Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il silenzio del fiume
Il silenzio del fiume
Il silenzio del fiume
E-book133 pagine2 ore

Il silenzio del fiume

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Per salvare la propria vita un uomo decide di salvare quella degli altri. Una donna sola riceve lettere di speranza da un ammiratore segreto. Padre e figlio viaggiano indietro nel tempo con una cassetta di ceneri in mano. Un musicista cieco si fa strada a tentoni in una cittadina dell'entroterra. Un poeta sconosciuto fa il regalo più prezioso all'uomo che lo ha illuminato con le sue parole. Un gruppo di bambini progetta un magico salvataggio. Un nonno, suo nipote e un cane vedono ciò che il fiume restituisce agli uomini, mentre gli uccelli tacciono. Una coppia trascorre l’anniversario della morte della figlia in compagnia di un’altra coppia che ha vissuto lo stesso dramma. Un padre viaggia con il figlio per ottenere da una lontana parente una piccola eredità. Nei nove racconti di questo libro, Horacio Cavallo costruisce un mondo di particolare sensibilità grazie alla qualità della sua prosa suggestiva. Le vite dei personaggi che abitano questo mondo sono antiche, vite a cui un solo gesto di gentilezza o di tenerezza può restituire parte della loro forza originaria.
LinguaItaliano
Data di uscita30 ago 2023
ISBN9788899958350
Il silenzio del fiume

Leggi altro di Horacio Cavallo

Autori correlati

Correlato a Il silenzio del fiume

Titoli di questa serie (8)

Visualizza altri

Ebook correlati

Racconti per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Il silenzio del fiume

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il silenzio del fiume - Horacio Cavallo

    Le ceneri del padre

    La cassetta con le ceneri è calda, come il pomeriggio prima, quando gliela avevano consegnata al crematorio municipale. Leonel aveva sperato che fosse suo padre a fare il primo passo verso il funzionario con le braccia protese, ma davanti alla sua immobilità fu lui stesso ad avvicinarsi aprendo le mani. Ne sentì il calore sul petto. Due chili di cenere che sostenne senza sapere cosa fare, estraneo alle procedure del rituale. La cosa strana è che adesso, mentre la due cavalli accelera verso nordest contenendo il mormorio della radio, torna a sentire quel calore. Lascia la cassetta a terra nell’auto, la stringe con le caviglie e fa fuoriuscire il fumo in avanti.

    A volte lo distraggono i boschi interminabili, altre le macchie chiare e scure che delimitano i recinti di filo spinato, la costante luminosità del verde. Il brontolio del motore sarebbe appena sufficiente a fargli sentire il padre, se avesse voglia di parlare.

    Il padre guida con le spalle ingobbite e lo sguardo fisso sulla strada. Leonel ha visto poche persone guidare con quella sensazione di timore. Quando lasciarono Fraile Abdiel e tornarono nella capitale insieme al padre di sua madre, il quale adesso, per pietà o per egoismo, riportano al paese, sembrava logica la pesantezza dei tre, mentre attraversavano stradine sterrate e acceleravano su quella lingua interminabile che era la strada, intenzionata a mantenere il proprio splendore.

    Leonel aveva appena compiuto quindici anni quando sua madre e la sorella di sua madre annegarono una notte di ritorno da Buenos Aires, durante la traversata a bordo di una lancia a remi. Alcuni in paese ricostruirono storie torbide: spari, bracciate, pacchetti enormi che galleggiavano trascinati dalla corrente. L’unico sopravvissuto confessò che la lancia aveva iniziato a imbarcare acqua a metà traversata e che era troppo bassa per via del peso in eccesso. Il tipo che si occupava dei viaggi era un uomo di fiume. Conosceva le isole ed era in grado di nuotare per ore, anche senza togliersi i vestiti. Solo una volta parlò con Leonel della disgrazia. Disse che nessuna delle due donne volle togliersi il giubbotto nonostante le avesse avvisate, non si tolsero nemmeno gli stivali. Nessuno si salva nel fiume con indosso gli stivali, gli spiegò poggiandogli una mano sulla spalla, in una sentenza che lo esimeva dalla colpa.

