La psicologia in Ayurveda
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Anteprima del libro
La psicologia in Ayurveda - Luca d'Alessandro
stesso.
Premessa
I Veda e quindi l’Ayurveda insegnano che prima di iniziare lo studio di qualsiasi Shastra (manuale, libro o compendio) è necessario individuarne lo scopo e la natura, e avere chiara la relazione tra il proprio obiettivo e quello del shastra.
Le domande preliminari del Vedanta sono: la determinazione della competenza dello studente, l’oggetto, il suo legame con il libro e la necessità del suo studio
(Nikhilananda 1931, 1.5 sutra).
Questi concetti sono noti come Anubandha Chatustaya.
Il significato della parola Ayurveda
si spiega da sé (Ayu = Vita, Veda = Scienza): dunque scienza della vita, dove l’essere umano è concepito come una complessa combinazione di Corpo (Sarira), Sensi (Indriya), Mente (Manas) e Anima (Atma).
Si potrebbe dire che la parola più prossima al termine Ayurveda non è medicina o terapia, come comunemente si pensa, ma biologia, che è composta da bios
e logos
, vale a dire scienza della vita. L’Ayurveda insegna non solo la medicina e la scienza della vita, ma l’arte della vita, conciliando le dimensioni della conoscenza, della metodologia e della logica, e proponendo, così, una vastissima percezione della vita stessa.
L’Ayurveda è una delle più antiche scienze mediche di tutto il mondo: la sua storia ebbe inizio più di 5.000 anni fa. Continua a mantenere la sua posizione di primo piano nel mondo moderno: è ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (oms) e gode di grande popolarità negli Stati Uniti, in Germania, in Italia e nei Paesi Bassi. In India, è considerata al pari della medicina convenzionale. I principali testi di riferimento per lo studio e la comprensione di questa straordinaria scienza sono la Charaka Samhita, la Sushruta Samhita e l’Ashtanga Hrdyam, ritenuti, per cosi dire, i testi senior
, mentre Madhav Nidan Samhita, Sarangdhar Samhita e Bhavprakash Samhita sono i testi junior
.
Introduzione
L’obiettivo di questo testo è esplorare le funzioni della psiche umana secondo la prospettiva ayurvedica. In particolar modo si cercherà di esplorare il concetto di psicologia ayurvedica "Sattvavajaya", argomento non trattato direttamente nei classici testi di riferimento. Charaka fu la prima persona che usò – una sola volta – la parola Sattvavajaya, sembra per indicare il trattamento dei disturbi mentali riferendosi al bilanciamento di "Sattva", una delle tre qualità della mente. Egli definì Sattvavajaya un metodo per controllare o bloccare la mente dall’andare verso oggetti malsani. In effetti la parola Sattvavajaya si compone di "Sattva, che si riferisce all’esistenza, all’entità, alla realtà, all’eccellenza, alla mente, all’intelletto, alla natura della mente, e
Avajaya", che significa avanzata, vittoria, conquista (cfr. Monier, Monier-Williams, Sanskrit-English Dictionary).
In altre parole, Sattvavajaya significa letteralmente avanzata della mente o vittoria sulla mente oppure controllo della mente.
Il prof. Ajay Kumar Sharma, nel suo libro Psychotherapy in Ayurveda, ipotizza che la terapia "Sattvavajaya Chikitsa" fosse una branca dell’Ayurveda trattata da appositi specialisti. E in effetti, nel descrivere il trattamento per le persone affette da disturbi mentali, Charaka suggerì che esse si recassero presso coloro i quali erano specializzati nella terapia per tali disturbi (Ch. Su.11:47):
Mansam prati bhaisajyam tri vargasyanvaveksanam/ tad vidya seva vijnanam atmadinam ca sarvasah.
La terapia (dei disordini) mentali consiste interamente nel tenere in vista i tre valori fondamentali, nel praticare la medicina (tad vidya seva) e nel conoscere la propria natura e gli altri fattori (Iannaccone 2010, p. 119).
Sostanzialmente questo significa che il trattamento delle malattie psicologiche consiste nel seguire i tre valori fondamentali¹ e le istruzioni delle persone che hanno conoscenza delle malattie mentali, con lo scopo di ottenere la conoscenza di sé.
L’espressione "Tad vidya seva" conferma chiaramente, secondo il prof. Ajay Kumar Sharma, l’esistenza al tempo di specialisti della terapia psichica (Sattvavajaya), poiché sta a significare servizio di coloro che sono esperti nel trattamento delle malattie mentali
(Sachin Bagali, Umapati Baragi, Deshmukh, 2016, p. 59).
