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Rune di sangue
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E-book272 pagine3 ore

Rune di sangue

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Info su questo ebook

L'ambiziosa, ma timida studentessa di legge, Konstanze incontra l'affascinante Robert a una festa, i due vanno subito d'accordo. Presto però lui rivela la sua vera identità e la ragazza si ritrova catapultata in una rete di violenza e intrighi.

Il suo sogno di diventare procuratore sembra essere andato in frantumi e la sua vita sta andando in rovina. Cercando di prevenire un terribile assassinio, si ritrova in un pericolo mortale.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita8 mar 2023
ISBN9781667452418
Rune di sangue

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    Anteprima del libro

    Rune di sangue - Karina Reiß

    Rune di sangue

    Karina Reiß

    ––––––––

    Traduzione di Alessandra Sole 

    Rune di sangue

    Autore Karina Reiß

    Copyright © 2023 Karina Reiß

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Alessandra Sole

    Progetto di copertina © 2023 Die Bücherfee

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Tutti i diritti, compreso quello di stampa totale o parziale in qualsiasi forma, sono riservati all'autore.

    Questa è una storia di fantasia e tutti i personaggi di questo romanzo sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore. Qualsiasi somiglianza con persone vive o morte è puramente casuale e non voluta.

    Karina Reiss

    Heiligenhöfe 15c

    37345 Am Ohmberg

    Germania

    ––––––––

    http://karina-reiss.de

    Riferimenti: Biblioteca Nazionale Tedesca.

    Pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità Europee.

    Bibliografia dettagliata 

    http://dnb.d-nb.de

    Sinossi

    L'ambiziosa, ma timida studentessa di legge, Konstanze incontra l'affascinante Robert a una festa, i due vanno subito d'accordo. Presto però lui rivela la sua vera identità e la ragazza si ritrova catapultata in una rete di violenza e intrighi.

    Il suo sogno di diventare procuratore sembra essere andato in frantumi e la sua vita sta andando in rovina. Cercando di prevenire un terribile assassinio, si ritrova in un pericolo mortale.

    Informazioni sull'autrice

    Karina Reiss è nata nel 1976, in una calda giornata estiva in Turingia e ha trascorso la sua infanzia nella bellissima città di Eichsfeld. Incoraggiata dai suoi genitori in tenera età, ha sviluppato le sue ambizioni creative sia in ambito musicale che artistico.

    Oggi vive e lavora come insegnante di musica freelance nella città di Worms, fondata dai Celti, ed è felicemente sposata.

    Da sempre topo di biblioteca, preferisce divorare emozionanti romanzi polizieschi e thriller, nell'autunno 2012 decide di occuparsi seriamente della scrittura. Poco dopo, crea i primi personaggi e la trama del suo primo thriller, Blutrune, che ha pubblicato nel dicembre 2014 dopo due anni di lavoro.

    Il male trionfa solo perché le persone buone non fanno nulla.

    ––––––––

    Edmund Burke (1729 - 1797)

    Capitolo 1

    venerdì 5 settembre 2014; ore 15:45

    Il nostro tempo è giunto al termine, per oggi abbiamo finito, annunciò il dottor Vogler controllando il suo elegante orologio da polso.

    E quando ci vedremo la prossima volta? Nella mente della ragazza i pensieri continuavano a girare e lei non era ancora in grado di analizzare tutte le informazioni apprese nell'ora appena passata. La stanchezza le faceva sentire braccia e gambe pesanti come piombo. L'ultima volta che era stata da uno psicoterapeuta, otto anni prima, aveva giurato che non sarebbe andata mai più da uno strizzacervelli.

    Si asciugò le mani bagnate sui jeans e, nonostante fosse seduta su una comoda poltrona in pelle, Konstanze si sentiva oppressa. Cercò di inghiottire, ma la sua bocca era secca come se avesse attraversato il deserto per giorni. L'odore speziato del tè alle erbe era nell'aria e aumentava la sua insaziabile sete. Ricordava di aver visto una tazza di tè sulla scrivania quando era entrata nella stanza. Il terapeuta afferrò i suoi occhiali da lettura dal tavolo di vetro e li indossò goffamente. Prese la sua agenda e iniziò a sfogliarla. Il fruscio delle pagine rese l’attesa di Konstanze innaturalmente rumorosa.

