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Pincaro
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E-book51 pagine36 minuti

Pincaro

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Daniele lo chiamano tutti Pincaro. E Pincaro non ha tutti i venerdì. Cresciuto male, in un quartiere peggio, grosso e forte quanto fragile e indifeso, in un sonnacchioso pomeriggio cagliaritano, Pincaro vivrà la più crudele rapina mai accaduta in città. Da solo, senza capire nulla, facendo tutto quello che gli dicono di fare. Perché Pincaro è così. Tracciato sull’asfalto della vita altrui, percorso con un sasso lanciato da chi lo usa, abbandonato alle intemperie finché non scolora fino a scomparire.

LinguaItaliano
Data di uscita26 dic 2011
ISBN9788897543152
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    Anteprima del libro

    Pincaro - Vincenzo Saldì

    Pincaro

    Vincenzo Saldì

    Nerodichina Edizioni

    Indice

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    Pincaro © 2010 Vincenzo Saldì

    @ 2016 Nerodichina Edizioni • Rotfuchs Ltd

    Prima edizione digitale: dicembre 2011 • Seconda edizione digitale: maggio 2016

    Immagine di Copertina: Rick Haigh

    Everybody is looking for something…

    Some of them want to use you, some of them want to get used by you…

    Some of them want to abuse you, some of them want to be abused…


    Sweet Dreams (D. Stewart - A. Lennox) nella versione gotica di Marilyn Manson


    Mi chiamano Pincaro.

    Pincaro, come il gioco. Cioè disegni con il gesso la griglia sull’asfalto, lanci il sasso, e poi ci saltelli dentro. Un gioco da pischelli, io non l’ho mai fatto. Campana, o Capanna. Lo chiamano anche così: il gioco della Campana o della Capanna, non ho mai capito.

    Mi chiamano Pincaro per prendermi per il culo. È tutta colpa della cricca, del gruppo, che stanno sempre sotto casa mia. Una volta che ero sceso per bere una birra con loro e fare qualche tiro di porro… porro, maria, erba, insomma una canna, c’era una ragazza nuova. Minca che bella che era. Si chiamava Sandra, ma non era diminutivo di Alessandra, no. Alta, capelli rossi. Babbo mio diceva sempre che di pelo rosso non sono buoni neppure i capretti, ma babbo mio di capretti non ci ha mai capito un cazzo. Era pescivendolo. E comunque Sandra era proprio bona. Fisico era boh, come il capo della cricca. Io non lavoro, faccio dei lavoretti per lui. Lui mi dice cosa fare e io la faccio. Sempre? Boh, si, sempre. Mi paga. Così mi posso comprare le sigarette, i vestiti, i cd, e ogni tanto pagarmi qualche bagassa, puttana, che con me le ragazze non ci vengono volentieri. Una volta ne avevo una di ragazza. Silvia. Silvietta la chiamavo, perché era piccolina.

    Poi Fisico me l’ha messa incinta, se l’è sposata, e poi si sono lasciati dopo qualche mese. Lei l’ho vista da poco: è tutta ingrassata, un culo che sembra una portaerei, c’ha la cellulite che si vede attraverso i jeans. Ha fatto bene Fisico a portarmela via.

    È stato Fisico il primo a chiamarmi Pincaro. Lui era con Sandra. Non ricordo se in quel periodo si era già sposato oppure no. A volte ho problemi a ricordare le cose, o i nomi, o le persone. Mamma mia dice sempre che sono distratto. Minca, lei lo dice, che una volta ha dimenticato pure William, mio fratellino, al supermercato. Comunque quella sera c’era Sandra. Quella anche se ingrassa non le viene il culo come un panettone mandorlato, quella resta bella lo stesso. Fisico lo fa per prendermi in giro.


    Sa che a me le belle ragazze piacciono. Non accade mai il contrario, però.

    Fisico mi fa: Daniele, lo sai che quella ragazza

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