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Quel bel convoglio della fantasia
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E-book228 pagine3 ore

Quel bel convoglio della fantasia

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Info su questo ebook

A distanza di venti anni dalla morte (6 dicembre 1997) è parso doveroso un omaggio alla memoria dello studioso Carmine De Luca da parte dell'amico. Questo lavoro, come ne scrive nella prefazione l'autore, non ha altre pretese. Attraverso queste pagine emerge, sia pure in parte, la poliedrica figura di De Luca: giornalista, storico della letteratura e della pedagogia, critico, saggista, osservatore del mondo dei ragazzi e delle ragazze. In appendice sono riportati scritti di De Luca, difficili ormai da reperire. De Luca ha scritto molto, i suoi testi appaiono in riviste, molte delle quali non più edite. Meriterebbero che fossero raccolti, perché forniscono ancora analisi e proposte operative per i nostri giorni, perché darebbero, di certo, un contributo prezioso alla storia della letteratura e del giornalismo e della cultura italiana. Il suo nome è legato in particolare a Rodari e alla letteratura per l'infanzia ma, in verità, i suoi lavori non sono riconducibili solo a questo pur essenziale aspetto; le tematiche da lui studiate e affrontate sono varie e diverse e impegnano molti campi.
LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2018
ISBN9788827810859
Quel bel convoglio della fantasia

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    Anteprima del libro

    Quel bel convoglio della fantasia - Giovanni Pistoia

    INDICE

    Premessa

    Quel bel convoglio della fantasia

    Figli delle fiabe

    C’era una volta… e forse c’è ancora

    Le carrozze dell’immaginario

    Cala il sipario. Si alzi il sipario

    Dal libro lo stupore

    L’iniziativa editoriale

    Il libro: spirito e materia

    La scelta delle fiabe

    Le Note critiche

    Parole in viaggio

    Lo chiamavamo Minuzzo

    La lunga fedeltà a Rodari

    Non solo Rodari

    Un frutto prezioso

    Giornalista e consulente editoriale

    L’arte di saper leggere

    Il convegno di Corigliano Calabro

    Il convegno di Roma

    Una storia, tante storie

    La stagione di C’era due volte…

    C’era due volte…

    La presentazione di Maria Luisa Salvadori

    Emanuele Luzzati La poetica dello scarto e del ritaglio

    Il diritto alla creatività

    APPENDICE. Scritti di Carmine De Luca

    Intervista a Emanuele Luzzati

    Il gioco della fantasia

    Un giullare alla corte dei bambini

    Una casa, una sedia e Pulcinella

    Leggere a casa

    Anche i Romani avevano le Barbie

    La libertà del nascondino

    Trattatello di gaia scienza

    Roghi all’italiana. L’Indice, gli ebrei, Rodari

    Un libro sommerso e salvato

    «C’era una volta un ricco pover uomo». Storia di nonsense prima di Petrolini

    Indice dei nomi

    Scheda Autore

    Giovanni Pistoia

    Quel bel convoglio della fantasia

    pagine sparse di letteratura per l’infanzia

    Omaggio a Carmine De Luca

    Noi nella nostra vecchia isola abbiamo il gusto dello studio. Non c’è contadino o pescatore che non sappia leggere e non legga. I libri, per noi, invece di ammuffire dietro una grata di ferro, lontani dagli sguardi curiosi, devono essere destinati a consumarsi sotto gli occhi dei lettori. Così quei volumi passano di mano in mano, vengono sfogliati, letti e riletti, e spesso non ritornano ai loro scaffali se non dopo un anno o due.

    Jules Verne

    (…) la gran parte degli italiani non ha alcun rapporto stabile o almeno occasionalmente significativo con le fonti delle conoscenze, con i libri, i giornali, le biblioteche, le librerie, i centri culturali, il cinema, il teatro.

    In questa gran folla anche le persone che hanno frequentato qualche anno di scuola sono soggette, col passare degli anni, al tristissimo ritorno alla condizione di analfabetismo.

    Carmine De Luca

    Premessa

    A distanza di venti anni dalla morte, mi è parso doveroso un modesto omaggio alla memoria dell’amico e studioso Carmine De Luca. Questo lavoro non ha altre pretese.

    Ho raccolto alcuni miei contributi scritti in momenti diversi; li ho ripresi, e seppure ampliati hanno mantenuto la struttura dell’occasione che li ha generati. Spero che attraverso queste pagine possa emergere, sia pure in parte, la poliedrica e bella figura di Carmine: giornalista attento, storico della letteratura e della pedagogia, critico rigoroso della letteratura per l’infanzia, che contribuì tanto a valorizzare; saggista, acuto osservatore del mondo dei ragazzi e delle ragazze nel contesto delle società moderne, spesso disattente verso le esigenze del pianeta dei più piccoli.