    Ho ancora uno spazio venerdì sera. Ci vedremo una volta alla settimana. Disse prendendo un appunto.

    Sì, va bene.

    Perfetto, signorina Hartenbach, allora ci vediamo venerdì alle sette. Penso che avremo una risposta dalla sua compagnia assicuratrice per la copertura sanitaria tra due o tre settimane. Tuttavia, non ho dubbi che la terapia sarà approvata. Si alzò e le tese la mano. La sua stretta era calda e forte, piena di energia. Konstanze salutò e uscì nella sala d'attesa dove sua zia la stava aspettando.

    Andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte, disse Konstanze, mettendosi il cappotto.

    È una buona idea. Con un caldo sorriso sul viso, Heidrun si alzò e le mise un braccio intorno alle spalle. Abitare vicino a sua zia era stata una delle ragioni per cui aveva scelto l'Università di Bayreuth per studiare legge. Ovviamente le mancavano i suoi genitori. Ma se fosse stata assolutamente onesta con se stessa, avrebbe ammesso di aver cercato deliberatamente quella distanza. Solo che al momento non era pronta per quell'onestà così incondizionata.

    Le parole del dottor Vogler echeggiarono debolmente nella sua testa: disturbo post-traumatico da stress.

    Ne soffrivano i soldati che erano stati in istanza in zone di guerra, o persone che erano sopravvissute a un terribile terremoto. Donne che erano state rapinate o maltrattate, ma non lei. Aveva protestato violentemente contro quella diagnosi, dopotutto la sua traumatica esperienza risaliva a otto anni prima. Ma il terapeuta le aveva assicurato che i sintomi di questa malattia, a volte, comparivano solo dopo anni che la situazione traumatica era stata vissuta. Per lo più l’aveva lasciata parlare di lei e le aveva fatto alcune domande prima di confermare la diagnosi.

    Persa nei suoi pensieri, guardò fuori dal finestrino della macchina. I tergicristalli combattevano la pioggia con monotona indifferenza. Dopo quello che le aveva spiegato il terapeuta, era in grado di comprendere meglio i suoi attacchi di panico e gli incubi, i disturbi del sonno e i vuoti di memoria, erano una conseguenza di ciò che le era accaduto otto anni prima.

    Grazie, disse, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio che scorreva.

    Per cosa? Heidrun Hartenbach le lanciò un'occhiata di traverso.

    Perché mi hai convinto a vedere il tuo compagno di classe.

    Ero preoccupata per te, così come i tuoi genitori.

    Hai detto qualcosa a papà?

    No, ma mi ha chiesto di parlarti.

    Hmm. Konstanze osservò una goccia di pioggia che veniva spinta dal vento sul parabrezza.

    Vuoi raccontarmi com'è andata la seduta con il dottor Vogler?

    Discretamente. Lo vedrò una volta alla settimana, per ora. Ha detto che soffro di un disturbo post-traumatico da stress. Roteò mentalmente gli occhi.

    Lo sospettavo già, cara. Ecco perché volevo...

    Lo squillo del cellulare di Heidrun interruppe la conversazione tra le due donne.

    Scusa, devo rispondere.

    Konstanze annuì. La nostra visita al ristorante è saltata, pensò tristemente. Non era raro che sua zia non fosse in grado di rispettare un appuntamento. Lavorava come medico presso l'Istituto di medicina legale dell'Università di Erlangen, ed era chiamata sulla scena del crimine ogni volta che c'era un sospetto di morte non naturale e la sua esperienza poteva contribuire alla ricostruzione del corso degli eventi.

    Dopo che sua zia ebbe terminato la telefonata, Konstanze chiese interessata: Devi lavorare?

    Sì, mi dispiace tanto. Dobbiamo rimandare la cena.

    Non importa. Cos’è successo?

    Devo andare sulla scena del crimine e mettere al sicuro le prove prima che si perdano sotto la pioggia.

    Puoi portarmi a casa?

    Temo di non averne il tempo, ma per favore rimani in macchina. Voglio evitare problemi inutili.

