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Bastardi!
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E-book272 pagine4 ore

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Info su questo ebook

Nella sua ottava avventura ancora un caso difficile per Luca Bonelli, che malgrado si trovasse in Romagna solo per fare da testimone di nozze del suo amico Roberto, dovrà darsi da fare, per cercare, anche con diversi aiuti, per cercare di scagionare la sua ex da un'accusa di omicidio, e salvarne la sorella coinvolta involontariamente in una complicata storia di mafia locale, che lo porterà con un rapido raid fino in Bosnia.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2023
ISBN9791221446685
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    Anteprima del libro

    Bastardi! - Raffaele Galantucci

    1

    L’asfalto correva veloce sotto le ruote della Clio, avevamo appena passato, in direzione di Bologna,il casello di uscita di Lodi sull’autostrada del sole. Vedevo Valentina stranamente silenziosa che fissava l’orizzonte, attraverso il parabrezza, con lo sguardo preoccupato senza che riuscissi a capirne il motivo.

    «Dimmi un po’ cosa ti succede, mi sembra di vederti un po’ tesa, vado troppo veloce?» Le dissi distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada e guardando verso di lei, mentre le accarezzavo la guancia con la mano, che avevo sollevato dalla leva del cambio dove la tenevo come mia abitudine.

    «No Luca affatto, ma mi preoccupano quei nuvoloni neri che si vedono là in fondo. Ho paura che stiamo andando incontro a un bel temporale».

    «Può darsi, ma penso che non avremo problemi siamo al coperto». Risposi per farle coraggio guardando all’orizzonte quella massa di nuvole roteanti, che si notavano in lontananza circa fra quello che prima era Piacenza nord, ora diventato Basso Lodigiano, e Piacenza sud, in cui i fulmini si inseguivano velocemente fra loro.Solitamente Valentina è una ragazza che non si spaventa facilmente, ma cominciai a pensare che forse poteva aver ragione perché anche a me cominciavano a dare qualche pensiero. Mi sorrise e mi parve che si fosse tranquillizzata, perciò rimisi la mano sulla leva del cambio e tornai a concentrarmi sulla guida.

    =====

    Eravamo in viaggio verso Rimini per andare al matrimonio del mio amico Roberto Di Gennaro, a cui dovevo fare da testimone di nozze.

    La cerimonia si doveva fare un po’ di tempo prima ma lui e Rita avevano dovuto rimandarla per motivi loro, e finalmente una decina di giorni indietro, mentre ero seduto nel mio ufficio sento : Capo pattuglia chiama Corvo rispondimi Corvo … era il mio telefono che avevo posato sullo scaffale vicino all’ingresso. Mi alzai e andai a prenderlo : era lui che chiamava.

    «Ciao Roberto come stai? Mi fa piacere sentirti». Era infatti passato un po’ di tempo all’ultima volta che ci eravamo visti, da quando io e Valentina eravamo tornati da Montecarlo e ci aveva convocati nel suo ufficio per le ultime deposizioni sul caso del traffico dei rifiuti tossici.

    «Ciao Luca, finalmente ti posso comunicare la data del matrimonio, sei sempre convinto a farmi da testimone ?»

    «Certo perché non dovrei ? Forza dimmi !»

    «Allora è ufficiale è già tutto organizzato, ci sposiamo il giorno 11 del mese prossimo alle ore 11,30 nella chiesa di San Girolamo a Rimini. Ti dice qualcosa?»

    «Mi pare di no, dovrebbe?»

    «Ti ricordi quando siamo stati a Rimini a casa delle ragazze qualche anno fa?»

    «Si, mi pare che fosse nella zona di viale Trieste!»

    «Bravo! Vedo che hai un’ottima memoria, la chiesa è li vicino. Vi ho prenotato anche l’hotel, sempre in zona, dal giorno 8 così venite un paio di giorni prima e possiamo organizzarci. Naturalmente è inutile che te lo dica chel’invito vale anche per Valentina mi raccomando. Comunque ti mando un messaggio con tutto specificato. »

    «Molto bene, vedo che stai facendo le cose sul serio, mi fa piacere! Ma comunque ci sentiamo un po’ in anticipo per sicurezza.»

