagine. Gli uccelli erano immobili come in hovering, le acque dei fiumi, le persone, la frenesia nelle città... tutto fermo...

    «Stai pensando che ciò che vedi è solo frutto della tua immaginazione, vero?» Chiese Masumi.

    «Vero.» Ammise la ragazza senza proferire ulteriori parole. La mente bloccata tra razionale e irrazionale, incapace di propendere verso l’uno o verso l’altro.

    «Può darsi. Ma può anche darsi di no. Dipende tutto da te. Da ciò che vuoi e, ancora prima, da ciò che senti, dal quale dipende quello che credi e quindi ciò che vuoi.

    Se vuoi fermamente qualcosa, la puoi fare. Ma devi essere convinta tu, completamente, di poterla fare. Lo devi sentire nel profondo del tuo Essere. Puoi creare una bolla del tempo, qui. È vero? È completamente vero? Lo credi davvero? Da qui, ora, hai la possibilità di compiere qualcosa di incredibile dal punto di vista razionale, ma di determinante per l’Umanità. Potrai volare come un’aquila... ti ricorda qualcosa?»

    «Sì, è vero. Io mi ricordo cosa si prova a volare, ma non so perché.»

    «Verrà il tempo per tutto. Nella vita c’è un tempo per tutto.» Rispose il Maestro. Poi riprese. «Dunque puoi fare qualunque cosa. Tuttavia, devi essere pronta ad accettarne le conseguenze anche in termini di accrescimento della tua consapevolezza e, quindi, di estraneità rispetto al resto del genere umano. La consapevolezza è una via senza ritorno, non la puoi eliminare, non la puoi cancellare.

    Più sei consapevole, più sei diversa. E più dovrai accettarti, tu per prima, con le tue nuove capacità. Con la verità che porterai, con il tuo sapere... Sarai capace di accettarti? E di accettare che gli altri non ti accettino, o che lo facciano in modo diverso da prima? Sarai capace di essere il veicolo della tua verità?»

    «Ho capito...» Emma deglutì non del tutto sicura di avere realmente capito.

    Masumi proseguì.

    «Ora imparerai a muoverti nel tempo. Dalla quinta dimensione ti sarà possibile camminare nella quarta, osservandola come se fosse un quarto asse di uno di quei diagrammi cartesiani a te cari. Spostarti nel tempo significa farlo anche nello spazio. E ti insegnerò a viaggiare verso altri tempi e altri luoghi, dove sei già stata o dove vorresti andare... Proviamo.»

    Il Maestro porse le proprie mani aperte con i palmi verso l’alto ed Emma posizionò i propri palmi sopra. Erano seduti uno di fronte all’altra, con gli occhi chiusi, e respiravano lentamente e profondamente.

    «Dimmi cosa vedi, Emma...»

    La giovane si concentrò. Poi emise un sospiro e sorrise. «Vedo una spirale, come il serpente arrotolato su se stesso... Sto roteando nella spirale, vorticosamente, verso il centro... verso il centro. È come un buco nero...»

    Le si affannò il respiro. «Fa paura! Sembra un vortice della Divina Commedia o un quadro di Bosch, quell’autore di mille anni fa che dipingeva mostri e creature aliene. Non vedo dove finisce, è come la bocca delle tenebre, un antro oscuro.»

    «La fine del mondo. La morte.» Terminò il discorso Masumi, pur sapendo che così non era, ma consapevole che la sua giovane amica avrebbe dovuto ancora attendere prima di scoprire la reale natura di questo come di molti altri misteriosi messaggi dei quali sarebbe stata, suo malgrado, testimone e latore.

    Capitolo 5 - La missione

    Emma arrivò in Tibet in primavera. La neve iniziava a sciogliersi, il rigido inverno lasciava posto a un timido risveglio verde della natura. La popolazione era ormai quasi completamente cinese, i tibetani si erano trasferiti in massa a sud, verso gli stati settentrionali dell’India e verso il Bhutan. Nei monasteri ancora si trovavano rampolli di famiglie tibetane, ma anche giovani provenienti da occidente e dal resto dell’Asia, come lei.

    Masumi la accompagnò a Samye, dove attesero alcuni giorni prima di poter incontrare il Maestro Senza Nome che Emma aveva sognato due anni e mezzo prima. Il Maestro esisteva davvero, la giovane lo aveva scoperto durante il suo percorso al Byodo-In. Lo stesso Masumi era stato suo allievo, in un tempo indefinitamente lontano, aveva detto ridendo.