    Non preoccuparti. Le fece un cenno.

    La zia voltò l’auto sulla strada verso la zona commerciale di Bindlach Süd e guidò in silenzio verso le cave di ghiaia a nord. A causa della pioggia battente e continua, erano quasi sole sulla strada.

    Quando arrivarono sulla scena, alcuni raggi del sole attraversarono una minuscola fessura nella copertura nuvolosa, creando una striscia viola all'orizzonte. Heidrun parcheggiò l'auto davanti a un veicolo della polizia, tirò fuori la sua attrezzatura dal bagagliaio e poi iniziò a scendere il crinale. Alcuni agenti di polizia erano impegnati a sistemare i riflettori sulla scena, mentre altri stavano a guardare, annoiati, con le tazze di caffè bollente tra le mani. Dal suo posto in macchina, Konstanze aveva una visuale chiara della cava di ghiaia, dove poteva vedere la sagoma di un corpo umano sul terreno all'interno dell'area protetta con il nastro rosso e bianco della polizia. Il corpo era coperto da un telo scuro. I cani poliziotto, che aspettavano con i loro conduttori accanto a uno dei mezzi di soccorso, tesero le orecchie.

    Konstanze sprofondò di più nel suo cappotto e lasciò che le sue mani scomparissero nelle maniche. I sottili peli sulle sue braccia si rizzarono. Per un attimo osservò sua zia discutere con gli ufficiali e chinarsi più volte sul corpo.

    Per passare il tempo, prese un libro dalla borsa e cominciò a leggere. Dopo poche frasi, però, lo richiuse. Era troppo buio in macchina per vedere le lettere. Inoltre, era troppo agitata per concentrarsi sugli indizi complicati nel suo thriller di spionaggio. Chiuse gli occhi e ripensò alla conversazione con il suo terapista. Aveva aperto vecchie ferite, aveva rievocato verità dolorose e delineate come avrebbe dovuto essere la terapia. Non era affatto sicura che ce l'avrebbe fatta. Un'indefinibile sensazione di paura si insinuò in lei. La paura era stata la sua compagna costante, ultimamente. Odiava questo stato di terrore.

    Konstanze fu scossa dai suoi pensieri quando Heidrun aprì la portiera del guidatore e salì in macchina.

    Ho finito qui. Andiamo. Accese il motore e fece inversione.

    Penso che sia troppo tardi per uscire a mangiare adesso, disse Konstanze con sgomento.

    Scusa. Non era previsto.

    Possiamo rimediare, non preoccuparti. E la vittima? Devi andare subito in laboratorio?

    No. Domani mattina farò l'autopsia. Tuttavia, è certo che si tratti di un omicidio. La donna è stata uccisa con una pistola, immagino una calibro trentotto o una nove millimetri.

    È terribile! Sai già chi era? Spero che non abbia lasciato nessun figlio. Konstanze giocherellò con una ciocca di capelli, persa nei suoi pensieri.

    Konny, io... Sua zia si girò e sembrò cercare le parole giuste.

    Cosa c'è, zia Heidrun?

    La donna frugò freneticamente nella borsetta, tirò fuori un pacchetto blu di Gauloises e accese una sigaretta prima di risponderle.

    Tesoro, sai che non posso parlarti di questioni relative alla scena del crimine, ma nel tuo stato attuale, non voglio che tu lo scopra dai giornali mentre sei da sola.

    Gli occhi di Konstanze si spalancarono. Cosa non dovrei sapere dal giornale? La sua voce era debole e tremula.

    La donna aveva un documento con sé... disse Heidrun, spingendo rumorosamente il fumo di sigaretta fuori dalle labbra, riprese: Si chiamava Gabi Baumann.

    Konstanze si portò una mano alla bocca per soffocare un grido. Oh mio Dio, è il nome della madre di Sabrina. Era lei?

    Sì, secondo la sua carta d'identità abitava a Bayreuth. Dopo che la zia le diede l'indirizzo esatto, seppe con certezza che la vittima dell'omicidio era la madre della sua amica.

    Promettimi che manterrai segreto tutto quello che ti ho appena detto fino a quando l'identità non sarà ufficialmente confermata dalla polizia, chiese Heidrun.