    «D’accordo, piuttosto siamo sicuri che tu non avrai problemi per quello di cui avevamo parlato l’ultima volta?»

    «Cioè? Ricordamelo che al momento mi sfugge».

    «Della presenza di Elena come testimone della sposa».

    «Ti ho già detto di no l’altra volta, stai tranquillo!»

    «Ok allora ci sentiamo presto, ciao.»

    «Ti saluto.» Riagganciammo.

    Ne avevo parlato con Valentina se poteva prendersi qualche giorno in più, e magari andare via prima anticipando la partenza e fare qualche giorno di vacanza nella riviera Romagnola, visto che le previsioni davano bel tempo. Fu entusiasta dell’idea e ne parlò col suo direttore che non fu proprio d’accordo, l’unica concessione che fece fu di poter partire il giorno 8 ma rientrare assolutamente il giorno 13 al massimo. Quindi eravamo riusciti a partire si il giorno 8 ma alle 18, ed eravamo in viaggio poco oltre quell’ora.

    =====

    Non eravamo ancora arrivati al casello successivo, che incominciò a cadere una pioggia che in poco tempo divenne abbastanza violenta, aumentando sempre più d’intensità fino a trasformare le carreggiate dell’autostrada in un fiume. Avevo rallentato parecchio la velocità, si faceva molta fatica a tenere a fuoco la strada, oltre all’acqua che scendeva abbondante, c’era anche il movimento ipnotizzante dei due tergicristalli che avevo dovuto far funzionare alla massima velocità. Guardai Valentina, era sempre più tesa e completamente ammutolita.

    «Luca non è possibile fermarsi da qualche parte ? Ti confesso che ho paura!»

    «Non ci sono molte possibilità l’unica è fermarsi sotto il primo cavalcavia che incontriamo, anzi mi sembra di vedere che il primo non è molto distante. Coraggio ci siamo quasi tra un po’ mi fermo». Infatti poco dopo misi la freccia e mi fermai sulla corsia di emergenza, nel punto dove si allargava e c’era spazio per almeno tre auto in fila, però eravamo solo noi. Spensi il motore e mi voltai verso Valentina.

    «Sei più tranquilla adesso»? Le chiesi guardandola.

    «Beh direi di si, per lo meno non …» Non riuscii più a sentire cosa stava dicendo, guardavo nello specchietto due fari che si avvicinavano ad una bella velocità, e la macchina che improvvisamente cominciava una specie di danza girando su se stessa diverse volte, dirigendosi verso di noi senza che rallentasse.

    «Valentina tieniti da qualche parte abbiamo un problema …» Riuscii a dire ma lei non si rese conto di cosa stavo dicendo perché fece un salto sul sedile, proprio nel momento in cui si sentì lo schianto dell’impatto dell’auto contro il pilone del cavalcavia.. Mi guardai intorno per essere sicuro che eravamo tutti interi, infatti si era schiantata più indietro poi le chiesi : « tutto bene?»

    «Penso di si, almeno così mi pare. Chissà chi si trova all’interno di quell’auto …». Non la stavo ascoltando mi ero catapultato fuori dalla Clio e mi avvicinai alla vettura, perché avevo visto nello specchietto che dal cofano del motore cominciavano a uscire delle lingue di fuoco.

    La macchina era una Peugeot 208 che a vederla non sembrava particolarmente robusta. Purtroppo l’impatto era stato violento e di conseguenza le portiere anteriori si erano deformate. Provai ad aprirle ma senza riuscirci, tornai velocemente alla Clio e aperto il cofano presi il cric, senza dare una risposta a Valentina che aveva chiesto qualcosa, ritornai alla Peugeot spaccai il vetro dal lato guida e riuscii ad estrarre la ragazza che era al volante, nel frattempo era giunta anche lei e insieme la trascinammo un po’ lontano dall’auto, mentre lei cercava di rianimarla tornai alla 208 e ruppi il cristallo dell’altra portiera, riuscii a prendere per le braccia l’altra ragazza che era spaventata ma presente, per fortuna l’air bag aveva funzionato, al contrario di quello del lato guida e riuscì ad aiutarsi ad uscire, la presi per mano e corremmo verso Valentina e la prima ragazza che sembrava si fosse riavuta, facemmo cinque o sei passi e all’improvviso ci fu un scoppio molto forte e fummo buttati per terra, immaginai per lo scoppio del serbatoio del carburante.

