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Musulmani a Marsiglia: La presenza islamica tra XVII e XVIII secolo
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Musulmani a Marsiglia: La presenza islamica tra XVII e XVIII secolo

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La posizione di scalo essenziale sulle rotte per il nord Africa e per la costa palestinese, oltre allo statuto particolare, rese la città di Marsiglia una sorta di “orient rapproché”, dov’era possibile incontrare mercanti, diplomatici, schiavi o anche semplici avventurieri provenienti dalle principali regioni europee, ma non solo. La presenza di musulmani, inizialmente rappresentata soprattutto dal bagno degli schiavi cittadino, fu costante e latente per tutto il XVII e XVIII secolo, con un progressivo incremento del numero di mercanti a fronte di quello dei rematori sulle galere regie. In questo lavoro si indaga sulle tracce lasciate dagli individui di fede musulmana e sulle condizioni della loro presenza e assimilazione nel tessuto urbano cittadino. Nonostante l’esiguità numerica, la presenza di stranieri di fede diversa e dei luoghi “tradizionali” loro associati, come chiese o cimiteri, contribuì a creare l’immagine di città portuale intesa come crocevia di popoli e culture studiata dalla recente storiografia.

Il contesto storico è quello di Marsiglia dopo la sottomissione forzata al sovrano del 1660, quando il potere fu affidato all’élite di mercanti riuniti nella Camera di Commercio. La capacità di porsi come interlocutore delle autorità centrali, riunendo gli interessi delle principali famiglie di negozianti cittadini, permise un certo grado di flessibilità nei rapporti con il potere. L’esempio di Marsiglia colpisce per l’originale sintesi di libertà e privilegi, frutto di un incrocio fecondo tra volontà dell'autorità regia e contrattazione con i poteri locali. Alla Camera di Commercio spettava l’amministrazione e il controllo della franchigia cittadina: il porto franco, l’invito agli stranieri, il monopolio sanitario, la tassa sul 20% del valore delle merci del Levante portate da stranieri o che avessero fatto scalo prima di arrivare a Marsiglia, posero l’intero territorio cittadino in una condizione di eccezionalità e precarietà, che aveva bisogno di essere continuamente difesa e contrattata.

L'autore:

Laureato con un double degree all’Università di Roma La Sapienza e di Grenoble Pierre Mendès-France. Dottorando di ricerca in Storia moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, con una tesi dal titolo Il porto franco, diffusione di un modello economico: politiche, attori, ideologie, mito. Due realtà a confronto: Genova e Marsiglia (1590-1817). Tra le pubblicazioni principali: L’istituzione del porto franco in un Mediterraneo senza frontiere, in «Politics. Rivista di studi politici», 5/1: 19-33; Politiche di accoglienza e spazi per i mercanti stranieri nel porto franco di Marsiglia, in corso di pubblicazione sulla rivista «Dimensioni e problemi della ricerca storica»; Il porto franco di Marsiglia, Palladium de prosperité (1669-1794), in corso di pubblicazione in una raccolta di contributi del convegno Les règles des lieux, svoltosi all'Ecole française de Rome nel settembre 2016. Fa parte del progetto di ricerca internazionale A global history of free ports, coordinato dal professor Koen Stapelbroek, dell’Università di Helsinki.
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2017
ISBN9788827525845
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    Anteprima del libro

    Musulmani a Marsiglia - Antonio Iodice

    Antonio Iodice

    Musulmani a Marsiglia

    La presenza islamica tra XVII e XVIII secolo

    COLLANA ΙΣΤΟΡΙΑ

    IV

    © Copyright 2017 Il Terebinto Edizioni

    Sede legale: via degli Imbimbo 8/E

    83100 Avellino

    tel. 340/6862179

    e-mail: terebinto.edizioni@gmail.com

    UUID: ff97214a-cd14-11e7-bfae-49fbd00dc2aa

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    INTRODUZIONE

    CAPITOLO I - Gli stranieri in Francia

    CAPITOLO II - Storia di Marsiglia, norme e trattamento per gli stranieri

    CAPITOLO III - Des musulmans en casaque rouge

    CAPITOLO IV - Il porto ed i mercanti

    CAPITOLO V - Inviati, diplomatici, spie ed impostori

    CAPITOLO VI - Des musulmans de toutes sortes

    FONTI E BIBLIOGRAFIA

    Note

    Ringraziamenti

    INTRODUZIONE

    Marsiglia, tra il XVII e il XVIII secolo, ha costituito un perfetto esempio di quella complessità che da sempre ha caratterizzato l’area mediterranea. La presenza di musulmani in Francia prima del colonialismo otto-novecentesco e la situazione particolare di questo porto ne sono validi esempi.

