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L'Italia durante la Grande Guerra
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E-book210 pagine2 ore

L'Italia durante la Grande Guerra

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Info su questo ebook

A metà degli Anni Venti, dopo aver narrato le sue cronache dalle trincee della Grande Guerra e dopo aver partecipato all’Impresa di Fiume e alla Marcia su Roma, Harukichi Shimoi pubblica a puntate sul quotidiano giapponese Nihon una serie di scritti dedicati ai prodromi del conflitto mondiale, al suo svolgimento e al suo seguito, con un focus specifico dedicato all’Italia. L’Italia durante la Grande Guerra venne concepito come il primo volume di una trilogia dal titolo L’Italia contemporanea, con i successivi lavori dedicati rispettivamente al Biennio rosso e alla figura di Benito Mussolini. Questo volume, del tutto ignoto ai repertori e in letteratura, è talmente raro che la schedatura del sistema bibliotecario nazionale presenta laconicità in tal senso. Al suo interno Shimoi traccia un compendio di quelli che sono stati per lui gli avvenimenti più significativi della storia militare italiana durante il conflitto andando a sondare, con dovizia di dettagli, specifici episodi nonché le vicende dei personaggi, più o meno noti al pubblico contemporaneo, che vi presero parte, elogiandone mellifluamente le gesta. 
LinguaItaliano
Data di uscita12 feb 2024
ISBN9791223007419
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    L'Italia durante la Grande Guerra - Harukichi Shimoi

    Harukichi Shimoi

    L’Italia durante la Grande Guerra

    Harukichi Shimoi

    L’Italia durante la Grande Guerra

    © Idrovolante Edizioni

    All rights reserved

    Editor-in-chief: Daniele Dell’Orco

    1A edizione – settembre 2023

    www.idrovolanteedizioni.com

    idrovolante.edizioni@gmail.com

    prefazione

    di Simone Guidi

    L’Italia durante la Grande Guerra (大戦中イタリヤ) nasce dal fausto ritrovamento, diversi anni orsono, di un libercolo dalle pagine alonate e dalle imperfette brunite, retaggio di un’incuria che solo il tempo porta con sé.

    Rammento ancora il giorno in cui, frustrato dalla ricerca senza fine di un tonico per placare quello che definirei il malessere del collezionista, entrai quasi per caso nell’esercizio di un antiquario bolognese per visionare alcuni pezzi di pregio. In quella bottega, dinanzi a me, scaffalature camolate di una massiccia libreria in radica si dipanavano ramose in ogni direzione.

    Pareva quasi di poterne sentire il gemito tanto era il peso delle decine di libri da esse sorretti. La suadente visione di una tale quantità di tomi, prontuari ed ephemera stampati aduse in me una gioia smisurata; feci dunque capo ad una lista che avevo personalmente stilato per dar fondo ad una ricerca accurata in quello che si palesava ai miei occhi come un vero e proprio mausoleo della paleografia. Nonostante il mio interesse fosse dapprima rivolto ad un determinato parco titoli, tra i tanti libri patinati, quasi per caso, mi accorsi di un piccolo volumetto seminascosto per via della sua peculiare legatura editoriale in piena tela blu con il dorso adorno da caratteri kanji color oro, sopra i quali torreggiava lo stemma coronato della Real Casa Savoia.

    Mosso da una morbosa curiosità chiesi al commerciante la cortesia di poterlo visionare da vicino.

    Egli, senza esitazione alcuna, lo porse accuratamente tra le mie mani e da subito iniziai a sfogliarlo avidamente.

    Avendo inteso si trattasse di un’opera squisitamente giapponese iniziai la consultazione partendo dalla quarta di copertina per imbattermi sorprendentemente in una preziosa dedica autografa impressa a china sul primo foglio di guardia.

    Di seguito il contenuto della dedica:

    A S.E. Benito Mussolini, offro devotamente questo modesto contributo alla mia grandiosa opera della propaganda

    d’Italianità in Giappone.

    Harukichi Shimoi

    Roma, 31 gennaio 1927 – V.