La scuola Charaka appartiene principalmente al ramo del Kayachikitsa, che si potrebbe rapportare al concetto di medicina interna. Ciò spiegherebbe perché, all’interno dei suoi testi, non si trovi una descrizione del Sattvavajaya Chikitsa, considerata appunto una branca a sé. Tuttavia, da tali testi può essere desunta una descrizione degli aspetti salienti della psicologia ayurvedica, che saranno analizzati in questo testo.
Sono molti i versi, nei testi classici, a cui ci si riferisce sia relativamente al mantenimento della salute mentale sia per quanto concerne i metodi di intervento per guarire i disturbi.
Inoltre, si è cercato di enfatizzare il ruolo dei dosha come modello neurale, un’ipotesi che spinge a sostenere l’univocità di ogni individuo e permette di osservare l’originalità di ogni persona nelle tendenze comportamentali all’atto della nascita e le sue potenziali alterazioni in seguito a condotte e stili di vita.
Al fine di poter comprendere al meglio i vari aspetti della psiche che verranno descritti e i suggerimenti che verranno forniti, sarà utile comprendere come nella tradizione vedica e ayurvedica è concepita la mente, qual è la sua struttura, quali i suoi legami con gli organi di senso e quale il condizionamento che le impressioni sensoriali hanno su di essa.
Prima di affrontare in modo dettagliato questo viaggio nella psiche dell’individuo, si ritiene opportuno fare una breve digressione sul contesto storico-filosofico da cui tale teoria trae le sue origini.
La struttura filosofica dell’Ayurveda si fonda sostanzialmente sulle basi della cultura vedica rappresentata in particolar modo dalla filosofia del Samkhya, che costituisce uno dei sei sistemi (darshana) della filosofia indiana. Questi sistemi vennero concepiti, nel periodo classico dell’India, per portare ordine nell’enorme mole di informazioni che il periodo vedico aveva lasciato in eredità, dal periodo del Brahmanesimo fino agli inizi dell’Induismo (dal iv secolo a.C. al iv secolo d.C.). Sono considerati punti di vista o visioni e sono suddivisi nelle seguenti scuole di pensiero:
– Nyaya - Scuola della logica
– Vaisheshika - Scuola dell’atomismo
– Samkhya - Scuola dei principi cosmici
– Yoga - Scuola dello Yoga
– Mimamsa - Scuola dei rituali
– Vedanta - Scuola teologica o metafisica.
Il Samkhya si occupa di enumerare, classificare e spiegare i principi cosmici.
Per comprendere al meglio come e perché l’Ayurveda interviene nell’essere umano con le sue pratiche, sarà necessario capire come, grazie ai principi del Samkhya, vede la relazione tra uomo e universo.
In questa scuola di pensiero il tutto prende forma a partire dall’unione di due essenze primordiali, Prakriti e Purusha. Prakriti è la materia che è sempre esistita, pura manifestazione non cosciente, caratterizzata da tre qualità (guna). Purusha è l’elemento conscio universale non manifesto.
Secondo questa visione ogni cosa così creata dalla fusione di Prakriti e Purusha è permeata dai guna, che sono:
– Sattva = il principio della luce, della percezione, dell’intelligenza e dell’armonia.
– Rajas = il principio dell’energia, dell’attività, dell’emozione, della trasformazione.
– Tamas = il principio dell’inerzia, del buio, dell’ottusità e della resistenza.
La formazione del mondo fenomenico è qui concepita come una sequenza che ha inizio con la creazione dagli elementi sottili per poi concludersi con quelli grossolani. Si può articolare questo processo in diverse fasi. La prima, successiva alla fusione di Prakriti e Purusha, è l’Antahkarana, che comprende buddhi, ahamkara, manas e chitta. In questa fase il primo elemento a manifestarsi è la mahat o buddhi, cioè l’intelligenza cosmica o intelletto individuale, da cui si produce ahamkara, l’aspetto ego o coscienza condizionata dalla materia. Da ahamkara si origina manas, la mente o principio cognitivo. L’aspetto chitta, come vedremo più avanti, rappresenta la memoria di tutte le impressioni sensoriali e delle esperienze dell’individuo.
Nella fase successiva troviamo i 5 sensi di percezione (Jnana Indriya):
– Orecchie
– Occhi
– Pelle
– Lingua
– Naso
e i 5 sensi di azione (Karma Indriya):
– Parola
– Mano
– Piede
– Organi di escrezione
– Organi sessuali
Successivamente troviamo i 5 elementi Tanmatra o elementi sottili:
– Suono
– Tatto
– Vista
– Sapore
– Odore
Infine, nell’ultima fase, ecco i cinque elementi grossolani (Butha):
– Etere
– Aria
– Fuoco
– Acqua
– Terra
Da un punto di vista ayurvedico, i cinque elementi grossolani (Butha) uniti in coppie si manifestarono poi nel corpo umano sotto forma di dosha,