Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Guardiano del Vento
Il Guardiano del Vento
Il Guardiano del Vento
E-book407 pagine5 ore

Il Guardiano del Vento

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In California, una delle più grandi centrali nucleari negli Stati Uniti è presa di mira da un gruppo di terroristi. Aiutati da una talpa,il piano degli estremisti è quello di appropriarsi del reattore e spargere radiazioni nel vento, scatenando caos in tutto il mondo.


L'unica cosa che si frappone al loro piano è una coppia di ufficiali di sicurezza ribelli,la cui fuga romantica li elimina temporaneamente dal radar dei terroristi. Dopo essersi resi conto di quello che è successo alla centrale, si ritrovano coinvolti in una battaglia contro il tempo e contro scenari terrificanti.


Un'improvvisa rinascita di senso del dovere gli fa prendere le armi e li fa impegnare fino a un punto di non ritorno. Ma la loro chiamata all'azione è arrivata troppo tardi?


Esponendo la vulnerabilità delle centrali nucleari della nazione,il Guardiano del Vento è un potente thriller di Frank Scozzari, che ha ricevuto quattro nomination per il Premio Pushcart.

LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2022
Il Guardiano del Vento

Correlato a Il Guardiano del Vento

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il Guardiano del Vento

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Guardiano del Vento - Frank Scozzari

    CAPITOLO 1

    Cameron Taylor guardò silenziosamente l’immagine nello specchio rotto.

    Solo ventotto anni e già bruciato fino all’osso!

    Per lui,svegliarsi alle 20.30 con una sveglia era solo l’inizio di una nuova nottata di lavoro. Incastrato a fare il turno di notte alla centrale nucleare di Mal Loma per gli ultimi otto mesi, stava ancora cercando di adattarsi a questo orario capovolto. Aver risposto ad un annuncio su un giornale che assumeva Soccorritori Armati per proteggere una centrale nucleare da atti di terrorismo e di sabotaggio industriale, l’aveva inizialmente entusiasmato all’idea del nuovo lavoro. Ma la posizione si rivelò essere una noiosa routine di basilari procedure di sicurezza e di ore ed ore passate a marciare con un mitra sull’asfalto. La verità era che fare la guardia ad una centrale nucleare in caso di atti di sabotaggio non era quello che sembrava, né quello che si aspettava.

    Fissò lo specchio, nudo tranne che per un paio di boxer bianchi.

    Nulla era cambiato, pensò.

    Il piccolo orologio richiudibile poggiato sulla mensola vicino all’armadietto dei medicinali segnava le 21.20. Dietro c’era il dentifricio, ancora senza tappo, esattamente nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato la sera precedente. Sulla mensola accanto c’era il suo badge, buttato a faccia in giù senza alcuna cura.

    Qui comincia il mio mondo al contrario, pensò. Mentre il mondo reale dorme, io mi infilo la mia armatura.

    Sin dall’inizio il suo corpo aveva rifiutato il cambio di orario. Aveva provato ad eliminare la caffeina, aveva preso Ambien ma senza risultato. Aveva anche comprato un CD di yoga pensando che il suono rilassante delle onde avrebbe potuto aiutarlo ad addormentarsi. Per alcuni era facile. Sembrava che per Cameron adattarsi a lavorare di notte fosse quasi impossibile.

    Si allungò e aprì il rubinetto della doccia, e poi entrò con un milione di pensieri che gli si affollavano in testa, nessuno dei quali era positivo. In meno di cinque minuti era completamente vestito davanti allo specchio, con i capelli pettinati all’indietro. Indossava un’uniforme blu scuro. Sulla spalla c’era un distintivo significativo - l’insegna di tre atomi in movimento in un’orbita antioraria. Sul bordo in alto c’era la parola Nucleare, e nella parte inferiore le parole, incurvate, Servizio di Sicurezza.

    Prese il suo badge e lo mise in contro luce. Non immaginava mai che sarebbe diventata una routine.

