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La Locanda dei Boccioli
La Locanda dei Boccioli
La Locanda dei Boccioli
E-book530 pagine6 ore

La Locanda dei Boccioli

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Info su questo ebook

Daisy conosce la sofferenza, la perdita, l'abbandono. Vive perennemente in combutta verso ciò che ama e quello che realmente desidera. Ha diciannove anni e lavora come assistente nell'Agenzia Investigativa di Robert Dramo, un rude e burbero Detective che abbandonò la divisa per annientare il crimine senza restrizioni. Daisy è giovane, pura, corretta, e mostra la volontà di chi non demorde, neppure dinnanzi alla scomparsa di sua madre, uccisa spietatamente e rimasta nel viale degli invendicati, finché un'inaspettata richiesta non giungerà per smuovere il ristagno degli eventi. Un caso, il suo primo vero caso, che la condurrà alla Locanda dei Boccioli, una tenuta destinata solo a chi è attratto dalle tenebre che solo l'ignoto riesce a diffondere. Qui incontrerà Christopher, un altro dannato dalle ingiustizie, incastrato in una doppia appartenenza, tra la luce e l'oscurità. La Locanda dei Boccioli rappresenta il punto d'inizio di una storia che ebbe principio anni addietro, e che condurrà Daisy verso ciò che ha sempre desiderato conoscere, la verità.
LinguaItaliano
EditoreF. P. Rich
Data di uscita22 feb 2016
ISBN9788892557383
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    Anteprima del libro

    La Locanda dei Boccioli - F. P. Rich

    Epilogo

    Il Libro

    Daisy è una comune diciannovenne, forse un po’ schiva, decisamente solitaria ma responsabile come tutti vorrebbero che fosse, anzi, come tutti sono certi che sia. Un'aspirante investigatrice che lavora nell'Agenzia Investigativa di Robert Dramo, ex poliziotto che ha deciso di mettersi in proprio. Dieci anni prima, avvenne l'omicidio di sua madre, Miriam, che privò la ragazza della naturale predisposizione alla fiducia nel prossimo, inducendola a percorrere la via solitaria della giustizia per scovare il suo assassino, sparito nel buio della notte in cui compì il fatto. Un giorno, Daisy riceve erroneamente una lettera, indirizzata in verità ad un'attività non propriamente illecita, ma al di là dell'ordinario. La Locanda dei Boccioli è un luogo di ritrovo per gli affascinati dell'occulto, ed è gestita da Cecilia De Bonton, una scontrosa donna d’affari, assieme ai suoi adepti, una cerchia di persone indubbiamente ambigue. Un luogo fortemente evitato da tutti gli abitanti di Chenneth a causa del massacro che si consumò fra le sue mura, in cui persero la vita dodici persone lasciando pochissimi superstiti che impazzirono poco dopo le prime dichiarazioni. Un altro caso dalle ricerche sconclusionate, affiancato a quello di Miriam, con cui si accomunava anche per il periodo in cui entrambi gli accaduti si verificarono. Ad accendere l’interesse di Daisy verso quel luogo così chiacchierato, sarà Blandin, una giovanissima ereditiera che vorrà assumerla per scoprire cosa impedisce al proprio fratello maggiore, Christopher, di liberarsi dalla prigionia che lo blocca all'interno della stessa Locanda. Il suo legame con quel posto è ben consolidato anche se Daisy non lo sa ancora, e quando si ritroverà al cospetto della cancellata della proprietà che sembrerà aver soggiogato anche quel ragazzo, capirà di esser stata condotta nell'unico luogo in cui potrà trovare le risposte che sta cercando da tempo.

    Capitolo Primo:

    Il Detective Dramo e la ragazza scomparsa

    Chenneth, una città succube della monotonia, che camuffava le inesprimibili abitudini di comuni cittadini dalla parvenza ordinaria. Certo, era in maggioranza dominata da onesti e semplici lavoratori appartenenti a tranquille e tradizionali famiglie, eppure, quelle poche macchie presenti nella zona più contenuta e pudica della città, risaltavano nel manto idilliaco di quel piccolo perimetro protetto da un'immensa coperta forestale. Nessuno però, avrebbe mai immaginato che in quel luogo così pietosamente anonimo, si nascondesse tra il fitto ed ombroso verde, una facciata completamente oscura ed inesplorata, dove il paranormale poteva diffondersi... ed uccidere.

    L'Agenzia Investigativa, dai muri giallastri, sprigionava un odore fortemente insinuante, che ricordava quello di un bastoncino d'incenso aromatico appena consumato; le sedie in arte povera destinate ai visitatori in attesa, erano in ciliegio scuro con l'imbottitura ormai deturpata dal tempo, tanto che costrinsero il Detective ad inserire il loro prossimo rivestimento fra le priorità future.

    Una piacente signora si rivolse a Robert Dramo, che autorevole, si era posizionato sulla sua solita poltroncina dallo schienale rigido all'interno del suo ufficio, in attesa che la donna si esponesse.

    Nel frattempo, picchiettando ripetutamente la biro sull'incalcolabile numero di scartoffie sparse sopra la scrivania, rilesse tutte le proposte ricevute unicamente quella mattina.

