L'ascesa dei guru: La celebrità nel self-help
Di Mattia Tasso
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Info su questo ebook
Attraverso la presentazione del microcosmo del self-help, Mattia Tasso introduce un variegato universo formativo che comprende saperi, discipline e tecniche volte al miglioramento personale auto-indotto o auto-generato riguardante la sfera economica, professionale, amorosa o emotiva. Con la definizione della figura dei “guru” con riferimento e in contrapposizione ai “divi” si giunge alla conclusione che la celebrità non va solo creata, va anche conservata.
L’ascesa dei guru. La celebrità nel self-help amplia e integra la lettura sociologica della celebrità nel micromondo del self-help, attraverso un’indagine svolta tramite osservazioni partecipanti e interviste semi-strutturate per contribuire ad ampliare la conoscenza su un fenomeno mutevole, in evoluzione continua e centrale per la contemporaneità.
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Anteprima del libro
L'ascesa dei guru - Mattia Tasso
Ricerche.
Scienze sociologiche - Università di Padova
Mattia Tasso
L’ascesa dei guru
La celebrità nel self-help
edizioni epoké
ISBN 978-88-31327-75-6
©2024 Edizioni Epoké
Prima edizione: 2024
Edizioni Epoké. Via N. Bixio, 5
15067, Novi Ligure (AL)
www.edizioniepoke.it
epoke@edizioniepoke.it
Editing e progetto grafico: Elisa Francese, Alice Lanzavecchia, Edoardo Traverso
Il testo è stato sottoposto a peer review /
This text has been peer reviewed
I edizione
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta o archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il diritto d’autore.
Introduzione
Capitolo uno
Il fenomeno della celebrità
1.1 Una bussola: pensare intuitivamente alla celebrità
1.2 Potere e carisma
1.3 Le tripartizioni di Monaco e Rojek
1.4 Famous for being famous
Capitolo due
Il self-help
2.1 Di cosa parliamo quando parliamo di self-help
2.2 Breve storia del self-help
2.3 Individualizzazione
2.4 Il self-help come campo
Capitolo tre
La ricerca
3.1 Domande di ricerca
3.2 Osservazione partecipante e interviste semi-strutturate
3.3 I soggetti compresi nella ricerca
3.4 Gli eventi formativi
3.5 La celebrità nel self-help
Capitolo quattro
Codici pratici
4.1 Tecniche del corpo
4.2 Antropotecniche e responsabilità individuale
4.3 Il test kinesiologico
Capitolo cinque
Rituali
5.1 Cos’è un rituale
5.2 Rituali strutturati e catene di rituali nell’interazione
5.3 Neutralizzare le dissonanze
Conclusioni
Bibliografia
Ringraziamenti
Mattia Tasso
Introduzione
Musica. Accompagnato da una sigla energica, un uomo in camicia e giacca scura guadagna il centro del palco. Sta trasmettendo in diretta streaming da un teatro digitale e ha le sembianze di uno di quegli anchorman bellocci degli show televisivi. Con diverse telecamere a riprenderlo, è l’assoluto protagonista dell’evento. Si presenta tenendo in mano un amuleto. Annuncia che quello che sta per insegnare gli è stato rivelato da uno sciamano e di basare la sua conoscenza sulla numerologia antica, sulla kinesiologia e su ancestrali tecniche tibetane.
A seguirlo ci sono oltre tremila persone collegate e paganti. La gran parte dei partecipanti è lì per un motivo: stare meglio. C’è chi desidera solo trovare un maggior equilibrio nella propria vita, ma ci sono anche malati senza più fiducia nella medicina, gente che vuole perdere peso e persone che vivono una qualche sorta di conflitto o sconforto. Sono migliaia a pendere dalle sue labbra.
Ogni tanto, l’uomo chiede ai partecipanti di annuire con la testa, di fare il segno OK
con le dita o battersi un pugno sul petto. Il pubblico esegue sincronicamente.
Per quattro ore viene spiegata una dieta. Anzi, più precisamente, viene dettato un serrato e dettagliato regime comportamentale che va molto al di là del controllo dell’alimentazione. Per il resto, la star dell’evento si prodiga nel dettare stringenti quanto estemporanee regole pratiche che prevedono attività come farsi due docce ghiacciate a settimana o scrivere ogni mattina i propri conflitti sulla carta igienica. Rispettando le regole, promette, si otterranno benessere, una vita migliore e si potranno risolvere importanti problemi di salute.
In questo singolo appuntamento, il soggetto in questione ha incassato quasi 200.000 €.
Silenzio. Questa volta nessuna sigla d’introduzione. C’è un altro evento, un altro uomo. È seduto dietro la scrivania del suo studio. Sembra più un professore che uno showman. Sta trasmettendo da casa con il pc portatile. L’inquadratura fissa è leggermente sfocata a causa della bassa risoluzione della telecamera frontale.