    Tutto era cominciato in modo piuttosto ambizioso otto mesi prima. Entusiasta all’idea del suo nuovo lavoro, Cameron era entusiasta di aver passato il colloquio iniziale. Affrontò la sfida della prova di agilità fisica come uno studente sulla pista da corsa.

    I requisiti richiedevano di fare i quattrocento metri in meno di settantacinque secondi, di dover trascinare un sacco pieno di sabbia, pesante settanta chili, sull’asfalto, e di scalare un muro alto tre metri con un mitra giocattolo sulle spalle, e lui superò tutte le prove abbastanza facilmente. Poi fu la volta del nullaosta di sicurezza e del controllo sui suoi precedenti, che gettarono un po’ di luce sul tipo di posizione lavorativa. Volevano sapere ogni dettaglio del suo passato, anche quale scuola elementare aveva frequentato.

    Sono veramente seri al riguardo, Cameron ricordò di aver pensato.

    Poi gli avevano preso le impronte digitali- un controllo digitale LiveScan di tutte e dieci le impronte che aveva il database direttamente nella sede FBI di Washington DC, e poi nell’ufficio del Dipartimento di Giustizia di Sacramento, svelando che Cameron era pulito eccetto che per qualche violazione del limite di velocità. A questo era seguito un questionario sul suo passato di diciotto pagine, confermato da un test poligrafico e scannerizzato nel N.O.R.A.- Non-Obvious-Relationship-Awareness ( Conoscenza di relazioni non ovvie, n.d.t.) un software di ultima generazione che, incrociando informazioni, era in grado di trovare legami tra membri di cellule terroristiche e gruppi criminali in più di settantacinque nazioni. Infine c’era il MMPI – L’inventario multifasico di personalità del Minnesota, che lo aveva valutato, analizzato e aveva concluso la valutazione con un colloquio pre assunzione con un consulente psicologo.

    Era un tipo dall’aspetto strano, aveva pensato Cameron, pelato con gli occhiali, l’immagine perfetta dello scienziato. Cameron aveva subodorato che ci sarebbero stati problemi quando gli era stato dato il risultato del suo MMPI. La prima frase diceva:

    Quando hai fatto questo test hai mentito per sembrare migliore agli occhi del tuo possibile datore di lavoro.

    E’ vero? chiese lo psicologo andando dritto al punto.

    Cameron esitò. Ne sapeva abbastanza del MMPI da pensarci due volte prima di fingere. Aveva cercato informazioni in anticipo. Si diceva che il test era in grado di identificare un alcolizzato con un’accuratezza del novantasette per cento e di individuare i sintomi principali di un disagio sociale e personale con un’accuratezza quasi profetica, ed era il principale strumento di selezione usato dai datori di lavoro sui candidati a posizioni di pubblica sicurezza ad alto rischio.

    Certo che è vero, replicò, fissando la stampata del computer. Mi serve un lavoro.

    Lo psicologo annuì e scribacchiò sul suo taccuino.

    Va bene, quindi, disse lo psicologo. Prossima domanda: se potessi essere una persona qualsiasi nel mondo a parte te stesso, chi sceglieresti?

    Cameron dovette pensarci per un attimo. Francamente, era un po’ strano che venisse fatta questa domanda da uno psicologo. La prima cosa che gli venne in mente fu quanto i terapisti fossero più matti dei loro clienti. E a parte questo, cosa c’entrava con il lavoro in una centrale nucleare?

    Dopo averci pensato un po’, pensò che era meglio rispondere. Dopo tutto poteva avere un peso nella valutazione.

    Bugs Bunny, replicò.

    Bugs Bunny? chiese lo psicologo, rimuginandoci sopra come uno scienziato che riflette su una nuova equazione matematica. Questa è una risposta interessante. Non l’ho mai ricevuta prima. Scribacchiò alcune frasi sul suo taccuino.

    Cameron aveva un’aria preoccupata. Non stava cercando di essere divertente. Era una risposta sincera.

    E perché Bugs Bunny? chiese lo psicologo.