    Mi rialzai in fretta e aiutai la ragazza a fare la stessa cosa : «Come sta, tutto a posto?» Le chiesi una volta in piedi.

    «Se devo essere sincera non glielo so dire, ma credo di essere tutta intera. Comunque grazie per quello che ha fatto, se non fosse stato per lei non voglio neanche pensare a cosa sarebbe successo. Vediamo intanto come sta mia sorella». Arrivati vicino vidi che Valentina era riuscita a rianimare la ragazza ma aveva lo sguardo come perso e sulla fronte un grosso livido .

    «Anna guardami mi riconosci?» Fece l’altra ragazza inginocchiandosi vicino alla sorella. Lei la guardò ma senza rispondere.

    «Luca cosa facciamo?» Chiese Valentina.

    «Penso che l’unica sia chiamare la polizia, di solito ci sono delle pattuglie che girano per le autostrade, lo faccio subito» presi il cellulare e cercai il numero delle emergenze e al terzo squillo sentii :«Pronto, polizia stradale posso esserle utile?»

    «Si, c’è bisogno velocemente di un’ambulanza c’è stato un incidente sull’autostrada del sole più o meno vicino a Piacenza nord in direzione Bologna».

    «Può essere più preciso dove?»

    «Si le posso dire il numero del cavalcavia sotto il quale siamo fermi». Guardai a fatica attraverso la fitta pioggia che continuava a cadere, il cartello che era distante una ventina di metri e lo comunicai al mio interlocutore

    «Serve anche il carro attrezzi?» Chiese lui.

    «Per ora non serve vedranno i suoi colleghi cosa fare appena arriveranno, purtroppo l’auto è saltata in aria».

    «D’accordo, avviso subito la pattuglia più vicina e l’ambulanza, mi raccomando lei aspetti il loro arrivo penso che ci vorrà forse più di un quarto d’ora, intanto mi dica il suo nome».

    «Tranquillo aspetto senz’altro non posso lasciare due ragazze da sole dopo quello che è successo, comunque mi chiamo Luca Bonelli».

    «Bene signor Bonelli arrivederci e grazie per averci avvisati». Riattaccò senza che potessi aggiungere altro, aveva capito la gravità della situazione.

    Chiusi la comunicazione e mi rivolsi alle ragazze : «Venite saliamo in macchina in attesa che arrivi la polizia». Con l’aiuto di Valentina rialzammo la ragazza che era ancora per terra e ci infilammo tutti nella Clio, accesi le quattro frecce per segnalare meglio la nostra presenza, epreso l’occorrente del pronto soccorso dal cassettino del cruscotto, mi rivolsi alla ragazza più giovane perché avevo visto che le sanguinavano le mani, che aveva sfregato sull’asfalto quando c’era stato lo scoppioche ci aveva buttati per terra :«in attesa che arrivi l’ambulanza disinfettiamo le mani perché vedo che le stanno sanguinando intanto mi racconti cosa è successo, forse sua sorella si è sentita male».Guardai verso di lei ma aveva ancora gli occhi chiusi e il capo sul poggiatesta, sperai di non aver fatto un errore spostandola, magari poteva averle causato qualche problema la botta che aveva ricevuto per il mancato funzionamento dell’air bag.