    In appendice, ripropongo un gruppo di scritti di Carmine difficili ormai da reperire; attraverso la loro lettura sarà possibile avvertire la sensibilità, lo spessore, la sottigliezza delle analisi, il suo stile sobrio, elegante, raffinato, il piglio del narratore anche quando è impegnato in un saggio. De Luca ha scritto molto, i suoi testi appaiono in riviste, molte delle quali non più edite. Meriterebbero che fossero raccolti, perché forniscono ancora analisi e proposte operative per i nostri giorni, perché darebbero, di certo, un contributo prezioso alla storia della letteratura e del giornalismo e della cultura italiana.

    Il suo nome è legato in particolare a Rodari e alla letteratura per l’infanzia ma, in verità, i suoi lavori non sono riconducibili solo a questo pur essenziale aspetto; le tematiche da lui studiate e affrontate sono varie e diverse e impegnano molti campi. Mi auguro che qualche università voglia occuparsene.

    Piccola nota tecnica. Ho preferito riportare il più fedelmente possibile i vari scritti riproposti, così come sono stati originariamente pubblicati dai loro autori, anche se ciò ha comportato una non perfetta uniformità dell’intero testo. So anche che vi sono delle ripetizioni, e di ciò ne chiedo scusa, ma ho voluto non stravolgere quanto scritto a testimonianza delle occasioni che ne hanno dato origine.

    Occorre una grande fantasia, una forte immaginazione per essere un grande scienziato – per immaginare cose che non esistono ancora – per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo (…). Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possono contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.

    Gianni Rodari

    Quel bel convoglio della fantasia

    Il testo, che qui di seguito si ripropone, appare come Introduzione al volume: Carmine De Luca, Adesso vi conto una storia… Raccolta di note critiche sulle fiabe italiane e internazionali, presentazione di Tullio De Mauro, a cura di Giovanni Pistoia, edizioni il Serratore, Corigliano Calabro (Cosenza), ottobre 1998. Lo scritto è riproposto ampliato e con qualche modifica che non ne inficiano la struttura originaria. Ho preferito non rivederne l’impostazione proprio per documentare le motivazioni che, a suo tempo, ne hanno ispirato il lavoro. Si è voluto dare maggiore spazio al pensiero di De Luca espresso nelle Note critiche proprio nell’impossibilità, o per le difficoltà, che il lettore può incontrare nel leggerle nella forma integrale.

    Figli delle fiabe

    «Pat Diver, di mestiere calderaio, è il protagonista di una breve fiaba irlandese, di quelle raccolte circa un secolo fa dal poeta William Butlet Yeats. È una fiaba che parla di fiabe, di quel che esse possono suggerire a chi alle fiabe non crede, del fatto che le fiabe valgono come ieri, come sempre. Pat Diver, uomo rude, avvezzo a menar vita da girovago, non ama le fiabe, le considera frottole da vecchi per far piacere ai bambini. E per questa sua miscredenza viene severamente punito.

    Questa la storia. A conclusione di una faticosa giornata Pat è di ritorno a casa. Viene colto dal buio su una solitaria strada di montagna di Inishowen. Chiede asilo a tante porte ma riceve solo rifiuti. Quando è notte avanzata, intravede una piccola luce che brilla là in fondo; giunge a una capanna; bussa e chiede alloggio. Sai raccontare una storia? si sente domandare da un vecchio e una vecchia che siedono ai lati del focolare. Pat non ne conosce, non sa raccontarne: lo dice un po’ sorpreso. Puoi anche andartene allora, perché in questa casa entra solo chi sa raccontare una storia, è la risposta. Pat non capisce e si allontana indispettito. Ma guarda un po’, una storia! Frottole da vecchi per far piacere ai bambini!. Scatta a questo punto la punizione. Una sorta di legge del contrappasso lo costringe a vivere nel clima malvagio di una fiaba. Sperimenta una specie di rito di iniziazione all’universo della fantasia. Pat vive una vicenda di terrori macabri con quattro enormi briganti che gli ordinano di trascinare un cadavere, di rigirarlo lentamente sulle fiamme per arrostirlo, di portarlo sulle spalle fino a Kiltown Abbey. Passano due mesi. Nel bel mezzo di una fiera Pat incontra uno di questi omoni che sentenzia: Quando ritornerai a Inishowen avrai finalmente una storia da raccontare.

