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Il piano del principe: Harmony Collezione
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E-book171 pagine2 ore

Il piano del principe: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando la breve liaison tra Imogen Reid e il principe Nadir Zaman Al-Darkhan finisce, la bella ballerina del Moulin Rouge sparisce portando con sé qualcosa di molto prezioso. Ora lui l'ha ritrovata, e ha un piano:

1 Portare Imogen nel proprio paese;

2 Ignorare il desiderio che prova per lei;

3 Sposarla, assicurando un erede alla corona;



Ma il punto numero 2 si dimostra subito assai arduo da rispettare, così Nadir deve ripiegare sul Piano B: finire quello che aveva cominciato a Parigi
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2016
ISBN9788858952269
Il piano del principe: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Il piano del principe - Michelle Conder

    successivo.

    1

    Ci sono giornate che iniziano bene e rimangono tali, altre che invece sembrano peggiorare alla velocità della luce.

    Quel giorno Nadir Zaman Al-Darkhan, principe ereditario di Bakaan, fissava una grande statua dall'aspetto inquietante in un angolo del suo ufficio di Londra, sicuro che stesse scivolando inesorabilmente verso la seconda possibilità.

    «Cosa diavolo è quella?» Spostò lo sguardo sulla sua nuova assistente personale, che sgranò gli occhi turbata. Gli era stata raccomandata dalla sua precedente assistente, il cui neo-marito non tollerava le giornate lavorative di diciassette ore che Nadir pretendeva abitualmente, ma non era sicuro che la nuova ragazza se la sarebbe cavata. In generale, lui incuteva nella gente deferenza o paura e secondo suo fratello ciò aveva a che fare con quella sorta di potere e spietata determinazione che Nadir emanava e che non erano certo di buon auspicio per le sue relazioni personali, in genere piuttosto scarse.

    Quando Zachim gli aveva fatto quell'osservazione, Nadir si era stretto nelle spalle. Per lui le relazioni personali erano molto al di sotto di lavoro, esercizio, sesso e sonno. Non sempre, gli sibilò una vocina all'orecchio e lui trasalì, mentre quel sussurro evocava l'immagine di una donna con la quale era uscito circa un anno prima e che, da allora, non aveva più rivisto.

    «Cre... credo sia un cervo dorato» balbettò la sua assistente, terrorizzata. Ricorrendo alla spietatezza cui aveva accennato suo fratello, Nadir bandì dalla mente l'immagine della ballerina bionda e si voltò verso la statua. «Questo l'avevo capito, signorina Fenton, ma voglio sapere cosa diavolo ci fa nel mio ufficio!»

    «È un regalo del sultano di Astiv.»

    Proprio quello che gli serviva! Un altro dono da parte di qualche leader mondiale sconosciuto che gli porgeva le condoglianze per la morte di suo padre, avvenuta due settimane prima. Era tornato in Europa solo un giorno dopo il funerale e, francamente, era stanco di promemoria che gli ricordavano l'uomo che lo aveva generato e per il quale nutriva ben poco affetto. Seccato, si diresse verso la scrivania e si sedette. La sua assistente si fermò sulla soglia con l'iPad stretto al petto. «Mi dica, signorina, una persona dovrebbe stare male per la morte di suo padre?»

    Gli occhi della ragazza si spalancarono. «Non saprei proprio, signore.» Significava che non voleva rispondere, il che non lo sorprese. Non era certo noto per apprezzare il parere personale di quelli che lavoravano per lui. Tuttavia, non riuscì a contenere la propria frustrazione. Tra paura e soggezione lui avrebbe sempre scelto la seconda, ma la sua nuova assistente sembrava quasi aspettarsi che la attaccasse con un corpo contundente. Forse questo aveva a che fare con la schiera di emozioni e ricordi indesiderati che la morte di suo padre gli aveva scatenato dentro e che lui teneva sepolti dentro per una ragione molto valida.

    «Cos'altro ha per me, signorina?»

    Lei parve sollevata che fossero tornati al lavoro. «La signorina Orla Kincaid ha lasciato un messaggio.»

    Nadir rimpianse di aver richiamato quella sua vecchia amante per invitarla a cena. Gli era venuto in mente mentre, più annoiato che mai, si trovava in riunione con un gruppo di dirigenti aziendali assolutamente incapaci a convincerlo della validità di un eventuale investimento su un loro prodotto. «Sentiamo.»

    L'assistente si agitò a disagio. «Le ripeto le sue testuali parole: Sono interessata solo se questa volta prenderà sul serio la nostra relazione... tutto qua.»

    Nadir alzò gli occhi al soffitto. «Passiamo al resto.»

    «Ha telefonato suo fratello e vuole che lo richiami prima possibile.»