    Cameron diede un’occhiata ai pannelli del soffitto, con aria pensierosa. Bè, ammiro veramente quel coniglietto furbo. Sembra che non importa quanto le cose vadano male, non importa quanto sia grave la situazione, voglio dire, lei sa quanto si accaniscono contro di lui, e lui trova sempre il modo di uscirne con un aspetto perfetto e in ordine.

    Lo psicologo ricambiò lo sguardo, sembrava affascinato, e scrisse furiosamente sul suo taccuino.

    Cameron pensò di essere spacciato.

    Nonostante sembrasse che il colloquio psicologico fosse andato male, due settimane dopo ricevette una busta sottile tra la sua posta, su cui sembrava che l’indirizzo a cui riinviarla in caso di mancata consegna fosse la Casella Postale di San Roque per la centrale nucleare di Mal Loma. Dentro c’era una lettera di cinque paragrafi che gli dava il benvenuto nell’ Elite security Force, gli faceva le congratulazioni per essere stato selezionato, e poi c’era una riga in cui gli si richiedeva di presentarsi alle 8.00 per il training il successivo martedì mattina, e di arrivare in quello che veniva descritto come un appropriato abbigliamento per un civile.

    Cameron era entusiasta. Dopo essere stato disoccupato per sei mesi, aver cercato un lavoro con un curriculum non certo di rilievo, pieno di periodi in cui non aveva lavorato, e con un conto in banca quasi in rosso, era contento di aver trovato di nuovo un lavoro.

    Ora guardò la sua immagine riflessa nello specchio, pensando che fosse tutto inutile. C’era un’estasi che caratterizza il momento più alto della vita, oltre la quale la vita non può andare. Sembrava che l’estasi di Cameron fosse arrivata e passata quando aveva ventotto anni. A parte il procione che ogni tanto vagava dentro il perimetro delineato dalla staccionata facendo suonare l’allarme, la verità era che non c’era nessun tipo di azione. Non trovò né l’intrigo né la complessità promessi dall’annuncio di ricerca di personale. Notte dopo notte, andava a lavorare con la stessa noia di sempre. Era un lavoro senza futuro, pieno di regole e norme burocratiche che, nella migliore delle ipotesi, sembravano assurde, con a capo un gruppo di dirigenti seduti in un ufficio in un grattacielo di San Francisco. Essendo ottimista, affascinato dalla natura e divertito dalla gente, era decisamente segnato dalla monotonia del suo lavoro.

    Stare in piedi per ore sotto la pioggia con un mitra in una mano; fissare uno schermo di una telecamera di sorveglianza con la stessa immagine fissa; fare sempre le stesse operazioni che non solo non hanno senso ma non saranno mai utili; fissare un orologio sperando che il tempo passi. Questo è tutto quello che ci si deve aspettare dalla vita?

    La sua immagine riflessa alzò un sopracciglio con aria dubbiosa.

    Un vigilante che fa il turno di notte, pensò, addrizzandosi la cravatta. Parliamoci chiaro, questo è ciò che sono.

    L’unico raggio di luce nella sua altrimenti triste esistenza era Grace Baker, una nuova assunta alla centrale nucleare che aveva ventisei anni, con cui Cameron aveva cominciato un flirt che si era evoluto rapidamente. L’attrazione era stata immediata e reciproca. In sole tre settimane, i due avevano scoperto un affetto l’uno per l’altra che ricordava quello dei vecchi film romantici di Hollywood. In Grace, Cameron vedeva una bellezza naturale e aggressiva, quella per cui gli uomini sono disposti a traversare l’oceano. E ora Cameron si trovava a pensare più spesso a Grace che alla prospettiva di cercare un altro lavoro, cosa che aveva preso in considerazione fino al momento in cui Grace era entrata nella sua vita.

    Grace! Grace! Grace!

    Fece un respiro profondo. È il momento di difendere le masse.

    Dopo un’ultima occhiata allo specchio, si appuntò il badge sul petto, si girò e andò in cucina per farsi un panino, riempire il thermos con del caffè bollente, metterli entrambi nel suo portapranzo, e impilarci sopra un pacchetto di patatine. Poi prese le chiavi della macchina e si diresse verso la porta.