Si professa un esperto della conoscenza
, attraverso la quale, dice, le persone possono incanalare al meglio le proprie traiettorie di vita. Ha partecipato a programmi televisivi su emittenti nazionali, ha pubblicato libri con importanti editori, è molto attivo sui social. Si definisce un ricercatore
, precisa di credere nel metodo scientifico tanto da mostrare i risultati dei suoi esperimenti con una serie di foto che dovrebbero immortalare l’energia spirituale. Il pubblico ascolta, non interagisce se non facendo qualche domanda in chat. Per questo webinar, a cui hanno partecipato circa 200 persone, il soggetto in questione ha intascato poco più di 6.000 €.
Questi due uomini sono accomunati dalla professione. Sono entrambi formatori in quello che viene comunemente definito self-help, un variegato universo formativo che comprende saperi, discipline e tecniche volte al miglioramento personale auto-indotto o auto-generato, che esso riguardi la sfera economica, professionale, fisica, amorosa o emotiva.
Negli ultimi anni gli esperti in questo campo si sono moltiplicati, molto spesso senza avere alle spalle titoli accademici riconosciuti. Vista la loro propensione a svelare segreti, a diffondere rivelazioni e a porsi da guida o capi-popolo, vengono gergalmente chiamati guru
. Ma tra i due guru di cui accennavo sopra, uno è una celebrità e l’altro no. E, paradossalmente, a essere celebre è quello che non è andato in tv e non ha scritto libri.
Solo il primo può essere considerato una stella del self-help: seguito da migliaia di persone, con incassi milionari e capace di radunare folle di seguaci che sembrano aumentare di volta in volta.
Come ci riesce? Più precisamente: quali sono gli elementi che gli permettono di essere una celebrità in un settore così particolare? Questa è una delle domande alle quali il saggio tenta di dare risposta. Ma c’è un’ulteriore questione. I due flash introduttivi suggeriscono che nel campo dell’auto-aiuto i meccanismi di costruzione e mantenimento della celebrità paiono funzionare in modo insolito, parzialmente slegati dai tradizionali processi costitutivi della fama — la visibilità pubblico-mediatica, la dotazione di titoli, il raggiungimento di risultati straordinari o la capacità di innovazione.
Nell’ambito analizzato, l’affermazione sembra essere legata alla capacità di trasmettere un codice del fare
, una serie di prassi esecutive e ripetitive che, se esercitate correttamente, permetterebbero il raggiungimento di vari obiettivi (dalla salute al benessere economico, dalle conquiste amorose a una maggiore serenità personale), promettendo di soddisfare il bisogno di autorealizzazione. Tali esercizi comprendono regole, liturgie, metodi, attività normative che fungono da libretto delle istruzioni
o formule magiche
per realizzare le aspirazioni personali. L’inclinazione antropotecnica (Sloterdijk, 2010) dei guru più famosi del self-help si basa sulla condivisione di dettami che assumono modalità irriflessive e puramente pratiche per ottenere un risultato, cioè non hanno bisogno di una consapevolezza profonda perché è sufficiente che siano esercitate e messe in atto correttamente.
Ma la celebrità non va solo creata, va anche mantenuta. Accade, infatti, che le promesse non si avverino o che lo sforzo per raggiungere gli obiettivi sia troppo impegnativo, facendo cadere i seguaci in uno stato di dissonanza cognitiva (Festinger, 1957) che minaccia di allontanarli dai guru. Seguendo il lavoro di Festinger, a tutela del pubblico e come modalità di incremento dei sostenitori, le celebrità dell’auto-aiuto inscrivono i loro codici in un’esperienza collettiva che ripara le persone dalle dissonanze e protegge i formatori dalla messa in discussione (Festinger et al, [1956] 2012). La modalità principale con cui vi riescono è l’evento formativo
che assume i connotati del rituale strutturato. Il rito gestisce selettivamente l’energia emotiva, rinfranca lo spirito e il senso di appartenenza, crea simboli e confini, legando i partecipanti all’officiante. L’organizzazione continua di eventi (che richiede investimenti economici notevoli) e la loro forma strutturata inseriscono i seguaci in catene di rituali dell’interazione
(Collins, 2004), le quali hanno lo scopo di rinsaldare ripetutamente la relazione con il formatore, contribuendo a mantenerne e ad aumentarne la fama.
Il presente lavoro si propone di ampliare e integrare la lettura sociologica sulla celebrità osservando il micromondo del self-help attraverso un’indagine svolta tramite osservazioni partecipanti e interviste semi-strutturate. La prima parte del libro è dedicata a una ricognizione del concetto di celebrità, gettando le basi per poterla analizzare nel contesto dell’auto-aiuto. Partendo da alcune intuizioni generali, verranno passati in rassegna i principali contributi che la sociologia ha offerto sul tema. L’obiettivo è quello di descrivere e chiarire alcune caratteristiche di un fenomeno complesso, che spesso risulta nebuloso seppur tipico della nostra epoca. Abbiamo a che fare (quasi) quotidianamente con le celebrità: le seguiamo sui social, ne leggiamo sui giornali, compriamo i prodotti che ci consigliano o siamo incuriositi dai pettegolezzi che le riguardano. Nonostante ciò, non è semplice capire quando, come e perché qualcuno può dirsi celebre
. Fortunatamente, diversi scienziati sociali hanno provato a rispondere, donandoci un bagaglio di conoscenze che ho sintetizzato nel primo capitolo e che serve da mappa per orientarci nei territori del fenomeno.
