A trentanni dal "congedo" di Giorgio Caproni
Di AA VV
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Francesco De Nicola, già docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Genova, ripercorre gli anni compresi tra la morte del poeta ed oggi, riferendo sulle pubblicazioni postume di pagine di e su Caproni con alcune riflessioni sulla sua ancora limitata notorietà.
Angela Siciliano, dottoranda dell’Università di Pisa, approfondisce gli anni della formazione del poeta trascorsi a Livorno sulle tracce che quel periodo ha lasciato nei suoi versi. Maria Teresa Caprile, professore a contratto di Letteratura e cultura italiana per stranieri all’Università di Genova, approfondisce la componente lessicale dei primi quattro libri di Caproni in una serie di tabelle puntualmente commentate.
Francesca Irene Sensini, professore di Letteratura Italiana all’Università di Nizza, prende in considerazione la componente naturalistica dell’ambito campestre nella poesia di Caproni e infine Valentina Colonna, dottoranda nell’Università di Torino, compie un’indagine sugli echi musicali nella poesia di Caproni con le osservazioni derivatele dalla sua esperienza di musicista e studiosa di prosodia nella poesia.
Il libro è chiuso dal vivace racconto di Federico Marenco, dirigente del settore parchi della Regione Liguria e grande appassionato di letteratura, sulla genesi del ritratto di Caproni eseguito da Costantini riportato sulla copertina del libro.
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A trentanni dal "congedo" di Giorgio Caproni - AA VV
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2023 Gammarò edizioni
Oltre S.r.l., via Torino 1 – 16039 Sestri Levante (Ge)
www.librioltre.it
ISBN 9791280649294
isbn_9791280649294.jpgTitolo originale dell’opera:
A trentanni dal congedo
di Giorgio Caproni
di AA.VV.
Collana * Diogene *
GIORGIO CAPRONI 1990-2020:
UN BILANCIO E QUALCHE RIFLESSIONE
Francesco De Nicola
Quando andrò in paradiso
non voglio che una campana
lunga sappia di tegola
all’alba, d’acqua piovana.
Così nella poesia L’ascensore¹, immaginando ironicamente il suo funerale, Caproni auspicava che questo non fosse una rituale formalità e che ben poco avesse dell’ufficialità propria di queste tristi occasioni. Ma l’allora trentaseienne poeta non avrebbe certo potuto immaginare che quando, il 23 gennaio 1990, si sarebbe celebrato a Roma il suo funerale, anche troppo poca sarebbe stata l’ufficialità perché, pur essendo egli assai noto e apprezzato, vi parteciparono ben poche persone, una quindicina: qualche letterato (Walter Binni, Valerio Magrelli, Biancamaria Frabotta), il sindaco di Roma e per lo più parenti, amici e qualche ex-alunno, ma nessun ministro o sottosegretario, nessun parlamentare e neppure gli scrittori e gli intellettuali, frequentatori abituali dei salotti romani più noti.
Questa freddezza nei confronti di quello che comunque era considerato uno tra i maggiori poeti italiani del secondo Novecento non passò inosservata (e nessuno osò ricordare, proponendo un deprimente paragone, che nel 1907 ai funerali del Carducci aveva partecipato quasi tutta Bologna): l’arguto giornalista Andrea Barbato vi dedicò una polemica cartolina
sul tg3 del 24 gennaio e nella stessa data, sull’Unità
, uscì l’articolo anonimo L’Italia dimentica i suoi poeti, per stigmatizzare l’assenza di quella folla di personaggi di rilievo delle istituzioni pubbliche e del mondo intellettuale, invece sempre presenti ai funerali di un attore o di un cantante dove non mancano le telecamere, ma assenti all’ultimo saluto a Caproni. Eppure nella Capitale il poeta aveva vissuto e lavorato per quasi mezzo secolo: insomma, per riprendere un verso di un’altra sua poesia, Su cartolina, era proprio il caso di dire Roma, enfasi e orina
², così come il suo desiderio di essere sepolto nel cimiterino del paese appenninico che aveva segnato la sua vita poteva essere inteso come il compimento al contrario del percorso dei personaggi di Lasciando Loco³.
Da allora sono trascorsi ormai più di trent’anni e molto è stato fatto per accrescere la conoscenza e l’apprezzamento dell’opera e della personalità di Giorgio Caproni, a cominciare dalla pubblicazione di numerosissimi suoi testi e di studi su di lui, elencati con diligenza nell’utile bibliografia curata da Michela Baldini, che copre gli anni compresi tra il 1933 e il 2012 ed elenca ben 3422 voci⁴. Per quanto riguarda la produzione poetica in volume, in una sezione comprendente 51 titoli, sono da segnalare la raccolta dei testi rimasti inediti alla morte di Caproni pubblicata con il titolo Res amissa già nel 1991⁵, il Meridiano L’opera in versi uscito nel 1998 in edizione critica (con contributi filologici più corposi dei testi stessi delle poesie) a cura di Luca Zuliani⁶; successivamente (2016) è comparsa la raccolta completa di Tutte le poesie a cura di Stefano Verdino⁷.