    CAPITOLO 2

    Cameron corse per le strette strade di San Roque diretto a casa di Jack, sapendo molto bene di essere in ritardo. Essendosi fermato a fare benzina ed essendosi intrattenuto in una conversazione sulle balestre con il benzinaio, aveva perso altri venti minuti. Guardando adesso il suo orologio da polso, notò che erano quasi le 21.40- più tardi del solito.

    Guardò in modo assente fuori dal finestrino.

    Dannazione! Perché continuo a farmi questo?

    Lasciandosi quasi completamente dietro Second Street, schiacciò il pedale dei freni, slittando fino alla metà dell’incrocio, facendo andare il motore su di giri, inserendo la retromarcia e accelerando mentre tornava indietro verso Second Street, passando accanto all’insegna luminosa: Sea Gypsy Apartments.

    Mentre si fermava vicino al marciapiede di fronte alla casetta sulla spiaggia di Jack, vide che la luce della veranda era spenta.

    Non è un buon segno, pensò.

    Scese dalla macchina, camminò velocemente verso la veranda, e bussò. Quando non ci fu risposta provò con il campanello, suonando senza sosta, e poi provò a bussare di nuovo- sempre senza risposta. Si allungò sull’altro lato della veranda e cercò di guardare dentro dalla finestra, ma le tende erano completamente chiuse. Provò con la maniglia della porta ma era chiusa.

    Arrivò l’inevitabile sensazione di tuffo al cuore.

    Se ne è andato senza di me!

    Cameron abbandonò di fretta la veranda, senza pensare a controllare il posto auto. Una volta rientrato nella sua piccola Honda, corse sulle strade strette di San Roque. Fece un paio di svolte veloci e si trovò su Coast Road, diretto verso San Roque Gate, l’ingresso principale alla centrale nucleare, che distava un paio di miglia.

    Pensa a quello che dirai, pensò, tamburellando nervosamente sul volante. È meglio avere un piano.

    John Harkin, il suo supervisore ambizioso e come da manuale, lo aveva già richiamato per troppi ritardi, assenteismo, e altre infrazioni legate al lavoro. L’unica cosa a favore di Cameron era che quando voleva lavorare, era dannatamente bravo. E Harkin lo sapeva.

    Nonostante questo la corda si stava quasi spezzando, Cameron lo sapeva, e nonostante odiasse il suo lavoro, ne aveva bisogno. E poi c’era anche Grace. Il lavoro gli aveva permesso di incontrarla, anche se erano molto controllati; controllati da telecamere di sorveglianza e rilevatori di movimento, e se tra loro c’era qualche possibilità di un futuro, lui avrebbe avuto bisogno di un lavoro.

    Non avere debiti è una cosa positiva, pensò Cameron, mentre continuava a guidare.

    Ripensò a diverse occasioni in cui era andato in soccorso del supervisore Harkin, e ora sperava che Harkin le avrebbe ricordate.

    Harkin ha un debito con me, pensò. Non importa cosa ha da dire sul fatto che sono in ritardo, è in debito con me!

    C’era stata quella volta con Kelly Murphy. Sì! Come aveva potuto dimenticarla?

    I supervisori avevano cominciato una gara tra di loro su chi sarebbe riuscito a far qualificare la propria squadra di tiro più velocemente e con la media punti più alta. Era un evento annuale richiesto dallo Stato. Come al solito, la squadra del supervisore Harkin aveva sparato in modo impeccabile, e velocemente. Tre dei cinque migliori tiratori erano nel suo gruppo, Cameron compreso. Ma l’eccezione era Kelly Murphy. Non aveva assolutamente la naturale agilità necessaria per sparare. E, con la richiesta specifica delle alte cariche di avere delle donne con ruoli che richiedessero un’arma, e con il loro desiderio di arrivare primi- un desiderio in linea con un’azione affermativa e politicamente corretto- era assolutamente d’obbligo che Kelly facesse bene. In seguito alla richiesta di Harkin, Cameron prese Kelly sotto la sua ala, la allenò in modo diverso rispetto a Harkin, nel suo stile diretto ma non minaccioso. Alla fine non solo lei si era qualificata, ma si era qualificata alla posizione più alta tra tutti gli ufficiali donna. Era un grosso fiore all’occhiello per Harkin.

