Metafisica in gioco: Insegnare filosofia oggi
Di Dario Siess
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Info su questo ebook
Dario Siess suggerisce un metodo alternativo e coinvolgente per superare nella scuola il format storico-istituzionale del programma di filosofia (fondato principalmente sulla lezione ex cathedra): la partecipazione attiva degli studenti e l’adozione conseguente di modalità di apprendimento laboratoriali in forma individuale e cooperativa spostano il baricentro della lezione dal docente allo studente e favoriscono, quindi, un’esperienza in prima persona del linguaggio filosofico, facendo maturare la consapevolezza che la filosofia può essere una disciplina che fornisce strumenti utili per affrontare criticamente i problemi della vita reale.
Traducendo le indicazioni teoriche complessive del saggio in un format didattico pensato per il primo corso di filosofia, viene proposto l’uso di immagini-simboli contenute in un set di 52 carte da gioco e di 22 tarocchi abbinate ai principali concetti filosofici con cui si possono ideare dei giochi che coinvolgono maggiormente e in modo attivo gli studenti.
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Anteprima del libro
Metafisica in gioco - Dario Siess
Saggi Epoké
Dario Siess
Metafisica in gioco
Insegnare filosofia oggi
edizioni epoké
ISBN 978-88-31327-63-3
©2023 Edizioni Epoké
Prima edizione: 2023
Edizioni Epoké. Via N. Bixio, 5
15067, Novi Ligure (AL)
www.edizioniepoke.it
epoke@edizioniepoke.it
Editing e progetto grafico: Laura Simonassi, Edoardo Traverso, Elisa Francese, Michela Moroni
I edizione
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta o archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il diritto d’autore.
A Daniela e Javier
Indice
Premessa
La buona filosofia si mette sempre in gioco
Parte prima
La scuola al bivio
Capitolo uno
La filosofia nell’orizzonte delle competenze
1.1 Prospettive e limiti di una rivoluzione a venire
1.2 Competenza: un concetto indeterministico
1.3 Una rivoluzione in mezzo al guado
Capitolo due
Insegnare filosofia oggi
2.1. Imparare la filosofia o imparare a filosofare?
2.2. Tra Kant e Hegel
2.3. La filosofia al bivio
2.4. Prospettive per una didattica a venire
Parte seconda
Metafisica in gioco. Buone pratiche per la competenza filosofica
Capitolo tre
Perché i Tarocchi filosofici
: un fondamento teorico
3.1 La filosofia come attività
3.2 Pensare per analogie
3.3 Memi, prototipi, simboli
3.4 Philosophia ludens
Capitolo quattro
Giochi metafisici
4.1 Le carte da gioco
4.2 Un po’ di cartomanzia
4.3 Filosofare con le carte
4.4 Giochi di presa (filosofica)
4.5 Considerazioni finali (Simul stabunt simul cadent)
Parte terza
Un’appendice didattica: il primo anno di filosofia
Capitolo cinque
Il primo anno di filosofia: incontrare la filosofia
5.1 I problemi fondamentali della filosofia
5.2 I miei problemi filosofici
5.3 Lettura e commento di problemi filosofici
5.4 Incontro con i classici
Capitolo sei
L’Essere degli antichi
6.1 La domanda filosofica: Cos’è un principio
?
6.2 Essere o Divenire?
6.3 Salviamo i fenomeni! I fisici pluralisti
e la risposta a Parmenide
Capitolo sette
La Natura e la Legge: i sofisti e la nascita del problema politico
7.1 Relativismo
7.2 La Natura e le leggi degli uomini
7.3 La risposta ai sofisti: Socrate e le leggi della polis
7.4 Il progetto: Filosofi alla sbarra
7.5 Osservazioni finali
Bibliografia
Le carte scaricabili e i giochi online
Dario Siess
L' aula è un laboratorio dove docente e studenti
conducono insieme esperimenti interessanti.
Carlo Bernardini
Nuotiamo senza sosta in un oceano di piccole,
medie e grandi analogie.
D. Hofstadter, E. Sander
Premessa
La buona filosofia
si mette sempre in gioco
La principale cura (e cruccio) dell’insegnante sensibile alla dimensione dell’apprendimento, è cercare sempre di interpretare e intercettare la forma mentis dello studente, il suo impatto con i problemi e il linguaggio della disciplina, per sfuggire dalla trappola dell’autoreferenzialità dei contenuti e organizzare una mediazione didattica il più possibile efficace e virtuosa. In questa prospettiva è utile allargare il proprio campo prospettico al di fuori dell’aula scolastica, e misurarsi con la percezione sociale della propria disciplina, che rappresenta, per così dire, il bilancio consolidato nel lungo periodo dell’insegnamento e della comunicazione pubblica dei saperi.
Se proviamo a considerare la filosofia in quest’ottica, notiamo che essa gode di una singolare e controversa reputazione. Da un lato viene esaltata (e rimpianta) da chi l’ha studiata o sfiorata negli anni giovanili per la sua carica ideale e speculativa (le famose domande: chi sono? da dove vengo? ecc.), romanticamente contrapposta alla dimensione più prosaica dei problemi e dei saperi concreti
, esperiti in seguito socialmente e professionalmente. Da un’altra prospettiva il linguaggio filosofico viene visto come un autentico enigma, un sapere astratto-astruso concentrato su questioni esoteriche (essere, non-essere, boh…); un incontro, insomma, fallito, di cui si serba a mala pena qualche nome di pensatore (prevalentemente antico, come Talete o il famigerato Parmenide).