    Non nascondo che per qualche istante rimasi pervaso da non poca dubbietà in merito al nome del firmatario; mi ridestai poco dopo, non appena iniziarono a riaffiorare alla mente le lontane letture di alcuni articoli su quello che spesso viene definito dagli storici come il Camerata Samurai o il Samurai Napoletano (tornerò in seguito su questo punto).

    Continuai la consultazione del manoscritto con la delicatezza che si confà ad un miniaturista ma, trattandosi di un testo stampato nella sua interezza in lingua giapponese, non seppi decifrarne il contenuto. Potei solamente intuire a grandi linee quelli che potevano presumibilmente essere i temi cardine dell’opera siccome il volume era corredato da un comparto fotografico ritraente: comunicati, personaggi e luoghi protagonisti del primo conflitto mondiale in Italia. Incalzai il commerciante chiedendogli se fosse a conoscenza dell’effettivo contenuto dell’opera ma egli non seppe assistermi in tal senso se non fornendomi scarne informazioni sulla provenienza di quest’ultima; il volume in origine faceva parte di un’ampia collezione privata andata smembrandosi nel tempo in singoli lotti, secondo la volontà degli eredi di un vecchio bibliografo a seguito della sua morte.

    Nonostante la laconica padronanza della materia in questione da parte del commerciante era lapalissiano come egli fosse ben conscio di custodire un vero e proprio gioiello del passato all’interno della sua libreria, seguitò pertanto una lunga ed estenuante trattativa con il sottoscritto per l’aggiudicazione del pezzo.

    Riuscii, con non poca difficoltà, ad acquisire il manoscritto e, ad oggi, confesso che l’ostinazione nell’aver voluto a tutti i costi proprio quello specifico volumetto malconcio non fu inizialmente dettata dalle pregresse letture sullo Shimoi bensì da un sentimento che mi accompagna da sempre, ossia la volontà di intraprendere, in virtù del mio sconfinato amore per la storia, un accurato percorso di ricerca di carattere storico-letterario, conscio del fatto che persino il libercolo apparentemente più insignificante possa essere in verità il custode silente di storie dimenticate.

    Uscito dalla libreria non passò molto tempo prima che mi accingessi a fruire nuovamente del testo, soffermandomi particolarmente su quella appassionata, seppur breve, dedica impressa verosimilmente dalla mano dello Shimoi in persona. Ma chi è costui, personaggio innominato e sconosciuto ai più? Egli fu un fervente intellettuale giapponese vissuto a cavallo tra due secoli, poeta e scrittore dall’eclettica stravaganza, cultore del Belpaese, patriota e promotore indefesso della causa irredentista italiana durante la Grande Guerra. Passò ben presto dalla Cattedra dell’Orientale di Napoli alla prima linea, dapprima come corrispondente di guerra poi come milite al fianco dei regi Arditi sul fronte isontino. Fu altresì promulgatore della dottrina dell’uomo futurista nonché fervente sostenitore del Vate D’Annunzio durante la sua impresa a Fiume e nel concepimento della titanica impresa del Raid aereo Roma-Tokyo del 1920. Tra il 1920 e il 1922 l’interesse di Shimoi mutò indissolubilmente, spostandosi verso la figura dell’uomo forte al potere protagonista della scena politica del tempo, Benito Mussolini. Entrato nelle grazie del Duce iniziò a fare da spola tra Italia e Giappone, ipotizzando di dare vita ad un fascismo imperiale, differente da quello sviluppatosi in Italia in quanto esso sarebbe stato inevitabilmente sottoposto ad un processo di introiezione da parte del popolo nipponico secondo quelli che erano gli schemi storico-culturali del Giappone dell’epoca. Shimoi, rivolgendosi ai propri connazionali, non mancò di sottolineare più volte come, a suo dire, il Regime Fascista stesse scuotendo le fondamenta stesse del popolo italiano, facendo rivivere a quest’ultimo una vera e propria rinascita culturale, ascrivibile ad un secondo Rinascimento.