    Daisy, prontamente scrupolosa nel dipingere l'immagine di Dramo in maniera ineccepibile, pulì la macchia circolare che la tazza ricolma di caffè nero aveva lasciato sulla scrivania. I boccoli lucenti della ragazza, dalla chioma che richiamava l'intenso tono dei chicchi di quella bevanda amarognola, incantavano ogni cliente che si rivolgeva all'agenzia posizionata in centro città.

    La signora, accompagnata dalla primogenita, domandò proprio a Daisy se il Detective Dramo fosse disponibile per un incontro privo di adeguato preavviso, nell'immediato pomeriggio. Daisy sorrise, e fu lieta di indicarle la porta del piccolo ufficio dell’investigatore, che le invitò ad entrare senza l'ombra della stancante attesa che peculiare, accompagnava la nomina dell'Agenzia Investigativa, costantemente affollata da clienti paganti. Le due donne borghesi rimasero assai compiaciute dalla disponibilità offerta.

    Il Detective baffuto che fumava il sigaro, fece accomodare le due signore in cerca di aiuto.

    La madre venne colta da un attacco di pianto isterico, che riuscì a trattenere solamente per esporre la ragione per cui decise di rivolgersi ad un professionista.

    Si presentarono come la signora Sofia Flink, madre e moglie devota, e Gladis Flink, figlia maggiore della famiglia e futura erede dell'azienda vinicola avviata e gestita dal nonno paterno da oltre un ventennio.

    La donna più giovane, una splendida bionda dall’aspetto raffinato, porse al signor Dramo una fotografia della sorella minore, a sua detta, scomparsa da diverso tempo. La somiglianza tra le due lo sconvolse.

    «Questa è Lisa, mia sorella. Lei deve ritrovarla! È scomparsa da oltre un mese, e le autorità si sono limitate a cercarla in sudici ostelli e nelle piccole taverne della zona, come fosse una scostumata!» Avvertì Gladis, trattenendo a stento il ribrezzo.

    «Mia figlia stava per sposarsi» intervenne Sofia, la madre. «Le sue prospettive future sembravano esser delle migliori, invece, una notte, la mia domestica vide la mia piccola Lisa uscire di casa in pigiama per inoltrarsi nei terreni boschivi che circondano la nostra proprietà. Nessuno poi, è più riuscito a trovarla.» La signora scoppiò nuovamente in lacrime.

    Daisy offrì un fazzoletto ricamato alla piangente genitrice. Il Detective grugnì i denti, segno dell’indecisione sull’accettare o meno l’incarico.

    «È sicura che non sia fuggita? Magari la preoccupazione dovuta all'imminente matrimonio l'ha condotta ad una difficile ma decisiva scelta, cioè all'allontanamento volontario.» Si schiarì la voce, Dramo.

    «Le ho detto chiaramente che è scomparsa!» Insistette Sofia, consolata dall'altrettanto addolorata figlia, che intervenne. «È stata vista mentre si inoltrava nei boschi che circondano la proprietà, in pigiama. Ha capito?» Sillabò Gladis con rigore.

    «Certo, certo. È mio dovere porre quesiti di questo tipo. E la domestica, non ha fatto nulla? Non ha cercato di fermare la ragazza?» Chiese ancora Robert, aspirando il sigaro.

    «Beh, no. Motivo per cui è stata prontamente licenziata.» Espresse con soddisfazione, Sofia.

    «Non voglio illuderla» pronunciò l'investigatore arcigno. «Piuttosto, vorrei chiarire quanto in realtà il mio intervento possa significativamente giungere ad un macabro risvolto, piuttosto che ad un sperato lieto fine. Deve accettare l'eventualità che sua figlia possa essere ormai scomparsa... del tutto. Io non rappresento le autorità, ne sono in un certo modo un collaboratore, ma nulla di più. Casi di persone scomparse vengono proposti in questo ufficio continuamente, ma non tutti possono essere seguiti con la stessa devozione che il distretto di polizia di Chenneth dedicherebbe ad ognuno di essi.» Divagò lui, quasi scocciato.

    La signora fece un gemito di sofferenza, mentre la figlia cominciava a rivolgere il suo colorito dissenso verso le crude parole dell’investigatore.

    «Quello che sta cercando di dirle, in maniera rude, è che le probabilità di ritrovare sua figlia viva sono minime. Piuttosto, dovrebbe seriamente pensare se vivere con la speranza che un giorno lei possa tornare, sia la scelta migliore rispetto a voler conoscere le reali sorti della stessa, onorandola con una giusta funzione, che permetterebbe a Lei e alla sua famiglia di trovare un po’ di pace. Oltre ciò, nessuno ha mai asserito che la sua secondogenita sia ormai deceduta. Le nostre sono solo supposizioni. Potrebbe anche aver deciso di fuggire per una qualche personale motivazione, e voi, siete le uniche persone che potrebbero rispondere a questo quesito. Motivo ulteriore per fornirci più informazioni possibili.» Si espresse Daisy, ripristinando un'effimera quiete.

    Le parole, forse meno grezze di quelle di Dramo ma certamente più realistiche, fecero riflettere la signora che, in un momento di lucidità, rinnovò la richiesta di volerlo assumere. L’investigatore, considerò ed espresse ancora una volta che il ritrovamento di un corpo fosse una valutabile probabilità. Ad ogni modo, Dramo, pensò di non aver alcun diritto nell'obbligare un'intera famiglia, ad accettare supposizioni affrettate piuttosto che la cruda, ed ipotetica, realtà. Con ciò, accettò il caso, affiancando il suo lavoro a quello già avviato dal distretto di Chenneth.