    Sì, certo, rispose distrattamente. Le hanno sparato? Perché? Sbalordita, fissò l'oscurità fuori dal finestrino.

    Si ricordò di un afoso pomeriggio estivo. La signora Baumann aveva invitato le due ragazze a un barbecue. Nonostante la sua amica non avesse mai avuto un rapporto particolarmente buono con la madre, le tre donne avevano trascorso una giornata allegra ed esuberante. Rivide davanti agli occhi la risata fragorosa di Gabi Baumann, che, senza dubbio, era stata ereditata anche da Sabrina. Avevano anche gli stessi lineamenti morbidi incorniciati da lunghi capelli neri, lucidi come la seta.

    Alcuni particolari indicano che sia stato un serial killer, Heidrun interruppe i ricordi di Konstanze.

    Cosa te lo fa pensare?

    Tra le altre cose, l'autore ha lasciato una specie di firma.

    Una firma? Si girò verso sua zia.

    Sì, la vittima aveva un simbolo inciso sullo stomaco con un coltello.

    All'improvviso il mondo ruotò attorno a Konstanze e lei si sentì nauseata. Per favore, smettila subito!

    Sei bianca come un lenzuolo, stai male? In risposta, lei annuì leggermente coprendosi la bocca con entrambe le mani. Heidrun frenò di colpo, accostò sulla corsia di emergenza e si fermò, uscì subito per aiutare sua nipote a scendere dall'auto.

    L'aria fresca ti farà bene.

    Con un energico movimento della mano, Konstanze allontanò la zia, si chinò in avanti e vomitò, tremando per i violenti crampi. Heidrun le accarezzò dolcemente la schiena e cercò di calmarla.

    Sono circondata dalla morte, zia Heidrun, sbottò all'improvviso. Non lo sopporto più. Non può succedere di nuovo.

    I ricordi di un funerale le affiorarono nella mente. Aveva sostenuto la sua migliore amica, che era quasi svenuta per il dolore. Aveva guardato in silenzio le due bare che erano disposte davanti a loro. Con un gesto nervoso, spinse da parte quelle immagini.

    Heidrun abbracciò sua nipote. Tutto il tuo corpo sta tremando. Rientriamo.

    Konstanze non si oppose e si fece aiutare dalla zia a salire sul sedile del passeggero. Le lacrime le rigarono il viso, lasciando una scia nera di mascara sulle guance.

    E il padre di Sabrina? Volle sapere Heidrun.

    I suoi genitori hanno divorziato molto tempo fa. Suo padre è partito per la Francia da molti anni. Non conosco altri dettagli, lei non parla mai di lui.

    Oh mio Dio, la tua amica è tutta sola adesso.

    Ho una paura terribile al pensiero di incontrarla lunedì, zia Heidrun.

    Mi dispiace molto. Dimmi se c'è qualcosa che posso fare per te.

    Voglio andare a casa adesso.

    Heidrun riaccese la macchina e nessuna delle due disse una parola per il resto del viaggio.

    Capitolo 2

    domenica 7 settembre 2014; ore 14:00

    Aveva quella maledetta sensazione di bruciore in bocca, come se avesse masticato delle ortiche. Le labbra erano intorpidite, la lingua formicolava e il palato bruciava come il fuoco. Piegato dal dolore, Karl Schuster andò nella minuscola cucina per prepararsi una camomilla. Prese la teiera malconcia e la riempì. Asciugò con cura le gocce d'acqua che erano cadute sul bollitore con un panno da cucina, lo rimise sul fornello e ruotò la manopola al massimo. I caldi raggi del sole di settembre filtravano attraverso le tende a quadri marrone chiaro della finestra della cucina e inondavano la stanza di una luce vellutata. Dopo la pioggia costante delle ultime settimane, era un gradito cambiamento.

    Il giorno prima Karl aveva trascorso una giornata nella sua baita in riva al lago. Dopo una lunga passeggiata nel bosco, era tornato allo chalet per un bicchiere di brandy. Aveva cercato delle candele e così facendo si era imbattuto nei documenti e negli appunti di suo nipote Robert, al quale aveva concesso di usare la proprietà a suo piacimento. Sconvolto, aveva sfogliato le carte e si era reso conto di cosa stesse combinando suo nipote. Era colpa sua e doveva fermare quella follia prima che fosse troppo tardi. Andò immediatamente da lui e cercò di farlo ragionare. Poteva capirlo e vedere la situazione allo stesso modo, ma sarebbe stato sbagliato. I suoi progetti lo avrebbero portato dritto alla rovina.