    La madre e la zia di Leonel avevano traversato il fiume per risparmiare, visto che avevano speso molto per organizzare la festa di compleanno di Begoña, nipote dell’una, figlia dell’altra. Più di una volta, Leonel si fermò a pensare fino a dove la corrente aveva trasportato quel vestito bianco. Si immaginò mentre lo rincorreva dall’alto, osservando un’enorme farfalla bianca che emergeva e affondava, sbattendo le ali. Alle sorelle toccò la stessa sorte: la disgrazia di non trovare un pezzo di terra in cui essere piante.

    Il vecchio non lo aveva mai accettato – lo stesso tipo che ora non era che un pugno di cenere dentro una scatola – mentre i loro corpi non erano da nessuna parte. Per questo, anche se negli ultimi anni non aveva detto una parola e lo avevano visto decomporsi nella stanza in fondo alla casa, pensano di dare fuoco a quella stanzina al loro ritorno, visto che non c’è niente che possa togliere quell’odore dalle pareti, lì, dove trovarono la lettera in cui chiedeva di essere riportato sulla costa di Fraile Abdiel e di gettare le sue ceneri nel fiume.

    Si fermano in un distributore di benzina. Fanno il pieno e lasciano raffreddare il motore. Entrano nel bar e bevono caffè tenendo gli occhi fissi sulla strada. Ogni tanto Leonel si guarda riflesso nel vetro. Ha i capelli cortissimi, si sta lasciando crescere barba e baffi. Guarda suo padre, silenzioso, come se credesse realmente che questo viaggio rappresenti una veglia funebre ambulante. Si era fatto la barba, prima di uscire, cercando di non tagliarsi. Una cicatrice sul volto avrebbe pregiudicato il suo aspetto, la cravatta annodata, il colletto della camicia, bianco come quello di un cigno.

    E se andassimo a trovare Begoña o suo zio? domanda Lionel, guardandolo negli occhi nel riflesso del finestrone.

    Non andremo a trovarli. Non avrebbe senso, risponde il padre dopo un po’, guardandosi le mani, è passato troppo tempo senza che si siano fatti vivi per presentarci lì, così all’improvviso.

    Ma nemmeno noi li abbiamo chiamati in questi dieci anni.

    Toccava a loro. Il vecchio stava da noi.

    Pagano ed escono. Montano sulla due cavalli e restano fermi per un po’ cercando di metterla in moto. Leonel torna a posare un piede su ciascun lato della scatola. Il padre colpisce il volante e si passa la mano sul viso. Si avvicina il ragazzo del distributore, offrendo di dare un’occhiata alla macchina. Il padre di Leonel gli dice che serve solo una spinta. Scendono entrambi. Leonel e il ragazzo spingono da dietro. Non appena riescono a muoverla, il padre salta dentro e la mette in moto. Di corsa, Leonel volta il capo per ringraziare. L’altro alza la mano come a indicare il colore del cielo.

    Begoña dovette rinunciare alla sua festa dei quindici anni. Perlomeno alla festa che aveva programmato con sua madre fin dai dodici anni. Fantasia alla quale si era aggiunta naturalmente sua zia e dalla quale gli uomini della famiglia si tennero alla larga. Suo padre incluso, un po’ per la resistenza nell’accettare che stava per diventare donna e un po’ conoscendo la sua disponibilità economica.

    Mancavano due mesi al compleanno e tre alla festa, quando la madre e la zia di Begoña annegarono. Così, in quei giorni la ragazzina non fece altro che piangere nel suo letto. Il giorno più duro fu quello del suo compleanno. Il padre la baciò sulla fronte e le diede le chiavi di uno scooter che aveva acquistato a rate. Il resto della famiglia e molti dei suoi amici non passarono neanche a farle gli auguri, per il timore di ravvivare l’idea di un festeggiamento in pieno lutto.

    Leonel andò a trovarla perché si immaginò sua madre che glielo chiedeva, un po’ dall’alto e un po’ dall’ovest, da dove scorrevano le acque del fiume.

    Lo zio lo fece passare, gli mostrò lo scooter parcheggiato sul retro, i frutti di bosco sulla torta che aveva fatto preparare. Si grattò la testa guardandosi i piedi. A Leonel venne in mente che suo zio sembrava un cane che chiede aiuto a un bambino per compitare una parola. Nemmeno lui sapeva cosa fare. Guardava in silenzio le decorazioni sulla mensola, le macchie di umidità.