    Daisy, era la carta vincente dell'agenzia, poiché sapeva esser diretta senza ferire i sentimenti dei clienti disperati che si rivolgevano alla loro comprovata professionalità.

    Una ragazza di diciannove anni, che ogni giorno constatava le debolezze della natura umana che cadeva in tentazione. Coloro che compievano adulterio, si rivolgevano all’investigatore per constatare la fedeltà altrui, condizionati dal proprio fare meschino ed egoista.

    Giocatori incalliti che indagavano sulle spese dei propri soci, così da poter valutare la durata futura delle proprie malefatte, oppure famiglie intere disperate per la scomparsa di un solo membro, considerato il perno dell’intero ramo parentale o che più semplicemente, avrebbe portato grandi ricchezze alla famiglia se solo non fosse scomparso prima.

    Individui segnati dall’estrema solitudine che, guidati proprio da essa, sentivano il bisogno di indagare sulle vite altrui per sentirsi appunto, meno soli.

    Le due donne avevano appena solcato l'uscita, trattenendo fazzoletti ricamati ed un appena accennato sorriso di circostanza.

    «Hai accettato, alla fine...» manifestò Daisy assieme ad una smorfia.

    Il Detective attese l'uscita delle clienti. «Erano disperate. Lo trovo un modo utile per scusarmi della mia arroganza.»

    «Non credo riuscirai mai ad ottenere la loro riconoscenza, a meno che tu non ritrovi viva la figlia perduta.»

    «Daisy, siediti un momento» Dramo assunse quel suo solito sguardo bacchettone, che lei proprio non tollerava. «Quel che ancora non comprendi di questo lavoro, è l’essenza dell’investigazione. Cosa fa un investigatore?»

    «Studia un caso, ne considera le variabili ed arriva ad una conclusione?» Arrancò lei.

    «No, l’investigazione non è solo una struttura comportamentale da seguire alla lettera. È più una forma d'intuito in cui si unificano le proprie idee e gli indizi ricavati, al fine di raggiungere un unico scopo, ovvero la risoluzione del caso. In base agli elementi di cui dispongo, trovo la soluzione più adatta alle esigenze dei clienti, così che loro possano darsi pace.»

    «Significa che darai loro ciò di cui necessitano, piuttosto che la verità? Vuoi dire che non cercherai la ragazza?» Espresse lei infastidita.

    «No, non in questo caso. Non posso lavorare per sotterfugi in una tale situazione. Prima di tutto, dovrò indagare sulla famiglia, per comprenderne le abitudini e scoprire se non siano proprio loro la causa della scomparsa di Lisa. Pensare che, se una donna stia piangendo essa sia realmente dispiaciuta, è infantile. I lividi sui polsi di Sofia indicano violenze domestiche. Per quello che posso sapere, potrebbero anche averla uccisa e seppellita nel giardino…» un punto di vista macabro il suo, che Daisy aveva l’abitudine di ribattere, anche se in quel caso volle trattenere la sua individualità. «Ad ogni modo, comincerò le mie indagini su questo caso domattina. Perché ora non vai a comprare il pranzo?» Suggerì l'uomo, scuotendo l'indice verso la porta.

    Generalmente, i clienti si annunciavano poco prima di recarsi a lavoro, durante la loro breve pausa pranzo o fino al primo pomeriggio, mentre nella parte restante della giornata il Detective si dedicava alle specifiche indagini per ogni singolo caso affidatogli.

    Dalla richiesta da parte delle due borghesi era trascorsa una sola settimana, ed alcuna novità fu comunicata in via telefonica all'impaziente signora Sofia, che tartassava di chiamate l'ufficio facendo risuonare ininterrottamente il telefono ogni mattina, finché qualcuno non si apprestava a risponderle.

    Le violenze in famiglia, congetturate dallo stesso Dramo, vennero confermate durante una breve visita da parte dell’investigatore presso l'abitazione dei Flink, che interrogò in maniera ufficiosa l'unica domestica rimasta ai servizi della famiglia, che parlò abbondantemente della sua vecchia collega che d'improvviso fu cacciata da «...quella perfida di Gladis.» Pronunciò schifata, in confidenza. La donna in questione, rivelò che in quella famiglia il male era ormai insidiato.

    Un solo membro violento, venne descritto dalla domestica, che però non volle rivelarne l’identità, o le gesta discutibili. Oltre ciò, alcune conferme arrivarono anche da diverse conoscenze che l’investigatore possedeva tra le autorità della città.

    «Alcuni avrebbero ricevuto un lauto compenso» disse l'impiegata indiscreta, che affermò di aver assistito all'atto di corruzione stesso, confessandolo senza vergogna durante la pausa sprecata ad intingersi le unghia con un lucido nauseabondo. «Per non indagare oltre su quello specifico caso.» Spiegò la donna paffuta, con la foto del gatto tigrato in bella vista sulla sua scrivania; aveva origliato involontariamente una conversazione telefonica tra il poliziotto che seguiva le indagini sulla sparizione di Lisa Flink ed una voce inudibile che gli suggeriva di scostarsi da quelle ricerche, poiché non avrebbero condotto a nulla di positivo.