    Durante l’attesa ebbero modo di visitare il monastero e conoscere parecchi monaci e meditanti, coloro che, pur non prendendo i voti, si avvicinavano al Buddhismo trascorrendo un periodo presso la struttura.

    Il termine meditanti era stato coniato un centinaio di anni prima dall’abate di Samye, convinto, come molti suoi predecessori, che il futuro del monastero fosse legato alla presenza continua di pellegrini e studenti occidentali. Tra le schiere dei meditanti erano ormai ammesse le donne, mentre nel monachesimo le differenze di genere erano ancora ferme a 2000 anni prima.

    Il Maestro Senza Nome aveva all’epoca circa 120 anni, o almeno questo diceva la leggenda. Era un uomo assai minuto, glabro, con pochi denti e due occhi penetranti. Si muoveva lentamente dalla propria stanza alle sale di preghiera, accompagnato sempre da un monaco giovane della schiera dei suoi allievi.

    Quando finalmente furono ammessi al suo cospetto, Masumi si emozionò visibilmente, si inginocchiò con la testa a terra e rimase immobile. Emma era in piedi accanto a lui e rimase un attimo di troppo in posizione eretta, tanto che il giovane accompagnatore del Maestro le fece un cenno seccato per invitarla a imitare Masumi.

    Sorprendendo tutti, il Maestro Senza Nome sollevò la mano destra per fermare la giovane, poi sorrise e iniziò a parlare con un filo di voce. Il monaco porgeva l’orecchio al Maestro, ascoltava e traduceva in inglese.

    «Ben tornato, Masumi, al tuo nido della consapevolezza. Hai condotto Emma da me nel giusto tempo. Come sempre, sai cogliere le stagioni della vita.»

    Nonostante la profonda conoscenza del mondo Buddhista, la giovane si stupì di essere nota al vecchio saggio. Tuttavia rimase immobile, gli occhi puntati negli occhi del Maestro Senza Nome, le mani giunte sopra lo stomaco.

    «Dal giorno nel quale ti ho comunicato che eri la prescelta sono trascorsi poco più di dieci anni. Hai compiuto tutto il tuo cammino e Masumi, il mio allievo prediletto, ti ha portata qui. Tu accompagnerai il mio spirito nel bardo della morte. La tua anima è molto brava nella pratica del phowa, ma tu non lo ricordi ancora. Trascorrerai con me un anno e imparerai a lasciare il tuo corpo durante i sogni.

    Ognuno di noi nasce con un legame speciale con una Legge e tu hai una connessione particolare con quella della Verità. Non solo, è la tua intera Missione a svolgersi sotto la sua egida. Non ti devi preoccupare, sarà lei a guidarti.

    Tu comprenderai il Messaggio della Verità. E dovrai impegnare la tua vita per diffonderlo all’Umanità, affinché possa continuare la propria evoluzione in armonia con il pianeta Terra e con l’intero universo.

    La combinazione delle tue capacità sarà la tua arma vincente. Sei un Maestro, Emma, disceso dal Quinto Piano di esistenza¹, con le capacità necessarie per compiere questa missione.

    Le essenze spirituali che risiedono ai gradi più elevati di quel livello sono esseri illuminati che hanno imparato a modificare il tempo e la materia, ma il Messaggio che dobbiamo ricomporre andrà consegnato a un’Umanità eterogenea, comprendente individui più o meno evoluti, persone che desiderano crescere e altre che si rifiutano.

    È importante che tu riesca a tradurre il messaggio in termini fruibili per tutti, con esempi concreti e strumenti terreni.

    Rifletti su quanto ti ho detto. Incontrerai verità relative alla vita terrena, ai sentimenti e alle emozioni a essa legati, verità relative alla morte, alla rinascita, e al percorso evolutivo dell’anima, e verità relative al percorso di Illuminazione dell’umanità. Ti verranno rivelati segreti che hanno alimentato i misteri della nostra specie e della nostra storia. Hai tutti gli strumenti per riuscire.

    Nel 2020, come già sai, tu eri Rivka, una donna italiana. E sempre un Maestro del Quinto Piano. Ricorda che l’anima non è soggetta alla legge del tempo… ma questo lo capirai meglio più avanti.

    In quella tua passata esistenza ti sei ritrovata a investigare sulla tua missione. Allora hai individuato il concetto di Animotrofio e sei stata rapita dalla Bellezza di questo progetto che sentivi allora, e senti ancora adesso, appartenerti profondamente. Ed eccoti di nuovo qua a lavorare per portare all’umanità il Messaggio sulla sua Verità.»

