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Piccola e preziosa: L'Assistente del Capo, #15
Piccola e preziosa: L'Assistente del Capo, #15
Piccola e preziosa: L'Assistente del Capo, #15
E-book198 pagine1 ora

Piccola e preziosa: L'Assistente del Capo, #15

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Info su questo ebook

'Il successo non consiste nell'avere tutto ciò che si desidera, ma nell'avere tutto ciò di cui si ha bisogno.'

Mark aveva tutto. Una splendida moglie che aspettava il loro primo bambino. Un Country Club frequentato da persone influenti. Una vita da sogno, insomma.

Prima che Erica lo lasciasse, almeno. Nel momento in cui lei se n'era andata, il mondo era crollato.

Ora, Mark si ritrova a doversi prendere cura di un neonato ed a mandare avanti il circolo. Tra la mancanza di sonno e le lunghe giornate al lavoro, fatica ad andare avanti, ancor di più a gestire tutto. Il fratello e la moglie lo aiutano, ovviamente, per quanto possibile, ma hanno la loro vita di cui occuparsi.

Nel bel mezzo del caos che è diventata la sua esistenza, Mark resta affascinato da una bellissima donna con gli occhi scuri. Lei è intelligente, ricca e vuole di più che diventare un membro del circolo. Mark sarebbe disposto a darle quello che desidera, se soltanto riuscisse a smettere di pensare alla donna che l'ha abbandonato. Se soltanto riuscisse a smettere di sperare di riavere indietro la famiglia che stava costruendo insieme a lei.

Cosa farà, quando dovrà scegliere tra la donna che ha sposato e quella della quale potrebbe essersi innamorato in sua assenza?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita17 set 2021
ISBN9781667413815
Piccola e preziosa: L'Assistente del Capo, #15
Autore

Lexy Timms

"Love should be something that lasts forever, not is lost forever."  Visit USA TODAY BESTSELLING AUTHOR, LEXY TIMMS https://www.facebook.com/SavingForever *Please feel free to connect with me and share your comments. I love connecting with my readers.* Sign up for news and updates and freebies - I like spoiling my readers! http://eepurl.com/9i0vD website: www.lexytimms.com Dealing in Antique Jewelry and hanging out with her awesome hubby and three kids, Lexy Timms loves writing in her free time.  MANAGING THE BOSSES is a bestselling 10-part series dipping into the lives of Alex Reid and Jamie Connors. Can a secretary really fall for her billionaire boss?

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    Anteprima del libro

    Piccola e preziosa - Lexy Timms

    Capitolo 1

    Mark si svegliò nel bel mezzo della notte, si sedette nel letto, al buio, ed ascoltò attentamente. Non riusciva a capire cosa l’avesse svegliato. La casa era avvolta nel silenzio più totale, dormivano tutti.

    Emily non stava piangendo.

    Nonostante questo, si alzò ed andò nella nursery a controllare. Non accese la luce per non interrompere la quiete del momento ed avanzò a tentoni, appoggiando una mano al muro.

    Quando arrivò nella stanza della bambina, la trovò che dormiva tranquilla nella culla. Si chinò per osservarla meglio e sentì che respirava regolarmente. Ogni tanto, emetteva qualche piccolo suono, come se stesse sognando del suo futuro. Nell’oscurità, Mark non riusciva a distinguerne i lineamenti, ma li conosceva alla perfezione. Poteva vedere la curva della guancia e la forma del mento.

    Il mondo era tanto grande e lei così piccola. Era difficile credere che tutti lo fossero stati. Era ancora più strano immaginare che, un giorno, Emily sarebbe stata grande, ambiziosa, forte proprio come Erica. C’era già molto della madre, nella bambina, nei capelli dorati e nella forma del nasino.

    Mark scacciò quel pensiero non appena si affacciò. Da quando la moglie se n’era andata, si era sforzato di non pensare a lei. Non voleva dedicarle spazio e tempo, non dopo che lei se n’era andata senza guardarsi indietro, come se la sua famiglia non avesse alcuna importanza.

    Per non parlare della bambina. Erica l’aveva abbandonata come se niente fosse. Mark sapeva che, durante la gravidanza, Erica aveva iniziato a nutrire dei dubbi sull’avere figli. La prima volta che se n’era andata, era stato uno shock, ma, poi, era tornata e lui aveva pensato che avesse iniziato ad accettare l’idea di diventare madre.