    Inoltre, ora Cameron ricordò, c’era stato l’incidente del meeting trimestrale dell’NRC. L’NRC, o Commissione Governativa Nucleare, l’agenzia di controllo federale con il compito di controllare, regolare e tenere sotto controllo tutto ciò che riguardava il nucleare, organizzò degli incontri trimestrale, e a questo nello specifico, che si sarebbe tenuto alla centrale nucleare, avrebbe partecipato il membro locale del congresso.

    Un pagliaccio, come lo descrisse Harkin, aveva chiamato dopo una minaccia in un ospedale del posto, avvisandoli di avere cento lettini pronti.

    Quindi a Cameron era stato chiesto di rinunciare al suo turno di notte e di fare la guardia su una collina con un binocolo e un mitra di grosso calibro. Aveva semplicemente l’ordine di osservare e di riportare qualsiasi attività sospetta nell’area di confine.

    Nonostante il breve preavviso e la mancanza di sonno, Cameron accettò di buon grado, senza lamentarsi. Anzi, a lui non dispiaceva affatto. Gli veniva pagato come straordinario e passò la maggior parte della giornata a guardare col suo binocolo di precisione balene grigie che migravano.

    Man mano che Cameron accelerava su Coast Road, poteva vedere le onde bianche del Pacifico che si infrangevano sulla costa dietro di lui. In lontananza il faro lampeggiò, quello sulla punta del promontorio. Man mano che si avvicinava all’entrata principale della centrale nucleare, vide che era in corso qualche attività a Porto San Miguel, che era proprio al di sotto. Un gruppo di pescatori era arrivato in ritardo e stavano issando le proprie barchette dall’acqua sulla piattaforma di atterraggio.

    Cameron girò all’angolo per immettersi sulla piccola strada d’ingresso. Una figura solitaria sedeva nella guardiola- piccola, otto per sei, con vetri su tutti e quattro i lati, grande a malapena per accogliere una guardia su uno sgabello, qualche attrezzatura, e una mensola per il caffè e i registri.

    Più avanti c’era l’accesso alla centrale nucleare di Mal Loma, ben illuminato. C’era un chiosco su un lato della guardiola con due barriere di pedaggio che ricordavano un passaggio a livello. Riflettori appollaiati su alti pali, simili alle luci che si trovavano in un campo da baseball, inondavano l’area di luce per un raggio di trenta metri. Su entrambi i lati dell’entrata c’erano delle reti di recinzione alte tre metri, con sopra rotoli di filo spinato. Una grande insegna luminosa sul lato destro del ciglio della strada non lasciava dubbi su chi fosse il proprietario e sull’accesso vietato:

    CENTRALE NUCLEARE MAL LOMA

    Pacific Alliance Power Company

    ASSOLUTAMENTE VIETATO L’INGRESSO

    Marvin Spencer, il responsabile della sicurezza che era di turno all’entrata quella sera, indossava la stessa uniforme blu scuro, accuratamente stirata, con gli atomi in movimento e le parole "Sicurezza Nucleare" in maiuscolo sulla spalla. Uscì dalla guardiola con un fucile da combattimento a ripetizione manuale Mini-14 a tracolla sulla spalla. Un cinturone intorno alla vita con una pistola nella fondina, una radio, una torcia e diversi proiettili.

    Quando Cameron fece alzare la sbarra, controllò il suo orologio.

    Venti minuti di ritardo!

    Ehilà, Marv, Cameron lo salutò mentre tirava giù il finestrino.

    Harkin vuole che io registri l’ora in cui arrivi, disse Marvin senza giri di parole.

    Cosa?

    Sì, mi dispiace dirtelo, ma mi ha chiamato e mi ha chiesto di segnare l’ora in cui arrivi.

