Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Momento Della Verità
Il Momento Della Verità
Il Momento Della Verità
E-book152 pagine2 ore

Il Momento Della Verità

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Beckett Jamieson scopre di essere stato adottato quando, al compimento del suo ventunesimo anno, un avvocato gli consegna una lettera della madre. Il suo vero nome è Robert Bullen. Peccato, però, che la famiglia a cui dovrebbe appartenere sia coinvolta in attività criminali della peggior specie. Robert decide di contribuire a distruggerli ma finisce in ospedale, pestato a sangue e temporaneamente cieco. Un agente del Santuario lo accompagna in una casa protetta dove potrà riprendersi.

Il dottor Kayden Summers, agente operativo del Santuario, non è per niente contento di ritrovarsi bloccato in mezzo al nulla insieme a un uomo privo di conoscenza. Quando però Beckett si sveglia, la situazione sembra peggiorare ancora, perché il giovane non si fida di lui ed è più determinato che mai a scoprire cosa nascondesse la madre, senza contare l’attrazione che nasce fra loro.

Riusciranno a superare le loro divergenze e a eliminare la minaccia rappresentata dai fratelli Bullen?

LinguaItaliano
EditoreRJ Scott
Data di uscita5 ott 2015
ISBN9781785640261
Il Momento Della Verità
Autore

RJ Scott

RJ Scott is the author of the best selling Male/Male romances The Christmas Throwaway, The Heart Of Texas and the Sanctuary Series of books.She writes romances between two strong men and always gives them the happy ever after they deserve.

Autori correlati

Correlato a Il Momento Della Verità

Titoli di questa serie (7)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa gay per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il Momento Della Verità

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Momento Della Verità - RJ Scott

    Capitolo Uno

    Cosa diavolo sto cercando esattamente? In piedi al centro della stanza, Beckett Jamieson si voltò lentamente e fece un giro completo su se stesso, catalogando più cose possibile. Non c’era niente che corrispondesse alla descrizione che lei gli aveva lasciato. Nessuna decorazione in legno intagliato. Il letto sembrava addirittura nuovo, probabilmente molto più di quanto lo fosse diciotto anni prima, l’ultima volta che lui era stato lì. Ma di sicuro lei aveva previsto che qualcosa potesse cambiare per quando lui avrebbe compiuto i ventuno anni, quindi l’intaglio di cui parlava forse non era una decorazione del letto. Guardò le due cassettiere che fungevano da comodini. La semplicità del loro design era sconfortante.

    Dai, Mamma. In questa stanza non c’è nulla che si avvicini a un intaglio. Dammi una mano. Fino a quattro settimane prima non aveva la minima idea che la madre naturale gli avesse lasciato quel puzzle da comporre. Sapeva di essere stato adottato sin da quando aveva dieci anni, ma non gli era mai saltato in mente di andare in giro per gli Stati Uniti alla ricerca di un fantomatico nucleo familiare d’origine che non lo aveva mai davvero voluto. Non ci aveva pensato a dieci anni quando era in fissa con i Transformers, non a quindici quando aveva capito di essere gay, né a diciotto quando stava cominciando la sua vita al college. Il momento magico era giunto al compimento dei ventuno anni, e non per suo volere.


    Isla e Derek Jamieson, le persone che lo avevano preso con loro quando era piccolo, erano morti pochi anni prima e forse avevano portato con loro nella tomba ogni informazione riguardo i suoi veri genitori. L’unica indicazione che gli avevano offerto era che tutto si sarebbe chiarito quando avrebbe compiuto ventuno anni e sarebbe stato abbastanza grande da scegliere chi voleva essere. E quando era stato convocato da Austin Mitchell, a quanto pareva l’avvocato di famiglia, si era scoperto a volerne, e doverne, sapere di più.

    L’avvocato – Chiamami Austin – gli aveva consegnato un grosso faldone che conteneva una lettera chiusa in una busta sigillata e un pacchetto confezionato con cura. Il pacco riportava un semplice messaggio: Buon ventunesimo compleanno, Robert. Con amore, mamma.

    Conosceva la mia madre biologica? Beckett l’aveva sempre considerata come tale. La sua vera mamma era Isla Compton. L’unica costante nella sua vita; dispensatrice di dolci, abbracci e di un affetto enorme.