    Si era sbagliato, però. Appena aveva potuto, Erica era scappata. Aveva lasciato la figlia a Mark, delegando a lui il compito di proteggerla quando lui stesso non sapeva neanche come proteggere se stesso.

    Emily si mosse e lui la guardò, preoccupato che qualcosa non andasse. In realtà, stava dormendo profondamente. Mark si sfregò la faccia e si sedette sulla sedia a dondolo che aveva scelto insieme alla moglie. Non che lei l’avesse mai usata.

    Nonostante si fosse trasferito dall’appartamento nel Country Club, dopo aver avuto Emily, era stato impossibile trovare una casa che non gli ricordasse Erica in ogni angolo e che non fosse piena del dolore per la fuga di lei. Erica era dappertutto. Per quanto si fosse ripromesso di non pensarla, gli mancava.

    Gli faceva male il petto come se mancasse un pezzo.

    Mark scosse la testa come se, in quel modo, potesse liberarla dai pensieri opprimenti.

    Si alzò per aprire un po’ le tende ed osservare il cielo fuori dalla stanza. La luna era quasi piena e gettava una luce argentea sull’ambiente circostante. Era molto bello, ma la bellezza gli sembrava effimera in quel momento in cui la sua vita era tanto incerta.

    Erica sarebbe mai tornata? Se avesse deciso di non farlo? Quando l’aveva incontrata e aveva deciso di creare una vita insieme a lei, sposarla, Mark aveva pensato di aver trovato il suo lieto fine. Ciò che non aveva mai avuto con Paula, la sua  ex.

    Adesso, però, si ritrovava al punto di partenza. Da solo.

    In più, aveva una voragine nell’anima che qualcuno avrebbe dovuto riempire ed una bambina che temeva di non saper crescere.

    Richiuse le tende, controllò di nuovo Emily e, finalmente, uscì dalla nursery. Poi, tornò al buio nella sua stanza.

    La casa era bella. Aveva scelto il meglio, per la sua bambina. C’erano tre camere da letto, due bagni ed una grande stanza per i giochi. La cucina era super attrezzata. Era tutto moderno ed ampio.

    Non la sentiva come casa sua, però, non ancora. Forse, un giorno, lo sarebbe diventata, anche senza Erica.

    Mark tornò a letto, controllò il baby monitor e, finalmente, chiuse gli occhi.

    Il sonno, però, non arrivò. Ultimamente, dormiva molto poco. Non era facile, in quel letto vuoto e freddo. Inoltre, aveva molte preoccupazioni da quando era diventato padre. Non era sicuro di potercela fare da solo.

    Come avrebbe tenuto Emily al sicuro? Era talmente piccola. Era nata prematura e, nonostante fosse uscita dall’ospedale da un po’, per lui sarebbe stata sempre vulnerabile ed indifesa. Fragile.

    Le sue competenze genitoriali erano già state messe alla prova. Da quando era nata la figlia, Mark l’aveva messa al primo posto, lasciando da parte tutto il resto. Dopo che Erica se n’era andata, lui aveva fatto ogni cosa necessaria per prendersi cura al meglio della bambina, compreso portarla a vivere in una casa sicura. L’aveva nutrita, lavata, cambiata e vestita. Era stato molto più difficile di quanto avesse previsto.

    Ce l’aveva fatta, però. Si era impegnato con tutto se stesso, senza risparmiarsi. Da solo, anche se temeva di non farcela.

    Nonostante questo, qualcuno l’aveva segnalato ai Servizi Sociali. Quando quella donna l’aveva cercato al Country Club per dirgli che avrebbe valutato le sue competenze genitoriali, Mark aveva provato una paura mai sperimentata prima. Aveva temuto che gli portassero via la bambina.

    Aveva già sbagliato qualcosa?

    La valutazione aveva dato esito positivo, ma lo aveva fatto dubitare ulteriormente delle sue competenze. Mark si impegnava davvero per essere il miglior padre possibile, ma sapeva di non avere alcun margine di errore.

    L’unico motivo per cui lui non aveva perso la testa, quando l’assistente sociale era andata al circolo, era che sia Christine che Jamie si trovavano lì. Non sapeva cosa avrebbe fatto, se non fosse stato così.