    Il poliziotto, un tale Ecman, accolse l'offerta a braccia aperte.

    «Sono tutti corrotti ormai. Non c'è più serietà, o aspettative verso questo lavoro» espresse ancora, lei. «Le riferisco tutto ciò, caro Dramo, perché Lei è uno dei pochi ancora devoti alla divisa che io conosca. Se parlassi con la persona sbagliata, potrei anche scordarmi di partire in vacanza con Smilzi, e chissà cos'altro.» Indicò la foto del felino.

    Dramo non commentò, le sorrise e si limitò a ringraziarla con due ciambelle zuccherate acquistate appositamente nel caso di un'inevitabile dolce corruzione .

    Tutto a quel punto, fu più chiaro. Le autorità, a Chenneth, vantavano straordinari procuratori, poliziotti dediti al mestiere che scopre e smantella il crimine, uomini che onoravano la divisa che indossavano ogni singolo giorno con orgoglio.

    Poi, c'era la fetta più marcia che racchiudeva l'avario aspetto delle autorità corrotte. Fortunatamente, coloro che rientravano nella categoria del poliziotto corretto, erano tutti grandi amici del Detective, che un tempo, era il collega Robert Dramo e non l'investigatore privato con l'agenzia più affollata della caffetteria di Margery sulla stessa strada.

    Attese la fine del turno di quel tanto scempiato rappresentante della giustizia, un soggetto privo di morale che più che definirlo un arrivista bastardo non era possibile fare.

    Lo afferrò trascinandolo nel vicolo, sperando di estorcergli informazioni utili. Ecman abbandonò la spavalderia iniziale nel momento in cui riconobbe quell'aggressore come il famoso Detective Robert Dramo. Riuscì balbettando, a raccontare brevemente la vicissitudine, sputando ogni fatto sotto seria minaccia.

    Un uomo l'aveva contattato, disse, per vie telefoniche, lasciando intendere senza esporlo chiaramente, che se avesse tralasciato le indagini, al più presto avrebbe ricevuto una cospicua ricompensa. L'uomo però, non svelò la sua identità, sebbene il poliziotto affermò che la particolare rochezza della voce indicava chiaramente l'età avanzata del richiedente.

    Raccontò che, il giorno seguente, trovò tra la posta un pacchetto con una mazzetta davvero importante.

    L'investigatore lasciò andare con ribrezzo quell'essere inetto, di cui proprio non perdonava la viltà. Lo avrebbe segnalato al capo della polizia, ma se la voce si fosse sparsa, c'era la remota possibilità che l'intera indagine venisse intaccata ed affidata addirittura ad un altro distretto.

    Finalmente, Dramo colse le basi per portare l'investigazione al suo culmine finale.

    Per giorni cercò di introdursi nella proprietà della famiglia Flink, senza avere un vero e proprio confronto con i suoi abitanti, o con Gladis, che sostò nella dimora dei genitori per sostenerli moralmente, sebbene fosse già sposata e sistemata in un'altra abitazione poco lontana da quella di origine. Della povera adolescente scomparsa ancora nessuna traccia, se non una scia di inconcludenti scoperte precedentemente intuite.

    Daisy aprì l’ombrello prima di incamminarsi.

    Il suo aspetto rammentava quello delle bambole di porcellana da collezione, ricordandole anche nel proprio vestiario. Combinava più capi di un unico genere: un retrò ricercato, composto da maglioni vintage, da gonne con pinces in vita e lunghe fino alle ginocchia o addirittura strascinanti alle caviglie, fino a pantaloni aderenti associati a golfini spessi e sbottonati. Spesso indossava degli anfibi dalle innumerevoli cinghie, donando un tocco più rude e spavaldo al suo aspetto, di contrasto con la dolcezza del suo volto e della sua gentile voce.

    Amava vestirsi con abiti scuri. Bordò, nero, grigio, erano i suoi colori preferiti perché rappresentavano ciò che aveva dentro di sé. I suoi grandi occhi verdi vennero considerati delle gemme di pura bellezza, le guance tinte appena dal tono pescato risaltavano nella carnagione lattiginosa, ed anche le labbra così rosee e carnose nascondevano un dolce sorriso che pochi ebbero il piacere di vedere.

    Le vicende del suo passato resero il suo aspetto esteriore uno scudo contro la felicità.

    Se appariva cupa, gli altri non avrebbero cercato di avvicinarla. Se si mostrava poco sorridente, la gente avrebbe pensato che fosse una persona che non voleva divertirsi. Se risultava diffidente, tutti l’avrebbero evitata. Questo fu il suo motto per anni.

    Non voleva avere degli amici, non voleva dialogare, confidarsi o ridere con qualcuno.

    La sua vita le piaceva così com’era, in fondo, la solitudine era parte integrante della sua esistenza.

    Durante la sua solita passeggiata mattutina, Daisy intravide la più discussa tra le clienti che si presentarono nelle ultime settimane nell'ufficio dell’investigatore, ovvero la ricca e giovane Gladis Flink.

