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La segretaria in rosso: Harmony Collezione
La segretaria in rosso: Harmony Collezione
La segretaria in rosso: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

La segretaria in rosso: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Come una novella Cenerentola, è bastato uno splendido vestito di seta rossa per trasformarla da insipida segretaria a bomba sexy.
Riccardo Castellari ha sempre guardato ad Angelina Patterson solo come a un'efficiente segretaria. Così, quando lei fa il suo ingresso al party aziendale indossando l'abito che lui le ha regalato, non può credere ai propri occhi. La seta rossa mette talmente in risalto le incredibili curve del corpo di Angie, che in un istante Riccardo capisce di volerla fare sua a ogni costo. Il problema è che Angie è segretamente innamorata di lui fin dal primo giorno di lavoro e, dopo quella notte, nulla potrà più tornare come prima.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2018
ISBN9788858985519
La segretaria in rosso: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    La segretaria in rosso - Sharon Kendrick

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian Billionaire’s Secretary Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2009 Sharon Kendrick

    Traduzione di Cornelia Scotti

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-551-9

    1

    Forse dipendeva dal fatto che era quasi Natale. Oppure era stato il vento freddo e tagliente ad aver risvegliato i suoi sensi. O magari era soltanto che a un tratto aveva scoperto di averne abbastanza. Qualunque fosse la ragione di quella sensazione, una cosa era certa: era arrivato il momento di dare una svolta alla sua vita. Sì, qualcosa doveva assolutamente cambiare.

    Le dita di Angie tremarono, e lei le fissò, quasi fossero estranee al suo corpo. Ma no, le unghie pulite e corte appartenevano proprio a lei, alla donna sciocca dal cuore a pezzi che si era innamorata di un uomo al di fuori della sua portata. Di un uomo che neppure si accorgeva del fatto che lei appartenesse al sesso opposto, e che la trattava alla stregua di una delle sue macchine potenti. Con cura, certo, ma senza calore, né attenzione. Lei, però, non era un oggetto! Era una persona, con i bisogni e i desideri di ogni essere umano. Devo lasciarlo, si ammonì. Altrimenti rischiava di sprecare tutta la sua vita a desiderare ciò che non avrebbe mai avuto. Ad amare un uomo che non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Un uomo che, prima o poi, si sarebbe sposato con un’altra, lasciandola distrutta e senza speranze, con il cuore a pezzi.

    Di certo Riccardo Castellari, il suo capo, l’uomo che popolava i suoi sogni più impossibili, non si sarebbe accontentato di un’insulsa segretaria, quando poteva avere a disposizione le più belle attrici e modelle del jet set.

    Ormai aveva deciso. Subito dopo capodanno avrebbe iniziato a cercarsi un nuovo lavoro, il più lontano possibile dall’affascinante italiano con gli occhi scuri a cui bastava uno dei suoi sorrisi pigri per far cadere ai suoi piedi le donne più affascinanti del pianeta.

    In realtà, non lo aveva visto sorridere spesso, negli ultimi tempi, pensò. Il suo umore era cupo, la sua rabbia facile ad accendersi e, stranamente, nemmeno Angie capiva cosa gli stesse accadendo.

    «Angie, rallegrati, tra poco sarà Natale!»

    Le parole della giovane collega la costrinsero a sorridere, anche se non ne aveva affatto voglia. «Già.»

    Per quell’occasione, gli eleganti uffici della Castellari International erano stati addobbati con ghirlande di abete e vischio. Anche se Riccardo non amava le decorazioni troppo vistose, non era riuscito a frenare il desiderio dei dipendenti di rendere l’ambiente festoso come la ricorrenza richiedeva. Nei corridoi e negli uffici, a poco a poco erano apparse palline colorate e fili dorati, che coprivano ogni superficie libera, dalle eleganti stampe alle pareti alle macchinette del caffè. Di certo a nessuno sarebbe potuto sfuggire che era in arrivo il Natale!

    Già. Per Angie era proprio quello, il problema. Lei si sentiva agitata e insoddisfatta, mentre tutto il resto del mondo sembrava in preda alla gioia. Mai come in quei giorni aveva provato tanta insoddisfazione e il desiderio di dare concretezza ai propri desideri e bisogni. Forse era a causa delle feste, eppure aveva sempre più chiara la percezione di non essere riuscita a ottenere dalla vita ciò che voleva davvero.