    Forse avrebbe avuto una reazione esagerata, avrebbe urlato contro la malcapitata finché quest’ultima non se ne fosse andata. Forse avrebbe perso il controllo, si sarebbe arreso all’isteria per quell’ultima goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

    Se si fosse comportato in quel modo, avrebbe dimostrato di essere un pessimo padre.

    Non l’aveva fatto, però. Aveva mantenuto un contegno e, in qualche modo, per miracolo, i Servizi Sociali avevano concluso che fosse un buon padre.

    Indipendentemente da ciò che pensavano loro, c’erano momenti, come quello, al buio, nel letto, in cui lui continuava a dubitare di se stesso.

    Non che avesse scelta. Emily esisteva, era con lui ed era ciò che aveva sempre desiderato.

    Pensava che avrebbe avuto Erica al suo fianco, che si sarebbero sostenuti ed aiutati reciprocamente.

    Non era andata così, però, e lui doveva farci i conti. Doveva accettarlo e fare tutto il necessario per superare quel momento di difficoltà. Emily aveva bisogno di suo padre, lui non l’avrebbe abbandonata come aveva fatto Erica.

    Sarebbe stato presente sia fisicamente che mentalmente.

    Si girò nel letto, cercando una posizione comoda. Aveva delle riunioni presto, la mattina successiva, quindi non poteva permettersi di non dormire affatto.

    Diventare genitori comportava anche non dormire più la notte, lo aveva sentito dire spesso. Forse avrebbe ricominciato a dormire quando la bambina fosse stata più grande.

    Tra molto tempo, quindi.

    Ripensò alla visita dell’assistente sociale.

    Si era spaventato, scoprendo che qualcuno l’aveva segnalato ed accusato di non essere un buon padre, di non essere all’altezza di quel nuovo ruolo. Poche persone l’avevano visto con Emily e sapeva che nessuno dei familiari avrebbe mai fatto una cosa del genere.

    Forse aveva commesso qualche errore grossolano con la bambina mentre erano al country club ed uno dei membri l’aveva visto. Aveva combinato qualcosa senza neanche accorgersene?

    Fece un lamento. C’era troppa tensione repressa dentro di lui. Non aveva idea di cosa stesse facendo. Se non altro, era consapevole di brancolare nel buio e non si ostinava a fingere che andasse tutto bene. Non aveva alcuna intenzione di ingannare se stesso, si sforzava soltanto di risultare convincente agli occhi degli altri.

    Era così che funzionava, giusto? Avrebbe dovuto fingere fino ad imparare davvero.

    Iniziava a dubitare di farcela, però. Come avrebbe mandato avanti il country club e cresciuto la bambina da solo? Il circolo non sarebbe stato un problema, lo sapeva. Era un esperto in quel campo e, se avesse voluto, avrebbe potuto assumere uno o più manager che l’aiutassero. Se il country club ne avesse avuto bisogno, Mark avrebbe avuto le risorse necessarie per intervenire.

    Non avrebbe potuto fare lo stesso con Emily, però. Non avrebbe potuto assumere qualcuno che le facesse da genitore al suo posto.

    Improvvisamente, gli sovvenne quanto Jamie facesse affidamento su Brianna, la tata. Lei aveva anche Alex, ovviamente. Stavano crescendo i figli insieme, ma, nonostante questo, avevano bisogno di aiuto.

    Era normale, con tre figli di cui due gemelli. Erano sicuramente più impegnativi di un unico figlio.

    Assumere una tata non sarebbe stata affatto una cattiva idea, giusto? Mark non aveva Erica ad aiutarlo, ma questo non significava che Emily non potesse avere il meglio.

    Una tata era esattamente ciò di cui Mark aveva bisogno, decise. Se avesse avuto qualcuno ad aiutarlo con la figlia, una persona qualificata, sarebbe riuscito a non trascurare del tutto il lavoro.

    Forse sarebbe stato meno stressato. Era terrorizzato all’idea di non dare alla figlia tutto ciò di cui aveva bisogno semplicemente perché non aveva idea di cosa fosse di preciso.

    Quando aveva dei dubbi, faceva delle ricerche su internet, ma non era detto che potesse farlo sempre. Non se si fosse trattato di un'emergenza.