    Questa volta Emma trasalì, seppur in modo impercettibile. Il progetto dell’animotrofio era una sua idea della quale non aveva mai parlato con alcuno. Un luogo dove ospitare anime alla ricerca dell’Illuminazione, un neologismo da lei inventato quando era piccola e aveva per la prima volta sentito parlare di orfanotrofi. Traslando il concetto, aveva coniato il termine di ciò che le sarebbe piaciuto costruire per aiutare l’umanità.

    «Tranquilla Emma. Lo ho sempre saputo. Tra noi non servono le parole, anche se verbalizzare i concetti aiuta a metabolizzare le emozioni derivanti e a fissarli nella memoria.

    Ti fornirò ancora qualche piccolo ragguaglio e poi Masumi potrà ripartire. In un futuro molto vicino, dopo il tuo anno di iniziazione al mio fianco, inizierai a vivere degli stati cognitivi alterati nei quali ricorderai le tue vite passate. Per evitare che le emozioni ti assalgano in momenti non idonei, terrai confinata questa tua capacità ai soli stati di sonno, tranne in casi nei quali vorrai deliberatamente andare in trance anche da stati di veglia, per qualsiasi motivo legato alla tua personale volontà e solo a questa.

    Quindi sognerai le tue vite precedenti.

    Ad ogni risveglio potrai notare che saranno apparse le scritte originali in alcune pagine del libro che hai trovato al Byodo-In, ma tu annoterai personalmente i sogni e le tue deduzioni. Alla fine del lavoro, leggerai il libro, composto di due volumi che a quel punto saranno ormai interamente riapparsi, riempiendosi di scritte, ed intepreterai il Messaggio in esso contenuto.

    Rivka ha impiegato sessant’anni a individuare le proprie vite precedenti, a raccogliere gli oggetti e a percorrere fisicamente palmo a palmo l’intero globo terraqueo per visitare in prima persona tutti i siti ai quali si percepiva in qualche modo connessa e dove sentiva di avere ricordi.

    Un lavoro non facile, che tu utilizzerai perché sognerai, di fatto, il libro scritto da lei.

    In seguito, grazie alle capacità della tua anima, potrai mettere a frutto il Messaggio, nei suoi vari livelli, nell’interesse dell’Umanità e del Pianeta nel suo insieme. Questa tua esistenza è una parte del processo di Illuminazione della tua Anima. Ciò che viene appreso in un dato momento entra a far parte del bagaglio delle incarnazioni successive. Ma l’anima non è soggetta alla legge del tempo…

    Rivka ha creato l’A.R.C.A., Alliance for the Responsible Collection of Antiquities, perché non andasse dispersa la grande eredità culturale e spirituale da lei ricostruita. Ancora oggi persone da tutto il mondo visitano l’Arca e leggono le opere da lei realizzate, ma il contenuto dei due volumi del libro La Scuola di Ambra è andato perduto e con esso la possibilità di comprendere il messaggio.

    Tu ora riesci a vedere la dimensione del tempo dall’alto... Lo percorri avanti e indietro.»

    «Sì... Adesso vedo... E credo.» Affermò Emma con convinzione. Era emozionata. Si voltò lievemente verso Masumi che rispettava profondamente e gli sorrise, ringraziandolo mentalmente per tutto ciò che le aveva insegnato.

    «Adesso vai. Concentrati sempre sulla bellezza. E sull’amore.» Le disse Masumi abbracciandola. Poi si congedò dal suo Maestro e dalla sua allieva, ruotò su se stesso e si avviò all’uscita della sala.

    1 I Sette Piani di Esistenza – Estratto dal libro ThetaHealing di Vianna Stibal

    "Ritengo che ci siano Sette Piani di Esistenza: sono le forze visibili e invisibili dei cosmi che definiscono le diverse dimensioni di quest’universo e di quanto vi sta oltre. Sono così vaste che la mente umana deve trovarsi in uno stato di astrazione per poterle comprendere.

    Lo stato Theta ci permette di percepire queste forze inesplicabili in tutta la loro potenza, attraverso il Creatore di Tutto Ciò che È.

    Ogni piano ha la propria energia, meglio definita come vibrazione. La frequenza della vibrazione è ciò che differenzia i piani tra loro e distingue i loro abitanti in fisici e spirituali. Più elevata è la frequenza della vibrazione, più velocemente gli atomi si muovono. Per esempio, le molecole degli oggetti solidi del Primo Piano di Esistenza sono molto lente.