A seguire viene presentato l’ambito dell’auto-aiuto. Di cosa parliamo riferendoci al self-help? Oltre a un breve excursus storico, il settore è osservato con le lenti
del campo di Pierre Bourdieu, in modo tale da ottenere le coordinate entro le quali muoverci e capire in cosa consista la celebrità in un contesto così specifico. Nel terzo capitolo si entra nel vivo con la presentazione della ricerca e il resoconto delle osservazioni. Vengono affrontate anche le questioni relative all’accesso e all’ottenimento dei dati, alle modalità di raccolta e ai limiti incontrati. Nel cuore di questa sezione si trova il confronto tra un formatore del self-help assai celebre e un altro che invece non lo è. Il punto interessante è che pur mostrando dei tratti di celebrità, il secondo non emerge perché mancano elementi peculiari (del tutto evidenti per il primo) che caratterizzano il successo nel settore.
La quarta parte approfondisce alcune dinamiche specifiche dell’auto-aiuto, mettendo in relazione la sfera del self-help con il processo di individualizzazione. Lo spazio principale è riservato ai codici pratici e antropotecnici di cui i guru della crescita personale si servono per risultare affascinanti, convincenti e credibili da un lato, e per scaricare la responsabilità di riuscita sulle spalle dei propri seguaci dall’altro. L’ultimo capitolo tratta della dimensione rituale caratteristica delle star del self-help. Viene mostrato come il rito serva a creare e rinforzare il legame con il pubblico ma anche a superare le dissonanze che, inevitabilmente, emergono nel corso del tempo. Insomma, il rituale viene sfruttato sia per costruire che per tutelare lo status di celebrità dei formatori più in vista dell’auto-aiuto.
In sintesi, il saggio si propone di stimolare l’orizzonte della ricerca sulla celebrità nello specifico campo del self-help, indagando come le vere star del settore si affermino attraverso la diffusione di codici antropotecnici e la celebrazione di rituali strutturati. Tale modalità pare permettere di accrescere sia il pubblico che la legittimità dei guru, ma anche di contrastare eventuali dissonanze che sono causa di allontanamento e distacco.
Questo lavoro ha dei limiti che saranno esposti dettagliatamente nelle conclusioni. In particolare, un’analisi completa necessiterebbe di uno studio sul pubblico che non è stato possibile svolgere. Inoltre, il numero di casi esaminati andrebbe espanso. La ricerca va dunque considerata come un’ipotesi supportata da osservazioni e interviste, un punto di partenza per allargare lo sguardo scientifico su un fenomeno fondamentale della nostra epoca in un micromondo tipico. Pur con la consapevolezza del bisogno di approfondimento, il tentativo è di offrire uno spunto sociologicamente circostanziato sulla formazione e affermazione della celebrità nell’auto-aiuto.
Capitolo uno
Il fenomeno della celebrità
1.1 Una bussola: pensare intuitivamente alla celebrità
Questo libro si propone di analizzare la celebrità in un settore particolare, quello del self-help. Quand’è che possiamo ritenere una persona celebre? A quali condizioni se ne acquisisce lo status? La risposta è meno scontata di quello che si immagina. Le celebrità non sono solo personaggi estremamente famosi o visibili. Sono (anche) altro, come vedremo. Insomma, la celebrità è qualcosa di complesso e sfuggente. Dunque, prima di esplorare l’area dell’auto-aiuto è necessario tracciare la mappa dello spazio in cui ci muoviamo. Fortunatamente, per disegnarla
possiamo contare su sociologi e sociologhe che da diversi punti di vista hanno cercato di individuare le caratteristiche del fenomeno ed elaborato una gamma di spiegazioni. Per alcuni di essi, la celebrità dipende da particolari risultati ottenuti, dall’apparizione continua sui media ma anche dalla provenienza familiare (Rojek, 2001); per altri, si tratta di un particolare tipo di costruzione sociale capace di produrre narrazioni in grado di riconciliare le persone comuni con la loro condizione di sottomissione (Marshall, 2014); altri ancora pensano che la celebrità sia definita proprio dal non avere un merito ben preciso e si riconosce più che altro dal fatto che «una persona è nota per la sua notorietà» (Boorstin, 1962) o che emani dalla capacità di unire tradizione e innovazione (Thompson, 2017). L’elenco di interpretazioni potrebbe proseguire a lungo.
Nelle prossime pagine proveremo a inquadrare meglio la celebrità come fenomeno dinamico e mutevole, che si adatta e trasforma in base alle cornici in cui si verifica. Ma vedremo anche che nell’universo del self-help sembrano vigere regole particolari. Proprio perché abbiamo a che fare con qualcosa di tanto articolato può tornare utile cominciare a metterlo a fuoco intuitivamente, riconoscendo gli aspetti che vengono in mente.
Prima riflessione: non esiste una misura
di celebrità. Non abbiamo, cioè, un riferimento quantitativo preciso e