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Freddo come la pietra: I Tornado D’Acciaio, #1
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E-book101 pagine1 ora

Freddo come la pietra: I Tornado D’Acciaio, #1

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Info su questo ebook

Brian Hatcher ha un bel coraggio, pensavo di non rivedere mai più la sua faccia.

Ha lasciato la polizia per unirsi ai Tornado D'Acciaio, la stessa gang su cui stava indagando mio fratello.

Lo odio.

Dovrei odiarlo.

Voglio odiarlo.

Ha voltato le spalle a tutto ciò per cui si batteva.

Eppure lo voglio, anche se è diventato un motociclista freddo come la pietra.

LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2021
ISBN9798201636845
Freddo come la pietra: I Tornado D’Acciaio, #1

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    Anteprima del libro

    Freddo come la pietra - Olivia Rigal

    CAPITOLO 1

    Dov’è il mio ordine per il tavolo nove?" chiedo in cucina.

    Dammi altri trenta secondi, Lisa, risponde l’apprendista. Sta dando il tocco finale al piatto. Quando è soddisfatto del modo in cui il pomodorino è annidato in un piccolo bouquet di pesto, mi guarda e ammicca. È bello riaverti qui. Come sono andati gli esami? chiede.

    Anche per me è bello essere tornata. Che ci creda o meno, trovo rilassante perfino la folla di mezzogiorno dopo due settimane di esami, gli dico. Mi rendo conto di non aver risposto alla sua domanda, ma non sono davvero sicura di come siano andati gli esami, e comunque, anche se la parte più impegnativa del servizio del pranzo è passata, non è ancora il momento adatto per chiacchierare.

    Porto i piatti al tavolo nove, un professore di diritto sta chiacchierando con un uomo della stessa età che è socio di uno dei più importanti studi legali di Manhattan. Cosa normale in questo posto. Il ristorante è situato tra due facoltà di legge. L’intero isolato è composto da uffici rigorosamente affittati a studi legali. Non è un caso che il mio capo lo abbia chiamato La facoltà di legge.

    Chiedo ai miei due clienti se c’è qualcos’altro che possa portare, e proprio quando mi dicono che sono a posto, mi chiama Lyv. Ha la faccia seria e non è da lei. Sembra arrabbiata o sconvolta. Non può essere a causa mia perché sono stata via per due settimane, e sono tornata solo oggi. Mi fa segno di andare nel suo ufficio, e quando entro mi chiede di sedermi.

    Lisa, sono così dispiaciuta, dice accovacciandosi davanti a me e prendendomi le mani tra le sue. Guardo nei suoi grandi occhi castani e mi domando per cosa sia così dispiaciuta. Forse ha scoperto tramite le sue conoscenze alla facoltà di legge che sono stata bocciata? No, è troppo presto, non c’è ancora stato abbastanza tempo per correggere i nostri test. Sta per licenziarmi? No, lei mi dice sempre che sono una delle sue cameriere migliori, e che sarà triste vedermi laureata.

    Ho appena ricevuto una chiamata dalla polizia di Point Lookout, dice dolcemente, stringendomi più forte le mani. È tuo fratello… Si ferma per un secondo, scuote la testa, e per un attimo penso di vedere le lacrime riempirle gli occhi.

    Ora so che deve essere una notizia veramente brutta, perché Lyv è una dura. Lyv non piange; qualsiasi cosa accada, lei sorride sempre come se la vita fosse la stupida pubblicità di un dentifricio.

    Devi tornare al dormitorio e preparare le valigie, poi ti accompagnerò a LaGuardia. Ti ho prenotato il volo delle quattro per Fort Lauderdale.

    Cerco di elaborare ciò che sta cercando di dire, ma una parte del mio cervello si rifiuta di farlo.

    Mio fratello, David, è straordinario e indistruttibile. Può sopravvivere a tutto. Ha fatto l’addestramento militare, e si è diplomato tra i primi del suo corso all’accademia di polizia. David non può essere morto.