    I locali rustici della città erano luoghi frequentati prevalentemente da delinquenti, da donne dalla moralità dubbia, da ragazzini irresponsabili pronti a ricevere un nuovo brivido di cui potersi vantare con gli amici altrettanto sciocchi; un cumulo di esseri senza un preciso obbiettivo che spendevano le proprie giornate bevendo e dimenticando, oppure bevendo e creando il caos. Almeno, questa sembrò l'irremovibile inclinazione dell'opinione che Gladis aveva di quei luoghi di ritrovo.

    Daisy, spiò la donna che si era appena accomodata sullo sgabello al di sotto del bancone di marmo del piccolo, ma affollato, bar sotterraneo.

    Gladis ordinò diverse bevande alcoliche che scolò una dopo l'altra senza pudore, finché non cominciò a barcollare ondeggiando al ritmo delle esternazioni che i pervertiti ormai brilli, le rivolgevano.

    A quel punto, Daisy decise di intervenire avvicinandosi alla donna con fare amichevole, allontanando quei disgustosi marpioni.

    «Salve, si ricorda di me?» Esordì.

    Gladis strizzò gli occhi, offuscati dall'alcol che aveva appena trangugiato attraverso il bicchiere conico, finché non riconobbe la ragazza che aveva incontrato poco tempo prima nell'ufficio di Robert Dramo. «Sì, sei la segretaria di quello strano investigatore.» Rispose in maniera informale.

    «Già.»

    La donna bevve un altro sorso del suo Perfect Lady. «Come procedono le indagini? Abbiamo cercato di contattare il Detective Dramo, ma sembra essere irreperibile...» accusò.

    «Davvero?!» Rispose Daisy stupita, sorvolando sull'ossessiva persecuzione telefonica che sua madre riservò loro.

    «Davvero. Immagino che se ci fosse stata qualche novità, lo avremmo saputo prima di tutti.»

    «Ovviamente.» Confermò Daisy, intenta a scrutarla in ogni suo oscillante movimento.

    «Caspita, avrei potuto assumervi anche per il mio disturbato marito.»

    «Il suo cosa?»

    «Ah, non farmi continuare.»

    «No, si spieghi meglio...» insistette Daisy, che moriva dalla voglia di estrapolarle qualcosa.

    «No, concludiamo qui questa conversazione.»

    Con avvenenza cercò di abbandonare la sua seduta con molta fatica. Si trascinava dal bancone alle sedie più basse, strusciando i palmi sui tavolini di legno frastagliato.

    «Posso accompagnarla fuori?» Chiese Daisy mostrandosi disponibile. «Cosa la disturba di suo marito?» Insistette ancora, mentre risalivano la scaletta in pietra grezza.

    Deglutì, aveva la bocca ancora intrisa di gin. «È disturbato, cosa potrebbe mai disturbarmi di lui?» Disse con tono vaneggiante roteando gli occhi.

    «Non saprei... è un cattivo marito?»

    «Si ritira tardi ogni sera, per chissà quale motivo. Non dovevo sposarmi, mia sorella ha fatto la scelta giusta decidendo di scappare...» Gladis si interruppe.

    «Quindi mi conferma che è fuggita?»

    «Certo, mia madre voleva affidarla ad un ricco nullafacente, figlio di un conte vedovo, ma lei non lo amava.»

    «Capisco.»

    «Il mio autista si trova in quell’auto nera.»

    La Flink, che mantenne il proprio cognome piuttosto che acquisire quello del marito, stava per allontanarsi, quando a Daisy sorse un lecito dubbio.

    «Mi domandavo, se fosse davvero fuggita, doveva essere certamente disperata per inoltrarsi nei boschi in pigiama, se consideriamo le basse temperature di questo periodo, oltre a non aver portato nulla con sé.»

    Gladis avventò un sorriso. «Sei così insistente. Oh, ma è il tuo lavoro, certo.»

    «Sono l'assistente di un investigatore, dopotutto.»

    La donna raggiunse l’auto che sfrecciò via portandola con sé. Daisy, sconcertata, tornò all'ufficio, ancora maleodorante di sigaro, con un'intuizione drammatica.

    «Allora, la passeggiata mattutina contro la tempesta è andata bene?» Domandò l’investigatore, intento a dividere i documenti in sottili cartelline color senape.

    «Il caso della ragazza scomparsa... devi indagare sulla sorella maggiore.»

    La dichiarazione di Daisy lo rese perplesso. «La sorella di chi?!»

    «Lisa Flink, la madre piangente, la sorella disperata... ecco, è proprio su quest’ultima che devi indagare.» Ribadì Daisy prima di lasciare nuovamente l'agenzia, mentre Dramo adornava il suo volto con un'espressione alquanto soddisfatta.

    La ragazza vagò per la città, osservando le persone che vi abitavano. Gente all’apparenza comune, che poteva nascondere segreti indicibili e crimini efferati. Come Gladis Flink, una giovane e bella donna che, spinta dalla gelosia verso sua sorella, decise di ucciderla e di seppellirla nel bosco di proprietà dei genitori.

    Il marito, che la tradì innumerevoli volte, nell'ultimo periodo aveva rivolto accattivanti attenzioni verso la giovane ed acquisita cognata, che in realtà, non ricambiava affatto. Lisa Flink avrebbe voluto sposare un vero e proprio principe, che doveva dedicare unicamente a lei ogni sentimento d’amore di cui disponeva, e non un sempliciotto con quattro soldi nel taschino di cui continuamente si vantava, che oltretutto provocava grandi dispiaceri alla sorella maggiore ormai rassegnata.