    Sono rimaste numerose tracce di musumani nella città di Marsiglia in Età moderna, presenti in pianta stabile o solo di passaggio. L’oggetto di questa ricerca sono stati i contatti sul suolo francese, non il costante flusso di scambi tra le sponde del Mediterraneo o quello dei mercanti che soggiornavano e vivevano in Oriente, dei viaggiatori, dei pellegrini o dei consoli che vi passavano. Tuttavia, citare questi casi può essere utile per rendere più chiare le circostanze di fondo che accompagnarono l’effettiva presenza musulmana. Non mi soffermerò sulla conoscenza o meno dell’Islam presso i cristiani né sulle rappresentazioni del mondo islamico, a meno che queste non siano motivate da necessità di comparazione[1].

    Non ho preso in considerazione, se non in maniera collaterale, i casi di orientali non musulmani presenti in Francia e a Marsiglia: armeni, cristiani d’oriente e, in misura minore, ebrei[2]. Vestiti in modo simile ai musulmani, sebbene con dei segni che ne permettevano la distinzione, contribuirono probabilmente alla conoscenza dell’oriente islamico, diffondendo anche pratiche e usanze comuni. Tuttavia i lavori che sono stati già condotti su queste popolazioni allargherebbero a dismisura il campo della ricerca. Solo in connessione con altri casi ed in circostanze molto precise l’una o l’altra di queste minoranze sarà tenuta in considerazione[3].

    Allo stesso modo non sono stati tenuti in conto i resoconti di viaggio, nonostante l’impatto che hanno avuto nel portare alla conoscenza di queste società distanti, per via del loro inevitabile carattere di opere prodotte nelle e per le classi dominanti. Questi testi non danno una visione d’insieme della conoscenza e dei costumi di un paese straniero, ma rappresentano piuttosto la percezione, di solito pervasa di esotismo, dell’autore stesso[4].

    Questa pubblicazione nasce dalla mia tesi di Laurea Magistrale italo-francese, frutto dell’accordo tra l’Università degli studi di Roma La Sapienza e l’Université Pièrre-Mendes France di Grenoble, dove ho trascorso un semestre. Mi sono interrogato sugli incontri avvenuti nella Francia del XVII e XVIII secolo, sui motivi della presenza di individui di fede musulmana e sul trattamento loro riservato dalla popolazione e dalle autorità locali. Ho cercato di individuare la loro presenza nella quotidianità e la tolleranza, o meno, in dei rapporti spesso inusuali e poco conosciuti. La famosa formula di Samuel Hungtington dello scontro di civiltà[5], luogo comune al di fuori degli ambienti specialistici, mostra tutti i suoi limiti e le sue crepe se si osserva la facilità e la tolleranza che si potevano instaurare in questi rapporti, spesso formalmente proibiti.

    È diffusa l’idea che la presenza musulmana in Europa occidentale sia stata del tutto eccezionale e sempre di carattere transitorio. Alla stessa conclusione giunse Jules Mathorez, autore di un’opera di riferimento riguardo la presenza degli stranieri in Francia, pubblicata all’inizio del secolo scorso[6]. Generalmente si ammette che l’immigrazione massiccia di musulmani verso l’Europa si sia sviluppata solo a partire dalla prima guerra mondiale, quando le armate ebbero bisogno di soldati e le fabbriche di manodopera. Alla fine della seconda guerra mondiale il dissolversi degli imperi coloniali, fenomeno diffuso in quasi tutte le principali regioni europee, determinò un secondo flusso migratorio[7]. Vi fu, invece, una presenza di musulmani in Francia anche durante l’Antico Regime. È davvero possibile individuare una prima volta in cui l’Europa assistette all’arrivo e ai contatti quotidiani con i musulmani sul proprio territorio?

