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E-book189 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Elisabetta è una giovane donna in carriera. Finalmente ha realizzato il suo sogno ed è arrivata a Milano. Neo assunta in una multi nazionale, si è lasciata alle spalle un matrimonio fatto di tradimenti ed è pronta a ricominciare un nuovo capitolo della sua vita. Ancora delusa dal suo ex marito, non crede più negli uomini, ha imparato a caro prezzo e per questo motivo non vuole complicazioni, non cerca un altro principe azzurro. Desidera solo divertirsi e Milano sembra essere la città  giusta.
Antonio gestisce un locale, anche lui ha sofferto per amore e non vuole legami. I due si conoscono e dopo la diffidenza iniziale, si frequentano. Entrambi sono cauti e mantengono un certo distacco. Elisabetta, rimane coerente con la sua decisione.
Antonio, invece combatte con emozioni che non provava più da tanto tempo.
In amore però, si sa, non si possono fare programmi...
LinguaItaliano
EditorePublish
Data di uscita28 gen 2019
ISBN9788829599974
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    Anteprima del libro

    Stammi più vicino - Deborah Lo Presti

    CAPITOLO 1

    Il giorno più brutto

    ELISABETTA

    Oggi è stata una giornata strana, tutto è andato storto. Dal momento in cui mi ero alzata dal letto, avevo avuto la sensazione che oggi sarebbe successo qualcosa.

    La mia ESP percezione extrasensoriale, si era messa al lavoro. Purtroppo ultimamente il mio sesto senso ci azzeccava sempre e non erano mai buone notizie. Mi sono svegliata presto, ma nonostante tutto ero sola nel letto.

    Gianfranco, mio marito, mi aveva mandato un messaggio:

    Questa sera, arrivo a casa e dobbiamo assolutamente parlare. Doveva essere uscito di casa mentre dormivo. Gli avevo prontamente inviato un messaggio, ma non aveva risposto a nessuna delle mie domande. Dalla sera prima nessun segnale, se non quelle poche parole. Durante la cena era stato silenzioso.

    In ufficio, anzi in banca, oggi mancava la ragazza allo sportello, quindi l'avevo dovuta sostituire.

    Odio questo tipo di lavoro. L'ho fatto per tre anni e, appena laureata in economia, mi era sembrato il lavoro migliore del mondo, ma presto mi sono ricreduta.

    Lavorare allo sportello, in una piccola banca, è una cosa estremamente frustrante. I miei colleghi uomini, in futuro saranno sicuramente senza capelli. È risaputo, in banca sono quasi tutti calvi. Il motivo è presto detto: contiamo tutti i giorni soldi, tanti soldi, che non saranno mai nostri! Al giorno d'oggi, lavorare in banca è un impiego molto rischioso. E non mi riferisco alle rapine. Tutti i giorni chiamiamo qualcuno perché ha il conto in rosso, e quello ci manda degli accidenti; tutti i giorni, in seguito all'andamento della borsa, chi ha investito somme ingenti di denaro, li perde e via di accidenti! Gli uomini perdono i capelli, ma a noi donne col passare degli anni, probabilmente andrà peggio!

    Alcuni miei colleghi tra l'altro, li vedo godere nel chiamare i clienti che si trovano in difficoltà...

    Quando ho iniziato, ho chiesto il trasferimento; il mio sogno era di lavorare in una grossa filiale a Milano. Poi ho incontrato Gianfranco, un amore a prima vista travolgente; ci siamo sposati e dopo tre anni sono ancora qui, in un piccolo paese marchigiano. Mi sono allontanata solo durante l'università che ho frequentato a Bologna. Quelli sono stati anni davvero belli. Ho amato molto quella città. Giornate come quella odierna, mi fanno rimpiangere molto quel periodo; per fortuna le volte che lavoro allo sportello sono rare, però oggi è stata una giornata infinita.

    Ora sono in attesa di quello che mi deve dire Gianfranco.

    Da quando ci siamo sposati ho smesso di fumare: all'università ero quasi una fumatrice incallita. Ma mio marito è un salutista! A dire il vero, in questo momento, avrei voglia di fumare come non mai!!

    Ho preparato una cena veloce; sono da poco passate le otto quando entra in casa.

    La faccia non promette molto bene.

    «Ciao, com'è andata la giornata? La mia è stata lunga, ero allo sportello. Non mi hai più risposto, potevi accennarmi qualcosa!»

    «Elisabetta sediamoci.»

    Non mi chiama mai con il mio nome per intero, di solito sono Betta, Betty. Ma ultimamente tante cose sono cambiate tra di noi.

    Lui si siede per primo sul nostro enorme divano, anzi il suo divano. Questa casa è tutta sua, la sua famiglia fabbrica mobili e ha deciso tutto lui, io non ho potuto dire nulla. Ogni giorno arrivavo a casa e trovavo qualcosa di nuovo. Era impossibile poter scegliere.

    Dopo un lungo sospiro, inizia a parlare:

    «Bet, c'è una cosa di cui dobbiamo parlare, non so esattamente in quale momento, ma tra di noi le cose sono cambiate. Però nessuno dei due ha provato a rimediare, te ne sei accorta?»