    Pat Diver ricorda la Shahrazād delle Mille e una notte. Entrambe hanno a che fare con la parola parlata, con la fabulazione e con il primitivo piacere di narrare. Solo che, al contrario del rude calderaio irlandese, la dolce e saggia principessa orientale conosce e narra racconti fantastici. A questo compito è anzi obbligata per tenere in vita se stessa e per vincere i propositi del crudele marito, re di Persia, pronto a ucciderla solo che lei smetta di raccontare.

    La storia di Pat Diver, riscritta da Yeats, e la storia di Shahrazād funzionano come parabole. Dicono che conoscere e saper raccontare frottole salva la vita e tiene lontano dai pericoli, dalle esperienze terrificanti. Le fiabe, i racconti fantastici bisogna conoscerli, bisogna saperli raccontare. Guai a chi, come Pat Diver, non ha la capacità di abbandonare la trita quotidianità e, grazie all’antica magica formula del c’era una volta…, non sa introdursi nell’universo degli incantesimi.

    Allora, Pollicino, Cenerentola, la russa Baba-Jaga, il norvegese Ceneraccio sono utili ancora? C’è ancora spazio per le loro storie fantastiche? Siamo ancora pronti - grandi e piccoli - a seguirne le avventure e a entrare nel mondo degli incantesimi? Il mondo delle fiabe nelle quali - scrive Italo Calvino - trovi la fissità atemporale e insieme inesauribili e imprevedibili varianti.

    È veramente difficile trovare qualcuno che neghi il valore alla fiaba popolare. A questa conferma l’Unità contribuisce proponendo, a partire da mercoledì 26 giugno, una serie di quattordici volumi di fiabe popolari classiche e d’autore.

    Una sorta di convoglio dell’immaginario, formato da quattordici carrozze, ciascuna occupata dalle fiabe di un autore o di un’area geografica. Aprirà il corteo il danese Hans Christian Andersen, seguiranno i fratelli Grimm, il francese Perrault (nella traduzione del nostro Collodi), il russo Afanas’ev, l’irlandese W.B. Yeats; un posto d’onore avranno Emma Perodi, Guido Gozzano, Luigi Capuana; faranno bella e interessante mostra di sé i racconti popolari norvegesi, africani, francesi e inglesi; rallegreranno la compagnia le fiabe campane raccolte da Roberto De Simone. Chiuderanno la sfilata le fiabe del Pentamerone di Giambattista Basile.

    Non c’è bisogno per questo tipo di libri di istruzioni per l’uso. Molti troveranno in sé la voglia di rileggere le storie, poniamo del Gatto con gli stivali e di Barbablù e della Sirenetta di Andersen, o la spinta a scoprire il fascino esotico dei racconti popolari africani e russi, e sorprendersi di fronte alle singolari coincidenze tra motivi e soggetti di culture lontanissime (un esempio tra i tanti: le storie del ragazzo scemo, tipo Giufà, sono in tutte le raccolte di fiabe). Vedranno i lettori, scorrendo i testi, che molte fiabe tradizionali sono giunte fino a noi annacquate e sbiadite, rese esangui dalle continue riduzioni, dalle censure, dagli adattamenti per una infanzia leziosa e sdolcinata oppure inamidata e conformista che è solo nella testa di moralisti e bacchettoni. Vedrà ancora il lettore che gli scrittori per l’infanzia non per forza devono essere morbidi giullari dei buoni sentimenti. E, per esempio, Andersen non è il consolatorio e tenero omino delle fiabe che molti pensano visto che le sue storie, anche quelle più note della Piccola fiammiferaia o del Soldatino di stagno, hanno risvolti decisamente inquietanti.

    I genitori e gli insegnanti sapranno certamente impiegare utilmente questi libri di fiabe. Sanno bene che il rapporto che grazie alle storie fantastiche, si stabilisce tra adulto e bambino ha qualcosa di immediatamente magico. Sarà quel c’era una volta… che introduce la fiaba; sarà la vicinanza fisica di due persone grande e piccolo che rassicura; sarà il contenuto del racconto. Si dà il fatto che si istituisce una sorta di alleanza, di complicità: allora ci si addentra nei territori del fantastico con cuore gonfio, pronti a viaggiare nella realtà degli incantesimi dove è possibile ogni libertà. Da questo punto in poi il bambino diventa protagonista di una esperienza che lo fa crescere. Si pone al centro dell’avventura e quel che accade lo riferisce a sé. Se il bambino ascolta la fiaba russa che narra le imprese del coraggioso eroe Ilja di Murom diventa lui stesso Ilja, è lui stesso che si arma e parte in groppa al suo valoroso destriero, è lui stesso che lotta, supera ogni ostacolo, conquista la città di Kiev.

