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Sotto la luce della vetrata
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E-book135 pagine2 ore

Sotto la luce della vetrata

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Info su questo ebook

Mario, che vive in una casa di puttane, non fa altro che leggere un libro a cui mancano delle pagine. La sua anima è condannata e il suo corpo soffre il male della sensualità. La casa di Mirta è piena di storie che convergono nei corridoi. Mario e Driana si amano, ma non lo capiscono. Anche Mirta e Fernando (che è omosessuale) si amano, ma... nessuno lo immagina. Il senso comune, piuttosto che le convenzioni sociali, si intreccia con la natura umana. Queste sono cose che possono essere risolte solo grazie a un libro a cui mancano le pagine

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita10 ott 2017
ISBN9781507194072
Sotto la luce della vetrata

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    Anteprima del libro

    Sotto la luce della vetrata - Alejandro Cernuda

    I

    Mirta si fermò di fronte ad una delle camere. Fece un giro per controllare che tutto andasse bene dietro di lei e nel patio. Tirò la porta mettendo entrambe le mani sul bordo, fino a quando non colpì il suo piede messo come blocco. L'interno era illuminato dalla luce della strada adiacente, filtrata dal motivo religioso della vetrata. Riuscì a distinguere la siluette del giovane sotto la coperta e i suoi vestiti appoggiati sullo schienale dell’unica sedia. Era mattina presto. Pur essendo la padrona di casa, se Mario si fosse svegliato l’avrebbe creduta pazza di lui. Per una donna come lei il dubbio era uno dei peggiori contrattempi. Un concetto etico che non era disposta a sacrificare, dopo aver sacrificato così tanto. Ma era già lì. Era urgente terminare quello che era venuta a fare. Fece una smorfia e sorrise prima di fare il primo passo. Rimanere in attesa, in ogni caso, le sembrava da malata. Si immaginò scoperta nel vano della porta, che cosa avrebbe potuto dire? Le scuse erano troppo vaghe e la verità inadeguata per una donna che, nonostante la sua fama, era orgogliosa del rispetto di chi la circondava. Cercò quindi di non guardare il giovane. Il suo stato di incoscienza lo rendeva forte e questa forza indeboliva il suo spirito di matrona. Erano passati i suoi anni migliori, ma si sapeva desiderata da quasi tutti, tra cui questo giovane uomo addormentato, forse ora immerso in un sogno erotico. Potrebbe di pensare quello di me, che sono stata come una madre?... che lo amo. Tanto depravato e in quel momento lì... Lui pensa che nessuno lo sappia. Si masturba ogni giorno, ispirato da una di noi o tutte. E ora dorme, come un muratore stanco.

    Mirta non poté fare a meno di sorridere mentre ricordò un commento di Grisel sull'argomento. Era ancora ferma sulla la porta della stanza. Era logico ricordare certe cose di Mario, ad esempio, le volte in cui di notte faceva cigolare il letto. Un semplice statistica. Cinque volte ad intervalli di mezz'ora. Ma, naturalmente, non ogni notte, o non sempre Grisel lo aveva sentito, e senza dubbio stava esagerando. Era un po’ morboso e un pregiudizio si sovrapponeva ad un altro mentre cominciava a muoversi verso il centro della stanza. Cercò di eliminare una prudenza impropria. L'unico rimedio che trovò fu di prestare attenzione alle sagome della vetrata, riflesse sul letto. Aveva funzionato in molti casi nel corso della storia, pensò... quelle ombre di pecorelle camminavano al lato di Cristo fino a deformarsi sul piede nudo e sul lenzuolo.