    Quella stessa sera, dopo attente constatazioni, Dramo discusse al telefono con il capo della polizia di Chenneth, Carl Nortin, suo storico amico, dandogli le esatte direttive per riuscire a risolvere quel maledetto caso di cui lui proprio non voleva prendersene il merito. Durante la notte, gli ufficiali si presentarono alla porta dei Flink e senza indugi, si diressero nei terreni circostanti la proprietà, scoprendo una sconvolgente ma annunciata verità.

    «Una notte, stanca di tutto quello che la circondava, presa dalla foga che offuscò la realtà, chiese alla sorella minore di incontrarla all'esterno, senza rendere partecipi i propri genitori. L'ha strangolata e seppellita nel bosco. Non ha compreso di aver ucciso la parte innocente e di aver tenuto un reietto al suo fianco, che ama ancora in maniera morbosa. Questo è ciò che ha confessato questa notte Gladis Flink, dopo un lungo interrogatorio a cui l’hanno sottoposta.» Raccontò Robert, mentre il sole li sbirciava dal cielo attraversando gli spiragli delle persiane.

    Daisy, ancora assonnata, sorseggiò il suo tè prima di posare la tazza sul piano d'appoggio della cucina. «Quindi è stata Gladis, la sorella maggiore. È triste ma, davvero prevedibile.»

    «Sì Daisy, lo avevi intuito anche tu, eppure io lo compresi sin dal primo momento in cui strinse la mia mano quando la incontrai. Capii che la loro domestica aveva raccontato quella storia sotto le minacce della Flink, che inconsciamente, ci ha fornito ogni dettaglio utile per risolvere questo caso.»

    Daisy si soffermò. «Ma papà, perché rivolgersi a noi allora?»

    «Senso di colpa, voglia di redenzione. La madre è stata determinante. Per quanto Gladis fosse violenta e meschina, il dolore che riuscì a recarle probabilmente l'ha fatta riflettere.»

    L’intuito dell’investigatore Dramo, era noto in città.

    Riusciva a risolvere ogni singolo caso che veniva proposto alla sua agenzia, anche quelli che, all'evenienza, alcuni amici tra le autorità del distretto gli proponevano per ottenere un aiuto aggiuntivo nelle indagini. Oltretutto, l'aiuto di Daisy, sua figlia, elevava la professionalità di quella poco diffusa attività.

    La disperazione di Sofia, la notte in cui venne dissepolto il corpo della giovane figlia, fu straziante.

    La vera ed unica fonte malvagia in quella famiglia era proprio la figlia maggiore, Gladis, che inveiva contro la propria famiglia rivolgendo violenze ad entrambi i genitori che mai, mai avrebbero reagito.

    Il suo, fu un matrimonio di circostanza, sebbene la donna amasse profondamente l'irriconoscente marito. Motivo, che la spingeva a sostare, in occasione di lite con il consorte, a casa dei genitori. Il marito, prontamente, andava a riprendersela solo dopo aver soddisfatto le proprie urgenze, ricevendo ogni volta, il perdono da parte della moglie. Fu durante quelle fugaci occasioni, che l'uomo cominciò a nutrire interesse verso la giovane cognata, Lisa, che in alcun modo, avrebbe mai dedicato alcun tipo di sentimento se non l'esclusivo rigetto.

    I lividi sui polsi della signora Sofia vennero causati proprio dall'aggressività fisica che Gladis le rivolgeva, a cui spesso seguivano attimi di pura distruttiva pazzia.

    E quel padre, che aveva capito tutto e che aveva cercato di salvare l'unica figlia rimasta, infrangendo a sua volta la legge corrompendo un poliziotto, pur di interrompere le indagini.

    Il caso venne archiviato con l’arresto di Gladis Flink e di suo padre, che lasciarono in solitudine il perno della famiglia, Sofia, che non sapeva neppure opporsi alle violenze da parte della figlia maggiore, dandole il consenso involontario per uccidere la più giovane.

    Una madre punita per la sua estrema apprensione.

    Molti, furono i casi presentati quel mese, sebbene quello che scaturì più scalpore, fu proprio il ritrovamento della ragazza trovata sottoterra dopo esser stata strangolata.

    Generalmente, le richieste più frequenti variavano dalle ricerche di una persona scomparsa, al ritrovamento di un oggetto perduto, con l’aggiunta di proposte ai limiti delle possibilità di cui l’investigatore disponeva.

    Casi talvolta simili, con risvolti altrettanto similari, molto spesso dai finali tragici.

    Eppure, quell’ufficio, che portava più cattive notizie di un qualsiasi quotidiano, veniva continuamente sommerso da nuove raccapriccianti richieste.

    Daisy stava spazzando il pavimento, quando il portalettere suonò ripetutamente il campanello dell'Agenzia Investigativa di Dramo. La ragazza aprì la porta, trovandosi dinnanzi ad un individuo alquanto inquietante. Era pallido, quasi fosse appena fuoriuscito da proprio loculo; aveva profonde e scure occhiaie ed era davvero deperito.

