Karol e il segreto della croce
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Info su questo ebook
Nathalie Magliano nasce a Lodi il primo gennaio del 1993. Laureata a Crema in Scienze Religiose nel 2017, insegna religione cattolica presso una scuola secondaria di primo grado della Diocesi di Lodi.
Sposata dal 2019 con Tommaso, è diventata mamma di Giosuè Karol nel dicembre 2020.
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Anteprima del libro
Karol e il segreto della croce - Nathalie Magliano
Prefazione
Il Piccolo Karol
Questa è una storia bellissima, sulle orme di un Santo e di un suo giovane amico.
Due uomini che si incontrano sulla cima dell’Adamello e poi condividono la grande passione per la montagna.
Il piccolo Karol ripercorre questa grande avventura, facendo rivivere quei giorni straordinari, pieni di gioia, di amicizia e grandi momenti di preghiera per ritrovare una pace interiore, contemplando la bellezza di questa terra che il Signore ci ha donato.
Auguro al piccolo Karol di vivere una vita fortunata e piena di storie vissute come ho potuto viverla io.
Con affetto,
Lino Zani
Questo racconto si ispira ad una storia vera, ai giorni che il Papa San Giovanni Paolo II trascorse sul ghiacciaio dell’Adamello. I fatti narrati sono tratti dalle testimonianze dell’alpinista Lino Zani, guida e amico di Papa Giovanni Paolo II, e riportati nel suo libro Era Santo, era uomo
.
1
Sono tanti i sogni che ogni persona coltiva e custodisce nel proprio cuore e, a mio modesto parere, i sogni che dimorano nei cuori dei bambini sono i più belli.
Era proprio così il sogno che, insieme a tanti altri, Karol custodiva nel proprio cuore e che con il passare dei giorni e l’attento ascolto di racconti diventava sempre più concreto e desiderato, una meta alla quale giungere, una vetta da conquistare.
Ma andiamo con ordine…
C’era una volta un bambino di nome Karol che viveva in un piccolo paese della pianura. Era un bravo bambino, almeno così la sua mamma e il suo papà gli ripetevano sempre. I suoi capelli erano dorati come il grano e i suoi occhi cambiavano sfumature alla luce del sole.
Come tutti i bambini, Karol andava a scuola, giocava con i suoi amici e passava la maggior parte del tempo con la sua famiglia, in particolare con la mamma e il papà. Uno dei suoi momenti preferiti era quando il suo papà gli raccontava episodi risalenti alla Prima guerra mondiale, conosciuta anche come la Grande Guerra e, mentre lo faceva, gli mostrava immagini e fotografie su dei grandi libri accuratamente catalogati e riposti nella libreria del loro salotto.
C’era anche un altro momento che Karol amava trascorrere con il suo papà, ovvero quando lo portava al museo
. Ma attenzione, non un museo come tutti gli altri, bensì una piccola raccolta di oggetti che proprio il suo papà aveva piano piano creato nel corso degli anni. Piccoli frammenti di storia e di vita dei soldati. In quella collezione le passioni del papà, la storia, il ricordo e la montagna si intrecciavano tra loro.
Il museo
, come al piccolo Karol piaceva chiamarlo, si trovava in una stanza della casa del nonno paterno. Era un angolino di parete con due piccoli ripiani sui quali erano custoditi con ordine e cura, quasi fossero reliquie, oggetti che il suo papà aveva trovato durante le sue numerosissime escursioni in montagna e che risalivano proprio al periodo della Grande Guerra. Qualche lattina, un cucchiaio, due bottoni, un fondo di gavetta, pezzi di filo spinato, un rampone, un cappello alpino, o quello che ne rimaneva, sassi provenienti da ogni monte in cui il papà era stato e dove, in passato, si era combattuto. C’erano anche delle antiche fotografie che ritraevano dei soldati in posa, foto che il papà aveva trovato ad un mercatino di roba vecchia
in montagna e che non era riuscito a lasciare lì, abbandonate e dimenticate. Qualcuno le aveva scattate per un motivo, erano storie da custodire nel cuore e nel tempo.
Karol guardava quegli oggetti e ascoltava affascinato le parole del suo papà: non solo restava a bocca aperta nel sapere a cosa servissero, ma anche nel conoscere dove e in quale modo il suo papà li aveva ritrovati.
Tra tutti gli oggetti custoditi nell’angolo di memoria della guerra il suo preferito era il cappello di un alpino. Il papà gli aveva raccontato di averlo trovato quasi per caso durante un’escursione. Era a terra, informe e sgualcito, sotto gli occhi di tutti, ma probabilmente la maggior parte delle persone avevano pensato si trattasse di uno straccio o un pezzo di stoffa senza importanza. Solo chi era mosso dalla passione e dalla curiosità come il suo papà avrebbe potuto capire che invece si trattava di un vero e proprio tesoro.
Quando Karol guardava quel cappello si faceva tante domande… come si chiamava il suo proprietario? Da dove veniva? Quanti anni aveva? Perché si trovava proprio