    Decise di non raccontare questa visita alle ragazze. Un giorno lontano, forse, a Fernando, con la certezza che neanche lui lo avrebbe detto, o commentato. Lei stessa non riusciva a credersi ai piedi del letto con gli occhi già adattati alla luce della vetrata. Lo avrebbe detto a Fernando senza troppa enfasi o riflessioni suggestive. Poi se ne sarebbe dimenticata, come tante altre cose. La sensualità non avrebbe avuto il rilievo che aveva in quel momento, così si sarebbe impresso nella sua memoria. Ma la realtà è che guardò, non il libro, che era a portata di mano, ma proprio i fianchi di Mario. Cercò qualche tortuosità del lenzuolo che sembrasse un’erezione. Rimase immobile, fino a che un riflesso involontario di toccarlo le causò imbarazzo. Un misto di curiosità e timore di essere ridicola. Così concluse il suo esame con il gesto materno coprirgli la gamba nuda. Allungò il lenzuolo per migliorare le proporzioni delle sagome delle pecorelle, come su uno schermo cinematografico. Poi si allungò su Mario per afferrare il libro... Era un gesto tenero, così avrebbe detto a Fernando.

    In quel momento Mario cominciò a parlare nel sonno. All'inizio fu una moltitudine di lamenti alla fine di un cambiamento di posizione. Un altro giro e il suo discorso divenne più o meno coerente. Mirta indietreggiò, ma aveva già il libro tra le mani. Non hai alcun diritto di opinare per gli altri, non tutti sono d'accordo, gridò il ragazzo... Per il significato della frase, il tono, sentì improvvisamente sminuita la sua autorità, costretta ad ascoltare. Non si mosse fino a quando, a causa degli sbuffi e delle contorsioni, si rese conto che stava parlando nel sonno. Non lo aveva mai sentito alzare la voce, somigliare tanto nell'espressione ad un uomo adulto. Premette il libro contro il suo seno e sorrise di nuovo. Ricordò la sua urgenza, rara in lei, o forse finalmente si avvicinava alla terza età. Aveva sceso le scale a quell'ora del mattino, con un bisogno urgente di andare in bagno. Per questo aveva bisogno del libro, non per contemplare l'incubo di un giovane. Siccome era la proprietaria di tutto, anche del libro, non le era sembrata una decisione ingiusta.

    Mario sogna le lingue di fuoco sopra la città di Bayamo. Il carboncino sbiancato dall’esplosione del calicanto delle case. Gli sbuffi di fumo che escono attraverso le porte e le finestre aperte. Il crollo delle arcate. Le giumente che tirano le corde. Sogna il frastuono di un nuovo tipo di carbonari. Dei cavalieri che si allontanano per riavviare il fuoco nei quartieri dove i forti alisei di gennaio avevano impedito l'avanzata delle fiamme.

    Nel suo sogno stavano bruciando la città e, naturalmente, non tutti erano d'accordo. Così, sconvolto, aveva parlato nel sonno. Tra le lingue di fuoco sentì il calore del lenzuolo che gli copriva la gamba e il piano sovrapposto di una donna ai piedi del suo letto. Una evidenza mistica? Al risveglio, qualche minuto dopo, se ne respirava ancora il profumo. Il giovane cerca la linea longitudinale del lenzuolo che lo ricopre. Prova a tornare a dormire... Che altro dà un sapore in una casa come quella in cui il profumo va e viene attraverso le fessure. Tre donne e troppe crepe...

    È tutto un brutto sogno, conclude, ma i libri non gli avevano mai causato incubi o l’impressione di sentirsi minacciato. È sicuramente un altro motivo, allora si ricorda del film di ieri sera e la paura contagiosa di Fernando. Le grida e la maniera puerile di coprirsi il viso con le mani fino a che Mirta non gli cullava la testa sulle cosce e lui faceva una smorfia nell’allungare i piedi. Un gesto omosessuale, nonostante la differenza di genere tra il soggetto e l'oggetto delle carezze. L'uomo cavalla fraternizza con la donna ragno e ad intervalli le grida di un maschio con la voce finta, o Fernando la stringeva quando sullo schermo appariva un primo piano di Jack Nicholson e si sentiva la musica di Penderecki, che si incarica dello spavento in quasi tutto il film.

    Questo ambiente avrebbe potuto contagiargli la sensazione di ansia: paura infantile, primitiva, ad un film per il quale ha l'età autorizzata dagli psicologi e l’intelligenza necessaria per individuare la finzione... o forse i profumi. Oltre a Mirta, le altre ragazze: Driana e Grisel, anche loro erano nel salone. Noiose per motivi diversi, ma presenti entrambe nello stesso spazio, sullo stesso divano. Driana disse di aver visto il film un centinaio di volte e a Grisel non interessa il cinema. In ogni caso, era notte e diventano impazienti quando la grande casa finge di essere uno spazio normale, simile agli altri edifici del quartiere. Dopo la mezzanotte sarebbero arrivati gli uomini, non molti e non tutti per il sesso. Almeno Driana lo sperava, perché a quell’ora Grisel aveva già un impegno.

