Il lampionaio/The Lamplighter
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Charles Dickens
Charles Dickens (1812-1870) was an English writer and social critic. Regarded as the greatest novelist of the Victorian era, Dickens had a prolific collection of works including fifteen novels, five novellas, and hundreds of short stories and articles. The term “cliffhanger endings” was created because of his practice of ending his serial short stories with drama and suspense. Dickens’ political and social beliefs heavily shaped his literary work. He argued against capitalist beliefs, and advocated for children’s rights, education, and other social reforms. Dickens advocacy for such causes is apparent in his empathetic portrayal of lower classes in his famous works, such as The Christmas Carol and Hard Times.
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Anteprima del libro
Il lampionaio/The Lamplighter - Charles Dickens
I LEONCINI
frontespizioCharles Dickens
Il lampionaio
ISBN 978-88-9296-788-5
© 2020 Leone Editore, Milano
Traduttore: Andrea Cariello
www.leoneeditore.it
ENG
«Signori, se parlate di Murphy e Francis Moore» disse il lampionaio che fungeva da presidente «intendo dire che nessuno dei due ebbe mai a che fare con le stelle più di Tom Grig.»
«E che cosa ebbe a che fare lui con le stelle?» chiese il lampionaio che fungeva da vice.
«Niente» rispose l’altro. «Assolutamente niente.»
«Vuole dire che lei non crede a Murphy, allora?» domandò il lampionaio che aveva aperto la discussione.
«Voglio dire che credo a Tom Grig» ribatté il presidente. «Che io creda o meno a Murphy è una cosa che riguarda me e la mia coscienza, e se Murphy crede o meno a se stesso è una questione fra lui e la sua coscienza. Signori, bevo alla vostra salute.»
Il lampionaio che fece quell’onore alla compagnia stava seduto accanto al camino di una certa taverna che, da tempo immemore, è il Ritrovo dei Lampionai. Era al centro di un cerchio di lampionai ed era il cacicco o il capo della tribù.
Se qualcuno dei nostri lettori ha avuto la fortuna di assistere al funerale di un lampionaio, non rimarrà sorpreso nel sentire che i lampionai sono persone strane e primitive; che si attengono rigidamente ad antiche cerimonie e costumi tramandati fra loro di padre in figlio sin da quando fu acceso il primo lampione pubblico all’aperto; che si sposano fra di loro e promettono in matrimonio i propri figli nell’infanzia; che non partecipano a complotti o cospirazioni (d’altra parte chi ha mai sentito di un lampionaio traditore?); che non commettono crimini contro le leggi del paese (non esistono casi di lampionai assassini o ladri); che sono, insomma, a dispetto del loro carattere mutevole e irrequieto, persone profondamente rette e riflessive. Dopotutto, fra di loro si trovano osservanti di tradizioni come gli ebrei e sono una categoria antica se non quanto le colline, almeno quanto le strade. È un comandamento del loro credo che il primo tenue barlume della vera civiltà sia brillato nel primo lampione curato a spese pubbliche. Fanno risalire la propria esistenza e grande rispetto nella considerazione della gente alla mitologia pagana. Inoltre, sostengono che la storia dello stesso Prometeo non sia altro che una piacevole favola, e che il vero eroe della stessa sia un lampionaio.
«Signori» disse il presidente dei lampionai «bevo alla vostra salute.»
«Ma magari, signore» disse il vice, alzando il bicchiere e sollevandosi leggermente dalla sedia per poi rimettersi a sedere, come a riconoscere e ricambiare l’omaggio «magari vorrà farci la compiacenza di raccontarci chi era Tom Grig e come, nella sua mente, gli successe di entrare in contatto con il dottor Francis Moore.»
«Senti, senti, senti!» esclamò la schiera di lampionai, in coro.
«Signori, Tom Grig» disse il presidente «era uno di noi, e lui aveva – cosa che non succede spesso a un personaggio pubblico del nostro genere – una… come dire… particolarità.»
«La testa?» disse il vice.
«No» rispose il presidente. «Non la testa.»
«La faccia, forse?» disse il vice.
«No, non la faccia.»
«Le gambe?»
«No, non le gambe.» E nemmeno le braccia, le mani, i piedi o il petto, tutti tentativi giunti individualmente.
«Forse l’ora di nascita?»
«Proprio quella» affermò il presidente, riprendendosi dal suo stato pensoso a quel suggerimento. «L’ora di nascita. Signori, ecco cosa aveva di particolare Tom Grig.»
«Era fatta di gesso?» domandò il vice.
«Come fosse fatta non lo so proprio» replicò il presidente. «Ma suppongo di sì.»
E poi si interruppe come se non avesse nient’altro da dire. Al che, nel gruppo si sollevò un mormorio che alla fine sfociò in una richiesta, espressa dal vice, affinché proseguisse. E quello era esattamente ciò che voleva il presidente, il quale stette a meditare per un po’, assolse a quel piacevole rito generalmente