Quando un amico si sposa
Di Remo Badoer
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Info su questo ebook
Uno scapolo pentito, una banda di bastardi doc, una fidanzata sciagurata con fratello disgraziato, un povero cane, bottiglie di vino a nastro e anche un po' di acido per ravvivare il tutto. Un matrimonio apocalittico (nel vero senso della parola, giurin giuretta).
Avvertenza: si tratta di materiale no politically correct; seriosi, menatubi e stitici dell’umorismo possono andare a leggersi qualcos’altro. Per tutti gli altri: una sincera raccomandazione di non cercare di ripetere quanto leggerete in questo libro, si declina ogni responsabilità. Ah, un'altra cosa: ogni riferimento a persone esistenti e/o esistite oppure a fatti realmente accaduti è quasi puramente casuale.
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Anteprima del libro
Quando un amico si sposa - Remo Badoer
Farm
Era una notte buia e tempestosa*
Il tempo da cani di quella sera era proprio l'ideale per ritrovarsi davanti ad una bottiglia di buon vino ed impegnarsi in piacevoli quanto vacue conversazioni sulle donne, sul tempo, sul mondo e su qualsiasi altro argomento potesse mai saltare fuori, con quell'elasticità mentale che nasce dopo il terzo bicchiere e che qualcuno avrebbe potuto chiamare benevolmente 'vivace eclettismo intellettuale' e che qualcun altro, meno gentile e magari astemio, avrebbe preferito definire semplicemente 'saltare di palo in frasca'. Attività del genere in ogni caso premettono e fanno persistere una certa pace dello spirito (in tutti i sensi della parola) che per quanto effimera porta i suoi praticanti ad uno stadio di quasi serenità, un piccolo nirvana fatto in casa, con poche pretese metafisiche ma non per questo meno piacevole, come ben sapevano i tre amici che in quel momento stavano tirando tardi al Circolo e il cui unico dubbio riguardava da quale bottiglia iniziare.
Per questo non si può dire che la notizia destinata a sconvolgere quella sera e i giorni a venire fosse arrivata semplicemente inaspettata: era letteralmente scoppiata di botto, inaudita, inconcepibile, inimmaginabile proprio come un peto di vescovo durante la predica.
Fidenzio e Walter appoggiati al banco stavano seguendo col dovuto silenzio e concentrazione le delicate manipolazioni con cui Checco stava passando in caraffa un brunello di Montalcino riserva Nardi 1988, vino che già in occasioni precedenti aveva avuto l'onore e il vanto di accompagnarli in quello strano viaggio etilico che all'inizio porta a stadi più elevati di percezione e verso la fine a stadi decisamente più ovattati; il rispetto per quel vino era tale che, da buoni egoisti, si riservavano sempre di berlo ad ore tarde, quando gli altri soci se n'erano già andati, oppure tenendo la bottiglia sotto il banco per non farla vedere e riempendosi i bicchieri di nascosto come ladri, anzi peggio dei ladri visto che la gola e l'avarizia sono peccati capitali mentre il furto no. In quel momento i loro sei occhi accarezzavano il vino che gorgogliava allegro nella sua discesa con la stessa espressione di un gruppo di giovani seminaristi scappati di nascosto la notte dalla casa madre per andarsi a vedere uno spogliarello.
Come nel più classico dei film dell'orrore, la porta del locale s'era aperta da sola, lentamente, scricchiolando, facendo entrare il rumore del temporale che imperversava nella notte e il sinistro riverbero di un fulmine. Sottofondo di tuoni. Poi sulla soglia comparvero dapprima il nasone rosso di Giancarlo e infine Giancarlo tutto intero, dentro un impermeabile grigiastro che aveva visto tempi migliori -probabilmente una ventina d'anni prima-e sotto un ridicolo cappello color malva sformato dalla pioggia; ambedue si fermarono sull'uscio e contemplarono in silenzio gli amici i quali, dopo aver appena alzato gli occhi, continuarono nel loro operare, non senza qualche commento di rito.
-E ti pareva, come uno apre una bottiglia di brunello, zac, eccolo qua! -Eh, ci ha il naso calibrato il Giancarlo, cosa credi, è il segugio del rosso DOC.
-Più che un segugio, guarda, è un maiale da tartufi: per essere un porco, è un porco, solo che non sente i tartufi, lui sente le bottiglie appena stappate.
-Ah beh, ma allora è anche una questione di udito, lui sente il rumore del tappo! -Lui sente col naso, colle orecchie, con tutto. Tu metti un cartone di Sassicaia oltre il Circolo polare artico, to', non occorre più che ti compri una bussola.
Giancarlo sembrò non sentirli nemmeno, si appoggiò allo stipite, tirò fuori dalla tasca dell'impermeabile un pacchetto di sigarette piegato e bagnato, cercò di recuperarne un qualcosa di fumabile e lo accese; dopo qualche colpetto di tosse (maledette siano le sigarette umide, altro che i toscani!), scuotendo il cappello per far scorrere le gocce di pioggia, senza alcun preavviso, sparò a zero: -Ehi, la sapete l'ultima? Sandrone si sposa.
