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Il profumo del cuore
Il profumo del cuore
Il profumo del cuore
E-book72 pagine54 minuti

Il profumo del cuore

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Info su questo ebook

Questo libro è nato da un incontro di anime, di storie di vita, di emozioni e sentimenti condivisi all’interno di riunioni tra donne, ospiti di una Comunità educativa mamma/bambino.

Un lavoro terapeutico a più mani per riuscire a conoscere e capire una parte di sé, per tentare di elaborare i propri vissuti e procedere verso il futuro con l’anima più lieve.

Un interessante esempio di forza e amore verso i figli che non può lasciare indifferenti e incoraggia a non arrendersi mai!

a cura di M. Blascovich, D. Venturini, E. Pistollato, G. Greifenberg
LinguaItaliano
Data di uscita23 mag 2016
ISBN9788865124994
Il profumo del cuore

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    Anteprima del libro

    Il profumo del cuore - AA.VV.

    luce

    PREFAZIONE

    Dr. Moreno Blascovich

    UNA DIFFICOLTÀ PROFONDA: AMARE

    Il profumo del cuore avrebbe dovuto, nell’intento iniziale, essere un libro di ricette, ricette dai luoghi più diversi del mondo, portate dalle donne ospiti di Casa Famiglia; attraverso le ricette si sarebbe sicuramente parlato delle proprie radici, delle proprie tradizioni, di profumi, di sapori, di spezie, di cultura, di natura, sarebbe stato uno scambio molto bello.

    Attraverso le ricette, molto probabilmente, le diversità avrebbero trovato anche punti di convergenza, si sarebbero prodotti motivi di confronto e magari scoperte di interessanti contaminazioni.

    Tutto però si è trasformato.

    IO AMO

    Ci troviamo infatti di fronte ad un testo che, con le ricette, almeno culinarie, non ha nulla a che fare, è un testo di rara intensità, è un esercizio di memoria, un esercizio sofferto, dove il ricordare riconduce ad una terra, la propria, oramai lontana, a volte inaccessibile, ma porta anche a molto altro, porta ad una femminilità violata, ad una identità negata, a domande che non avranno mai risposta.

    Malgrado tutto, è un esercizio di trasmissione, e non può essere che così, quando si sceglie di scrivere, di depositare qualcosa di sé attraverso una parola vera, una parola piena, quando si sceglie di utilizzare una dimensione simbolica per descrivere, ma anche rielaborare, qualcosa di un reale, spesso, se non sempre, il reale di un trauma.

    Il trauma è anche quello di trovarsi in un paese straniero, straniero alla propria lingua, straniero alle proprie tradizioni, alla propria cultura, alle proprie leggi, sociali e politiche. In tutto questo si può cogliere la profonda difficoltà a far propria la scommessa, di essere, reciprocamente, meno stranieri, di ritrovare un’identità, una femminilità non solo riparata, ma anche desiderata.

    Soprattutto è un esercizio di tenuta, per l’equipe e per i familiari, gruppo di coppie che gestiscono e sostengono l’esperienza di Casa Famiglia; un esercizio di tenuta per coloro che provano, da anni, a trasmettere qualcosa in cui credono, cercando di mettersi in una posizione di ascolto, di attesa che qualcosa possa e voglia farsi ascoltare.

    Si può anche ascoltare un silenzio: un silenzio che non è tacere, non è ritirarsi, non è sottrarsi, è piuttosto un silenzio che apre, apre alla possibilità che queste donne possano giungere all’esperienza della scrittura, cioè a scrivere, in prima persona, la propria storia, segnata, spesso, anche dalla separazione dai figli, separazione a volte necessaria, a volte inaspettata, a volte perfino voluta, ma mai indolore.

    Come non è indolore per l’equipe e per i familiari.

    E NON FACCIO DEL MALE

    Ci troviamo di fronte all’esperienza di un gruppo di parola che si fa scrittura, depositando il proprio passato e offrendolo ad altri, in carne ed ossa, ma anche, fondamentalmente, una volta deciso di pubblicare questa esperienza di parola, a chiunque voglia ascoltare anche ciò che non si sarebbe voluto né ascoltare né vedere.

    Queste donne con la propria testimonianza hanno potuto dirsi, non faccio del male, anche se ascoltarmi può essere perturbante oppure non faccio del male, anche se ascoltarmi porta a confrontarsi con i propri limiti.

    Il senso del limite, loro e nostro, è ciò oltre cui, spesso, non ci si autorizza ad andare, ma ciascuno ha la libertà, di provarci, di osare un po’ di più, anche se è chiara la difficoltà ad autorizzarsi, difficoltà loro e nostra.

    IO RICORDO E NON DIMENTICO  

    IO ASPETTO E NON SPERO

    Come poter dimenticare ciò che non si capiva, che confondeva e disorientava.

    Come poter dimenticare il rumore del silenzio che ti prende nella quotidiana solitudine.

    Come poter dimenticare il proprio corpo in frammenti.

    Come poter dimenticare la separazione dai figli.

    Come poter dimenticare la rabbia devastante provata davanti alla propria impotenza.

    Come poter dimenticare l’impossibilità a chiedere.

    Ecco un punto centrale del lavoro di Casa Famiglia, accompagnare queste donne a pensare di poter chiedere, innanzitutto a se stesse, per potersi situare in una posizione diversa, rispetto a quella che hanno occupato fin lì.

    Questa è un’operazione psichica complessa, lenta, difficile; la teoria psicoanalitica la chiama rettificazione soggettiva.

    Come poter dimenticare quando della propria infanzia si ha un ricordo solo di dolore e solitudine.

    Come poter dimenticare quando ci si sentiva apostrofare, dalla propria madre, mi fai schifo disgraziata.

    IO SOFFRO E NON TRADISCO

    Vorrei riportare, per dare forma a questo io soffro e non tradisco, un breve passo che troviamo a pagina sessantaquattro, "Andando avanti con il tempo ho capito che, se io non sono responsabile di me stessa, non posso essere responsabile di mio figlio, se io non so tutelarmi non posso tutelare mio figlio, se io non mi voglio bene non

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