    Alcuni aspetti cardine della dottrina fascista come: l’estetica dell’eroismo, l’amor patrio e il culto della guerra rispecchiavano nella sua interezza, secondo Shimoi, l’essenza culturale del Bushido, la via del guerriero. In virtù di questo assunto egli tentò a più riprese di stimolare la gioventù giapponese nel seguire con proattività e compartecipazione una propria politica in campo patriottico usando come modello i precetti del Fascismo, unico mezzo in grado di risvegliare il popolo nipponico da uno stato di quiescenza e torpore in cui versava ormai da troppo tempo.

    Lo Shimoi brevemente descrittovi è ad oggi, senza dubbio alcuno, un personaggio bistrattato da una storiografia che, fin troppo spesso, si dedica riottosamente alla celebrazione di personaggi ed eventi che ebbero, a questa altezza cronologica, una maggior risonanza mediatica. Nonostante egli goda di un palmarès letterario di tutto rispetto, le sue opere più fiorenti rimangono ad oggi sconosciute ai più e di difficile reperibilità. Questo volume in particolare, del tutto ignoto ai repertori e in letteratura, è talmente raro - definirei unico - che la schedatura del sistema bibliotecario nazionale presenta laconicità in tal senso.

    Questa preziosa testimonianza scritta del passato si traduce in un’esperienza, a mio avviso, unica nel suo genere per quanto concerne la memorialista di guerra in quanto si fa portavoce di quelle che furono le dirette impressioni di un giapponese che ebbe la fortuna di trovarsi in Italia durante quei tumultuosi anni.

    L’attaccamento provato dallo Shimoi per il Belpaese e la sua volontà, quasi demiurgica, di farsi promotore di una appassionata italianità si traduce in un volume inedito, presumibilmente auto pubblicato in una tiratura sconosciuta e destinato al solo pubblico giapponese. Al suo interno Shimoi traccia un compendio di quelli che sono stati per lui gli avvenimenti più significativi della storia militare italiana durante la Grande

    Guerra andando a sondare, con dovizia di dettagli, specifici episodi nonché le vicende dei personaggi - più o meno noti al pubblico contemporaneo - che vi presero parte, elogiandone mellifluamente le gesta.

    Si ricorda al lettore che il testo in questione è figlio di un’epoca passata, scevro quindi da moralismi tipici del nostro tempo; propagandismo e militarismo rappresentano il cuore pulsante dell’opera. Il manoscritto originale è stato sottoposto ad un accurato lavoro di ricerca storiografica a seguito della preziosa consulenza linguistica del Dott. Lo Cigno Stefano. Il risultato di questa florida collaborazione ha dato origine ad una chirurgica traduzione del testo originario. Il lettore avrà dunque la possibilità di fruire per la prima volta al mondo di un manoscritto inedito - non privo di refusi - che sono sicuro desterà non poco interesse e darà adito alla riscoperta di un personaggio singolare come quello di Harukichi Shimoi.

    introduzione

    Ci sono altre persone che hanno descritto sistematicamente e discusso statisticamente le imprese dell’Italia durante la Grande Guerra. Io non sono uno storico, né tantomeno uno stratega.

    Il mio obiettivo non è quello di discutere in modo critico dell’Italia, io voglio raccontarla.

    Non intendo che vengano comprese le sue gesta, desidero piuttosto che vengano percepite, che vengano assaporate.

    Ecco perché eviterò ogni possibile discussione astratta per concentrarmi sui fatti tangibili. Anche Mussolini ha dichiarato che vale più un fatto di mille parole.

    ***

    Tralascio inutili parole di modestia poiché ritengo di avere raggiunto brillantemente il mio scopo.

    Il contenuto di questo scritto è stato pubblicato tempo fa a puntate sul quotidiano Nihon. Ora che ho provveduto a rivederne alcuni punti, posso affermare che rappresenterà il primo volume della trilogia L’Italia contemporanea. Il secondo si intitolerà La rossa Italia, e il terzo, incentrato su Mussolini, L’Italia dopo l’ascesa del movimento fascista.

