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Il diario dei segreti
Il diario dei segreti
Il diario dei segreti
E-book130 pagine1 ora

Il diario dei segreti

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Info su questo ebook

Jake trascorre sempre il natale al santuario uno.

Sin dalla sua infanzia, la cabina nascosta nei boschi è stata la meta della sua famiglia per le festività, e ora, con l’avvicinarsi del terzo anniversario dalla morte del padre, jake organizza una breve vacanza per se stesso, kayden e beckett. Purtroppo, una tempesta di neve blocca il fratello e il suo ragazzo a new york e jake si ritrova da solo in montagna.

Sean è in fuga e l’unico posto dove può rifugiarsi è una cabina di cui si fa cenno in un vecchio diario: la prima casa protetta del santuario. La cabina non è più usata a scopo protettivo, ma sarebbe comunque un buon riparo dove potersi prendere cura delle proprie ferite e fare un bilancio della propria vita.

Nessuno dei due uomini è preparato a trascorrere una settimana di isolamento in reciproca compagnia e neppure a fronteggiare i segreti che minacciano di ucciderli entrambi.

LinguaItaliano
EditoreRJ Scott
Data di uscita18 nov 2016
ISBN9781785640568
Il diario dei segreti
Autore

RJ Scott

RJ Scott is the author of the best selling Male/Male romances The Christmas Throwaway, The Heart Of Texas and the Sanctuary Series of books.She writes romances between two strong men and always gives them the happy ever after they deserve.

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    Anteprima del libro

    Il diario dei segreti - RJ Scott

    Capitolo Uno

    Percorrere l’autostrada I-87 verso nord diede a Jake un mucchio di tempo per pensare. La sua mente passò dai casi alla redistribuzione delle risorse, dalla famiglia al Santuario. Il paesaggio fuori dal finestrino, macchie sfumate di verde e grigio cemento, scorreva chilometro dopo chilometro e nella sua testa Jake spuntava tutto quello che aveva bisogno di accantonare per poter programmare i passi successivi. Maria se la sarebbe cavata bene alle Ope, meglio trasferirla a quella sezione. Manny e Josh dovevano lavorare al seguito del caso Bullen; Joseph aveva lasciato un messaggio per Dale dicendo che stava tornando a casa e, diavolo, Beckett doveva cominciare l’addestramento se pensava di fare coppia con Kayden.

    Terra a Jake.

    Parli del diavolo e spuntano le corna. La voce allegra del fratello gli arrivò nell’auricolare, interrompendo la quiete.

    Ciao, lo salutò lui. Mise la freccia e si spostò per superare un camion particolarmente lento che trasportava tronchi, poi si concentrò sul rientrare nella propria corsia.

    Vuoi prima le belle o le brutte notizie? chiese Kayden. Jake si sentì sprofondare lo stomaco. Aveva visto le previsioni del tempo prima di partire: sapeva quali sarebbero state le brutte notizie.

    Prima il pugno, sospirò.

    Siamo bloccati dal ghiaccio. Kayden e Beckett erano a New York e l’ondata di gelo sulla cui scia, secondo le previsioni, sarebbero caduti più di trenta centimetri di neve stava causando seri problemi anche a una città abituata a essere imbiancata. Ho la sensazione che non ce la caveremo tanto in fretta.

    Nessun problema, lo rassicurò Jake. Non era la prima volta che il maltempo li costringeva a ritardare una visita alla baita e non sarebbe stata l’ultima. Non vorrei sapervi per strada neanche se riuscissero a renderle di nuovo percorribili.

    Il fronte della bufera ti sta raggiungendo a nord, Jake. Se fossi in te mi fermerei in qualche Motel 6. Prenditela comoda.

    Jake sbuffò all’idea di un Motel 6. Non avrebbe dormito in una di quelle catapecchie neanche morto, non dopo lo scarafaggio che ci aveva trovato qualche anno addietro. E, in ogni caso, poteva fare senza. Non aveva bisogno di un navigatore per sapere dove si trovava. Sono a dieci miglia dall’uscita.