    Alla fine trovò il coraggio e bussò alla porta della camera. Leonel entrò lentamente. La luce della finestra lo accecò e riuscì a riconoscere le ragazze solo come due ombre isolate. Quando si abituò al bagliore, si sedette davanti al letto. Si alzò di scatto e andò a dare loro un bacio. Per il resto del pomeriggio si chiese se avesse fatto gli auguri a Begoña. Ricordava il rumore della borsa, il portaritratti che non aveva impacchettato, la foto di sua madre e di sua zia, lontane, molto lontane, sotto un salice, con sorrisi, smorfie e cappelli. E il modo in cui Begoña la portò al petto e disse chissà cosa, ed Eloísa che chiese di poterla vedere. Begoña si alzò per abbracciarlo. Leonel respirò a fondo l’aroma di sapone e sentì come se i capelli bagnati di lei si appiccicassero al suo viso. Mentre tornava al suo posto, sbirciò la scollatura e continuò ad abbassare lo sguardo, fino alle mani magre che cadevano sopra le ginocchia. Le fissò le cosce accertandosi di non essere visto da Eloísa.

    Le ragazze restarono in silenzio, tornando alla conversazione di un attimo prima. Parlavano in modo non chiaro di un ragazzo, di un uomo. Leonel sapeva come interpretarlo. Ridevano un po’ più forte, o più piano, guardandolo appena, lisciandosi i capelli, mordendosi le labbra. Ridevano.

    Leonel non era a suo agio. Guardò dalla finestra i rami più alti dell’albero di limoni. Si mise in piedi, seguendo la stradina fino al tetto di lamiera. Un cane lo guardò sorpreso, girò su se stesso e si sistemò all’ombra. Alla fine abbaiò con qualcosa di simile a un latrato breve e acuto.

    Faremo una festa, disse Eloísa, cercando di inserirlo nella conversazione. Una festicciola, tra di noi. Ma non devi dirlo a nessuno. Leonel voltò il capo, sorpreso. Papà e lo zio non sarebbero d’accordo. Per non parlare del nonno, spiegò Begoña sussurrando.

    Bello, disse Leonel mantenendo la bocca socchiusa. Tornò a perdersi nelle gambe di sua cugina, sfruttando il fatto che aveva il sole in faccia e che ogni cosa veniva detta all’aria. Fecero il nome di altri ragazzi. Lui si limitò ad ascoltare dei nomi, una decina, a cui continuò ad associare dei volti, e che in fondo registrò appena come un suono.

    Leonel sente la fronte umida. Si accarezza la barba. Il sole è a quattro dita dall’orizzonte, ma il calore dentro si appiccica a ogni cosa. Non vuole toccare la scatola con le ceneri, anche se sente il calore crescere nelle caviglie. Non vuole abbassare ancora il finestrino, perché sa che suo padre inizierebbe a lamentarsi di non riuscire a sentire la musica.

    Suo padre canta a pugni chiusi. Festeggia la coincidenza: Una lezione che ho finalmente appreso, come cambiano le cose con gli anni. A mano a mano che si avvicinano al paese, i ricordi si ordinano nella testa di Leonel come se provenissero dai rami degli alberi, dal fiume. Passa in rassegna la sua infanzia: immagini perdute della madre, fotografie che non ha più visto ma che ricorda dei primi mesi a Montevideo. Foto che guardava di nascosto, temendo di sentire i passi del nonno. Poi arriva a Begoña, come se si arrampicasse su un colle, con le mani e i piedi sporchi di fango. Qualcosa lo colpisce al petto. È come un uccellino impaurito, un passero chiuso in una stanza che sbatte più e più volte contro il vetro della finestra.

    Quando arrivano in paese hanno fame. Leonel pensa che per quell’ora, a metà tra il giorno e la notte, non esiste un nome. Il momento in cui i grilli si accendono e l’oscurità è una certezza, anche se il cielo non ha ancora perso del tutto il suo chiarore.

    Il padre propone di mangiare qualcosa e si fermano in un bar. Niente sembra ciò che è. O forse non desiderano riconoscerlo. Hanno chiaro cosa ci fanno in paese. Hanno una pratica da sbrigare e poi dritti a casa. Sentono l’odore del fiume. Non è vicino ma corre, invisibile, sopra le case. Ordinano birra ed empanadas. Mangiano in silenzio,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1