    Cameron aggrottò la fronte. Ha detto altro?

    No, solo questo, ‘segna l’orario’.

    Merda!

    Marvin si sporse all’infuori e vide il sedile del passeggero vuoto. Dov’è il tuo partner?

    Non è già arrivato?

    No.

    Davvero?

    Davvero. È quello che ho detto.

    Cameron era perplesso. Aveva pensato, dato che era in ritardo, che Jack se ne fosse andato senza di lui, e che stesse già andando alla centrale.

    Forse qualcuno è ancora più nella merda di te? disse Marvin. E’ sempre una cosa buona, sai.

    Cameron si guardò nello specchietto retrovisore. Si passò nervosamente la mano tra i capelli ben pettinati. Mi puoi dare dieci minuti, amico? chiese.

    Mi spiace, non posso farlo. Harkin sa quanto ci vuole dall’entrata.

    Dai, amico.

    Marvin diede un’occhiata alla strada d’ingresso, con aria pensosa. Cinque minuti, disse. E’ il meglio che posso fare. Cinque minuti.

    Grazie, rispose Cameron. E’ meglio di niente. Guardò fisso verso la strada. Divertiti.

    Marvin annuì, tornò dentro la guardiola, e alzò la sbarra.

    Cameron accelerò sulla tortuosa strada di ingresso, sentendosi spacciato. Era ancora a diversi chilometri dalla centrale, e sapeva che Harkin era nella fase di documentazione, che stava mettendo insieme un provvedimento disciplinare o qualcosa di peggio, una richiesta di licenziamento da presentare al Fair Labor Standards Act.

    Era lo stile di Harkin quello di non prenderla in modo personale, pensò, lui registrava semplicemente i fatti e buttava in tavola l’asso. Praticamente sono licenziato. Grazie di tutto, capo!"

    E come se non bastasse, due colleghi che stavano andando via, che guidavano verso casa dopo il turno serale, gli passarono accanto. E mentre lo facevano, suonarono il clacsono, come per far sapere a Cameron in che guaio si era cacciato.

    Cameron aggrottò la fronte. Grazie amici!

    Nel giro di pochi minuti la piccola Honda di Cameron raggiunse la vetta del piccolo spartiacque della montagna che separava San Roque dall’oceano sul lato opposto del promontorio. Scendendo sul versante costiero sottostante, sfrecciò sui ripidi strapiombi che sormontavano le onde che vi si infrangevano. I suoi fari illuminavano la strada davanti a lui. Attraverso il parabrezza riusciva a vedere l’oceano scuro e meditabondo, chiazzato del bianco della spuma delle onde che scendevano verso l’orizzonte.

    CAPITOLO 3

    Qui la costa era mozzafiato come quella di Amalfi. Dove le montagne incontravano l’oceano al confine di un continente la formula era sempre quella perfetta per la meraviglia e la magnificenza. Fece ricordare a Cameron la prima volta che l’aveva vista, di giorno, con le onde bianche che si infrangevano su insenature turchesi, diventando di un colore più intenso sulle scogliere più lontane; leoni marini che si riposavano su insenature rocciose e, più lontano, gli zampilli occasionali delle balene grigie Californiane che compivano la loro migrazione stagionale dal Messico verso l’Alaska. Inclinandosi verso l’alto sull’oceano c’erano delle lunghe terrazze verde smeraldo di alta ammofila, che riproduceva linee di balaustre di seta luccicante, che diventavano sempre più piccole fino a sparire nella lontana foschia. A Cameron piaceva in particolare questo periodo dell’anno, quando tutto stava sbocciando. Anche se adesso era buio, poteva immaginarlo vividamente. A est, dove i pendii formavano uno stretto angolo verso l’alto, dove c’erano le vette delle montagne che dominavano la costa, i versanti delle colline verde smeraldo erano pieni di pennellate di colore giallo dei fiori di mostarda.