    Diavolo, stai già salendo? Kayden sembrò sorpreso, ma il viaggio era andato piuttosto liscio fino a quel momento. Si era fermato solo una volta per bere un caffè e per assecondare la sua passione per il cioccolato, e poi si era rimesso subito in marcia.

    Immagino di non dovervi aspettare neanche per domani, o sbaglio?

    Mi dispiace. È tutto pronto ma non c’è verso di uscire dalla città, non nelle prossime ore, almeno. Proveremo il ventitré.

    Non preoccuparti, fratello, ci sarà un caos inimmaginabile per strada. Resta dove sei e goditi il Natale lì a New York insieme a Beckett. Guardò lo specchietto retrovisore: la brutta tempesta di neve si stava davvero avvicinando. Sembra che la bufera mi abbia raggiunto. Rise, anche se non si sentiva troppo dell’umore.

    Si era già trovato murato dalla neve su alla baita. Molte vacanze insieme alla famiglia erano trascorse in quel modo: senza la possibilità di lasciare la montagna. Solo che… quel Natale era il terzo dalla morte del padre e lui, egoisticamente, avrebbe voluto trascorrerlo insieme a Kayden e, per estensione, anche a Beckett. La presenza del fratellastro lo avrebbe aiutato a tenere vivi i ricordi che aveva dei genitori e di loro due prima che tutto finisse così all’improvviso. La scomparsa di Max e Emma in un incidente aereo su quelle stesse montagne aveva ribaltato le loro vite in un momento, come solo la morte può fare.

    Pronto per le buone notizie? chiese gentilmente Kayden, insinuandosi, con le sue parole, dentro al ricordo di un tempo più felice.

    Perché, ci sono anche delle buone notizie?

    Manny ha fatto dei progressi con il caso Bullen ed è riuscito a decifrare qualche altro file criptato.

    Che ha trovato? Jake rallentò per imboccare la deviazione che portava fuori dalla I-87 e slittò leggermente sul sottile strato di neve e ghiaccio che si era accumulato sull’asfalto. Il fuoristrada riuscì però ad arrampicarsi su per la strada scivolosa e irregolare. I fiocchi presero a vorticargli intorno, leggiadri, soffici e bellissimi, ciascun cristallo che scendeva seguendo un suo percorso individuale guidato dal vento leggero. Naturalmente, non sarebbe durata ma il momento in cui la neve cominciava a cadere era uno spettacolo capace di ammaliarlo ogni volta.

    Ci sono dei file che riguardano l’FBI: liste di persone sotto controllo, contatti e roba del genere, stava intanto dicendo Kayden.

    Il caso Bullen si era concluso, per quello che riguardava il Santuario, con l’arresto del Senatore e di suo fratello Alastair. Ufficialmente concluso, perlomeno. In realtà Jake aveva dato ai suoi agenti il permesso di continuare a lavorarci individualmente, al di fuori delle missioni ordinarie. Non era stato il solo a rimanere scontento di come la vicenda era stata chiusa: troppi legami con terze parti lasciati nell’ombra. Non da ultimi quelli con l’FBI e Sean Hanson.

    Dio, ogni volta che pensava a Sean, a come l’uomo aveva fatto il doppio gioco sia nei confronti dell’FBI che del Santuario lavorando per i Bullen, si sentiva travolgere dalla rabbia e dall’amarezza. Lo stronzo aveva operato come agente di collegamento fra il Bureau e la sua organizzazione, vendendo entrambi. Per cosa? Soldi? Manny non aveva trovato tracce di denaro, e sì che si era impegnato a cercare. A fondo.

    Stai pensando a Sean, vero? lanciò il sasso Kayden, dimostrando ancora una volta di sapere perfettamente cosa gli passasse per la testa. Magari erano fratelli adottivi, ma era inquietante il modo in cui riuscisse a leggergli nei pensieri.

    No, mentì lui.