    «Non credo , penso che …» La fermai con un gesto perché avevo visto sempre attraverso la pioggia, che cominciava a diminuire leggermente, due lampeggianti blu che si stavano avvicinando, e in un attimo si fermarono vicino a noi : la prima era la pantera della polizia , da cui scesero velocemente due agenti in divisa, scesi anch’io seguito da Valentina e ci avvicinammo a loro. Intanto tre persone uscirono dall’ambulanza e si apprestarono a prendere una lettiga dal retro, poi vennero di corsa verso di noi.

    «È lei il signor Bonelli che ha telefonato, dove sono i feriti?» Fece uno dei due agenti, annuii mentre col pollice gli indicai l’auto : «Sono dentro e comunque sono io che ho telefonato».Non rispose e si avvicinò alla Clio aprì la portiera dopo aver guardato i tre che stavano arrivando con la barella.

    Uno dei tre era certamente un dottore perché spostò l’agente e si sedette sul sedile, aprì la borsa che aveva con se prese qualcosa e cominciò a visitare la ragazza. Intanto il poliziotto si mise a parlare con la sorella, scesa anche lei dalla Clio.

    «Signorina riesce a dirci cos’è successo, avete forse bevuto o fatto uso di droga? Però per prima cosa ci dica come vi chiamate».

    «Io sono Alessia Rivetti e lei è mia sorella Anna ed eravamo in viaggio per Rimini. Quando Anna si è accorta che la pioggia aumentava, ha pensato di fermarsi proprio sotto questo ponte per sicurezza, ma credo che abbia sterzato con violenza e con tutta l’acqua sull’asfalto abbia provocato l’effetto aquaplaning, credo che si dica così, quindi non è riuscita a controllarla e ci siamo schiantate. Riguardo a quello che ha chiesto noi due non facciamo uso di droga e si può dire che siamo praticamente astemie». Ascoltando guardai verso l’auto che continuava a bruciare.

    «Ok poi controlleremo, però vorrei capire come mai l’auto è saltata per aria».Disse l’agente.

    «Forse posso darle una spiegazione la macchina è alimentata anche a GPL e può darsi che per il colpo sia successo qualcosa al serbatoio del gas». Rispose Alessia.

    «Può darsi, nel frattempo aspetteremo i nostri colleghi per la perizia così ne sapremo di più».Si avvicinò all’altro poliziotto che stava parlando al telefono e gli disse qualcosa.

    Intanto noi rimanemmo in silenzio fin quando il dottore uscì dall’auto e si rivolse all’agente che era tornato vicino :«non sembra grave anche se sembra un po’ persa, ma penso sia meglio portarla in ospedale per una risonanza, visto il livido che ha in fronte. Intanto do un’occhiata all’altra ragazza».Lui annuì e venne vicino a me e Valentina.

    «Adesso signor Bonelli mi racconti dall’inizio».

    «Non c’è molto da dire: ci siamo fermati anche noi con la speranza che il temporale si calmasse, eravamo fermi da poco quando ho visto nello specchietto i due fari dell’auto, che si sono messi a sbandare e poi a roteare su se stessi, pensavo che ci venissero addosso invece l’auto si è schiantata contro il pilone del ponte, sono corso subito verso di loro e visto che le portiere erano deformate e non si riusciva ad aprirle sono tornato a prendere il cric, e rotti i cristalli le abbiamo estratte dalla vettura : prima quella che si chiama Anna e l’abbiamo portata vicino alla nostra auto, poi avevo appena estratto la ragazza che si chiama Alessia e ci stavamo allontanando di corsa, quando ho sentito un botto enorme e siamo finiti per terra, mi sono voltato e ho notato l’auto completamente avvolta dalle fiamme. Appena mi sono rialzato ho chiamato il vostro numero di emergenza, il resto lo sapete».

    «Bene dato che il dottore ha detto che non sembra grave, possiamo dire che è andata bene per averla spostata senza essere sicuri di quello che si stava facendo, si poteva causarle un trauma».

    «Forse ha ragione ma penso che sarebbe stato peggio, se l’avessi lasciata nell’auto che stava prendendo fuoco, non crede?»

    «Ha senz’altro ragione lei comunque lasciateci le vostre generalità, non si può mai sapere anche per l’assicurazione».