    Daisy deglutì perplessa, domandandogli che fine avesse fatto Larry, l'abituale portalettere.

    «Ho temporaneamente preso il posto del mio collega, attualmente in vacanza.» Chiarì l'uomo. Il tono della sua voce poteva paragonarsi ad una cantilena di morte.

    Una vacanza in pieno autunno... titubò Daisy. «Ca-capisco. Ha della posta per noi?» Tartagliò.

    «Qual è il vostro cognome?»

    «Non lo legge? È scritto qui, Dramo.» Indicò la targhetta appesa all'intonaco scrostato della facciata.

    «Allora sono nel posto giusto. Questa è indirizzata a Daisy Dramo.» Esclamò sorridendo, mostrando una carrellata di piccoli ed ingialliti denti.

    L'uomo porse la sua scheletrica mano verso l'incerta ragazza, incitandola a prendere la busta. Daisy fletté appena, stirò il braccio e prese la busta, ed il portalettere se ne andò. Si riempì con un profondo respiro.

    Spesso, individui sospettabili o altamente misteriosi si recavano volutamente all'agenzia di Dramo, con richieste il più delle volte sconcertanti.

    In quel caso, si trattava di un dipendente pubblico che svolgeva il proprio ruolo, e Daisy non poté dubitarne la serietà. Guardò attentamente la lettera, su cui non c'era indicato il mittente, ma solo il destinatario: Cecilia De Bonton.

    L'errore del portalettere la fece infastidire. Disse chiaramente che Daisy Dramo era la destinataria, sebbene la carta indicasse tutt'altro. Neppure un francobollo, o un riferimento su chi avesse spedito la busta, le diedero un indizio valido per riferire l'errore ai competenti.

    «Chi sarà questa Cecilia? Probabilmente vive qui, a Chenneth…»

    Seppur Daisy fosse ben predisposta al rischio, c'erano molte cose che le facevano paura.

    L'ignoto per esempio. Tutto ciò che silenziosamente ti circonda ma che non puoi comprendere. Ed anche tutti gli insetti volanti, ma questi ultimi sapeva ben affrontarli, con un po' di coraggio.

    Sebbene tutte queste fobie scaturissero in lei diversi timori, ciò che più la inquietavano, erano le persone. Alcune sapevano essere tremendamente imprevedibili, altre maniacalmente abitudinarie, molte altre impassibili di fronte all'orrore di un'azione riprovevole, mentre altre, lo stesso atto disdicevole lo compievano senza alcun contegno, o pentimento.

    La mente umana la spaventava a tal punto da innervosirla dinnanzi ad una richiesta di amicizia da parte di un qualsiasi coetaneo, poiché esso avrebbe potuto ferirla, in qualche modo, e l'idea di doversi occupare di qualcosa che riguardava altri, la turbò.

    Erano le 19.00, l'agenzia aveva appena chiuso i battenti e Daisy si apprestava a tornare a casa assieme a suo padre, l'investigatore Robert Dramo.

    L'uomo parcheggiò sopra al vialetto quel rottame di auto che si ritrovava. Erano finalmente rincasati; avrebbero cenato e poi guardato un film. Sarebbe stato sicuramente qualcosa dell'orrore, così Daisy avrebbe potuto esorcizzare ogni paura inconscia che la torturava nei propri sogni.

    Cucinò per lei e per il padre; aveva preparato un ragù di carne prima di uscire quella mattina, e l'aveva conservato nel frigorifero. Le bastò scaldarlo per usarlo come condimento per gli spaghetti.

    Cenarono in totale tranquillità, discussero del lavoro e quando terminarono, Daisy sparecchiò mentre suo padre si mise a lavare le stoviglie. Abitudini consacrate negli anni, fra due persone rimaste sole da tempo.

    «Vedrai il film con me?» Domandò la ragazza.

    «Ho altro arretrato che ho portato qui dall'ufficio.» Declinò l'investigatore.

    «D'accordo.»

    Robert sorseggiò il caffè pensieroso, come se stesse aspettando qualcosa. Daisy invece, sembrò intenzionata ad affrontare l'argomento meno trattato in quella casa.

    «Tra poco saranno dieci anni...» disse a bruciapelo, come volesse colpirlo, in qualche modo.

    «Sono già trascorsi dieci anni?» Rispose visibilmente turbato, lui.

    «Fu un periodo caotico. All'epoca, c'era quel caso di omicidio di massa a cui stavate lavorando assieme... Tu e la mamma.» Rimembrò Daisy.

    «No» negò Robert mentre accendeva il sigaro. «Eri così piccola, ricordi male. Avvenne dopo l'omicidio di Miriam, tua madre non partecipò alle indagini.» La nominò con distacco.

    Daisy strizzò gli occhi, convinta in qualche modo che ciò che le aveva appena detto fosse errato.

    «Dovevo prendermi cura di te, così abbandonai il caso, ed anche il distretto. Eri una bambina così vivace. So che è stato tutto così...»

    Il cordless cominciò a squillare come un allarme antincendio, interrompendo quella breve conversazione.

    «Lavoro» la precedette. «Tu rilassati pure davanti alla tv.» Pronunciò Robert prima di catapultarsi verso il telefono, cacciando letteralmente fuori dalla cucina sua figlia.