    Era la Grande Ironia, pensò Cameron, entrando nella Zona Protetta. Grazie alla Pacific Alliance Power Company e alla Commissione di regolazione del Settore Nucleare, e tutti i divieti di ingresso che ne derivavano, i pellicani californiani, e le lontre marine, e l’abalone rosso e nero, che staziona nelle pozze d’acqua e tutta l’altra fauna, rimaneva tanto abbondante quanto lo era stata al tempo degli Indiani Chumash cento anni prima. Qui i Chumash avevano vissuto in armonia con la natura per secoli, navigando le correnti del pacifico sui loro tomols fatti di giunco, costruendo i loro ripari fatti di canne piegate lungo le scogliere, e seppellendo i loro morti sulle collinette battute dal vento sul mare. Era un posto dove il caldo Santa Anas soffiava sull’oceano, scolpendo formazioni artistiche nelle scogliere di arenaria e chiacchierava attraverso le foglie dei canyon di platani- dove il vento ancora mormorava attraverso l’erba alta della costa- stranamente, tutto questo era dovuto ad una centrale nucleare!

    E pensando alla centrale nucleare, Cameron si ricordò della prima volta in cui l’aveva vista. Stava canticchiando lungo la strada d’ingresso il suo primo giorno di lavoro quando improvvisamente, davanti, vide due enormi cupole bianche. A lui sembrò come se Poseidone avesse posato per sbaglio due enormi elmi Troiani sulla riva del Pacifico. Gli ricordò di una volta in cui aveva fatto un giro in elicottero sul Grand Canyon, volando basso sopra il South Rim, cento piedi sopra le cime degli alberi; poi superando improvvisamente il versante, la vista lasciò il passo a un dislivello di cinquemila piedi e a una maestosa vista del Canyon.

    Era esattamente la stessa sensazione, pensò Cameron- da lasciare a bocca aperta.

    La centrale nucleare era senza dubbio un complesso dall’aspetto futuristico, appollaiata goffamente sull’orlo dell’oceano. Prima delle due enormi cupole di contenimento si allungava l’Edificio della Turbina, una struttura grande abbastanza da ospitare un campo da football, e nascosto in mezzo c’era l’Edificio Ausiliario, una struttura simile a un grattacielo con molti balconi, che era il cervello della centrale.

    Una meraviglia della Tecnologia Moderna, Cameron riflettè.

    E sin dal principio, era stato ingannato da questo. Tutti erano stati ingannati da questo. Costruire una centrale nucleare su una costa incontaminata coperta di erba vellutata che ondeggiava al vento era tanto idiota quando dipingere sopra a un Van Gogh con olio per motori. E tuttavia, nonostante l’assurdità della cosa, le ragioni erano innegabilmente oculate. L’ideale era una centrale in una posizione strategica, fuori dalla vista e dalle orecchie delle masse, e abbastanza isolata dalle aree popolate come a fornire una zona cuscinetto nel caso in cui ci fosse stata una fuga di radiazioni o un disastro nucleare. Da qui ci sarebbe stato il tempo di orchestrare un’evacuazione di massa, in caso che la remota necessità si fosse presentata.

    A dire il vero, non era certo facile costruire una centrale nucleare su una costa a terrazze nella California centrale. Per la Compagnia Pacific Alliance Power, era stata una battaglia fin dal principio. Cozzava in modo così forte contro il pensiero comune che era stata immediatamente osteggiata da una marea di ostilità. Ottenere la concessione era stato costantemente contrastato da azioni legali portate avanti dal Club Sierra, Abalone Alliance e Mothers for Peace. Ma alla fine, con l’appoggio del governo federale, il cui nuovo mantra era Indipendenza dal petrolio del medio oriente i permessi erano stati approvati e la centrale nucleare era stata costruita.