    Sì, abbastanza bene. Austin lo aveva detto come se fosse un dato di fatto, ma Beckett si era accorto di come l’uomo avesse contratto le labbra e della tristezza che gli si era dipinta sul viso. Era evidente che Austin aveva conosciuto sua madre abbastanza bene da essere addolorato per la sua perdita. Era possibile che l’uomo più anziano l’avesse conosciuta in senso biblico?

    Era… Beckett avrebbe voluto dire il suo amante? suo marito? ma sarebbe stato scortese e lui non voleva essere scortese, … speciale per lei? aveva quindi terminato in tono sommesso. Era tutto ciò che gli era venuto in mente e una relazione speciale poteva spiegare perché l’avvocato fosse stato incaricato di parlare con lui una volta compiuti i ventuno anni. Forse quell’uomo maturo era il suo padre biologico? Austin, all’apparenza leggermente colpito dalla domanda, aveva semplicemente scrollato la testa.

    Quindi il mio vero nome è Robert?

    Robert Edward Bullen.

    Beckett aveva soppesato il nome e le sue dirette implicazioni. Non si sentiva per nulla un Robert. Lui era Beckett. Beck. E non aveva nessuna intenzione di cambiare il suo nome, né in quel momento né mai. Assieme alla lettera c’era un orsacchiotto di peluche, di quelli che si usavano per decorare una culla o una carrozzina. Beckett lo aveva preso tra le mani e, accarezzandogli la pelliccia morbida, si era sorpreso a desiderare che potesse far riaffiorare i ricordi di quando aveva quattro anni. Non era successo e lo aveva posato sulla scrivania.

    E del mio padre biologico che può dirmi? aveva chiesto poi con prudenza. Nella sua mente la madre era una ragazzina rimasta incinta senza un marito da includere nel quadro. Stando in quel modo le cose sarebbe stato più facile perdonarle di averlo abbandonato.

    È ancora vivo, aveva detto Austin e Beckett aveva immediatamente sollevato lo sguardo su di lui.

    Sa della mia esistenza?

    Lo sapeva. Pensava fossi morto nello stesso incidente stradale in cui ha perso la vita tua madre.

    Quindi lei è morta. È morta e io sono stato adottato. Non ha rinunciato a me.

    No. Austin aveva sospirato e chiuso per un attimo gli occhi. Non c’è stata nessuna rinuncia. Lei è morta e tu sei sopravvissuto. Il suo tono di voce era stato calmo e razionale. Poi aveva continuato: L’ho aiutata prendendoti con me e traendoti in salvo.

    Beckett aveva guardato l’uomo sbattendo le palpebre. Non riusciva davvero a capire. Gli sembrava la trama di un giallo. Mi ha tratto in salvo? Che vuol dire?

    Penso che la lettera comincerà a darti delle spiegazioni. Adesso ti lascio da solo e vado a preparare del caffè per quando sarai pronto a parlare. Il computer è a tua disposizione. Austin aveva lasciato la stanza senza voltarsi indietro e Beckett aveva aperto il pacchetto. Al suo interno c’era una semplice scatola piatta in legno sul cui coperchio era stampato un timbro a inchiostro scuro. Dopo aver esaminato le lettere, Beckett si era reso conto che erano le iniziali del suo vero nome: RB. Sollevando il coperchio della scatola aveva trovato un braccialetto. Pesante e d’oro, era senza dubbio da uomo, della misura perfetta per essere portato al polso. Il suo polso.


    Catapultato di nuovo nel presente, Beckett cercò il braccialetto. La sensazione del suo peso contro la pelle era rassicurante, nonché una connessione con Emma Bullen, la donna che lo aveva messo al mondo. Nella lettera c’era scritto poco: solo una lista di istruzioni e le solite cose che Beckett immaginava potesse contenere una lettera di spiegazioni. Lui era Robert Bullen, figlio di Gregory Bullen, nipote del senatore Thomas Bullen e di Alastair Bullen. Suo padre biologico era vivo e così i suoi zii. Ciò che aveva portato Beckett nella villa sulle Catskills, e da suo padre, era stata la strana indicazione secondo la quale avrebbe dovuto cercare uno spazio intagliato nella sua vecchia camera. Ovviamente, prima di arrivare, aveva fatto le sue ricerche.

    Ciò che aveva scoperto non corrispondeva affatto a quanto sperava; non in relazione a sua madre, perlomeno. Emma Bullen era morta in un incidente stradale insieme con il figlio Robert, bruciata viva lungo una strada a tornanti sulle montagne non troppo lontano da villa Bullen. Senza alcun testimone, tutto ciò che era rimasto dell’auto erano state delle lamiere contorte e annerite sul fondo di un burrone. A quel punto Beckett aveva fatto un passo indietro e aveva cercato di scoprire quanto possibile sulla famiglia di Robert Bullen.