    Quelle delle piante del Secondo Piano sono più veloci, e la velocità delle molecole cresce progressivamente un piano dopo l’altro. Le vibrazioni sono l’essenza della vita in tutte le sue forme.

    Le forze vibrazionali dei piani sono caratterizzate da oscillazioni ampie o molto piccole che, una volta comprese, possono essere influenzate dal potere del pensiero.

    I piani sono divisi da veli sottili che, sotto forma di convinzioni, sono programmati nell’inconscio di ogni uomo, donna o bambino di questo Pianeta. Quando andiamo al Settimo Piano di Esistenza, impariamo a far cadere questi veli di credenze, per comprendere che non siamo separati dai Sette Piani, ma connessi a tutti.

    Ciascun piano di esistenza è soggetto a condizioni, regole, leggi e obblighi propri. Per loro stessa natura, i primi sei piani contengono una certa proporzione di illusorietà, mentre il Settimo Piano è l’essenza della verità e del Divino.

    I piani sono tanto vasti che la mente dell’uomo deve essere in uno stato di astrazione per comprenderli, e così microscopici che non si possono misurare. Per capirli dobbiamo essere in un’onda Theta, che crea uno stato mentale di connessione al Divino.

    È quello che chiamo stato Theta. Questo stato ci permette di ricevere informazioni dal vasto panorama interiore ed esteriore che compone la creazione. E ci consente di comunicare con il Creatore. È attraverso il Creatore di Tutto Ciò che È del Settimo Piano di Esistenza che siamo in grado di percepire i Piani di Esistenza in tutta la loro grandezza.

    Il Settimo Piano di Esistenza

    Questo è il piano del Creatore di Tutto Ciò che È, l’energia che fluisce in tutte le cose per creare la vita. Qui abbiamo la consapevolezza di essere parte di Tutto Ciò che È, parte di Dio.

    Al Settimo Piano possiamo utilizzare le energie di tutti gli altri piani senza essere legati ai loro giuramenti e obblighi. Ciò è possibile perché è l’energia del Settimo Piano a creare gli altri. È l’energia che crea i quark, che a loro volta creano i protoni, i neutroni e gli elettroni che costituiscono il nucleo degli atomi.

    Il Sesto Piano di Esistenza

    È il piano delle Leggi che creano la struttura stessa dell’universo, come la Legge del Tempo, la Legge del Magnetismo, la Legge della Gravità, la Legge della Luce e molte altre.

    Il Quinto Piano di Esistenza

    È il piano delle creature divine e semidivine, il piano dei Maestri, come Cristo e Buddha. È suddiviso in diversi livelli di vibrazione e di coscienza. I livelli più bassi costituiscono l’apice del dualismo. Dal punto di vista spirituale, tutti gli abitanti della Terra sono creature di Quinto Piano di qualche genere (maestri o figli di maestri).

    Il Quarto Piano di Esistenza

    E il regno degli spiriti, o ciò che alcuni chiamerebbero il mondo degli spiriti. È il luogo in cui gli spiriti continuano a esistere dopo la morte e dove i nostri antenati restano in attesa. È la scuola delle creature del Quinto Piano, perché gli spiriti di questo spazio continuano a studiare e non hanno ancora preso il diploma per accedere a vibrazioni più elevate.

    Il Terzo Piano di Esistenza

    È il piano delle forme di vita basate sulle proteine, come gli esseri umari e altri animali. In parte siamo stati noi a crearlo, per provare che significa essere governati dalle emozioni e dagli istinti, e per fare esperienza della realtà di essere un corpo umano in un mondo fisico. Qui impariamo quello che ci permette di superare il Quarto Piano per accedere al Quinto.

    Il Secondo Piano di Esistenza

    Questo piano è costituito da materiale organico: vitamine, piante e alberi. Le fate ne sono attratte perché è ricco di alberi e di vegetazione.

    Il Primo Piano di Esistenza

    Questo piano è costituito da tutto il materiale inorganico del nostro Pianeta: i minerali, i cristalli, il terriccio, le rocce, gli elementi che compongono la Terra nella sua forma naturale e gli atomi della tavola periodica prima che si combinino in composti a base di carbonio, diventando così organici.