    «Certo prenda nota» dettammo i nostri dati e mentre lui prendeva nota arrivò un’altra auto, con a bordo due persone che si misero subito all’opera. Nel frattempo il dottore aveva finito con Alessia e si era avvicinato al poliziotto che poco prima aveva detto di chiamarsi :Sergio Franzoni agente scelto e stava spiegando che se loro avessero finito le avrebbero portate all’ospedale di Piacenza, avevano già chiamato e c’era posto.

    «D’accordo andate pure, noi finiamo con i rilievi e poi passiamo per vedere come stanno e per fare il verbale. Ah dottore riesce a far fare gli esami per controllare, prima che svanisca, se erano sotto azione di alcool o droga?»

    «Certo appena arrivati facciamo tutto quello che serve, se quando arrivate voi non ci siamo, lasciamo detto a chi c’è al pronto soccorso». Rispose mentre gli altri due caricavano le ragazze

    «Molto bene, grazie dottore arrivederci». Rispose Franzoni, intanto Valentina mi aveva fatto un cenno che voleva dirmi qualcosa, annuii e mi avvicinai :«Dimmi!»

    «Senti Luca non pensi che dovremmo dare una mano a queste due ragazze che si trovano in un ospedale di una città che non conoscono, senza auto, penso senza soldi e senza vestiti, spero che abbiano almeno i documenti perché ho notato che hanno ancora una piccola borsa a tracolla. Inoltre se fosse il caso potremmo dar loro un passaggio se vogliono andare ancora a Rimini».

    «Hai ragione vado a chiedere lumi al dottore prima che vada via». La lasciai che annuiva e andai a parlare con lui. Mi spiegò come arrivare all’ospedale e dopo aver fatto un cenno di saluto, salì sull’ambulanza che si allontanò con la sirena spiegata.

    Mi avvicinai all’agente scelto e gli comunicai cosa avevamo pensato di fare, mi guardò con un sorriso :«Bene vedo con piacere che c’è ancora qualche persona che si prende cura degli altri, allora andate pure ci vediamo più tardi in ospedale». Mi tese la mano che strinsi e tornai da Valentina. Salimmo in macchina e mi diede un bacio, fui felice che ci fosse stata anche lei in una situazione del genere, misi in moto e partii in direzione dell’uscita di Piacenza sud. Per fortuna la pioggia aveva diminuito di molto di intensità e in poco tempo arrivammo al casello di uscita.

    2

    Trovammo facilmente l’ospedale con l’aiuto del navigatore satellitare, anche se non aveva smesso di piovere completamente, e dopo aver parcheggiato ci avviammo verso il pronto soccorso. Arrivati all’ingresso del triage ci venne incontro una infermiera : «Salve vi posso aiutare?»

    «Si grazie, volevamo notizie delle due ragazze che dovrebbero essere state portate qui da poco con una ambulanza, per via dell’incidente che c’è stato sull’autostrada del sole».

    «Siete parenti?»

    «Per niente, siamo soltanto quelli che le hanno soccorse appena successo il fatto, e abbiamo pensato che potessero avere bisogno di aiuto».

    «Mi fa piacere vedere che c’è ancora gente che si preoccupa di persone estranee, anche se non le conoscono, comunque le stanno visitando e penso che ci vorrà un po’ prima che si sappia qualcosa, cosa fate aspettate?».Disse lei ripetendo quasi le stesse parole del poliziotto.

    «Pazienza aspetteremo, ormai siamo qui».

    «Allora se volete accomodarvi in fondo al corridoio c’è la sala d’attesa, se ne avete bisogno c’è anche la possibilità di bere magari un caffè o altro. Appena so qualcosa vengo ad avvisarvi».

    «Grazie mille, allora a dopo» rispose Valentina e mi precedette verso il locale che aveva detto l’infermiera. La seguii felice di poter bere qualcosa di caldo, dopo aver preso tanta umidità con tutta quell’acqua che era scesa in maniera esagerata.