    Forse anche Zachim aveva ricevuto un gigantesco cervo, ma più probabilmente voleva sapere come se la stesse cavando con l'ambizioso progetto di cercare di trasportare nel XXI secolo la loro terra natia. Forse con un'astronave, pensò Nadir, o magari con un'enorme pala meccanica.

    Suo padre aveva governato Bakaan con il pugno di ferro e ora che era morto si supponeva fosse compito di Nadir condurre il paese verso un futuro diverso, ma lui non ne aveva alcuna intenzione.

    Anni addietro, aveva giurato al suo intransigente genitore che non sarebbe mai tornato a governare Bakaan e lui manteneva sempre fede alle proprie promesse. Fortunatamente Zachim era stato istruito al suo posto e aveva acconsentito ad assumere la carica di futuro re del paese. «Lo chiami al telefono.»

    «Ho altri messaggi» rispose lei.

    «Me li mandi via mail sul palmare.»

    Poco dopo avvertì il ronzio. L'assistente era efficiente, doveva almeno riconoscerle questo.

    «Se hai intenzione di assillarmi riguardo alla proposta di rivedere il sistema bancario del nostro paese, vorrei ricordarti che ho per le mani un affare internazionale da portare a termine» brontolò Nadir. Nonostante fossero solo fratellastri, Zachim era l'unica persona che lui considerasse un vero amico, e ogni volta che il lavoro lo permetteva si vedevano.

    «Vorrei che si trattasse solo di questo.» Il tono di suo fratello era truce. «Devi tornare qui subito.»

    «Dieci ore in quel posto sono state dieci ore interminabili» brontolò Nadir. Erano vent'anni che non tornava a Bakaan e sarebbe stato felice di attenderne altri venti. Era meglio lasciare sepolti i ricordi che la sua patria gli evocava e il giorno prima tenerli a bada era stato ben più duro che essere disposto a condividerli con qualcuno. L'unico modo in cui era riuscito a farlo era stato rievocare le immagini erotiche di quella ballerina, ma non gli era piaciuto molto nemmeno pensare a lei visto il modo in cui le cose erano finite tra loro. Ecco che stava pensando di nuovo a quella biondina. Si passò una mano sul mento appena rasato.

    «Sì, ma te ne sei andato prima di sentire la novità» osservò suo fratello.

    «Quale novità?»

    «Nostro padre ha nominato te come futuro erede al trono. Stai per divenire re e farai meglio a tornare subito qui. Alcune tribù ribelli delle montagne si stanno muovendo per provocare disordini nella regione e il paese ha bisogno di una dimostrazione di capacità di comando.»

    «Aspetta un po'. Papà ha nominato te come suo erede.»

    «Solo verbalmente.» La frustrazione nella voce di Zachim era evidente. «E pare non abbia molta influenza sul Consiglio.»

    «Questo è ridicolo!»

    «Questo è ciò che succede quando si muore senza avere fatto ordine nei documenti.»

    «Tu sai che è assolutamente sensato che sia tu a divenire sultano. Non solo sei a capo dell'esercito, ma hai anche vissuto lì per la maggior parte della tua vita.»

    Sentì il sospiro del fratello e sperò che non stesse per arrivare un'altra predica sul suo diritto di primogenitura. Per anni ne avevano discusso, ma era stato solo il giorno prima che Nadir si era reso conto che Zachim aveva sempre creduto che un giorno lui sarebbe tornato nel suo paese e ne avrebbe preso il comando.

    «Penso che tu stia sbagliando, ma dovrai rinunciare ufficialmente alla tua posizione davanti al Consiglio.»

    «Bene, manderò loro una mail.»

    «No, di persona.»

    «È ridicolo. Siamo nel XXI secolo.»

    «Ma Bakaan è forse a metà del XIX.»

    Nadir afferrò la palla antistress sulla sua scrivania e la lanciò nel canestro da basket montato accanto al Matisse sulla parete. Suo padre poteva anche non aver previsto di morire, ma doveva essere stato al corrente del protocollo per la successione. Che fosse il suo modo per cercare di controllarlo anche dalla tomba? Un tempo, quando era bambino, erano stati vicini, ma tutto era finito allorché Nadir si era reso conto di quanto lui fosse egocentrico e manipolatore. «Organizza l'incontro per domani.»

    «Sarà fatto.»

