Alzare la posta
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Info su questo ebook
Joshua ha un piano. È stufo di struggersi di desiderio per l’uomo dei suoi sogni, e pronto ad affrontare la bruciante attrazione che si è creata tra di loro. Decide di aiutare Frank, e in quanto assistente personale del miliardario Colton Connolly e amico di quell’attiraguai del marito Ace, Joshua sa un sacco di cose su come gestire una situazione caotica.
Ma quando una minaccia sconosciuta alza la posta, Joshua e Frank vengono messi alla prova. Riusciranno a vincere e salvare il loro amore… e la loro vita?
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Anteprima del libro
Alzare la posta - Charlie Cochet
1
Era un incubo.
Frank si massaggiò le tempie, cercando di attenuare il dolore che aumentava sempre più. Con un sospiro, si appoggiò allo schienale della poltrona e fissò con gli occhi socchiusi la piuma azzurra che stava cadendo delicatamente sul tappeto del suo ufficio, di solito immacolato, per unirsi a tutte le altre che si erano accumulate negli ultimi dieci minuti. Quei maledetti boa di piume si rovinavano anche solo a guardarli.
Proprio come la stanza, la superficie nera e lucida della scrivania sembrava un campo di battaglia in miniatura, in cui il caos era l’unico chiaro vincitore. Si appoggiò un dito sulla palpebra per fermarne il tremolio. L’ufficio era diventato un’improvvisata area prove per l’imminente Winterland Gala che si sarebbe tenuto al club, uno degli eventi più importanti dell’anno, insieme alla festa in maschera di beneficenza.
Il Sapphire Sands organizzava diversi party fantastici durante tutto l’anno, e molti servivano a sostenere associazioni benefiche per la comunità LGBTQIA+. Ogni evento, per quanto ben organizzato, aveva sempre qualche problemino, ma quello aveva deciso di comportarsi da vera primadonna e si era trasformato in un casino enorme, a partire dal tubo scoppiato quella mattina nella saletta dei dipendenti.
Con i lavori in corso e la stanza inagibile per chissà quanto, lo staff si era dovuto spostare in un altro spazio, che però non era grande a sufficienza. Quindi i materiali per gli spettacoli, le decorazioni e i costumi erano stati ficcati in diversi armadi e camerini. Tutto il resto, oltre a diversi lunghi appendiabiti pieni di costumi, era stato messo nell’ufficio di Frank. Se ritrovarlo pieno di piume e brillantini fosse stato il suo unico problema, ne sarebbe stato felice.
«Ecco ciò che ottengo per aver concesso le ferie ad Alejandro. Perché non mi hai fatto cambiare idea? Non possiamo chiamarlo e dirgli di tornare?»
Seduto sul divano di pelle nera di fronte alla scrivania, Seth strinse le labbra, come se stesse cercando di non scoppiare a ridere. Bastardo.
«Ma certo, Frank. Cioè, è nel bel mezzo della sua luna di miele, però chiamiamolo pure e diciamogli che deve piantare in asso suo marito a Parigi e tornare qui a spegnere incendi. Aspetta, ma tu non facevi il pompiere? Spegnere incendi non sarebbe il tuo lavoro?»
Frank lo fissò con uno sguardo inespressivo. «Sai, sei diventato proprio impertinente da quando ti ho promosso a manager.»
L’altro scoppiò a ridere. «Intendi dire da quando siamo diventati amici e ho capito che non sei un drago sputafuoco?»
«I draghi sono sexy,» intervenne Kit, seduto sul pavimento ad aggiungere glitter traslucido a un enorme fiocco di neve di polistirolo, i capelli biondo platino pieni di brillantini sparsi.
Frank si sentì confuso. «Il tuo ragazzo dice cose senza senso.»
«Ignoralo,» ribatté Seth scuotendo la testa, chiaramente divertito. «Al momento è ossessionato con i draghi gay.»
«Non voglio saperne niente,» mugugnò lui. «Quello che voglio sapere è dove cavolo è il nuovo responsabile degli eventi. Il sostituto sarebbe dovuto arrivare prima della partenza di Alejandro.» Sventolò un pacco di documenti in direzione del suo manager. «Guarda quanta roba. Tra quattro settimane c’è la più grande festa invernale, e non solo la vecchia compagnia di organizzazione eventi è sparita del tutto, ma quella nuova, che oltretutto ci aveva assicurato che si sarebbe occupata di ogni cosa, non mi ha ancora mandato un responsabile, cazzo!»
