Il Sogno Negato: Auletta, 30 Luglio 1861. Storia di una strage
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Anteprima del libro
Il Sogno Negato - Mimmo Toscano
Mimmo Toscano
IL SOGNO NEGATO
Romanzo storico
Il Sogno Negato è dedicato con grande rispetto a mio cognato Domenico, un mago del web, padrone di tutti i linguaggi della tecnologia del globo terracqueo, per il poderoso sostegno e il fantastico incoraggiamento. Grazie di tutto.
Il termine Risorgimento si rifà all’idea di una sorta di rinascita della Nazione attraverso la riconquista dell’unità nazionale. L’Unità d’Italia fu evento voluto da Inghilterra e Francia a tutto vantaggio dei Savoia e dell’Oligarchia dominante. Da un lato, quindi, l’Inghilterra aveva l’obiettivo di accrescere il suo dominio nel mediterraneo, dall’altro, la Francia mirava a rafforzare il proprio potere sulla penisola, creando un protettorato sullo Stato Pontificio e imponendo un principe francese nelle Regno delle Due Sicilie. I Borbone, invece puntavano a concludere accordi con l’Impero Russo, che aspirava ad avere una base navale nel Mediterraneo. A partire dal 1848, la Gran Bretagna elargì ingenti prestiti ai Savoia, per intraprendere le guerre di unificazione nazionale corrompendo, nel frattempo, alcuni generali borbonici che si rifiutarono, quindi, di combattere e, nel contempo, coinvolgeva la massoneria. Alcune regioni del sud Italia, tra queste la Campania e la Sicilia, dichiararono la propria ostilità ai Savoia. La guerra si protrasse per anni ed ebbe a concludersi con la capitolazione dei ribelli con sullo sfondo innumerevoli massacri e stragi. Prima dell’Unità d’Italia le finanze dei Savoia erano al limite della bancarotta, quindi l’occupazione delle regioni del sud gli avrebbe permesso di attingere alle ricchezze dei territori occupati. L’11 maggio del 1860 i Mille sbarcarono a Marsala, favoriti da alcune navi della flotta inglese , tra questi c’erano diversi delinquenti tra cui ladri, assassini e criminali. Lo stesso Garibaldi era un criminale, essendo un ladro di cavalli e avendo praticato il traffico di schiavi. I Borbone possedevano un esercito di almeno 25.000 uomini che non ebbero quasi modo di scontrarsi con i Mille. Questi ultimi si macchiarono di massacri e saccheggi che diedero vita a una resistenza i cui capi, contadini come Carmine Crocco o Domenico Romano, si fecero artefici della liberazione di molti borghi, prima di soccombere. Contadini, pastori e intellettuali si opposero, quindi, ai piemontesi che reagirono facendo catturare, torturare e fucilare anche coloro che non avevano imbracciato le armi. Il 30 Luglio 1861 ad Auletta, un piccolo borgo in provincia di Salerno, un contingente di bersaglieri affiancato da una squadra della legione ungherese si accanirono contro cittadini inermi. Uccidendo, saccheggiando, torturando e bruciando.
Questa è la loro Storia.
"La Strage di Auletta.
Morirono da eroi
Dimenticati dalla storia".
(Lapide nel Comune di Auletta)
Nota dell’autore
Spesso la Storia non è come ce la raccontano. Molti fatti storici, con tutta probabilità, narrano mirabili bugie confezionate ad arte poiché osservate con gli occhi dei vincitori. Gestire e proporre al pubblico queste menzogne significa concepire e manipolare straordinariamente, con carattere di positività, situazioni di barbarie e disumanità per evitare quei paradossi
che vanno ad abbattersi come fulmini sulle nostre convinzioni, perimetrate in una matrice dalla quale è estremamente difficoltoso distaccarsi. Una lenta ma inesorabile coercizione culturale ha contaminato negli anni la nostra visione del mondo, siamo stati vittime consenzienti di un grande abbaglio perpetrato da indottrinatori-mercenari al servizio di potenti oligarchie che hanno annientato popoli e storie tracciando un disegno di supremazia e odio. Persi nel nostro tedio culturale non abbiamo mai pensato di investigare le circostanze del passato guardando così la storia con gli occhi degli altri. La storia dei vincitori si fa spazio tra l’enfasi e la retorica, tra gesta eroiche e sacrifici di morte, quella dei vinti, invece, si sposa con la miseria e l’oblio in un enigmatico labirinto senza uscita che non porta da nessuna parte. Gli sconfitti sono la quintessenza della miseria, della codardia e del tradimento, un mantra che attraversa i decenni, i secoli e che li priva di un importante aspetto umano, quello della sofferenza, annullando le loro vicende esistenziali così da ingabbiarli nel dimenticatoio. Tutto sembra restare in superficie dove galleggiano gli aloni eroici dei vincitori sapientemente collocati da storici di parte