    Le ambasciate giunte da lontano o gli schiavi turchi sulle galee sono stati a lungo ritenuti gli unici casi di presenza musulmana in terra cristiana. Allo stesso modo, sono state svolte diverse ricerche sui rapporti e le relazioni dei cristiani in terra musulmana, ad esempio negli scali del Levante della Francia[8]. È stata invece poco indagata la realtà cittadina europea e non ci si è soffermati a sufficienza sulla presenza di questi individui in una grande città come Marsiglia tra XVII e XVIII secolo. Durante questo periodo si può constatare l’esistenza di diverse componenti musulmane, spesso sporadiche e non sufficientemente documentate, oggetto di recente interesse storiografico[9]. Una prima opera importante, a metà strada tra i due modi di intendere i contatti tra cristiani e musulmani, è stata pubblicata da Hélène Désmet-Grégoire, Le Divan Magique[10]. Si è trattato di uno dei primi testi dedicato all’argomento; l’autrice ha scelto di concentrarsi sulla percezione dell’Islam e dei musulmani in Francia. La prima parte dell’opera (pp. 17-54) è dedicata all’effettiva presenza di musulmani in Francia, la seconda ai prodotti di origine turca ed alla diffusione di temi turcheschi nella letteratura.

    Negli ultimi anni è cresciuta una nuova attenzione per questo fenomeno, probabilmente in relazione all’interesse negli studi sulla schiavitù mediterranea[11]. Questi ultimi, mettendo in luce la diffusione insospettata del fenomeno della schiavitù e del riscatto, così come dei collegamenti e dei rapporti che questo fenomeno creò tra paesi cristiani e musulmani, portò alla nascita di un interesse inedito riguardo la presenza effettiva di individui di religioni e origini diverse sulle varie sponde del Mediterraneo.

    Nel libro collettivo curato da Mohammed Arkhoun nel 2006 sulla Histoire de l’islam et des musulmans en France du Moyen Age à nos jours[12] la sezione di Storia moderna è stata affidata quasi esclusivamente a Géraud Poumarède, autore di un altro caposaldo sullo scontro-incontro tra mondo ottomano e cristiano: Pour en finir avec la Croisade. mythes et réalités de la lutte contre les Turcs aux XVIe et XVIIe siècles[13]. Infine, quasi in contemporanea tra 2012 e 2013, sono stati pubblicati due lavori basati esclusivamente sulla ricerca della presenza musulmana in Francia ed in Europa in Età moderna. Si tratta delle ricerche di Lucette Valensi, Ces étrangers familiers[14], e dell’opera collettiva a cura di Jocelyne Dahklia, Bernard Vincent e Wolfgang Kaiser su Les musulmans dans l’histoire de l’Europe[15]. In questi volumi è stata ricercata la presenza di individui di origine musulmana al di là delle tradizionali e limitative classificazioni adoperate finora.

    Ho scelto di concentrare l’attenzione su Marsiglia. Questa città, grazie alle sue caratteristiche di porto franco ed alla concessione del monopolio per il commercio con il Levante, è stata per la Francia il principale punto di incontro, molto spesso problematico, tra Oriente e Occidente. La vicinanza geografica dell’Europa meridionale con l’Islam mediterraneo sembra quasi conferire automaticamente una certa evidenza ai fenomeni di circolazione e di contatti tra popolazioni cristiane e musulmane tra queste zone di interazione. Spesso, citando la presenza di musulmani a Marsiglia, si è descritta la città come un centro di convivenze e casi eccezionali, tuttavia non esistono lavori che prendano in considerazione i musulmani presenti complessivamente. È bene ricordare che l’arrivo e lo stabilirsi in Europa e la possibilità di una loro integrazione nella società ospitante non costituirono certo dei fenomeni quantitativamente imponenti. Le modalità degli arrivi e il trattamento ricevuto conobbero numerose variazioni nel corso degli anni, l’irregolarità dei dati è stata alla base del parziale disinteresse verso questo argomento.

