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Noi non tornammo: Guerra, amore, lager
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Noi non tornammo: Guerra, amore, lager
E-book132 pagine1 ora

Noi non tornammo: Guerra, amore, lager

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Info su questo ebook

Ersilio Bosso era un monarchico e fascista e nel 1941 si arruolò volontario nel 33° Battaglione Camicie Nere da Montagna di Imperia come Capomanipolo al comando del Plotone Esploratori e venne inviato sul fronte jugoslavo. Il 18 agosto 1942 con il Battaglione fu impiegato a Bribir, nel nord-ovest della Croazia, mentre il 29 aprile 1942 era in Montenegro. La zona di impiego era quella di Priboj. L'8 settembre del 1943 non aderì al bando tedesco e fascista e fu rinchiuso in un campo di concentramento a Urosevac (Kosovo).  Il 4 novembre raggiunse lo Stammlager XVII A a Kaisersteinbruck in Austria e dopo il rinnovato rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale il 21 dicembre venne trasferito nello Stammlager 366 a Sieldce in Polonia. Il 20 marzo 1944 infine fu rinchiuso nello Stammlager X B a Sandbostel in Germania. Liberato dagli inglesi, dopo essere stato trasferito a Brema, raggiunse fortunosamente l’Italia, ma qui alcuni partigiani locali decisero di giustiziarlo per il suo passato. Riuscì a fuggire e grazie ad un comandante partigiano amico del padre la cosa si risolve. Nonostante fosse stato un Internato Militare Italiano che aveva rischiato la vita per la sua Patria, subì comunque la cancellazione dalle liste elettorali, in quanto considerato ingiustamente Ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana e venne rifiutata la sua iscrizione all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci per motivi analoghi. Con il tempo tutto venne chiarito, ma di certo rimase tanta amarezza, che Ersilio Bosso lasciò in queste righe.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2024
ISBN9788832281859
Noi non tornammo: Guerra, amore, lager

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    Anteprima del libro

    Noi non tornammo - Adolfo Bosso

    PREFAZIONE

    "Per l’amore di un’Idea

    Per l’idea dell’Amore!"

    Tenente Ersilio Bosso

    Questo piccolo libro vuole essere la storia della vicenda militare di mio padre durante l’ultima guerra. Non vuole togliere nulla ai tanti eroi e alle tante vittime di quell’evento drammatico, ma solo rappresentare una vicenda personale sotto molti aspetti singolare e avventurosa.

    Vicenda personale che si lega a quella di un battaglione di volontari, composto quasi interamente da gente semplice, contadini, piccoli artigiani, tutti provenienti dall’estremo ponente ligure, molti dall’entroterra. Con un sorprendente finale nei lager.

    Mio padre è stato un grande padre e, conoscendo la sua onestà e la sua profonda bontà, non posso che immaginarlo tale anche nella situazione bellica. Quindi questo piccolo libro glielo dovevo proprio.

    Tutto quanto è scritto riporta fedelmente i suoi racconti che fin da bambino volevo ascoltare più volte e che poi ho annotato con precisione, senza nulla togliere e nulla aggiungere. Ho esaminato attentamente le sue carte, la documentazione, le foto. Per questo motivo, nel testo uso il presente e non il passato: è come se fosse lui a raccontare. A tratti, inserisco i suoi racconti in prima persona, frutto di pazienti registrazioni.

    In questo lavoro, devo molto alla collaborazione di mia moglie Francesca, che è stata talmente importante che ne è risultato un libro scritto a quattro mani.

    Un’altra considerazione è che sulla guerra in Jugoslavia si è scritto relativamente poco rispetto alla mole di volumi sugli altri teatri di guerra. Certamente si tratta di un fronte di secondaria importanza strategica, ma non per questo meno interessante, sia per la sua caratteristica guerriglia, sia per il valore dei combattenti di entrambe le parti.

    Adesso, caro papà, leggi anche tu questo piccolo libro. Da lassù spero che ti piaccia.

    L’UOMO

    Ersilio Bosso nacque a Sanremo il 10 maggio 1911 da genitori di Sanremo. I nonni paterni erano napoletani, il nonno materno piemontese e la nonna inglese.

    All’età di undici anni perse la mamma. Questo tragico evento segnò la sua infanzia e la sua giovinezza, tanto che una foto della sua adorata madre l’accompagnò durante tutta la sua vita. Anche in guerra la teneva all’interno di una tasca della giubba. Non se ne separava mai e, nei momenti di particolare pericolo o sconforto, non mancava di toccarla e invocarla affinché gli desse forza e protezione. Non avrebbe da allora mai dimenticato quella madre dolce ed infaticabile che mai lo lasciò solo.

    Fanny era il suo nome, essendo di origini inglesi da parte di madre. Cresceva con amore il piccolo Ersilio, era una musicista, abile ed affermata, suonava il pianoforte e spesso teneva concerti presso il Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo, teatro dove si esibivano i grandi nomi della musica dell’epoca. Uno su tutti Pietro Mascagni, grande amico del marito Adolfo.

    Quest’ultimo combatté nella grande guerra, la Prima guerra mondiale, con il grado di Tenente, su vari fronti, in particolare sul Monte Grappa. Rimasto vedovo e con un bambino da crescere, dopo qualche tempo conobbe una signora, Giuseppina, chiamata Nuccia, con la quale convolò a nozze. Ersilio la chiamava mammina; non riuscì mai ad amarla come la sua rimpianta madre. Subì, come nelle migliori tradizioni, qualche torto dalla matrigna. Fu venduto il prezioso pianoforte, sulla cui tastiera Fanny faceva danzare le sue mani sottili e veloci, intonando note che il piccolo ascoltava con ammirazione e trasognanza.