    «Cosa pensi di fare per quelle ragazze appena sapremo come stanno?» Mi chiese Valentina mentre sorseggiava un tè, seduta accanto a me nel locale che ci aveva indicato l’infermiera. La guardai pensieroso perché non avevo ancora pensato al da farsi, mentre cercavo di ragionare e per guadagnare tempo, mi alzai ed andai a buttare il bicchiere del caffè che avevo appena bevuto nel contenitore vicino al distributore.

    «Tu cosa consiglieresti?» Le chiesi di rimando tornando a sedermi.

    «Io direi che vista l’ora che si è fatta e inoltre dobbiamo parlare ancora con la polizia, mi sembra che ci convenga cercare un hotel qui vicino e ripartire domani, così speriamo che nel frattempo si sia risolta la faccenda e ce ne andiamo con calma, tanto siamo in anticipo di qualche giorno rispetto alla data del matrimonio. Anche perché mi pare che Roberto non ti abbia ancora mandato, il nome e l’indirizzo dell’albergo che ci ha prenotato, quindi arriveremmo troppo tardi. Non ti sembra che sia una bella idea? Così possiamo anche mangiare qualcosa»-

    «Penso che tu abbia ragione facciamo come hai detto. Ti amo Valentina» mi spostai verso di lei e le diedi un bacio. Nel frattempo guardai verso la porta e notai l’infermiera che ci guardava sorridendo. Lanciai un’occhiata all’orologio appeso sulla parete di destra segnava le 21,36e mi alzai «allora ci sono novità?» Le chiesi andandole incontro.

    «Si ora vi spiego : la ragazza che si è fatta più male, secondo il dottore, è meglio che per questa notte resti in osservazione, anche se si è ripresa sembra che non sia ancora ben presente a se stessa. L’altra invece può uscire anche adesso, però sta finendo di parlare con la polizia che vuole parlare anche con voi. Quindi tra un po’ verranno qui».

    «Grazie infermiera allora aspettiamo» fece un cenno di assenso e se ne andò mentre io tornai a sedermi accanto a Valentina. Dopo circa cinque minuti vidi spuntare dalla porta l’agente scelto Franzoni seguito dal collega e da Alessia. «Dunque signori abbiamo risolto tutto con la signorina qui presente, effettivamente si è trattato di un malaugurato incidente, perciò mi basta che mi firmate anche voi questo foglio e poi potete anche andare. Se per caso avessimo bisogno abbiamo i vostri dati per interpellarvi, però penso che non sarà necessario. Forse sarà l’assicurazione che avrà bisogno di parlarvi dopo che loro avranno fatto la denuncia,» poi rivolgendosi alla ragazza «allora signorina è sicura di non aver bisogno d’altro?».

    «Grazie agente Franzoni ma penso di no, adesso proverò a chiamare qualcuno a Milano che possa venirci in aiuto, aspetterò qui in ospedale, se me lo permettono, anche perché non abbiamo più nulla, tanto devo attendere fino a domani che mia sorella si riprenda».

    «Alessia non preoccuparti siamo qui noi» intervenne Valentina precedendomi «abbiamo aspettato apposta per darvi una mano».

    «Grazie ma non posso accettare, già ci avete salvato la vita perciò sarebbe troppo».

    «Non pensarci lo facciamo volentieri, non possiamo lasciarvi così dopo quello che è successo quindi aspetteremo con te, domani vedremo quello che dirà il dottore poi decideremo il da farsi». Dissi io guardando verso l’agente che annuì.

    «Ma non abbiamo più nulla neanche i vestiti, ci sono rimasti solo i documenti che avevamo a parte, tutto il resto è bruciato».

    «Ti ripeto di non pensarci ne riparliamo con calma».

    «Allora vi ringrazio, accetto volentieri»

    «Visto che siete a posto noi possiamo andare, comunque se servisse chiamate in caserma e chiedete di me, questo è il numero. Buona fortuna». Disse l’agente Franzoni guardando verso il collega che annuì, poi ci strinsero le mani e con un ultimo cenno di saluto sparirono dalla nostra vista attraverso la porta che

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