    Allo stato attuale non è possibile fornire una stima esaustiva dei musulmani presenti in città o solo di passaggio. La varietà delle fonti da consultare per la ricerca di questi individui, la maggior parte manoscritte, e i frequenti vuoti documentari che impediscono il ritrovamento di maggiori informazioni o la costituzione di serie archivistiche, sembra quasi rispondere a quella che fu a volte la volontà, da parte di tali stranieri, di far passare sotto silenzio la propria presenza. Questi elementi causano enormi difficoltà in un’indagine del genere. L’obiettivo del lavoro è stato fornire un’indicazione, una traccia che porti a pensare in termini nuovi il concetto di presenza ed estraneità dei musulmani in realtà cosmopolite come Marsiglia. Ho cercato di non concentrarmi solo sulla presenza degli schiavi, comunque molto rilevante, ma di mostrare le circostanze e le motivazioni che crearono le condizioni per incontri sul suolo francese, cosa spinse i musulmani a dirigersi in Francia di loro spontanea volontà ed ad assumere uno statuto inedito all’interno del Regno ospitante. Non si vuole con questo negare che i rapporti tra le differenti popolazioni siano stati spesso conflittuali o violenti. Non è a torto che Géraud Poumarède ha scritto di una culture de l’antagonisme e di una logique de confrontation[16], ma è importante ricordare che i rapporti tra cristiani e musulmani non furono mai così netti.

    La scelta delle date è vincolata alle tipologie ed ai caratteri delle fonti utilizzate. La ricerca inizia dai primi anni del XVII secolo per terminare all’incirca con l’inizio della Rivoluzione Francese. Nel XVII secolo i rapporti di Marsiglia con il Levante si intensificarono. Nel 1669, anno di promulgazione dell’editto del porto franco, la presenza di musulmani in città stava aumentando. Nel secolo precedente si possono trovare casi disparati e meno rapportabili a strutture precise. Per questa ragione si è preferito riportarne solo alcuni nei capitoli successivi, senza entrare nello specifico. La scelta della Rivoluzione in quanto altro capo della linea temporale è dovuta, oltre all’effetto di cesura netta che questo evento ebbe con il periodo precedente, anche ad un cambio di prospettiva nel rapporto con l’Oriente e le sue popolazioni, sviluppatosi già nel corso di questi anni turbolenti. Dalla spedizione d’Egitto del 1798 si formò una nuova immagine degli orientali e dei musulmani, descritti non più come i temibili turchi capaci di far tremare l’Europa, ma piuttosto come una popolazione dotata di grandi ricchezze e allo stesso tempo facile da sottomettere. I successivi rapporti e scambi con i musulmani in Europa, in quest’ottica, furono spesso da inserire in dei contesti di assoggettamento, che portarono ad ignorare se non ad occultare le condizioni anteriori a questa realtà.

    In un periodo come quello attuale, in cui stiamo assistendo al possibile ingresso di paesi come la Turchia nell’Unione Europea, al fenomeno migratorio massivo dal nord Africa verso i paesi che si affacciano sulla riva nord del Mediterraneo, momento di difficoltà e interazione complessa tra le culture sul territorio, ho ritenuto significativo indagare sulla facilità degli scambi e dei contatti che potevano avvenire con una relativa tranquillità in entrambi i sensi nell’Europa del XVII e XVIII secolo.

    L’analisi della presenza fisica dei musulmani a Marsiglia ha richiesto lo spoglio di numerosi documenti in diversi archivi francesi. Non esiste un unico fondo preciso dove sia possibile trovare tutte le informazioni necessarie, perciò ho proceduto con una ricerca a ventaglio, non centrata su un singolo aspetto della presenza musulmana, quale può essere ad esempio il flusso in entrata e in uscita dal porto delle navi di provenienza dai paesi musulmani, quanto piuttosto estesa alla verifica di numerosi fondi, corrispondenze, registri ed editti reali.