    «Sei contenta della festa di questa sera?» le domandò Alicia, la ragazza che era stata assunta pochi mesi prima come suo aiuto in segreteria.

    Angie fece una smorfia. «Stai scherzando?»

    La ragazza le rivolse un’occhiata carica di aspettative. «Com’è? Tutti dicono che è assolutamente fantastica. In uno dei più bei ristoranti di Londra, e senza spendere un centesimo! È vero che il signor Castellari si ferma fino alla fine?»

    Angie era abituata a vedere le nuove arrivate che rimanevano affascinate dal grande capo. Non era capitata la stessa cosa anche a lei? Quante volte aveva spiato da lontano quel viso intenso e attraente, mentre si domandava come un uomo potesse essere tanto bello? L’unica differenza era che lei era stata trasferita dall’ufficio delle dattilografe su richiesta dello stesso Riccardo, ed elevata all’ambita posizione di sua segretaria personale. Il tutto da un giorno all’altro. Ancora adesso non sapeva perché lui avesse scelto proprio lei. All’epoca, la promozione l’aveva riempita di gioia. E ora? A essere sincera, non era più tanto contenta. La sua vita si era decisamente complicata, da quel giorno. Di certo, se fosse rimasta insieme alle altre dattilografe, a quel punto si sarebbe trovata un altro lavoro, altre opportunità di crescita professionale, e a quell’ora di Riccardo avrebbe ormai perso le tracce, e sarebbe stata lontana dalla presenza ammaliante dell’affascinante e sexy italiano.

    Angie sorrise. «Sì, lo fa sempre. Si ferma fino alla fine della festa.» Non aggiunse che l’impresa non lo entusiasmava. Per Riccardo quelle feste natalizie erano un peso a cui si sottometteva per il bene dell’azienda. Spendeva molto per organizzare un party di cui i dipendenti parlavano fino a febbraio, e poi elargiva premi generosi a tutti, nessuno escluso. Anche a lei. Mai però che le avesse regalato qualcosa di personale.

    Ben conscia del fatto che non aveva senso sperare nell’impossibile, Angie si alzò con decisione e tolse un pelucco invisibile dalla gonna di lana. «A proposito, adesso è meglio che io vada. Riccardo arriverà da un momento all’altro, e devo occuparmi degli ultimi dettagli.»

    «Sta arrivando?» domandò Alicia con invidia.

    «Sì. È in viaggio dall’aeroporto.» Angie conosceva i suoi programmi con precisione millimetrica. In quel momento la limousine nera stava sfrecciando verso il centro di Londra, e Riccardo era accomodato nei sedili posteriori, le gambe allungate davanti a sé. Di certo aveva allentato la cravatta, e stava scartabellando nei documenti che aveva portato in viaggio, oppure era al telefono a parlare in una delle tre lingue che conosceva alla perfezione. Chissà, era anche possibile che stesse conversando con l’autista, Marco, che fungeva anche da guardia del corpo, quando era necessario.

    «In effetti...» Angie guardò l’orologio da polso. «Se le strade sono libere, potrebbe anche darsi che...» Il suono acuto del cercapersone la interruppe, e il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti, senza che riuscisse a controllarli. «Scusami» mormorò alla collega. Un sorriso le spuntò sulle labbra mentre si dirigeva verso la porta. Era inutile, il solo saperlo vicino le procurava eccitazione. «È appena entrato nel palazzo.»

    Camminando con passi spediti nelle lucidissime scarpe blu prive di tacco, Angie raggiunse il proprio ufficio, situato accanto a quello di Riccardo. Un sospiro di soddisfazione le sfuggì dalle labbra. Ogni volta che entrava nella stanza spaziosa ed elegante le veniva da pensare che era fortunata a lavorare in un luogo tanto bello. E il panorama che si vedeva dalla finestra, poi... era come guardare una cartolina. Sotto di lei si apriva maestosa Trafalgar Square, con la grande fontana e la colonna con la statua di Nelson. In quel periodo dell’anno era tutto ancora più bello, con gli addobbi natalizi che scintillavano sul gigantesco abete che il re della Norvegia era solito regalare alla città, e le finestre dei palazzi illuminate, che splendevano nella luce del crepuscolo. Era magia allo stato puro.