    «Lo so Gianfranco, io faccio il possibile ma a volte non mi rendi le cose facili. Io mi ricordo quello che eravamo, sono passati solo tre anni dal nostro incontro.»

    Ho un nodo in gola, negli ultimi otto mesi siamo quasi due estranei.

    «Voglio essere sincero Bet, sono stato con un'altra.»

    Ops! La frase è rimasta sospesa, a metà tra noi due...Ora tutto mi è chiaro, le riunioni fino a tardi, i week end in giro per l'Italia in cerca di nuovi clienti, ho pensato tante volte che mi stesse tradendo.

    «E? Vai avanti.»

    «Siamo stati insieme, però non so dirti se voglio stare con lei.»

    Il mio cuore inizia a battere fortissimo, mi siedo vicino a lui, gli poggio la mia mano sulla sua. Sono talmente agitata che faccio fatica a parlare. Deglutisco.

    «Gianfranco, non posso giudicarti, le cose tra di noi vanno male da troppo tempo.» Faccio un lungo sospiro. «Però ti capisco, sei mesi fa anche io ci sono passata.»

    Non vado fiera di questa cosa ma mi sentivo sola e frustrata. Lui mi aveva portato dalle stelle alle stalle.

    Mi aveva fatto sentire importante poi ad un tratto inesistente.

    Ho la mano sopra la sua, sono a fianco a lui ma non lo guardo in faccia. Alla fine delle mie parole, lui si alza di scatto, si dirige verso la tavola apparecchiata, prende un bicchiere, si versa del vino. Io seguo la scena e ad un tratto, invece di bere, lo scaraventa con una forza incredibile contro il muro. Il vetro si frantuma, il vino rosso si sparge su tutta la parete.

    «Sei mesi? Cioè tu mi stai dicendo che sei stata a letto con un altro? E cosa stavi aspettando a dirmelo? E chi sarebbe? Scommetto che è quello stronzo del direttore, scopate in bagno quando vi annoiate?»

    Non l'ho mai visto così, mi alzo, mi avvicino, provo a toccargli un braccio ma lui si ritrae.

    «Gianfranco, è successo solo una volta e non è Matteo il direttore. Lo so, avrei dovuto parlartene ma è stato uno sbaglio, non si è mai più ripetuto e non ha messo in discussione il nostro rapporto e quello che provo per te. Non ho pensato nemmeno per un momento di lasciarti. Mi sentivo sola e trascurata. Tu invece perché lo hai fatto?»

    «Questo dovrebbe farmi stare meglio?? Voglio che te ne vada da casa mia oggi stesso.»

    «Aspetta un attimo! Anche tu non sei un santo. E comunque non mi hai risposto.»

    «Non ho nulla da dire. Quindi è una gara? Siamo pari, facciamo finta di niente e andiamo avanti? Tu sei una STRONZA ELISABETTA!»

    Si alza, si dirige in camera da letto, apre l'armadio e tira fuori i miei vestiti buttandoli sul letto.

    «Prendi quello che ti serve per un paio di giorni e vai via. Trovati un posto, mandami l'indirizzo e ti faccio recapitare tutto il resto nei prossimi giorni.»

    Mentre lo dice ha lo sguardo rivolto verso il basso, ha la mascella contratta, è quasi irriconoscibile, per quanto è arrabbiato.

    Sono sconvolta, mi avvicino alla camera e quando vedo la mia roba buttata sul letto, perdo il controllo di me. Inizio a urlare.

    «Io sarò una stronza, ma la tua reazione mi pare esagerata! Questo è un pretesto per buttarmi fuori di casa, dillo! Abbiamo sbagliato entrambi, ma siamo persone adulte, parliamone.»

    Gianfranco, esce dalla stanza.

    «Vado a fare un giro, quando torno, non ti voglio qui.»

    Esce sbattendo la porta.

    Respiro profondamente, il silenzio è assordante, vorrei piangere, sfogarmi, ma non mi vengono le lacrime. Sono talmente stordita, inebetita, che ci metto un po' a realizzare quanto appena successo.

    Prendo una borsa e ci metto un paio di cose, mi allontano da quella casa dilaniata da tutto il male che ci siamo fatti, in soli trenta minuti.

    Mi avvio in macchina cercando un hotel; non posso andare a casa dei miei genitori, mio fratello mi farebbe troppe domande e non sono pronta.

    Dopo venti minuti che giro in auto, trovo un albergo, entro e mi assale una tristezza esagerata. Chiedo una stanza. Il ragazzo della reception mi guarda in maniera curiosa. Non è un periodo di vacanze, quindi in hotel vanno solo gli amanti. Io però non aspetto nessuno, sarò da sola. Prendo la chiave e mi dirigo in camera. Inizio a piangere.

    Provo a chiamare Gianfranco, che ovviamente non risponde. Rimango a guardare il cellulare, invio un messaggio:

    Mi dispiace! Ti prego, non buttiamo via tutto. Visualizza il messaggio ma non risponde.

    Mille ricordi iniziano a invadere la mia mente...