    Riattaccò e fissò il vuoto. Questo era ciò che si otteneva a non sistemare le faccende in sospeso al momento giusto. Nadir se n'era andato dal suo paese vent'anni prima, dopo che il padre si era rifiutato di celebrare i funerali di stato per sua madre e sua sorella gemella, morte in un incidente automobilistico. Lo avevano disonorato, aveva dichiarato furioso, perché avevano cercato di fuggire dal paese. Suo padre trovava irrilevante che per anni lui e la madre di Nadir non avessero vissuto come marito e moglie o che lei e la figlia fossero disperatamente infelici lì a Bakaan. A lui importava solo che continuassero a vivere dove le aveva sistemate. Quando Nadir si era opposto e aveva insistito perché fossero onorate come meritavano, suo padre aveva replicato che se non gli stava bene poteva anche andarsene. Lui lo aveva preso in parola, era partito e suo padre lo aveva ripudiato. Era tipico del suo vecchio voltare le spalle a chiunque non lo compiacesse, così Nadir gli aveva detto addio e se n'era andato a farsi strada nel mondo. Era stato un sollievo perché questo lo aveva aiutato a dimenticare il ruolo che aveva inavvertitamente giocato nella morte della madre e della sorella. Era stata anche l'ultima volta che aveva permesso a suo padre di manipolarlo e ora era certo che non modificare le proprie volontà in favore di Zachim fosse stata una sua mossa deliberata, ma non avrebbe vinto comunque.

    Guardò fuori dalla finestra, mentre un raggio di sole spuntava da dietro le nuvole, gettando una sfumatura dorata sul Parlamento. Il colore gli ricordò i lunghi capelli lucenti di Imogen Reid e il suo umore si abbatté ancora di più, mentre di nuovo pensava a quella donna. Lei era un'altra faccenda in sospeso che doveva risolvere. Frustrato per il modo in cui quella giornata volgeva al termine, lesse i messaggi che la sua assistente gli aveva inviato e i suoi occhi si soffermarono su uno del suo capo della sicurezza. Un sesto senso, o piuttosto un presentimento, gli disse che la sua giornata non stava ancora per cambiare direzione.

    «Bjorn...»

    «Capo, sa quella donna che mi ha chiesto di rintracciare un anno fa?»

    «Sì.» Ogni muscolo del suo corpo si tese.

    «Credo di averla trovata. Le ho appena inviato un'immagine perché la controlli.»

    Nadir scostò il telefono dall'orecchio e osservò il viso della bella ballerina australiana apparire sullo schermo. Poco più di un anno prima l'aveva incontrata al Moulin Rouge. Lui e Zachim si erano trovati a Parigi nello stesso momento e, quasi per scherzo, avevano raggiunto il famoso locale. Nadir aveva visto la statuaria ballerina dai capelli color grano e gli occhi verde prato e solo quattro ore più tardi la stava baciando contro la parete del proprio appartamento parigino. Poi l'aveva posseduta sul tavolo da pranzo, sotto la doccia e infine nel letto. La loro relazione era stata rovente come il sole in agosto a Bakaan. Appassionata, intensa, smodata. Lui non aveva mai provato prima un simile trasporto per una donna e anche se il cervello lo aveva avvertito di fare marcia indietro, aveva trascorso ben quattro weekend consecutivi a Parigi, soltanto per stare con lei. Avrebbe dovuto sapere che quella donna gli avrebbe causato solo guai e che la loro relazione difficilmente sarebbe potuta finire bene, ma certo non avrebbe mai immaginato che lei rimanesse incinta e imputasse a lui la paternità di quella creatura. Ma soprattutto non avrebbe mai pensato che Imogen sarebbe poi sparita, prima ancora che lui potesse decidere qualsiasi cosa.

    Probabilmente quella donna era scomparsa perché non aspettava nessun bambino, ma il pensiero di poter essere padre senza saperlo lo tormentava. Ignorava quale fosse stato il piano della donna, ma era innegabile che lo avesse giocato.

    Ora voleva solo sapere come e perché.

    «Sì, è lei. Dov'è?» esclamò.

    «A Londra» rispose Bjorn. «È sempre rimasta qui» aggiunse poi.

    «Nessuna traccia di un bambino?»

    «Nessuna. Devo provare a chiedere? In questo momento sono seduto dentro il caffè dove lavora.»

    «No.»

    Un moto di rabbia esplose nel sangue di Nadir.

    Sembrava proprio che quello fosse il giorno in cui gli si presentava l'occasione di sbarazzarsi di tutti i problemi della sua vita e, ora che ci pensava, poteva essere una cosa positiva. Sorrise.

    «Avrò io il piacere. Inoltrami la tua posizione.»

    «Quel tipo che ti sta guardando mi mette i brividi.»

    Stanca per la mancanza di sonno a causa della sua piccola di pochi mesi che stava mettendo i dentini, Imogen soffocò uno sbadiglio e non si preoccupò di voltarsi, sapendo a chi si riferisse Jenny. Anche a lei quell'uomo aveva dato i brividi e non solo per il suo sguardo duro. Era certa di averlo già visto da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove.

    Lanciò un'altra occhiata fuori dalla vetrina del caffè per vedere se fosse arrivato Minh, il suo coinquilino. Lei aveva finito il turno, ma si

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