    Piani di emergenza, piani di evacuazione, piani di coordinamento, piani di ogni tipo, con ogni agenzia necessaria, furono approntati. Agenzie locali e di polizia federale, la U.S. guardia costiera, e perfino l’unità locale di Guardia Nazionale che si trovava a quarantacinque minuti in direzione nord, si erano impegnate a fornire velocemente un piano per garantire assistenza immediata per qualsiasi evenienza, inclusi gli attacchi terroristici. In caso di un’evacuazione di massa, lettere di accordo furono firmate da molte attività e associazioni locali per fornire soccorso e assistenza. I comuni della zona, così come Amtrak e la linea di Bus Greyhound, firmarono accordi per quel che riguardava i trasporti, e McDonalds acconsentì a fornire generi di prima necessità a una popolazione sfinita se fosse stata necessaria un’evacuazione di massa.

    C’era una questione spinosa nell’aria. La zona era conosciuta per i suoi Venti del Diavolo – venti imprevedibili- che, a volte, soffiavano dal largo, a volte dalla terraferma, e spesso convergevano in mulinelli e imbuti visibili sul mare. Diversi test con i palloni non avevano mai identificato la stessa direzione del vento. Questo aveva causato grande preoccupazione tra le autorità scientifiche che avevano cercato di prevedere, con una ragionevole coerenza, le correnti ventose per pianificare e per, eventualmente, evacuare.

    Tuttavia era stato sviluppato un primo sistema di allerta basato sull’ipotesi della migliore probabilità delle condizioni di vento prevalenti, dividendo strategicamente la costa centrale in una Zona di azione protettiva di dodici anelli che si irradiavano dall’’’epicentro’ della centrale nucleare. Ogni anello aveva un livello di risposta diverso determinato dal vento e dalla vicinanza alla centrale. Alte sirene di allarme erano state posizionate tatticamente in tutto il circondario, sui fianchi delle montagne, nei cortili delle scuole, per le strade cittadine e lungo le spiagge e le autostrade, in tutta la regione. Rilevatori automatizzati di raggi gamma furono posizionati lungo la Zona di Azione Protettiva Due, che si irradiava per dieci chilometri dalla centrale, che forniva dati a un computer centralizzato che avrebbe attivato un allarme automatizzato se fossero stati rilevati livelli di radiazioni pericolose. I media locali, le stazioni radio e televisive avevano tutte istruzioni prestampate; come, dove e quando trasmettere informazioni di emergenza nel caso in cui fosse stato attivato un Livello Uno di Emergenza.

    Ad orchestrare gli sforzi era la Commissione per la Regolamentazione Nucleare tramite volumi di normative federali studiati per aumentare le misure di sicurezza e prevenire la possibilità di un disastro nucleare. Milioni di dollari furono spesi per maggiori misure anti terremoto dopo che furono scoperte delle linee di faglia poco distanti dalla costa, al largo. Generatori elettrici per garantire che milioni di galloni d’acqua venissero pompati dall’oceano per raffreddare i reattori, formati da nient’altro che da sei enormi generatori diesel, una stanza della batteria grande quanto un campo da tennis, e quattro linee elettriche separate che attraversavano la sommità dei tetti di una vicina centrale di carbon fossile cinquanta chilometri a nord. Le cupole di contenimento del reattore, che si innalzavano per sessantacinque metri ed erano costruite con cemento armato e acciaio spesso un metro, erano in grado di sopportare l’impatto con un aereo di linea. Un muro di enormi puntelli fu costruito sul versante occidentale per contenere un maremoto con onde alte fino a venti metri. P.A.P.C. aveva perfino assunto dei biologi marini per la protezione dell’ecosistema. Alla fine, nonostante le tante proteste e manifestazioni, la centrale nucleare era stata costruita, era diventata operativa, e aveva cominciato a produrre mega-watts di elettricità per città che ne avevano necessità in tutta la California.

    La piccola Honda di Cameron sfrecciava lungo l’ultima collina e poi scendeva verso la piccola città di luci, da cui si innalzavano le due cupole bianche di contenimento della Centrale Nucleare di Mal Loma. Si diresse dritto all’edificio della Sicurezza che, brillantemente illuminato, si stagliava come un gioiello alla fine del recinto perimetrale del lato sud. Poteva affermare dal numero di macchine lasciate nel parcheggio che il cambio turno era terminato da tempo. Questo

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1