    Ci siamo conosciuti in banca, tre anni anni prima: lui era, ed è ancora bellissimo. Quando entrava in filiale regnava un silenzio reverenziale, eravamo tutte in adorazione. Lui è il classico tipo che non passa mai inosservato. Alto, castano, occhi verdi, uno sguardo magnetico, capace di mettere in imbarazzo qualsiasi persona. Fisico atletico, sportivo a livelli estremi. Un esemplare quasi unico. Le prime volte mi risultava difficile guardarlo in faccia per più di due secondi. Per fortuna che allo sportello c'è un vetro tra me e le persone; con lui mi serviva, mi dava sicurezza.

    Un giorno, insieme a una contabile, mi aveva allungato un foglio con il suo numero e un messaggio:

    USALO

    Era sfacciato, sicuro di sé, sapevo di dover stare alla larga da lui, ma non ci sono riuscita.

    L'ho chiamato appena uscita dalla filiale. Da lì è iniziato tutto, una storia travolgente, una passione indescrivibile. Ero pazza di lui. Mi sembrava impossibile che un uomo come lui avesse scelto una come me. Ci siamo sposati dopo pochi mesi dal nostro incontro. I primi sei mesi di matrimonio sono stati fantastici, lui era fantastico. Era tutto talmente perfetto che ero terrorizzata che, da un momento all'altro, sarebbe potuto finire.

    In quei sei mesi, mi aveva riempito di attenzioni: mi aveva portato a Parigi e Londra per due week end romantici a sorpresa. Era stato tutto memorabile, mi sembrava di vivere una favola. Poi, ad un tratto qualcosa è cambiato. Lui ha iniziato ad allontanarsi, dava la colpa alla crisi, ai problemi legati al lavoro. Non mi cercava più come prima. Le volte che facevamo l'amore si contavano. I giorni sono diventati mesi. Sono sempre stata una ragazza consapevole del mio aspetto. Sono alta, bionda, occhi nocciola, un viso delicato. In quei mesi mi vedevo la donna più brutta del mondo. Poi un mio cliente, Marcello, ha iniziato a farmi la corte e ciò mi ha fatto sentire di nuovo importante. Mi mancavano le attenzioni di mio marito. Una sera, presa dalla solitudine, poiché Gianfranco era via per lavoro, sono uscita a cena con il mio corteggiatore.

    Qualche bicchiere di troppo e siamo finiti insieme. Un momento di debolezza, di solo sesso. Uno sbaglio enorme. Ma è stato un caso isolato, che ha rivoluzionato tutta la mia vita.

    CAPITOLO 2

    Un anno dopo

    ELISABETTA

    È passato più di anno da quel bruttissimo giorno in cui sono stata, letteralmente sbattuta fuori casa, eccomi ancora davanti ad un nuovo inizio. Sono in treno, direzione Milano, per un nuovo lavoro.

    Da quella terribile sera, mi sono trasferita in hotel.

    Non ho chiamato nessuno della mia famiglia.

    Sono molto legata a loro, soprattutto a mio fratello; è più piccolo di me di cinque anni ma è sempre stato protettivo. I giorni seguenti sono stati terribili, la notte non dormivo, in ufficio sbagliavo i conti e per chi lavora in banca non è proprio il massimo. Chiamavo Gianfranco almeno dieci volte in un'ora, ma lui non rispondeva. Lo aspettavo sotto casa. Una sera mi sono addormentata in macchina, ma lui non è mai arrivato. Vivevo in un piccolo paese, prima periferia di Ancona, ci conosciamo tutti, ma lui era improvvisamente sparito.

    La mia vita, fino a quel giorno, era sempre stata perfetta. Fin da piccola sono sempre stata viziata, coccolata da tutti. Durante l'università avevo successo in tutto, ero corteggiata e mi sono laureata con centodieci senza lode, ma è comunque stato un grande risultato. Gli anni a Bologna, da studentessa sono stati come una perenne vacanza. I miei genitori mi hanno dato la possibilità di studiare senza lavorare nonostante fossi fuori sede. Dopo la laurea mi hanno assunto in banca, senza nessun tipo di difficoltà. A dire il vero, grazie alle numerose conoscenze di mio padre. Quando mi sono sposata con un uomo bellissimo, per cui avevo letteralmente perso la testa, sembrava l'ennesima favola della mia vita. Peccato che, dopo due anni, la favola sia diventata un incubo e mi abbia portato quasi alla depressione più totale. Nessuno pronunciava quella parola, ma io sapevo che ci stavo finendo. Elisabetta Capriotti, la bella che aveva avuto sempre tutto dalla sua parte, aveva ricevuto un conto piuttosto salato, tutto in una volta. Guardandomi indietro, oggi, mi rendo conto che ero io a non essere abbastanza forte e rassegnata alle situazioni della vita di tutti i giorni. Avevo perso quello che credevo essere il mio grande amore e ne avevo fatto un dramma. In realtà lui era un uomo con tanti difetti che io avevo idealizzato e messo su un piedistallo. Lo avevo tradito e anche io avevo le mie colpe.

    Un giorno ho ricevuto una proposta di trasferimento. Avevo fatto domanda anni prima, quando ancora sognavo una vita a Milano

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