    Fortunatamente non era ancora successo.

    Sì, assumere una tata sarebbe stata la cosa migliore. Ne aveva avuta una precedentemente, ma non aveva funzionato. Avrebbe iniziato a cercarne una adatta al ruolo il prima possibile, una persona che l’aiutasse con Emily, che se ne prendesse cura mentre lui lavorava, qualcuno su cui poter contare dopo aver fatto tutto da solo fino ad allora.

    Perché non ci aveva pensato prima? Era stato difficile. Mark aveva dovuto affrontare contemporaneamente la scomparsa di Erica e la nascita di Emily, con tutto ciò che questi eventi avevano comportato. Si era dovuto concentrare sul presente senza poter pensare al futuro.

    Non sarebbe stato così per sempre, però. Avrebbe iniziato a farsi aiutare, a partire dalla tata.

    Non aveva idea di dove trovarne una o di come valutare se fosse qualificata. Si sarebbe informato ed avrebbe capito come fare. Alla fine, avrebbe trovato una persona adatta a ricoprire quel ruolo.

    Per la prima volta dopo giorni, sentì la tensione sciogliersi. Rilassò le spalle mentre il nodo nello stomaco si allentava. Era stato così preoccupato, così terrorizzato di commettere qualche errore.

    Nessuno era perfetto, giusto? Era appena diventato padre, gli serviva sostegno. Se Erica non voleva aiutarlo, dando alla figlia le attenzioni che avrebbe meritato di ricevere dalla madre, ci avrebbe pensato lui a darle il meglio possibile.

    C’erano ancora così tante cose da fare. Trovare una tata sarebbe stato l’inizio quindi avrebbe iniziato il prima possibile con i colloqui alle potenziali candidate. Le difficoltà non sarebbero scomparse magicamente, ma ammettere che non ci fosse niente di sbagliato nel chiedere aiuto ed assumere una tata faceva già una grande differenza.

    Mark guardò il baby monitor un’ultima volta, controllando istintivamente la bambina, di nuovo, e, alla fine, riuscì ad addormentarsi.

    Capitolo 2

    Quando Mark si svegliò, la mattina dopo, si sentiva decisamente meglio. Per la prima volta dopo molto tempo, gli sembrò di aver dormito decentemente. Non aveva ancora risolto molti dei suoi problemi, ma aveva deciso come affrontarli e questo lo incoraggiava.

    Emily si stiracchiò un attimo dopo e lui se ne presa cura, le cambiò il pannolino e le diede da mangiare. La vide stringere il biberon con le manine e sorrise.

    Forte. Sarebbe diventata fortissima.

    Lui non riusciva ad accettare che la bambina non avesse accanto la madre. Ovviamente, per il momento non ne era consapevole. Era troppo piccola, sapeva soltanto che c’era qualcuno a prendersi cura di lei e delle sue esigenze.

    Cosa sarebbe successo, però, quando fosse andata a scuola ed avesse avuto bisogno di qualcuno che le sistemasse i capelli la mattina prima di uscire? O se avesse voluto chiedere consiglio su un ragazzo? O quando le fosse venuto il ciclo o si fosse trovata in tutte quelle situazioni di cui Mark non sapeva assolutamente niente?

    Il panico iniziò a sopraffarlo di nuovo e lui sentì la gola che si chiudeva e lo stomaco che si annodava.

    No. Non avrebbe lasciato che lo stress gli rovinasse quei momenti preziosi con la figlia. Avrebbe trascorso il tempo con lei concentrandosi esclusivamente sul miracolo che rappresentava. Aveva un piano, avrebbe assunto una tata. Se l’avesse fatto, i mesi successivi sarebbero stati più semplici.

    Era tutto ciò che importava, adesso. Si sarebbe occupato del resto quando fosse stato il momento.

    Il modo migliore per affrontare la situazione era vivendola giorno per giorno. L’aveva capito già da un po’ e non l’avrebbe dimenticato proprio adesso.

    A poco a poco, il panico scemò e Mark fece un respiro profondo, espirando lentamente.

    Dopo aver dato da mangiare alla figlia ed averla preparata per uscire, Mark preparò una borsa da portare al country club. Era più scomodo di quando viveva nel circolo, nell’appartamento dell’ultimo piano, ma se n’era dovuto andare da lì ed era felice di

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