    In quel momento sentì il rumore di passi che si avvicinavano. Un suono che avrebbe riconosciuto dovunque, persino nella neve. Angie entrò di corsa nell’ufficio di Riccardo e si incollò sul viso l’espressione di fredda efficienza che il suo capo aveva imparato ad aspettarsi dalla fedele segretaria. Non avrebbe mai lasciato trasparire l’emozione che provava ogni volta che lo vedeva. Mai!

    «Ah, Angie! Eccoti qui!» esclamò Riccardo Castellari con quella sua voce vellutata che aveva sempre il potere di sconvolgerla. Aveva i capelli scuri scompigliati mentre posava il cappotto su una poltrona, insieme alla ventiquattrore. Il nodo della cravatta era allentato, proprio come lei aveva immaginato, e il suo volto era solcato da segni di stanchezza. Le rivolse un sorriso distratto, prima di sedersi e afferrare un plico di documenti. «Per favore, portami il file sull’asta per l’acquisizione della Posara

    «Certo, Riccardo» rispose lei senza esitazione mentre, con un gesto automatico, afferrava il cappotto di morbido cashmere e lo appendeva all’attaccapanni.

    Nemmeno lei riusciva a capacitarsi di come fosse possibile che il suo viso non lasciasse trapelare il dolore che provava al pensiero che lui, che non la vedeva da quindici giorni, non si fosse nemmeno degnato di rivolgerle un saluto caloroso. Nemmeno un ciao, o un come stai? Se ci fosse stato qualcun altro ad accoglierlo, se ne sarebbe accorto? Smettila di recriminare, si ammonì. Le brave segretarie non si preoccupavano di essere invisibili, e lei era consapevole di essere un’ottima segretaria.

    «Hai fatto buon viaggio?» gli domandò con cortesia dopo aver depositato sulla scrivania il fascicolo che Riccardo aveva chiesto.

    Lui si strinse nelle spalle. «Be’, New York possiede sempre un grande fascino. Caotica, indaffarata, bella.»

    In realtà, Angie non lo sapeva affatto, perché non c’era mai stata. «Immagino di sì» osservò con educazione. Si trattenne invece dal domandare ciò che le stava veramente a cuore: se cioè lui avesse visto Paula Prentice, la donna che un anno prima era stata indicata dalle riviste come la sua compagna. Paula era bionda e abbronzata, bella da mozzare il fiato.

    Nel periodo in cui Riccardo era uscito con lei, aveva trascorso molti fine settimana nella Grande Mela, e al suo ritorno Angie si era ritrovata spesso a studiare i lineamenti del capo per capire se, e quando, avrebbe annunciato il loro fidanzamento. Alla fine non era mai accaduto, con grande sollievo della stessa Angie, che aveva gioito in silenzio alla notizia della loro separazione. Notizia che lui si era guardato bene dal condividere con la sua segretaria.

    «Cosa mi dici dell’affare Camilla?» Era stato il motivo del suo viaggio negli Stati Uniti.

    «Frustrante!» dichiarò Riccardo nella lingua natia, mentre sfilava la cravatta e alzava lo sguardo su di lei. Poi tradusse la parola in inglese.

    «Lo avevo capito da sola, Riccardo.»

    «Davvero?» Lui la fissò con quei suoi occhi marroni intensi. Possibile che la sua insulsa, piccola segretaria conoscesse il senso di frustrazione che aveva provato? Ne dubitava. L’unica frustrazione che immaginava lei potesse provare era di non riuscire a trovare un nuovo modello da sferruzzare a maglia. Oppure se le si guastava la televisione, forse. La guardò con curiosità. «Per caso hai iniziato quel corso di italiano di cui mi avevi parlato?»

    «Niente affatto. Il mio italiano è davvero scarso, però, dopo tutti questi anni, ho imparato bene il significato di tutte le imprecazioni che sfuggono alle tue labbra» rispose lei con aria severa. «Vuoi un caffè?»

    Riccardo sorrise leggermente. «Direi proprio di sì, grazie. Ma... conoscevi già la risposta, vero?»

    «Certo. In fondo, sei molto...»

    «Cosa?»

    «Prevedibile.»

    «Davvero?»

    «Come il sole che sorge ogni mattina. Tra pochissimo inizierai a lamentarti perché stasera ci sarà la festa dell’ufficio...»

    «È stasera?» Riccardo si passò le lunghe dita abbronzate nei capelli già molto scompigliati. «Maledizione

    «Vedi?» mormorò lei, dirigendosi verso la macchina del caffè che arrivava direttamente dall’amata Italia, patria del suo

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