    Robert si era arrabbiato e lo aveva insultato verbalmente. Karl aveva resistito e i due avevano intrapreso una terribile discussione. Alla fine si era ritirato per evitare un'ulteriore escalation, ma aveva chiarito a suo nipote che non sarebbe rimasto a guardare.

    Quella mattina Robert si era presentato inaspettatamente alla sua porta, con panini profumati e la marmellata preferita di Karl come offerta di pace. Avevano fatto colazione insieme e l'atmosfera era stata allegra e rilassata, come lo era sempre quando lui veniva a trovarlo. Dato che non sollevarono più l'argomento della discussione, Karl iniziò a sperare che suo nipote fosse tornato in sé.

    Ora pensò a quei piani terribili e si rimproverò amaramente di non aver guidato Robert in una direzione diversa fin dall'inizio. Doveva fermarlo a qualunque costo.

    Il fischio della teiera color rame distolse Karl Schuster dai suoi pensieri. Combattendo la nausea, versò l'acqua bollente nella tazza. Il profumo aromatico della camomilla si diffuse per la cucina. Mi mancava solo l'influenza, pensò, e un attimo dopo fu scosso da un estenuante spasmo di tosse.

    Due ore prima la tosse era iniziata quasi contemporaneamente con la nausea e la diarrea implacabile. Da quel momento aveva iniziato ad avvertire una terribile sensazione di bruciore in bocca.

    Ora stava gelando, anche se il termostato del riscaldamento era regolato a 23 gradi. Non riusciva a controllare il violento battito dei denti, la mascella gli faceva già male.

    Stordito, barcollò lungo lo stretto corridoio fino al bagno per prendere il termometro. Era esattamente al suo posto, sul terzo ripiano a sinistra dell'armadietto a specchio. Sua moglie aveva apprezzato fin dall'inizio il suo rigoroso amore per l'ordine.

    Si infilò il termometro sotto la lingua e tornò in cucina. Mentre passava, intravide il suo riflesso. Nebulosi occhi marrone-verdi lo guardavano stanchi su un viso cinereo. Oggi le rughe gli scavavano il viso molto più in profondità del solito. Sembri piuttosto esausto, disse alla sua controparte.

    Tornato in cucina, prese la tazza e andò in soggiorno e si sedette nella sua poltrona malconcia preferita.

    Era ampia e comoda in vera pelle bovina, l’aveva ricevuta come regalo di compleanno dalla sua amata moglie più di quindici anni prima. Gli mancava la sua Anneliese con ogni fibra del suo corpo. Quella casa era così vuota e silenziosa da quando era morta in un tragico incidente quasi cinque anni prima. Era sempre stata il suo orgoglio. Senza il migliore amico di Karl, Jasper, non si sarebbero mai trasferiti in quella casa. Quando il muro di Berlino cadde, nel 1989, Jasper trovò quella graziosa casa unifamiliare alla periferia di Bayreuth e lo convinse ad acquistarla. A quel tempo, sua moglie era così felice di poter finalmente lasciare Lipsia. Aveva arredato la nuova casa in modo confortevole con grande attenzione ai dettagli.

    Il termometro che aveva in bocca emise un segnale acustico. Karl lo tirò fuori e lesse la temperatura: trentanove virgola quattro gradi Celsius. Non c'era da stupirsi che la sua testa sembrasse avvolta nel cotone. Bevve la camomilla calda a piccoli sorsi e subito un calore calmante si diffuse nel suo corpo. Karl chiuse gli occhi e pensò a Robert e ai suoi folli progetti. Febbrilmente pensò a come tenere il nipote lontano dai suoi piani. Si strofinò il viso con entrambe le mani come se potesse spazzare via tutti i pensieri come un brutto sogno.

    Un lancinante spasmo di dolore all’addome interruppe il corso dei suoi

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