    Suo padre Gregory e suo zio Alastair erano due uomini d’affari con le mani in pasta in una miriade di settori. L’altro zio, Thomas, era un rispettabile senatore, un politico candido e immacolato che basava il suo programma su forti valori etici. Il senatore non aveva grandi contatti con i fratelli, ma persino uno stupido che fosse incappato per caso in Greg e Alastair avrebbe intuito che razza di uomini fossero. Mafia. Nel vero senso della parola. Estorsione, droga, prostituzione; tutto avvolto da un manto di rispettabilità. Beckett non era nemmeno sicuro fin dove si allargassero le ramificazioni dei loro crimini.

    E adesso lui era lì, in quella stanza da letto, a seguire le istruzioni di una lettera impresse a fuoco vivo nella memoria, e alla ricerca di un qualche intaglio che lo guidasse Dio solo sapeva dove. Secondo quanto Emma aveva scritto nella lettera, qualsiasi cosa avesse trovato sarebbe bastata a farla pagare ai responsabili della sua morte e lo avrebbe messo in una posizione di vantaggio nei confronti della famiglia. E, anche in quel momento, sentì un brivido lungo la schiena a quel pensiero. Lei sapeva che stava per morire? Doveva essere stato un peso enorme da portare senza crollare.

    Aveva visto delle foto sgranate su internet, prese dai giornali che risalivano ai tempi della morte di Emma: i tre fratelli in piedi in un cimitero e due bare, una grande e una piccola. Apparentemente entrambe non contenevano che un mucchietto di ossa carbonizzate. L’avevano scritto nero su bianco, senza alcuna remora. Sensazionalismo giornalistico alla massima potenza.

    Va bene, si disse a bassa voce. Se fossi stato in questa stanza, quale mi sarebbe sembrato un posto sicuro?

    Raggiunse la cassettiera, un altro semplice mobile in legno, e fece scorrere le dita lungo la venatura. Quando sua madre aveva scritto le istruzioni, lui era talmente piccolo da aver completamente dimenticato come potesse presentarsi la stanza a quei tempi.

    Stai bene, figliolo? Gregory Bullen si materializzò davanti alla porta e Beckett si irrigidì all’istante. C’era qualcosa nella presenza di Gregory che lo spaventava a morte. L’uomo anziano aveva la stazza di un armadio, largo e forte, la pelle segnata da anni di rughe, capelli neri come la notte. Imponente. Energico. Possente.

    Stavo solo dando un’occhiata, rispose Beckett con un’alzata di spalle. Gregory poteva interpretare la frase come voleva. L’uomo entrò nella stanza e si fermò a guardarlo.

    Robert, disse comprensivo. Tua madre, si fece il segno della croce, pace all’anima sua, amava questa stanza.

    Davvero? non poté fare a meno di chiedere lui. Era alla disperata ricerca di qualsiasi informazione sulla persona che gli aveva dato la vita. Scelse persino di ignorare l’immediata fiamma di disgusto che gli si era accesa dentro nel sentirsi chiamare Robert.

    Non dovrei parlar male dei morti, ma lei non era adatta a vivere in una casa così sontuosa. Era una persona troppo semplice per questo luogo e amava questa stanza per quello che rappresentava: un posto nel quale essere se stessa. Gregory aveva parlato con un accenno di affetto, ma a Beckett piacque pensare di essere riuscito a scorgere l’intento recondito dietro le parole. Dalla voce del padre, infatti, non trapelava nessuna nostalgia per un amore perduto.

    Che pensavo della casa quando abitavo qui? chiese Beckett con curiosità. Tanto valeva farsi un’idea di come era a quattro anni, prima che venisse portato altrove.

    Amavi questa casa. Ogni suo angolo era un nascondiglio e ogni stanza un’avventura. Questa volta la voce di Gregory trasmetteva un’emozione genuina. Affetto? Rabbia? Beckett non sapeva a dirlo con certezza. Il padre era una persona difficile da interpretare. L’uomo continuò: Io e tuo zio abbiamo degli incontri d’affari. Ti andrebbe di unirti a noi in città?

    E trascorrere un’ora nella limousine con autista in compagnia dei fratelli terribili? Gregory freddo come il ghiaccio e per di più viscido, e Alastair un dannato prepotente con

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1