A dire il vero, un responsabile era arrivato, però era stato un casino. Non aveva la benché minima idea di cosa stesse facendo, e Frank glielo aveva detto chiaro e tondo. Il giorno dopo avrebbe dovuto presentarsi qualcuno più esperto. Era passata una settimana e lui stava ancora aspettando.
«Va tutto bene,» disse Seth con tono calmo, sollevando le mani. «Andrà tutto bene. Ce la caveremo anche stavolta.»
Grazie a Dio c’era Seth. Era una forza della natura, nonostante il sorriso amichevole e il carattere rilassato. Era diventato quasi subito il braccio destro di Frank, che poteva contare su di lui per mantenere la reputazione del Sapphire Sands come il più esclusivo nightclub gay dello Stato, con accesso consentito solo ai membri.
Frank fece un profondo respiro dal naso e lasciò uscire l’aria dalla bocca. L’altro aveva ragione. Era solo una piccola scocciatura. Che importava se non aveva decorazioni, tavoli, sedie, scenografie, catering, menù, listino prezzi, composizioni floreali o nient’altro di quello che gli serviva per il party più atteso del suo club? Certo, gli inviti erano stati spediti da mesi, e tutti i clienti che sarebbero stati presenti avevano già confermato. Niente di che. Per anni aveva rischiato la vita per correre dentro edifici in fiamme. Poteva gestire un evento andato male.
Oltretutto, non era niente di nuovo. Faceva quel lavoro da quattordici anni. Cristo, stava diventando troppo vecchio per quella roba. Il cellulare iniziò a squillare e lui rispose. «Cosa c’è, Davie?»
«È arrivata una consegna e… ehm, penso che tu debba venire qui.»
«Cos’è successo ora?» Perfetto. Un’altra cosa da aggiungere alla lista. Bene. Andava tutto bene.
«Devi davvero venire a vedere,» mormorò Davie. Il suo tono gli diede un pessimo presentimento.
«Arrivo.» Frank sospirò, riagganciò e si alzò. «C’è un problema nel salone.» Uscì dall’ufficio con Seth e Kit alle calcagna. Oltre al manager, sapeva di poter contare sul suo ragazzo, coreografo per le danze, che doveva naturalmente spiegare i passi ai ballerini ingaggiati per il party, ma la compagnia per eventi non aveva ancora mandato nemmeno loro.
Qualunque cosa lo aspettasse, l’avrebbe affrontata il prima possibile per poi passare al disastro successivo. Uscì dalla zona sul retro e si diresse verso la sala da ballo.
Sentì la pressione schizzare alle stelle non appena vide la mostruosità che occupava metà del pavimento. «Che cazzo è quello?» Si fermò e continuò a fissare quel coso.
«Un pupazzo di neve.»
Alzò un dito per mettere in guardia Davie e tenne gli occhi incollati sul pupazzo di neve di quasi sei metri che di sicuro lui non aveva ordinato.
«Perché sembra sorpreso?» domandò Kit, fermandosi alla sua destra.
«E soprattutto, perché ha le mani sul pacco?» chiese Seth alla sua sinistra, poi indicò i guanti blu sul davanti della figura. Quel particolare, insieme alla bocca spalancata a formare una O, preoccupava Frank. Parecchio.
«I pupazzi hanno il pacco?» aggiunse Davie, e iniziò a girargli intorno. «Qui dietro c’è un pulsante.»
Frank allungò una mano. «Cazzo, non toccare nien…»
Il silenzio fu squarciato da un orribile gemito gutturale, e un attimo dopo dall’inguine del pupazzo scoppiò un getto di brillantini bianchi, che lo colpì con una forza tale da fargli perdere l’equilibrio. Volò per aria e si schiantò sul pavimento, lo sguardo offuscato da una candida nuvola luccicante.
«Oh, merda!» Seth apparve sopra di lui, i ricci scuri pieni di brillantini e le sopracciglia aggrottate per