I tre al banco alzarono piano la testa e lo fissarono come se avessero visto la locomotiva fantasma uscire sferragliando da un disco volante. Tre mascelle discesero adagio adagio adagio, in contemporanea, come alla moviola, e se si fermarono fu solo perché per fortuna esiste una giuntura mandibolare; arrivate dunque alla fine del loro tragitto, restarono giù, come colpite da paresi. Per un attimo il tempo si fermò.
Il primo a riprendersi fu Checco:
-Per piacere ... guarda, non mentre sto versando il brunello!- disse posando la bottiglia con mano tremante; poi si passò una mano sui folti baffi e fissando Giancarlo con uno sguardo che esprimeva una debita diffidenza domandò -Ma è sicuro oppure è una delle tue solite cazzate di mezzanotte? Giancarlo venne avanti, buttò il cappello su una sedia e si sedette su un altra, con aria stanca e sconsolata. Scosse la testa: -Magari fosse una cazzata... han già fatto le carte, fissato data, posto, tutto... Sono andato a casa sua e c'erano lui, Lucilla, e quel cesso di cane che ha lei. Tutti contenti, tutti frufru, to' prendi da bere, prendine ancora, bla bla bla e poi mi han dato la bella notizia. Non solo. Quel figlio di buona donna mi ha anche chiesto di fargli da testimone.
-Oh madonna. E tu che hai fatto?- chiese Walter sedendosi di colpo con aria affranta sopra la sedia dove c'era il cappello di Giancarlo, forse veramente senza reale intenzione.
-Ti sei seduto sopra il mio cappello, stronzo!- gli rispose Giancarlo scostandolo bruscamente e recuperando il copricapo ammaccato.
-E cosa dovevo fare?- riprese cercando di sistemare alla meglio il suo cappello -Con la Lucilla là non potevo far altro che far loro le mie congratulazioni, magari a denti stretti, ma gli ho detto che per quanto riguardava la questione del testimone, beh, se ne doveva trovare un altro: per me uno può impiccarsi finché vuole, ma non vedo perché devo essere proprio io quello che tira la corda.
-Ma che diavolo ha combinato? Non dirmi che lo scemo l'ha lasciata incinta!- interferì Fidenzio accendendosi una sigaretta con il mozzicone di un'altra e cominciando a dondolarsi nervosamente ora su un piede ora sull'altro.
-Macchè! Oh, intendiamoci; è la prima roba che gli ho chiesto quando mi ha accompagnato fuori e lui ha incominciato a menarmela che lei è la donna giusta, che si amano e che son fatti l'uno per l'altra, che stanno insieme ormai da tanto tempo, che poi lo fanno solo per i parenti, che in definitiva non cambia niente, e tutta la solita catasta di puttanate brevettate che ti escon dalle orecchie e che abbiam sentito tutti ogni volta che qualcuno dei nostri amici si metteva in testa di fare la Grande Fesseria. Allora io gli ho detto che era andato fuori di testa del tutto e che doveva essersi bevuto anche il cervello per parlare in quel modo. Lui mi guarda come se non ci fossimo mai visti prima e mi fa 'Mi dispiace che tu non capisca' con una faccia da culo impressionante! E io a quel punto l'ho mandato a cagare e son venuto qua.
Dopo queste parole il messaggero di cattive notizie chiuse la bocca e per un po' nessuno ne aprì un'altra: nel locale si udiva solo l'ultimo gorgogliare del brunello che Checco aveva ripreso a versare questa volta tra il disinteresse generale e Fidenzio che tra una boccata e l'altra imprecava sottovoce fissando il pavimento, sempre dondolandosi come se avesse avuto un attacco di emorroidi; Walter si grattava pensieroso ma con coscienza dietro l'orecchio sinistro seduto davanti a Giancarlo che da parte sua, con altrettanta coscienza e pensosità incominciò a scaccolarsi il naso per poi contemplarne il risultato sulla punta dell'indice. Nessuno aveva il coraggio di guardare negli occhi gli altri.
Era uno di quei momenti lugubri in cui un uomo si perde, e non riesce a far altro che contemplare la tragica vanità della vita e la disperazione che ad essa si accompagna, un po' come quando un rappresentante di una ditta di liquori con l'ulcera, in ritardo per la consegna, sotto una pioggia torrenziale su una deserta strada di campagna (deviazione per lavori in corso in autostrada) e che sa benissimo che la moglie in questi casi ne approfitta per fargli le corna, prima scopre di aver forato e poi si accorge che nell'ultimo Autogrill gli han fregato dal portabagagli la ruota di scorta, il cric, e il campionario di bottigliette mignon.
-Va bene coglioncelli, adesso basta. Fidenzio, guarda, tira fuori un paio di bottiglie di chianti che ci tiriamo su finché il brunello prende aria. Tu, Walter, guarda, prendi i bicchieri, quelli grandi, prima beviamo e poi si vedrà. La notte è lunga.- sentenziò Checco mettendo in parte la caraffa di brunello dopo un'ultima annusata. La sua risuonò come la voce dell'esperienza e della saggezza ed ebbe un effetto benefico su tutti, aiutata del resto in questo dall'apertura e dalla successiva eliminazione del paio di bottiglie di chianti di cui sopra.
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*ho sempre desiderato iniziare un libro come Snoopy!