    Mario concluse che prima di quella notte non era stato a lungo con loro. La casa enorme, gli uomini impertinenti, le faccende, le uscite, la noia... Era una di quelle rare occasioni in cui si riunivano per guardare la televisione. Aspettavano gli uomini, come sempre, ma questa volta avevano deciso di non vedere la telenovela e Fernando aveva portato un film. Era una serata diversa, per questo Mario si sedette con loro. Driana lo andò a cercare la stanza: Mirta vuole che tu vada a guardare la TV, ma lui sapeva che non era così. Alla matrona non importava. Driana aveva visto il film e voleva mettersi in mostra. Aveva bisogno di pubblico, così lo andò a cercare. Forse, pensò il giovane, i profumi uniti gli avevano prodotto l'insonnia dell'ultimo minuto. Il profondo bisogno di distruggere il suo destino, perché l’insonnia in lui non diventa la preoccupazione di sentire l'arrivo del sonno nel momento meno adeguato, ma nella svogliatezza di non trovare niente da fare.

    Tira il lenzuolo per allontanarlo dal corpo. Insiste a tornare a dormire. La mente gli si svuota per un periodo indefinito. Cerca di non pensare a nulla, non c’è alcun rumore. La sensazione di calore se ne va, il vuoto mentale, cerca, e poi pensa: bersaglio di carta, e continua: la barca di carta pronta a rovesciarsi nel fosso allagato dalla pioggia. Ormai non può smettere di pensare. Ricorda un tronco bagnato, nello stesso luogo rosicchiato dalla rogna in cui si andava a sedere suo nonno Pedro Ramon Morales, sempre con le storie di tempi migliori. Il fosso, bello da vedere nei giorni in cui la pioggia impediva di andare a scuola. Quando la nonna tirava nel torrente alcune bucce di banana. I giochi e le incursioni nel campo. Rimaneva a fissare il flusso rapido di acqua torbida verso Palmira. Il fosso dove il padre già pazzo sguazzò due volte nell’estasi del sesso di una donna fatta di fango. Mulatta! ripeteva mentre si incastrava nella vecchia tana di un ragno. Le contorsioni bizzarre, pericolose e poco igieniche. Ricordava lo scandalo di sua madre e le risate compassionevoli dei vicini.

    Driana! Mario sussurra, come se fosse già seduto per la prima colazione e avesse bisogno del burro alla sinistra della ragazza. La immagina dormire bene come la vide per caso, quando Mirta l'aveva mandato a cercarla e poi le mentì perché non aveva avuto il coraggio di interromperle il sonno e tardò a chiudere la porta il tempo regolamentare, per capire di desiderare una donna, anche se non si fosse chiamata Driana, anche se non fosse stata tanto perfettamente autosufficiente. Una donna qualsiasi addormentata in posa di imminente bisogno di protezione.

    In diverse occasioni si pentì di non essere rimasto un paio di minuti a contemplarla dal corridoio. Tenere la testa contro la porta di legno, con la paura di dimenticare, se si fosse allontanato, la scena memorabile. Una donna costosa e allo stesso tempo fragile, quasi una statuetta di ceramica, come le due che tiene Rosa la Regina nella sgangherata vetrina della casa di fronte. Sola al piano superiore. In una delle stanze in quel corridoio pieno di porte che portavano a stanze distrutte. Una principessa addormentata per un centinaio di anni e lui senza soldi per svegliarla. E la casa come un castello fiabesco, ma con odore di urina di ubriachi.

    Il dormiveglia inizia e finisce. Si sveglia e improvvisamente lo infastidisce non potersi togliere dalla mente le donne. Senza una ragione evidente ha gli occhi aperti, lo sguardo fisso nella fessura sotto la porta. È il momento in

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