    Ho redatto questo libro nel corso di giornate frenetiche, scarabocchiando parole durante i miei viaggi, nelle pause tra i ripetuti discorsi sui palchi, a volte sul treno notturno, a volte all’alba nelle locande. Molti dei passaggi sono stati consegnati in fretta e furia al giornalista di turno in trepida attesa dei miei comodi.

    Di conseguenza, alcuni di questi risulteranno fin troppo semplicistici, oppure non dettagliati a sufficienza.

    A volte appariranno pesanti, ci saranno sicuramente persino ripetizioni.

    Ma non baderò a citarli uno ad uno in questa sede.

    Per quanto siano stati scritti di getto, tuttavia, sono certo che saranno maggiormente leggibili delle stenografie di alcune conferenze.

    Tenendo sempre a mente che il contenuto ammonta a quanto si possa scrivere di getto, devo far altresì presente che ho consultato e riportato con la massima precisione i dettagli di più di duecento volumi.

    Tra tutti, il tomo di maggior aiuto è stato il mio La guerra italiana vista da un giapponese, pubblicato in Italia nel 1919.

    In esso ho trascritto in italiano quanto vidi nei giorni trascorsi in trincea così come li percepivo. Si trattava in sostanza di frammenti del mio diario che mi fu consigliato di pubblicare in un unico volume dopo la fine della guerra. Per stilare questa nuova opera ho dovuto scavare nella memoria.

    Siete liberi di credere che non sia altro che una mera autoglorificazione. Tuttavia, si tratta pur sempre di memorie che gli altri non possiedono e non hanno la facoltà di raccontare.

    Per questo voglio portarle in Giappone.

    Colui che guidò l’esercito italiano nella seconda parte della guerra, il Generale della vittoria Diaz, il 14 luglio 1919 mi disse quanto segue:

    (...) Attendo con trepidazione e al contempo immensa gratitudine il giorno in cui potrò scorrere le righe fantastiche, colme di passione, di questo tuo diario raccolte in un volume. Chi oltre a te, che scegliesti deliberatamente di aggregarti all’esercito italiano, può conoscere nel dettaglio quanto accaduto in quei giorni in cui capisti la devozione dei nostri uomini? Ti rendesti conto degli innumerevoli punti in comune con l’esercito del tuo Paese. Per questo (solo nel caso in cui quanto sto per dirti non risulti a te scortese o mancante di rispetto), sono fermamente convinto che i nostri popoli si vedranno uniti in pura sintonia (...).

    Il 9 settembre dello stesso anno, il Ministro degli affari esteri italiano si pronunciò come segue:

    Il professore giapponese Shimoi Harukichi merita il ringraziamento da parte di tutto il popolo italiano visti il suo pensiero sublime, la comprensione che ci ha mostrato, e l’appassionata amicizia rivolta al nostro esercito.

    Così il Ministro Sforza lodò il mio operato.

    Lo stesso giorno dichiarò al Bollettino Politico:

    Il poeta giapponese Shimoi Harukichi prese parte alla sanguinosa battaglia del monte Grappa, all’attacco successivo al passaggio sul fiume Piave, allo scontro sui colli di Montello e all’ultimo attacco decisivo per la vittoria del nostro Paese. Ha persino pubblicato il volume dal titolo La guerra italiana vista da un giapponese, un’opera dallo stile conciso che contiene numerosi racconti in grado di emozionare il lettore, abbinati a storie vissute di persona dall’autore. Rappresenta il palcoscenico della Grande Guerra nei minimi dettagli, con la massima precisione, e, a fine lettura, il lettore potrà percepire la realtà dei fatti e stupirsi delle imprese eroiche compiute dal nostro Paese. È al contempo un trattato e una testimonianza dello spirito e del coraggio del nostro esercito e del popolo.

    Termino questa mia autocelebrazione con un’osservazione.

    In Giappone ci sono sempre coloro pronti a denigrare quanto fatto dagli altri; tuttavia, non ho intenzione di perdere tempo con certa gente: chi non sa, non parli a sproposito.

    ***

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