    Dallo spoglio delle fonti sono emerse delle incertezze di natura lessicale sul termine stesso con cui veniva chiamato il musulmano. I cristiani spesso li definirono maomettani, sebbene gli stessi interessati respingessero il termine in quanto sottendeva una certa idolatria nei confronti della figura del profeta. In altri casi vennero indicati come Turchi, a prescindere dalla effettiva provenienza geografica. Il termine poteva tuttavia rinviare anche ad una loro funzione, una indicazione di status: nelle reggenze barbaresche i capi militari ed i capitani di imbarcazioni venivano chiamati Turchi, mentre i cittadini e gli arabofoni in generale erano definiti Mori ed i musulmani delle campagne Arabi. Inoltre, a complicare ulteriormente la situazione, anche i sudditi non musulmani dell’impero ottomano potevano essere chiamati turchi o Turchi di nazione, così che spesso diventa molto difficile distinguere un turco musulmano da un greco, un ebreo o un armeno.

    Nel corso del lavoro si è cercato di riportare la definizione trovata nel documento di volta in volta considerato, cercando di desumere la provenienza del turco dal contesto: ad esempio, se è citata la provenienza geografica o, le poche volte in cui questo avviene, dal nome e cognome.

    Gli Archives Départementales des Bouches-du-Rhone, con sede a Marsiglia e ad Aix-en-Provence, sono preziosi per tutte le informazioni riguardanti Marsiglia e il territorio circostante, nell’amministrazione regia e regionale. Tutti gli inventari, anche i riassunti dei principali fondi, sono pubblicati in rete[17]. Sono stati consultati i fondi della Cour des Comptes[18], che contengono le lettere di naturalità concesse a mercanti e artigiani stranieri stabilitisi in città e nella provincia di Marsiglia[19]. Il fondo del Parlement de Provence[20] conserva le bolle papali e gli editti reali, con notizie che possono spaziare dal porto e le galere[21] alle istruzioni per la gestione della città[22] e ai regolamenti della sicurezza per mare[23]. Altri dati utili si trovano nell’analisi dei fondi degli Etats de Provence[24] e della Intendence de Provence[25]. Quest’ultima, in particolare, contiene la sezione della Police Sanitaire[26]. Infine, ultimo fondo davvero essenziale è la Intendance sanitaire de Marseille[27], che comprende il Bureau de la santé, organo preposto al controllo di tutte le imbarcazioni in entrata e in uscita dal porto e strumento di controllo del volume del commercio e degli scambi.

    Oltre a questo archivio, è stata utile la consultazione degli Archives municipales de la ville de Marseille[28]. Qui sono contenuti i fondi riguardanti l’amministrazione della città[29], contenenti le varie ordinanze e norme volte alla regolamentazione della vita cittadina, ma anche ciò che riguardava la zona del porto e dell’arsenale delle galere[30]. Anche i fondi di Justice et police[31] sono risultati utili per le norme di identificazione e di controllo dell’ingresso degli stranieri in città[32] o, più in generale, per l’ordine pubblico.

    Infine gli Archives historiques de la Chambre de Commerce et d’Industrie Marseille-Provence. La Camera di Commercio marsigliese mantenne, soprattutto in seguito all’editto del porto franco, un ruolo di effettivo monopolio nel commercio marsigliese e francese per quel che riguardava gli scambi con il Levante. I fondi della Correspondance générale[33] contengono deliberazioni, consigli e istruzioni su ogni questione in ambito commerciale riguardante Marsiglia e gli scali del Levante. Il fondo degli Impôts, Comptabilité, Affaires financières[34] contiene dati più tecnici, informazioni sulle tasse e sui pagamenti effettuati dalle imbarcazioni e dai mercanti in città. Le serie G[35] e H[36], inoltre, si riferiscono rispettivamente all’ufficio di Sanità, che si incrocia col fondo dell’Archivio Dipartimentale, ed al commercio in generale.

    Infine sono stati consultati gli Archives du port de Toulon Service historique de la Défense, riguardanti le galere regie di stanza in città fino al 1748. In questi archivi ho potuto trovare informazioni riguardanti i galeotti turchi, ai quali è dedicato gran parte del capitolo sulla schiavitù. Nello specifico, sono stati consultati i quaderni che riportano le matricole dei forzati presenti sulle galere, contenenti informazioni utili sui tempi di prigionia, le modalità di arrivo e l’eventuale uscita, per decesso o liberazione, da quello che è stato definito l’univers concentrationnaire des galères. Mi riferisco ai quaderni 1-0-107, 1-O-108, e all’1-O-106/2[37], chiamato anche Registre général des turcs qui sont sur les galères de France.