che giocano con date, disegni, stampe, foto, richiamando all’immaginazione dei lettori un’umanità variegata e disordinata, sagome quasi astratte, figure evanescenti che vanno ad incastrarsi anche in filtri ideologici ma che non vanno a confrontarsi con una effettiva e reale conoscenza. Ma la storia è ribelle, affronta le tempeste delle contraddizioni e, nella sua traiettoria temporale grazie agli orrori dell’umanità, tende a pronosticare ciò che sarà. Non si limita solo a proporre racconti, costruisce parallelismi e viaggi diventando uno strumento di conoscenza del mondo grazie a quella comprensione che va oltre la dimensione dell’accettazione passiva, così da arrivare a quella verità storica fino ad allora imprigionata tra inesattezze e menzogne. Diventa così strumento inedito per scardinare quei quadri davvero poco fedeli descritti fino a quel momento, porta alla luce cosa davvero è accaduto in quel dato periodo storico, analizzandone tutte le sfaccettature, non certo di carattere soggettivo, che portano al completo ribaltamento delle nostre convinzioni stabilendo con esattezza determinate realtà. Un crudo realismo che porta a riconsiderare il passato ridiscutendo quei dogmi costruiti come strumenti di negazione della verità volti a consolidare delle determinate specifiche, un nuovo modo di dare corpo agli eventi che si immaginavano diversi, un recupero veritiero dei fatti che tende a ricostruire il nostro passato consolidando verità perse nelle nebbie del revisionismo.
Mimmo Toscano
Veduti i boschi, abbiamo visitato alcuni paesi della provincia di Molise e quasi tutto il circondario di Larino. Che paesi! Si potrebbe chiamare dei veri porcili! S'io dovessi vivere in queste regioni preferirei di bruciarmi la testa – e quelli veduti non sono i soli – ti assicuro che nelle Provincie meridionali si darebbe lavoro a metà della popolazione facendo spazzare le strade o quelle che qui si chiamano strade – e dicendo questo non parto dalla nettezza Inglese, Olandese o Svizzera ma dei più miseri nostri villaggi – prima che questi paesi giungano allo stato di civiltà in cui siamo noi, abbisognano anni e lunghi anni. Non strade – non alberghi – non ospedali nulla insomma di quanto si vede oggi nella parte meno avanzata dell'Europa – poveri paesi! quale governo Dio ha permesso s'avessero! manca loro il senso del giusto e e dell'onesto – bugiardi sempre – timidi come fanciulli... eppure vi sono ancora dei borbonici! Eccoti un'idea del paese in cui siamo – eppure vi sono dei milionarii in 'ogni villaggio! eppure si vedono campagne vaste e capaci di tutto ma l'uomo l'uomo s'è fatto bruto – poi inimicizie terribili – ed in questo paese i nemici o gli avversari si uccidono, ma non basta uccidere il nemico bisogna straziarlo, bruciarlo vivo a lento fuoco, e peggio, s'è possibile. Quello che è poi strano ed incredibile è la smania di voler sembrare valorosi. Ti assordano le orecchie delle prove di valore – ogni guardia nazionale ha fatto miracoli uccidendo uccisi e feriti mai uno! ... no battendosi non sa più quante ore co' briganti – i quali per dirla di passaggio sono la sola gente animosa – ma coll 'anima della fiera co' deboli e con gli inermi e soli fuggendo sempre davanti ad un pugno d'uomini in armi decisi a battersi – questo insomma è un paese che bisognerebbe distruggere o almeno spopolare e mandarli in Africa a farsi civili!
.
Nino Bixio, lettera alla moglie Adelaide da San Severo, Puglia, 1863.
RINGRAZIAMENTI
Per scrivere questo romanzo è stato necessario un tempo di gran lunga maggiore di quello messo in preventivo. Ciò perché avevo coinvolto in questa follia il Professore Vincenzo Falasca che si era gentilmente offerto di scriverne la prefazione. Nel frattempo non lesinava consigli sulla stesura e sull’approccio alla storia che, a suo avviso, doveva essere puntualizzata
. Non mi è stato mai chiaro cosa volesse intendere il Prof ma, da storico navigato, aveva di certo concepito un’idea così da suggerirmi diverse tematiche da sviluppare. Mimmo, vediamo cosa ne viene fuori
mi disse quando, con grande onestà intellettuale, affermò di non conoscere