Sugli altopiani vicentini: Escursioni nei paesaggi della Grande Guerra
Di Carlo Gislon
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Sugli altopiani vicentini - Carlo Gislon
1. Denti italiano e austriaco
Da Pian delle Fugazze ai Denti attraverso le creste e Soglio dell’Incudine. Un sentiero per afferrare tutto il significato della guerra sul Pasubio
Mappa del sentiero. Veduta semplificata del massiccio del Pasubio, in primo piano la strada che attraversa il Passo Pian delle Fugazze, punto di partenzaIl Pasubio nella prima guerra mondiale
Situato attualmente tra la provincia di Vicenza e quella di Trento, questo confine era allora quello di stato Italia – Impero Austro-Ungarico.
La sommità del massiccio principale è quasi un altopiano con un mischiarsi di cime, rilievi e valli compresi tra i 1800 e i 2200 metri circa, coi Denti italiano e austriaco a fronteggiarsi a duecento metri l’uno dall’altro e mettere ordine in quella confusa ressa.
Le sue posizioni dovevano essere conquistate e difese ad ogni costo, pena, per gli italiani il rovesciamento rapido del nemico sulla pianura Padana, per gli austro-ungarici le porte aperte all’esercito italiano per Rovereto e Trento. Durante l’Offensiva di Primavera nota anche come Strafexpedition, l’esercito austro-ungarico trovò nel Pasubio un ostacolo insormontabile. Questi avvenimenti lasciarono segni indelebili che testimoniano tutto il repertorio della guerra in termini di crudeltà, sacrificio, eroismo, orrori, stragi inutili.
Geografia, paesaggio e natura
Al di là di queste drammatiche memorie storiche, il Pasubio mostra un’interessatissimo aspetto geografico e naturalistico: il vasto massiccio è pressoché disabitato e oltre i rifugi Papa e Lanza, solo una minoranza dei visitatori procede ricompensati da escursioni nella tranquillità più assoluta.
Si incontrano animali a ogni escursione, soprattutto marmotte e camosci verso la parte sommitale e arrivati in cima si gode di un panorama a 360°: a sud le spettacolari pareti dolomitiche del Carega, a nord si apprezza la grande estensione del massiccio stesso e più in là gli altopiani di Lavarone e Folgaria; a nord-est quello dei Fiorentini e un po’ più distante l’altopiano di Asiago.
Un binocolo permetterebbe di apprezzare ancor meglio la zona e scorgere chiaramente la cintura dei forti italiani e austriaci. La cima del Pasubio è veramente una posizione strategica sotto tanti punti di vista e questo sentiero ne è la via più diretta da Pian delle Fugazze.
Sintesi del percorso. Lunghezza: 18 chilometri; durata: 7 ore e mezza, dislivello complessivo: 1500 metriSintesi punti salienti del sentiero: Partenza: Passo Pian delle Fugazze; Sentieri: CAI 179, 398; Punto di ristoro: Rifugio Achille Papa; attrazioni principali: Resti della prima guerra mondiale, Denti, Soglio dell'IncudineIl percorso
Per iniziare dovete arrivare a Passo Pian delle Fugazze, confine tra Vicenza e Trento e parcheggiare la vostra auto negli ampi parcheggi a disposizione. Siete a pochi chilometri dall’uscita autostradale di Rovereto per chi viene da ovest o di Schio per chi arriva da est.
Il sentiero di partenza è il 179 che inizia poco a fianco della stradina che si dirige con numerosi tornanti al rifugio A. Papa. Questa è percorribile anche dalle mountain bike mentre è vietata alle auto. Potete anche seguire questa stradina, se volete, molto lunga ma meno faticosa.
Il nostro sentiero taglia i tornati di questa strada e sale, non eccessivamente ripido, fino alla galleria d’Havet, subito prima, a sinistra, si imbocca il sentiero 398 che va a percorrere le creste fino a Soglio dell’Incudine.
Il percorso si presenta da subito molto interessante dal punto di vista paesaggistico, col massiccio del Carega che ci copre sempre le spalle creando un sfondo costante alla nostra esperienza mentre davanti a noi si scorgono defilati i Roccioni della Lora.
Tali posizioni testimoniano episodi tra i più incredibili e drammatici della prima guerra mondiale. Basti dire che le linee italiane erano aggrappate a strapiombo e le trincee di osservazione arrivavano, incredibile a dirsi, nel punto più vicino a… nove metri da quelle nemiche, non è un errore, nove non novanta!
Questo comportava la presenza, giorno e notte, di soldati col fucile spianato verso l’avversario, significava essere in allarme per qualsiasi rumore o parvenza di movimento, voleva dire sopportare assalti immediati e lanci continui di bombe a mano. Un incubo fatto realtà.¹
Il diario
Per ora lascio i Roccioni della Lora a fare da scorcio sulla mia sinistra mentre continuo il tratto in cresta. È una splendida giornata col sole del primo mattino sulla destra che crea pennellate di luce e ombre nette sulle rocce mentre tutti i monti attorno si fanno cornice con l’odore dell’erba e del pino umidi che profumano l’aria. Dritti allora, verso Soglio dell’Incudine, una minacciosa sporgenza rocciosa scavata di innumerevoli postazioni in galleria per artiglieria e di trincee per la difesa sulla sommità. Attenzione proprio qui all’ultimo tratto, il più pericoloso, solo poche decine di metri in verità, ma un sentiero molto stretto su una parete di ghiaia e roccia molto scoscesa, vietato scivolare, alcune corde di acciaio ci soccorrono.
In questi frangenti il sentiero aggiunge quel pizzico di pericolo calcolato che, sì, va cercato ma responsabilmente. Il terrazzo panoramico e dominate di Soglio dell’Incudine è la prima grande ricompensa alla fatica fatta finora, in realtà non