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La parte di niente
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E-book35 pagine21 minuti

La parte di niente

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Tutte le storie sono una sola storia e tutti i libri sono un solo libro. Narrazioni, film, visioni sotterranee che fondono le trame del mondo in una dissezione di quello che scorre nell’universo parallelo del raccontare. E l’osservarsi coattivo in quello specchio borgesiano che è una storia fa di ogni autore la vittima e il carnefice di quella stessa storia.

Debiti infiniti di letture, di formazioni e, forse, di vessatorie ossessioni devono essere in qualche modo onorati.

La parte di niente è, come ogni storia, il riflesso di quei debiti, di quelle letture.. di quelle vessatorie ossessioni. E, come ogni storia, è attraversata da rimandi, da citazioni, da efferate influenze, da perpetui ed eterni vincoli, a volte icone assolute, a volte semplici, ma non meno importanti, testimoni di una frase o prodromi di un’idea (e forse, proprio per questo, ancor più definitivi).

Gli autori soprattutto. Borges, Bolaňo, DeLillo. Tripartizione sacrale, riflesso di tripartizioni alla Dumézil, alla Guenon, alla Gurdjieff.

I film, istante infinito di relazioni narranti. Under fire, di Roger Spottiswode. Scorpio rising, di Kenneth Anger. Motorpsycho!, di Russ Meyer. Il seme della follia e La fin absolue du monde, di John Carpenter.

I libri, universo totalizzante, fine e principio di ogni cosa. 2666, Stella distante, Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce, di Roberto Bolaňo (il terzo con A.G. Porta). Ossa nel deserto, di Sergio González Rodríguez. Il pendolo di Foucault, di Umberto Eco. Hitler e il nazismo magico, di Giorgio Galli. Il mattino dei maghi, di Pauwels e Bergier. Prima delle nazioni. Popoli, etnie e regni fra Antichità e Medioevo, di Stefano Gasparri. Gli Adelphi della dissoluzione, di Maurizio Blondet. Storia dell’impero bizantino, di Georg Ostrogorski. Hollywood Babilonia, di Kenneth Anger. In viaggio con la zia, di Graham Greene. Il buon soldato, di Ford Madox Ford. Leviathan, di Julien Green. Great Jones Street e Running dog, di Don DeLillo. L’onorevole scolaro, di John Le Carré. Dissipatio H.G., di Guido Morselli. L’Aleph e Finzioni, di Jorge Luis Borges. Á rebours, di Joris Karl Huysmans. Z, La guerra dei narcos, di Diego Enrique Osorno. Riviste anni ’90, l’altro spazio della nuova narrativa, di Piersandro Pallavicini. Tutto il ferro della torre Eiffel e Fantasmagonia, di Michele Mari. cose (mai) dette: fuori orario di fuori orario, di Enrico Ghezzi.

Citazioni, rimandi, riflessi, influenze. Senza soluzione di continuità.

Angelo Ricci è scrittore e blogger. Per Errant Editions si occupa di esplorazione digitale, promozione web, consulenza, co-gestione social network, direzione del Criticism Project e della collana Social Media Landscapes. È inoltre co-fondatore e responsabile dell'area tematica sulle culture digitali di Errant Magazine.

LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2013
ISBN9788867559862
La parte di niente

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    Anteprima del libro

    La parte di niente - Angelo Ricci

    L'AUTORE

    1

    Qualcuno dovrà pur aver detto che, di fronte a un plotone d’esecuzione, l’unica possibilità che hai di salvarti è quella di non smettere di parlare. Perché è questo che voglio continuare a fare proprio ora: non smettere di parlare. E non voglio smettere di parlare perché voglio salvarmi.

    Con le mani alzate, la camicia sporca e segnata dal sudore, sputo parole disperate in faccia a chi mi osserva dall’acciaio del mirino, come Jean Luis Trintignant. Ecco chi era. Era Trintignant, che interpretava una spia del regime somozista in Under fire, che, con i revolver puntati addosso da due ragazzini a cui aveva fatto uccidere i genitori, dichiarava dicono che quando hai una pistola puntata contro l’unica possibilità che hai di sopravvivere è quella di parlare. E Trintignant parlava e parlava e parlava, con consumata freddezza da mercenario professionista. Parlava e parlava. Almeno fino al momento in cui i due revolver hanno sparato.

    Ecco perché ora sto parlando. Perché voglio che quel momento non arrivi mai.

    2

    Fiera del libro di Torino, maggio 1989Un bar in rigoroso stile Anni Cinquanta, con le pubblicità del Cinzano appese alle pareti. Dietro il bancone decorato da conchiglie verde bottiglia, un barista silenzioso in giacca bianca che sembra uscito da Rocco e i suoi fratelli. Di fronte, annunciato da file chilometriche di visitatori, l’ingresso della Fiera.

    L’apoteosi del libro, degli scrittori, degli editori si teneva ancora al parco del Valentino. All’interno ridondanze estreme di libri esoterici, case editrici dai nomi misteriosi, banchi ricolmi di storie comparate di sette segrete e nazismi magici. Umberto Eco aveva appena pubblicato Il pendolo di Foucault e l’editoria si adeguava al successo del Professore inseguendolo con il fiorire improvviso di passioni occulte e segrete.

    Una fanzine fotocopiata in cinquecento copie a numero, intitolata Thomas Pynchon

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