    Com’è successo? chiedo.

    Non lo so, non mi hanno dato dettagli, sussurra Lyv.

    Devo chiamare mia madre, dico. Parlerò con mamma, lei confermerà che è stato un terribile equivoco, e noi ci rideremo su. Cerco di liberare le mie mani da quelle di Lyv per prendere il telefono sulla sua scrivania, ma lei non mi lascia andare.

    Non potrai parlare con lei prima di arrivare a casa, disse Lyv. So che i medici le hanno dato qualcosa che l’ha messa KO per ventiquattro ore. Si stringe le nostre mani al petto e sospira.

    Mi dispiace così tanto, Lisa.

    Bussano alla porta. È Megan. È la responsabile del turno di sera. Cosa ci fa lì così presto? Perché ha in mano la mia borsa e il mio impermeabile?

    Lyv va da lei, e parlano a voce bassa mentre Lyv si mette il cappotto. Torna da me e mi fa alzare. Mi veste come fossi una bambina e mi prende per mano. Mentre attraversiamo il locale, c’è uno strano silenzio. Loro non sanno cosa sta succedendo, ma l’espressione sul viso di Lyv è tale che nessuno dice una parola. Per un attimo mi sento come se il mondo intorno a me andasse a rallentatore, ma cambia un momento dopo quando lasciamo il ristorante dalla porta della cucina e usciamo. La vita a Manhattan non si ferma mai. C’è gente che passa, e c’è un traffico assordante. Tutto sembra normale.

    Lyv mi accompagna al dormitorio. Una volta nell’atrio, mi chiede il numero della mia camera. Glielo dico, e saliamo sull’ascensore per andare al decimo piano. Dopo aver cercato nella mia borsa, Lyv trova le mie chiavi e apre la porta. Io rimango sulla soglia e la guardo preparare con efficienza tutto il necessario sul letto. Si gira verso di me e mi chiede, C’è qualcosa che ti serve a cui non ho pensato?

    Scuoto la testa. Non credo, e comunque, ho ancora un sacco di roba nel mio armadio a casa.

    Allora questo basterà, dice mentre piega tutto ordinatamente nella mia valigia. Quando ce ne andiamo, toglie dal portachiavi le chiavi della mia stanza e se la mette in tasca dopo aver chiuso a chiave la porta.

    Controllerò con l’amministrazione per sapere quand’è la scadenza per i traslochi alla fine del semestre…

    Probabilmente si rende conto che non sto veramente prestando attenzione a quello che mi sta dicendo, e non finisce la frase. Lyv è un centinaio di passi davanti a me, e nella mia confusione, mi chiedo come me la sarei cavata senza di lei, così dico, Grazie.

    Non c’è di che. Alza le spalle. È a questo che servono gli amici.

    CAPITOLO 2

    Ègià notte quando l’aereo atterra all’aeroporto di Fort Lauderdale. Sembro ancora un automa. È come se mi stessi osservando dall’esterno senza poter intervenire. Mi alzo. Prendo la borsa. Scendo le scale e poi cammino lungo il corridoio. Sono io ma allo stesso tempo non lo sono.

    In qualche modo, nonostante sia mentalmente assente, il mio corpo continua a fare quello che serve per tornare a casa.

    Al ritiro bagagli, trovo zio Tony che ha in mano la mia valigia. Sembra invecchiato di dieci anni dall’ultima volta che l’ho visto. Quando è stato? Meno di due anni fa. Mi abbraccia.

    Mi dispiace tanto, Lisa, dice, e mi lascia andare senza dirmi altro.

    Annuisco appena e lo seguo. Durante il viaggio fino a Point Lookout, mi spiega perché è venuto da solo. Nancy è all’ospedale con tua madre.

    Proprio mentre sto per interrogarlo, aggiunge, Non sappiamo cosa è successo. La polizia ha chiamato tua madre, che è riuscita ad arrivare alla nostra porta prima di crollare.

    Ho giusto il tempo di assimilare quelle parole prima che aggiunga,

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