    Interconnessioni

    Tutti i Piani di Esistenza sono interconnessi a formare l’immensa totalità che è la creazione. Conoscere la natura di ciascun piano porta a una migliore comprensione di queste interconnessioni e ci apre a ciò che i piani hanno da insegnarci."

    Capitolo 6 - Attraversare lo spazio e il tempo

    Stazione lunare Hermes, 8 marzo 2455

    Quel giorno faceva un’enorme fatica a dissipare il pesante torpore che l’aveva invasa.

    Da quando era arrivata sulla stazione lunare, sei mesi prima, aveva iniziato a sognare con inusuale costanza.

    Osservò la piccola stanza nella quale aveva riposato e si concesse qualche istante per focalizzare dove fosse e perché. La stanza conteneva una branda, due armadietti e due tavolini, ciascuno con una sedia. Uno dei lati corti conteneva una porta che dava su un vano a forma di uovo con le funzioni di bagno e doccia.

    Era la seconda volta che si trovava in una stazione lunare. La prima era stata dedicata all’addestramento e alla ricerca; aveva passato sei mesi in una stazione piuttosto piccola, sempre organizzata in modo minimalista per gli spazi individuali, come una barca o un campo in vetta, ma con grandi volumi per i laboratori e i magazzini.

    Ora invece si trovava nella stazione principale, dove veniva svolto il processo di produzione e stoccaggio di energia. Era elettrizzante il suo lavoro, lo aveva scelto esattamente per quello, e adorava trascorrere periodi completamente concentrata sulle sue ricerche, in un posto così remoto da tutto e tutti.

    Nelle stazioni la vita era scandita dai processi dei laboratori e degli impianti. Ci si riposava a scaglioni, in modo che il lavoro continuasse sull’arco di ventiquattro ore, approfittando anche del fatto che gli interni erano arieggiati, pressurizzati e illuminati forzatamente. La scarsezza di gravità veniva lievemente compensata, ma in ogni caso i movimenti erano decisamente diversi e occorreva qualche giorno per abituarsi.

    Si scosse socchiudendo i grandi occhi azzurri e incontrò lo sguardo della sua amica Allie, china su di lei. Scattò per alzarsi, conscia che Allie iniziava in quel momento il proprio turno di riposo e doveva quindi occupare la branda al suo posto. La condivisione dei giacigli consentiva la riduzione di spazio e aiutava a entrare nello spirito dei ritmi di veglia e sonno indipendenti dalla tempistica circadiana terrestre.

    Emma si era molto impegnata per trovare un lavoro adatto alla sua natura e alla sua preparazione: laureata in ingegneria energetica, aveva anche un Dottorato di ricerca in neuroscienze. Dedita alla ricerca di tecnologie innovative per la trasmissione di energia elettrica, ancora giovanissima, aveva vinto una cattedra presso un Centro di Ricerca dell’Università di Edimburgo, specializzata nelle tecniche di trasmutazione della materia. Le era stato affidato il compito di recarsi presso le più avanzate università internazionali per confrontare e approfondire i propri studi sul tema della trasmutazione. Una grande opportunità per lei, da sempre affascinata dalla conoscenza del mondo e dalla spiritualità delle diverse civiltà del presente e del passato.

    Nell’ambito del suo lavoro, era anche prevista la possibilità di trascorrere periodi nelle stazioni lunari per utilizzare laboratori, tecnologie e materiali con particolari caratteristiche specifiche del luogo, legate alla ridotta gravità, alla diversa esposizione ai raggi solari e a un minerale, l’olivina, miscela di forsterite e fayalite. Quest’ultima, opportunamente lavorata con tecniche ancora in affinamento, si prestava all’immagazzinamento di energia con eccellenti risultati di efficienza. Inoltre, l’olivina era presente in molte formazioni lunari e soprattutto nella regolite, la breccia estremamente diffusa sulla supeficie del satellite terrestre e usata per le costruzioni in loco.

    Emma studiava la realizzazione di batterie, cioè accumulatori di energia, basate su olivina e altri materiali contenuti nella regolite, per immagazzinare enormi quantità di energia in volumi estremamente contenuti: le applicazioni erano innumerevoli, poiché le attività terrestri e spaziali consumavano sempre più energia, elettrica e non solo. Con minore impegno, lavorava anche alla realizzazione di pile a combustibile, oggetti in grado di trasformare energia con continuità se alimentati con un combustibile esterno, e in particolare studiava nuovi combustibili basati su derivati del silicio e non solo del carbonio, realizzabili anche su pianeti diversi dalla Terra, come Marte.

    Le

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1