Molto opportuna è stata la riproposta postuma dell’opera di Caproni narratore che, dopo diversi assaggi parziali, è stata raccolta nel 2008 nel volume Racconti scritti per forza⁸, titolo non certo felice, ma che rispecchia l’atteggiamento tenuto da Caproni nei confronti della sua attività in prosa. Nel corso dei nostri incontri – che annualmente avvenivano a Chiavari dove eravamo in giuria del premio prestigioso (ad onta di un titolo sbarazzino) Pedale e forchetta
– , in più occasioni gli avevo suggerito di raccogliere in volume i suoi racconti che a me son sempre sembrati di gran qualità e non certo lontani dal suo mondo poetico; e, pur riuscendo quasi a convincerlo delle sue capacità narrative, poi finiva sempre per tentennare e per tirarsi indietro perché considerava quei racconti un lavoro compiuto per guadagnare qualche soldo con le collaborazioni ai giornali, appunto racconti scritti per forza
.
Che fosse questa la loro genesi è possibile (dubito però che nel dopoguerra i quotidiani fossero generosi con i loro collaboratori letterari), ma ciò non ne diminuisce la qualità; credo tuttavia che la ragione più profonda fosse un’altra e cioè che la pubblicazione dei racconti in qualche modo incrinasse la sua immagine di poeta alla quale teneva maggiormente. In ogni caso, grazie al libro sopra citato, ora possiamo leggere gran parte della sua produzione in prosa, ancorché scritta per forza
. Sembra invece più accettabile che per forza
, e cioè per averne un ritorno economico, pur rientrando nell’ottica dei suoi interessi, egli abbia compiuto traduzioni di autori francesi e così molto opportuna è stata la pubblicazione nel 1998 del suo Quaderno di traduzioni⁹ curato da Enrico Testa, poeta a sua volta nonché storico della lingua e dunque assai sensibile e qualificato per affrontare le difficoltà del tradurre. Poesie e racconti sono inoltre apparsi in gran quantità sia in antologie della poesia novecentesca, sia in altre a carattere tematico, come pure su riviste, su giornali e persino nel cd Tra cielo e mare (2004) di Bruno Lauzi e del sottoscritto, dove è incisa una splendida lettura di L’ascensore eseguita da Gino Paoli.
Per restare nell’ambito degli scritti caproniani in volume usciti in questi ultimi trent’anni, è da segnalare la raccolta di alcuni suoi saggi critici nel volume garzantiano La scatola nera (1996) e la pubblicazione di alcuni carteggi, indubbiamente interessanti come le lettere scambiate con Mario Luzi, uscite nel 2004, o quelle scritte alla moglie edite nel 2006, entrambe curate da Stefano Verdino¹⁰; ma certo, se si potesse raccogliere in volume l’intera corrispondenza di Caproni, la storia della letteratura italiana del Novecento riceverebbe un contributo straordinario, tanti sono stati gli scrittori e i personaggi del mondo artistico, intellettuale e giornalistico con i quali lo scrittore livornese è stato in rapporti. E sempre nell’ambito dei recuperi di testi caproniani, anche se in questo caso si tratta di testi orali, molto importante è stato quello delle sue conversazioni radiofoniche, compiuto da Luigi Surdich nel 2004 nel volume Era così bello parlare
¹¹; e ancora a Luigi Surdich e a Patrizia Traverso si deve il bel libro fotografico Genova ch’è tutto dire¹².
Non meno intensa è stata in questi trent’anni l’attenzione critica nei confronti di Caproni con la pubblicazione di alcune monografie di studiosi molto qualificati come Adele Dei (1992 e 2003), Biancamaria Frabotta (1993), Giuseppe Leonelli (1997) e Andrea Malaguti (2008)¹³; interessante anche il libro sul lavoro di insegnante di Caproni uscito nel 2010 a cura di Bacigalupi e Fossati¹⁴. Ma oltre che in volumi, la saggistica sul poeta livornese ha trovato spazio su riviste specializzate che spesso gli hanno dedicato numeri interi come, subito dopo la sua scomparsa, Poesia
, Il Ragguaglio Librario
, Nuovi Argomenti
e Galleria
e più tardi Resine
(1991 e 2012), Istmi
(1999) e Nuova Corrente
(2012)), o in atti di convegni perché, nell’opera di approfondimento del suo lavoro letterario, non sono stati pochi appunto in questi trent’anni gli incontri di studi