    Daisy sospirò. Erano da poco ricominciate quelle telefonate misteriose di cui non la rendeva mai partecipe.

    Avviò con il tasto rosso del telecomando il lettore DVD in cui aveva inserito il film. Un misto tra zombie e vampiri che squartano ignari abitanti di una cittadina sperduta tra le montagne, una delle trame più improbabili che potesse scegliere.

    Ogni qualvolta il film sfociava in una scena cruenta, Daisy chiudeva gli occhi. Era così che sperava di superare le sue paure.

    Finì la visione arrivando alla conclusione che in fondo, non era così spaventoso. Chissà come mai.

    Suo padre era ancora rintanato in cucina, dove probabilmente, dopo la misteriosa telefonata, si stava dedicando ai suoi arretrati dell'ufficio.

    Spense la tv e guardò il comodino che fiancheggiava il divano, dove aveva poggiato la lettera che le consegnarono quel pomeriggio, proprio vicino all’abat-jour color avorio che la illuminò con il suo debole raggio giallastro.

    Una carta da lettere elegante, che sembrò quasi l'invito ad un matrimonio. Raffinata, con dei rilievi floreali, per la precisione, dei bellissimi boccioli di rose dal colore tenue.

    Decise così, che il giorno seguente, l'avrebbe consegnata in qualche modo al vero destinatario.

    La scrutò ulteriormente, notando un particolare che non aveva colto quando la ricevette. Nell'angolo in fondo a destra c’era una dicitura sbiadita e poco leggibile, ben lontana dall'unico nominativo che era presente. Si sforzò e lesse: Locanda dei Boccioli.

    Le si spezzò il fiato. Si trattava proprio del luogo degli omicidi irrisolti di cui aveva parlato poco prima con suo padre. Una Villa, quella dei Boccioli, tramutata in una fonte di guadagno subito dopo il cruente avvenimento, così almeno, si diceva. Fu una coincidenza tanto disarmante da lasciarla interdetta. Continuò a leggere. Sotto di essa, era indicato anche un indirizzo.

    Prese il suo portatile e avviò il motore di ricerca, quando si soffermò a pensare, senza digitare nulla.

    Bloccatasi tra i suoi pensieri, poco dopo, chiuse il portatile e raggiunse la sua camera.

    Era una stanza molto sobria, con un letto ad una piazza e mezza formato da struttura in legno e una coperta con delle pecorelle stilizzate che sembravano delle morbide nuvolette. Un armadio a due ante molto ridotto, un comò ed uno specchio ricoperto da post-it, oltre ad una sedia su cui lanciava i propri vestiti ogni volta che si cambiava.

    Aprì le ante e cominciò a rovistare. Sebbene fosse uno spazio davvero piccolo, ci aveva infilato ogni genere di indumento, oggetto, ricordo materiale che possedeva; dai vestiti, alle coperte, persino agli sci che si fece regalare tre anni prima e che non aveva utilizzato nemmeno una volta. Sembrò uno di quegli armadi magici dove puoi trovare qualunque cosa.

    Sfilò una scatola di cartone, dove c'era scritto con un pennarello blu indelebile Miriam. Gli oggetti personali appartenenti a sua madre, quelli che conservò prima che suo padre se ne liberasse. Sì, Robert non era un sentimentale, ma il solo vedere quella spazzola sul comodino della camera matrimoniale lo rendeva turbatamente malinconico. Così, portò ogni oggetto riconducibile a quella figura ormai perduta nella loro cantina, imballando tutto con un'accortezza maniacale. Tutto, ad eccezione di quei pochi ricordi che Daisy conservò nel suo piccolo spazio privato.

    Album fotografici, il quadrifoglio che raccolse a quattro anni alla loro prima scampagnata, rinchiuso in una bustina di plastica ben sigillata, ed un'altra serie di cianfrusaglie a cui teneva in maniera morbosa. Poi, c'erano i suoi quaderni, che non erano dei veri e propri diari, bensì dei prendi appunti su cui Miriam scriveva informazioni utili. Daisy cominciò a sfogliare quello la cui data si avvicinava di più al periodo in cui scomparve. Ricordò di averli riletti fra le lacrime, piangendo anche solo alla vista di Ho un appuntamento domattina alle 11.00, oppure Devo portare Daisy dal dentista.

    Lo sfogliò quasi tutto, finché non la trovò, quell'annotazione di cui si ricordava vagamente:

    " Se dovessi cominciare questa riflessione con una parola, sicuramente sceglierei 'inverosimile’ oppure 'follia', se ciò servisse a rendere vagamente idealizzabile, quel che vissi durante le mie brevi visite alla Villa dei Boccioli. Quella casa, è il luogo più angusto e spaventoso che io abbia mai visto. Quel ragazzo, rappresenta il fulcro del male che vi dimora. Quei boccioli, non raffigurano il fiorire prossimo della primavera, ma l'annuncio che purtroppo, i fiori che vi risiedono, non sbocceranno mai. Ma c'è di più. Lo stesso ragazzo, colui che chiunque riterrebbe ormai perduto, in verità possiede una luce. Un bagliore di cui anch'esso ne mise in dubbio la stessa esistenza. Lotta perennemente contro demoni intrinsechi nel suo essere ormai arido, laddove forse, un giorno lontano da questo, ritroverà

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