    ***

    Questo testo si compone di 6 capitoli. Nei primi due viene analizzato il contesto storico e sociale in cui furono regolamentati la presenza ed il controllo degli stranieri.

    •Una prima parte è incentrata sulla presenza e il trattamento degli stranieri in Francia. Si definisce lo statuto del suddito francese di antico regime e le principali modalità di insediamento degli stranieri, in particolare attraverso la concessione di lettere di naturalizzazione e la legge del 1697 che impose agli stranieri naturalizzati il pagamento del droit d’aubaine, una particolare tassa testamentaria. Si opera, inoltre, un’analisi dei principali flussi migratori nel paese, con particolare riferimento a gruppi che vennero associati, per il vestiario o per particolari comportamenti, a realtà diverse: ebrei, armeni e zigani.

    • Successivamente l’attenzione si sofferma sulle condizioni particolari di cui beneficiò la città di Marsiglia. Dopo un breve riassunto della storia della città e dei principali avvenimenti che la riguardarono, come la fronda marsigliese, vorrei spiegare il funzionamento dell’amministrazione civile e delle sue principali istituzioni, descrivendo i loro ruoli e la loro evoluzione. Dallo spoglio del fondo di Giustizia e Polizia si ricavano le leggi e le modalità di controllo e ammissione degli stranieri in città, nonché numerosi casi di disordini che videro coinvolti i musulmani.

    • Il terzo capitolo descrive l’arrivo in Francia dei musulmani schiavi. Il principale strumento per acquisire questa manodopera fu attraverso il fenomeno della guerra di corsa e del commercio schiavile. È importante presentare le condizioni di vita e di inserimento in città di questi schiavi, i loro ritmi di lavoro e le possibilità di impiego presso i negozianti che ne facevano richiesta, nonché gli spazi di socializzazione che venivano loro concessi. In seguito si analizza la storia del cimitero musulmano di Marsiglia e delle sue travagliate vicende. È importante l’ideale e la funzione simbolica che questa struttura ha ricoperto. All’interno del cimitero si trovava anche la moschea fantasma di Marsiglia, luogo di preghiera ufficialmente concesso ai musulmani, un unicum nella Francia dell’epoca.

    • Un’altra tipologia della presenza musulmana a Marsiglia è rappresentata dai mercanti, capitani di imbarcazione e marinai musulmani coinvolti nel commercio con la città francese. Merita di essere ricordato il ruolo che ha svolto l’editto del porto franco, concesso nel 1669, nell’attirare i mercanti stranieri. A Marsiglia si creò una situazione di compromesso unica, risultante della serrata trattativa con il ministro Colbert in merito all’applicazione dell’editto. Un ruolo di intermediari fu svolto da armeni ed ebrei nel commercio levantino e per i rapporti con i musulmani, cui seguì la richiesta di riconoscimento di una nazione turca e greca a Marsiglia. Sono presenti numerose petizioni firmate dalla comunità di musulmani in città, ad esempio in occasione dell’arresto di un cadì per furto o di una richiesta, respinta, di stabilire un consolato a Marsiglia.

    • Tutti questi scambi e contatti non sarebbero stati possibili senza la presenza di una rete diplomatica che mise in collegamento i paesi cristiani e musulmani. È dunque necessario offrire una panoramica delle relazioni tra Francia, Impero Ottomano e reggenze barbaresche. Un esempio di queste difficili relazioni è rappresentato dal «massacro dei turchi» del 1620 e dalle sue conseguenze commerciali e diplomatiche nei rapporti con le reggenze. Ma esisteva anche una normalità costituita dai frequenti arrivi di inviati e ambasciatori; a volte si trattò di ambasciate straordinarie, casi noti e rimasti a lungo nell’immaginario collettivo. Spesso vennero invece inviati diplomatici ordinari, quando non semplici messaggeri, tutti costretti a passare per Marsiglia, i cui soggiorni sono rimasti pressoché sconosciuti. Questi arrivi hanno avuto delle conseguenze sulla popolazione locale anche per la capacità di rivelare la presenza di altri musulmani. Allo stesso modo ho potuto trovare casi di spie internazionali, emissari

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