    Bugiardo. Manny ha scoperto qualcosa anche su di lui, e cioè che aveva accesso ad alcuni conti bancari. È riuscito a ripercorrere la traccia lasciata dai soldi e purtroppo non depone bene a favore del bastardo. Depositi regolari da due fonti, una delle quali può essere collegata direttamente ai Bullen.

    Ogni barlume di speranza che Sean potesse essere ancora considerato uno dei buoni si spense in quell’esatto momento. Era stato pagato in cambio di informazioni e poi si era volatizzato quando il suo trasferimento verso una prigione federale era stato dirottato e lui liberato e fatto scomparire, quasi la terra l’avesse inghiottito. Incredibilmente bravo nel suo lavoro, da quel momento in poi era riuscito a sfuggire persino al normalmente infallibile Manny.

    Jake si concentrò un secondo sulla biforcazione che aveva davanti e prese la strada di sinistra, quella che portava ancora più in alto sul fianco della montagna.

    Dobbiamo indagare ancora su di lui, insisté poi, come se Kayden o Manny o chiunque altro al Santuario la pensasse diversamente. Il bastardo aveva fatto in modo di piacere a tutti: si era presentato come il perfetto agente FBI, con un sorriso che illuminava la stanza e un cervello sopraffino. Era entrato nella sua vita e l’aveva messa a soqquadro e poi, senza neanche battere ciglio, li aveva traditi tutti. Perché pensarci in quei termini gli faceva tanto male? Perché?

    Sei sicuro che te la senti di startene lassù tutto da solo? chiese Kayden. Era chiaro che stesse cercando di cambiare discorso e Jake non poteva che essergliene grato.

    Più cibo di quanto me ne serva, un generatore con un mese di autonomia, libri, internet, una sala con i computer per il lavoro, la TV, una sauna e una doccia con bagno turco. Credo che me la caverò.

    Kayden fece un verso gutturale, forse con un pizzico d’invidia. La baita poteva anche essere vecchia, ma in quanto a lussi e comodità non le mancava niente. Promettimi solo una cosa, Jake…

    Perfetto. Ora Kayden stava usando il tono di voce alla ‘sono tuo fratello, ti voglio bene e mi preoccupi’.

    Cosa? sbottò un po’ esasperato. Era perfettamente consapevole di quale richiesta sarebbe arrivata e si era già messo sulla difensiva. Stava per dirgli di non lavorare, di dormire, mangiare e tutta l’altra roba che gli ripeteva quando era in pensiero per lui. Jake odiava quando Kayden entrava in modalità dottore.

    Cerca almeno di ritagliarti un’ora al giorno in cui non pensi al lavoro, okay?

    Jake rimase un po’ interdetto dal tono gentile. Lui e Kayden avevano un buon rapporto, ma il fratello era più il tipo che ti ordinava di fare qualcosa anziché chiederlo. Era chiaro che Beckett lo stesse ammorbidendo.

    «Contaci." Non gli costò niente prometterlo. Dopotutto doveva pur dormire, e non tutti i suoi sogni giravano attorno al Santuario. Alcuni, quelli che fingeva di non fare, riguardavano Sean.

    Chiusero la telefonata e Jake guidò il Suv per l’ultimo chilometro prima della baita, passando vicino alle piazzole del campeggio. Vuote e spolverate di neve, il loro aspetto solitamente disordinato era ingentilito da quella bianca coltre che le faceva apparire quasi belle. Imboccò la strada privata e dopo qualche centinaio di metri dovette fermarsi. C’era un albero che bloccava il passaggio e Jake non seppe impedirsi di sorridere quando lo vide. Erano anni che minacciava di cadere e ogni Natale suo padre aveva ripetuto che dovevano tagliarlo. Con una sensazione di calore nel cuore, decise che quella sarebbe stata la volta buona: lo avrebbe fatto a pezzi con la motosega e poi avrebbe trasportato i ciocchi fino alla baita. Ovviamente, però,

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