    "Il tutto è possibile della fiaba - concludeva Rodari su questo tema - ci si rivela profondamente educativo. Esso mette in movimento una facoltà indispensabile allo sviluppo morale e intellettuale non solo del bambino, ma dell’uomo completo: l’immaginazione. Nella fiaba il bambino contempla le strutture della propria immaginazione: di più, con l’aiuto della fiaba se le fabbrica egli stesso (…). La fiaba parla al bambino creatore. Lo aiuta a costruirsi una mente aperta. Da sola non basta certo a un’educazione moderna. Ma privare il bambino della fiaba si risolverebbe, secondo noi, in un suo netto impoverimento e inaridimento".

    E per concludere, torniamo al nostro Pat Diver. C’è chi pensa che le storie come la sua siano cose che accadono soltanto nella fiaba? Sbaglia. Succedono anche nella realtà. A non amare le fiabe e le cose simili alle fiabe (le filastrocche, le tiritere, le contine, insomma tutta quella roba da bambini) si rischia di apparire come il giovane letterato ricevuto in visita dal poeta inglese Wystan Hugh Auden. Sentite com’è andata. Un aspirante poeta chiede al celebre poeta un parere su certi versi che ha messo insieme e di cui va fiero. Con modi gentili Auden domanda, com'è sua consuetudine, al giovane interlocutore se ami le filastrocche, le cantilene… sì, proprio quella roba da bambini. Al sussiegoso e supponente diniego dell’ancora inesperto e troppo giovane verseggiatore, il grande poeta replica con un duro invito ad allontanarsi, perché - alla maniera dei due vecchi della storia di Pat Diver - in questa casa entra solo chi ha il gusto delle filastrocche. Le filastrocche come le fiabe. Appartengono le une e le altre all’area dell’utopia e magari ci fanno guardare il mondo alla rovescia. Per vederlo anche meglio e in modo inedito. Per cambiarlo, forse».

    C’era una volta… e forse c’è ancora

    Carmine De Luca anticipa, così, su l’Unità del 22 giugno 1996, la pubblicazione di alcuni volumi di fiabe: una raccolta curata proprio da Carmine per i lettori del giornale. Su l’Unità 2, in prima pagina, un bel disegno di Emanuele Luzzati e un titolo significativo e accattivante: "C’era una volta… è ancora attuale la fiaba? Rispondono autori ed editori".

    Il servizio, che occupa tutta la pagina 3 (Cultura & Società) del giornale, è firmato da Carmine De Luca e si avvale di brevi, ma interessanti pareri dell’editore Matteo Faglia, del docente di letteratura italiana contemporanea, Pino Boero, di Marcello Argilli, autore per l’infanzia, di Chiara Rapaccini, autrice e illustratrice, e di Beatrice Solinas Donghi, altra scrittrice per l’infanzia. Il testo di Carmine, che ho ritenuto opportuno riproporre quale apertura per questo lavoro, ha un titolo emblematico: Figli delle fiabe.

    Il mondo fantastico non ha limiti di età, titola Bianca Pitzorno un suo intervento che appare sullo stesso numero. L’autrice si sofferma su alcune tematiche che riguardano lo scrittore che normalmente si occupa di narrativa per bambini.

    «Un pregiudizio molto diffuso vuole che ogni storia raccontata a voce o per iscritto ai bambini sia per ciò stesso una fiaba. Secondo lo stesso pregiudizio qualsiasi scrittore per bambini viene considerato unicamente ed esclusivamente scrittore di fiabe di qualunque genere siano i testi che scrive». Così non è, tiene a precisare l’autrice. Altro concetto, che è motivo di riflessione, è la differenza che passa tra fiaba e favola. Esse non sono la stessa cosa anche se non poche volte sono considerate sinonimi. La bellezza delle fiabe tradizionali, sostiene in conclusione Bianca Pitzorno, nasce dal fatto che non sono state programmate, controllate, pianificate, che, il più delle volte, non hanno un autore, ma appartengono al patrimonio collettivo di un popolo.

    «Di bocca in bocca, di uditorio in uditorio, ciò ch’era inutile e contingente si è perduto e, per decantazione, come in un’acquavite distillata e conservata a lungo, è rimasto solo l’essenziale. I suoi personaggi, i nodi delle vicende, sono diventati archetipi della condizione umana. Per questo è difficilissimo per un unico autore, e specie per un autore moderno, che non ha il tempo della

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