Ci chiedevano parole di canto: La crisi della musica liturgica
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Nei vari capitoli si affrontano in modo sintetico ma pregno alcuni degli snodi importanti, come quello della preparazione del clero (di cui già abbiamo parlato), degli strumenti musicali e molti altri. Verso la fine offre anche degli esempi di musica liturgica contemporanea che sa mantenere però la dignità della grande tradizione. Sarà utile ripetere che non mancano i compositori ma manca la volontà di cambiare le cose perché si è smarrito il senso e la dignità della musica nella liturgia; questo è conseguenza del fatto che si è smarrito anche e soprattutto il senso e la dignità della liturgia stessa, del senso del sacro.
Un testo utile per riflettere e per continuare la buona battaglia, un testo rispettoso delle persone ma fermo nei suoi principi che sono poi i principi della grande tradizione. Non un libro che guarda al passato, ma piuttosto un libro che guarda all'eterno".
M° Mons. Valentino Miserachs Grau
Maestro Direttore della Ven. Cappella Musicale Liberiana
Preside emerito del Pontificio Istituto di Musica Sacra
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Anteprima del libro
Ci chiedevano parole di canto - Aurelio Porfiri
Bibliografia
Prefazione
La crisi della musica nella liturgia oramai ha toccato delle vette (o degli abissi, dovremmo meglio dire) drammatici. Siamo in una situazione che non fa intravedere una via di uscita facile o immediata. Ci sono molte iniziative buone e di persone che hanno a cuore l'importanza di questa grande arte a servizio della liturgia, ma purtroppo poco si muove ai vertici, poco si muove da parte di coloro che dovrebbero prendere decisioni importanti in questo campo.
Il grande Papa Pio XII nella Musicae Sacrae del 1955 così diceva: " Fra i molti e grandi doni di natura dei quali Dio, in cui è armonia di perfetta concordia e somma coerenza, ha arricchito l'uomo, creato a sua immagine e somiglianza
(cf. Gn 1,26), deve annoverarsi la musica, la quale, insieme con le altre arti liberali contribuisce al gaudio spirituale e al diletto dell'animo. A ragione così scrive di essa Agostino: "La musica, cioè la dottrina e l'arte del ben modulare, a monito di grandi cose è stata concessa dalla divina liberalità anche ai mortali dotati di anima razionale". Ma quando questa musica non è ordinata al suo giusto fine può anche pervertire e purtroppo questa perversione è entrata fin dentro le nostre chiese, spesso (non sempre) anche incoraggiata da un clero poco formato e preparato nell'apprezzare l'importanza di questo grande elemento della liturgia, un elemento che è parte integrante della stessa, non semplice ornamento auditivo.
Aurelio Porfiri in questo suo testo ha voluto richiamare tutti ad un severo esame di coscienza, un salutare richiamo all'ordine per poter ripartire, quando tutto sembra perduto. Non è assente una certa vis polemica, ma in fondo è ruolo dei laici anche quello di avere il coraggio di denunciare con rispettosa libertà situazioni che mettono a rischio la salus animarum. Lui lo fa con coraggio e chiarezza, come del resto lo ha fatto sempre anche nei suoi scritti precedenti.
Nei vari capitoli si affrontano in modo sintetico ma pregno alcuni degli snodi importanti, come quello della preparazione del clero (di cui già abbiamo parlato), degli strumenti musicali e molti altri. Verso la fine offre anche degli esempi di musica liturgica contemporanea che sa mantenere però la dignità della grande tradizione. Sarà utile ripetere che non mancano i compositori ma manca la volontà di cambiare le cose perché si è smarrito il senso e la dignità della musica nella liturgia; questo è conseguenza del fatto che si è smarrito anche e soprattutto il senso e la dignità della liturgia stessa, del senso del sacro.
Un testo utile per riflettere e per continuare la buona battaglia, un testo rispettoso delle persone ma fermo nei suoi principi che sono poi i principi della grande tradizione. Non un libro che guarda al passato, ma piuttosto un libro che guarda all'eterno.
M° Mons. Valentino Miserachs Grau
Maestro Direttore della Ven. Cappella Musicale Liberiana
Preside emerito del Pontificio Istituto di Musica Sacra
Introduzione
Questi testi sono stati scritti pochi anni fa ma sono ancora molto attuali, anzi hanno un sapore ancora più pregnante ora che le cose sembrano andare peggio. La musica nella liturgia vive una crisi profonda, ma non è una crisi a se stante, ma è una crisi ripiena della situazione che si vive nella Chiesa, una situazione di grande confusione, di divisione, di incertezza. Quindi questi testi prendono ancora più senso ora che quando li scrissi, visto che oramai il disagio liturgico si è radicalizzato e si vive in perenne tensione, amplificata dai social media, fra una fazione e l'altra. Oramai la guerra è aperta.
Questi scritti sono un monito, li vedo come un segnale per dare alcuni avvertimenti con l'intento che le cose possano migliorare, che le cose possano tornare ad avere una dignità che gli è fortemente necessaria e connaturata. Ecco il senso di questo testo, che vuole essere costruttivo anche se il tono a volte può sembrare sarcastico o molto critico. Ci sono ripetizioni che servono per reiterare alcuni concetti che mi sembrano importanti da tenere a mente. Vorrei essere come il medico che avverte che per guarire dalla cirrosi dovresti smettere di bere. Con i miei limiti, cerco di favorire un ritorno alla bellezza e alla purezza della musica nella liturgia, una bellezza e una purezza di cui, oggi più di ieri, abbiamo tanto bisogno.
Musica e liturgia alla deriva
La liturgia e la musica liturgica sono in profonda crisi. È inutile girarci intorno e fare i medici pietosi. Non a caso ho citato le due cose insieme, perché simul stabunt, simul cadent . E il problema non è la riforma liturgica in quanto tale, certamente è la direzione che la riforma liturgica ha preso; ma anche questo va circostanziato. Il problema certamente parte da lontano, da prima del Concilio, da un malinteso rapporto fra pastoralità liturgica e solennità della celebrazione. Si è creduto che l'esigenza della pastoralità, di favorire la partecipazione, prevaricasse su una esigenza di verità che necessariamente è anche bellezza.
La musica liturgica ora è smarrita, una malata di malanni vari che vanno dalla progressiva effeminatezza di molte recenti produzioni alla predominanza dell'elemento ritmico primitivo, dal disprezzo della bellezza a scapito della funzionalità alla perdita di senso estetico/estatico, dal clericalismo invadente e soffocante alla bieca ignoranza del clero stesso e molto altro. Questi sono i mali della musica liturgica (e della liturgia). Si può avere una celebrazione degna e solenne nella forma ordinaria del rito romano e una celebrazione scadente nella forma straordinaria dello stesso; qui non si fa questione di passato o presente, ma si cerca di andare alla radice della liturgia stessa e del ruolo della musica in essa. I mali che ho citato ed altri che non ho incluso, stanno erodendo ogni senso di ciò che è bello, buono e giusto. Il laicato è spesso