Ma, a ben vedere, le due prospettive sono complementari, in quanto facce della stessa medaglia. La filosofia rappresenta un sapere volta per volta ammirato o disprezzato, proprio perché visto lontano dal mondo concreto, non spendibile dentro i casi della vita reale: confinato in un’astratta vocazione fondazionale (estranea alla cultura tecnico-scientifica), oppure ristretto in un orizzonte genericamente esistenziale e valoriale (dove subisce la concorrenza di linguaggi e pratiche sincretistiche filosofico-religiose), o infine semplicemente disconosciuto e inutilizzato nelle circostanze della vita sociale.
L’insegnamento tradizionale è in qualche modo complice della damnatio memoriae sociale di cui soffre la filosofia, perché chiuso in una dimensione astrattamente speculativa, lontana dal mondo dei problemi concreti, nonché attestato ancora su di una prospettiva storico-filosofica che privilegia una veloce narrazione unitaria dello sviluppo del pensiero, a scapito di un’analisi più attenta e meditata di determinate problematiche filosofiche.
Pensiamo che l’insegnamento della filosofia che recide il suo legame con il mondo della vita
rischi di compromettere la sua peculiare funzione formativa, degenerando nella famosa filastrocca delle opinioni
paventata da tutti i filosofi: una dossografia superficiale, per lo più subìta da generazioni di studenti, che alla fine alimenta quella versione caricaturale della filosofia (un sapere astratto e inutile) prevalente nell’immaginario collettivo.
Una riforma dell’insegnamento (non solo in ambito filosofico) dovrebbe muoversi quindi su due strade parallele. Da un lato rovesciare l’impianto didattico tradizionale, imperniato in prima istanza sul pensiero degli Autori, mettendo invece in primo piano da subito la struttura della disciplina
¹, ovvero la trama dei problemi e dei concetti fondamentali della filosofia; solo in seguito sarà bene considerare le sequenze filosofiche in cui essi si sono generati e applicarli a casi di studio coerenti con i problemi che queste hanno portato alla luce. L’inversione di prospettiva (dagli Autori ai Concetti) non significa rimuovere la storia della filosofia, quanto ricalibrarla all’interno di un asse cognitivo e pragmatico che deve avere sempre la massima visibilità possibile.
Dall’altro lato, la seconda via da percorrere (speculare alla riforma dei contenuti) investe la forma organizzativa della lezione. Il superamento del tradizionale format storico-istituzionale del programma di filosofia (fondato sulla lezione ex cathedra) implica la partecipazione attiva degli studenti e l’adozione conseguente di modalità di apprendimento laboratoriali in forma individuale e cooperativa. Spostare il baricentro della lezione dal docente allo studente può favorire un’esperienza in prima persona del linguaggio filosofico, facendo maturare la consapevolezza che la filosofia, oltre lo stereotipo di scienza inutile, sia una disciplina che può fornire strumenti utili per affrontare criticamente i problemi della vita reale.
La filosofia è dunque condannata (per sua vocazione e natura) a mettersi sempre in gioco
: interrogarsi costantemente su se stessa, ripensare il proprio ruolo culturale, confrontarsi con i problemi e le pratiche sociali. A maggior ragione nella prospettiva didattica strutturale e costruttivista che qui delineiamo, tesa a promuovere un approccio pratico-esperienziale al linguaggio della filosofia.
Ecco, in sintesi, la struttura del libro. La prima parte si sofferma sul dibattito interno all’insegnamento della filosofia, analizzando criticamente, in modo particolare, la fecondità di una prospettiva didattica orientata sulle competenze.
La seconda parte (Metafisica in gioco) propone sperimentalmente un incontro attivo e ludico con la filosofia, mediato dalle immagini-simboli contenute in un set di carte da gioco e abbinate ai principali concetti filosofici.
L’ultimo capitolo (Un’appendice didattica: Il primo anno di filosofia) cerca di tradurre le indicazioni teoriche complessive del saggio in un format didattico pensato per il primo corso di filosofia.
Parte prima
La scuola al bivio
Capitolo uno
La filosofia nell’orizzonte
delle competenze
1.1 Prospettive e limiti di una rivoluzione
a venire
Il concetto e la prospettiva didattica delle competenze hanno assunto negli ultimi decenni una centralità che fa pensare a un vero e proprio mutamento di paradigma in atto nella scuola italiana. Si tratta di un cambiamento generale e profondo, perché propone un fondamento pedagogico-didattico (il saper fare
in situazioni problematiche) alternativo al modello tradizionale, basato sull’apprendimento sequenziale di conoscenze e procedure disciplinari (il modello dei curricula) rigidamente distinte tra loro e neutrali verso il mondo dei problemi autentici
.
Da dove nasce questo nuovo modello di scuola e insegnamento? Mettere a fuoco le ragioni storico-sociali della didattica orientata sulle competenze non è un’operazione astrattamente sociologica, perché permette di comprendere meglio, oltre alle sue finalità generali, la sua struttura teorica e, all’interno di essa, quelle che sono le sue