    Chissà quante volte, anni dopo, durante la guerra, nelle situazioni di pericolo o in battaglia, ebbe a sentire quelle dolci note, che forse gli diedero il coraggio e l’audacia di avanzare senza mai vacillare. Venne privato di quel magico strumento solo perché contrariamente alla madre, pur avendo preso lezioni su lezioni di pianoforte, non era portato per lo strumento. Fu un dispetto, si convinse, ne soffrì terribilmente come se gli avessero portato via per la seconda volta la sua vera mamma.

    Cresceva come tutti i bambini dell’epoca, tra giochi, castighi per le sue birichinate ma studiando sempre con profitto. Era vivace il nostro giovanotto e, come tutti i bambini vivaci, era particolarmente sveglio e intelligente. Fu compagno di classe di Carlo Dapporto, che anni dopo diventò l’artista teatrale e cinematografico che conosciamo. Dopo le scuole superiori, si iscrisse all’Università Bocconi di Milano e subito entrò nella Milizia Universitaria. Lì iniziò a frequentare nuove amicizie e, per un ragazzo dal carattere goliardico e allegro come lui, non fu difficile conquistare la fiducia e l’amicizia, anche e soprattutto, del gentil sesso in quel di Milano. Con molti di questi nuovi amici rimase in contatto anche una volta finita la guerra e tornato alla sua amata città: Sanremo.

    All’età di ventitré anni si laureò in economia e commercio. Durante il corso di laurea subì un importante intervento chirurgico per una grave mastoidite. Allora non esistevano gli antibiotici, quindi rischiò la vita. Fu ricoverato in una Clinica privata, La Madonnina, seguito questa volta amorevolmente dalla mammina. In quel frangente, qualcosa cambiò tra loro, non sarebbe stato l’amore di un figlio verso una madre, ma qualcosa di molto vicino. Venne sottoposto ad una mastoidectomia radicale, la sua forte tempra fece il resto e guarì in breve tempo.

    Per tale motivo, alla visita di leva venne esonerato dal servizio militare, ma non volendo accettare questa decisione, fece ricorso, che venne accolto. Voleva fare il suo dovere come tutti gli altri giovani e, in caso di guerra, non accettava di rimanere a casa al sicuro mentre i suoi compagni rischiavano la vita. Non lo avrebbe sopportato, d’altronde quello era lo spirito di molti giovani dell’epoca, entusiasti di servire la Patria.

    Viene quindi chiamato alle armi per la Scuola Allievi Ufficiali e poi fa il Servizio di prima nomina in fanteria. Nel 1937 viene nominato sottufficiale della M.V.S.N.

    Entra nel P.N.F. di Imperia e nel 1938 viene nominato Direttore della Segreteria Federale e nel 1939 promosso Capomanipolo (equivalente al grado di Tenente) della M.V.S.N.

    Il padre Adolfo ricopriva il ruolo di vice podestà a Sanremo, il giovane Ersilio era quindi un suo superiore in grado, essendo direttore della Segreteria del Fascio di Imperia. Per capire il carattere e l’onestà di questo giovane, mi sovviene un racconto che lo descrive al meglio. Un giorno il nostro Ersilio, insieme al padre, come funzionari del partito, dovettero recarsi in un paesino sulle alture di Sanremo, Perinaldo, per effettuare alcuni controlli. L’ispezione andò bene, tutto era in regola. E come succede nei paesi di contadini, un giovane regalò al papà due galline, che il vice podestà Adolfo accettò di buon grado e le portò a casa. Ersilio, tornando in segreteria ad Imperia, fece immediatamente rapporto al padre. Non era ammesso accettare regali, o privare la povera gente di prodotti di sostegno alimentare per la famiglia spesso numerosa. La sera, tornando a casa, durante la cena disse al padre: Papà ti ho fatto rapporto per aver accettato in regalo le due galline, lo sai bene che è vietato. Il padre senza scomporsi rispose: Hai fatto bene. Ecco, questo era il nostro Capomanipolo Ersilio!

    Nel maggio del 1939 il Comandante di Compagnia scrive al Generale una lettera di presentazione e di proposta per l’allora Sottotenente Ersilio, che riporto qui di seguito.

    Il Sottotenente di complemento Bosso Sig. Ersilio, è stato alle mie dipendenze dal 1° al 15 maggio c.a., di sana e robusta costituzione fisica, resistente alle fatiche ed ai disagi fino e oltre il massimo. Ha partecipato con molto profitto a tutte le istruzioni svolte dal reparto e a tutte le conferenze. Di ottima cultura generale e militare. Durante questo periodo di richiamo si è applicato con tenacia e costanza per aggiornare le cognizioni tecnico-militari e per la conoscenza di tutte le nuove armi e dei mezzi di collegamento in dotazione alla fanteria.

    Comanda bene e con passione il plotone. Intelligente, pronto e preciso, ordinato e di buona memoria, ha assolto le sue mansioni con volontà esemplare e con spirito di abnegazione, si è interessato di tutto, curando in sommo grado il benessere dei dipendenti. Di carattere serio, generoso, è disciplinato e sensibile, ha molto attaccamento al dovere e, di fronte alle responsabilità, si mantiene calmo e sereno, energico. Ha tatto e ascendente con gli inferiori dei quali gode la fiducia. Ottimo camerata; affezionato ai superiori. Possiede ottime qualità di animatore e trascinatore. Ha attitudini complessive sia al Comando di truppe che per gli uffici.

    Ufficiale distintosi per signorilità, educazione, cultura e capacità, di sicuro inserimento nel quale si può fare assegnamento.

    f.to: Il Capitano Comandante la Compagnia

    Nel 1940, partecipa alla Marcia della Giovinezza, come ufficiale volontario con la compagnia

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