Antonio Sturla: Pioniere del cinema italiano
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Anteprima del libro
Antonio Sturla - Paolo Micalizzi
DIGITALI
Intro
A cinquant’anni dalla sua scomparsa, questo libro omaggia Antonio Sturla, uno dei pionieri del cinema italiano, che ha iniziato la sua attività di operatore cinematografico nei primi anni della nascita del cinema, peraltro anni in cui quella figura professionale coincideva spesso con quella di regista. Antonio Sturla è stato direttore della fotografia in oltre un centinaio di documentari: perno di una produzione cinematografica che ha anche favorito la formazione di alcuni registi, distintisi poi nel cinema e nella televisione, fra i quali Florestano Vancini, Damiano Damiani, Adolfo Baruffi, Renzo Ragazzi, Fabio Pittorru e, sebbene non regista ma creatore degli effetti speciali, il tre premi Oscar
Carlo Rambaldi.
Prefazione
A cinquant’anni dalla sua scomparsa, questo libro omaggia Antonio Sturla, uno dei pionieri del cinema italiano, che ha iniziato la sua attività di operatore cinematografico nei primi anni della nascita del cinema, peraltro anni in cui quella figura professionale coincideva spesso con quella di regista.
Vi si documenta il suo lavoro sin dagli anni ’10, in cui diede inizio a un cinema di marca ferrarese con una comica finale
e con il lungometraggio Il baratro; poi la sua attività di testimone di avvenimenti durante la prima e la seconda guerra mondiale; di cinereporter in giro per il mondo per l’Istituto LUCE e successivamente per altri cinegiornali; ma anche di eventi a Ferrara, soprattutto dagli anni ’20 ai ’40, di particolare importanza storica.
Antonio Sturla è stato direttore della fotografia in oltre un centinaio di documentari: perno di una produzione cinematografica che ha anche favorito la formazione di alcuni registi, distintisi poi nel cinema e nella televisione, fra i quali Florestano Vancini, Damiano Damiani, Adolfo Baruffi, Renzo Ragazzi, Fabio Pittorru e, sebbene non regista ma creatore di effetti speciali, il tre premi Oscar
Carlo Rambaldi, che, in ogni occasione, ha sempre mostrato affetto e gratitudine per il suo mentore
.
E anche il grande regista Michelangelo Antonioni, prima di esordire come regista, guardava con interesse all’attività di Antonio Sturla.
Paolo Sturla Avogadri
TESTIMONIANZE DI CINEASTI
Carlo Rambaldi
Quando in via Ragno a Ferrara facevo i primi esperimenti di animazione con elementi meccanici chiamai il Cav. Antonio Sturla per fare delle riprese cinematografiche. Volevo analizzare in proiezione i miei esperimenti e in particolare le camminate di bipedi, quadrupedi.
Con le riprese da lui effettuate potei successivamente analizzare in proiezione la morbidezza dei movimenti. Un giorno venne nel mio laboratorio
e mi propose di fare un documentario alle foci del Po, rivelandomi che in quelle zone da maggio a giugno lo storione risale le foci per depositare le uova e che i pescatori depositavano le reti da 100 metri per catturarlo prima che le depositasse. Mi suggeriva di farlo insieme proprio sulla pesca dello storione. Facemmo un sopralluogo a Pila, poi scrissi immediatamente un soggetto e andammo a Roma a proporlo alla Documento Film. Durante il viaggio lui mi suggerì di dire, se richiesto, che avevo già fatto altri documentari.
Quando mi sedetti di fronte al produttore Jannotta, la sua prima domanda fu: «Rambaldi, quali altri documentari ha realizzato?». Io feci un ragionamento rapido e decisi che era meglio dire che era il mio primo lavoro, altrimenti avrei dovuto elencare dei titoli di opere inesistenti e il produttore avrebbe potuto capire che lo volevamo imbrogliare. Risposi quindi che era il mio primo lavoro, al che Sturla diventò bianco come un cencio, ma aggiunsi subito: «Guardi però come l’ho preparato». Feci quindi vedere lo story board del soggetto: un disegno per ogni inquadratura. Il produttore fu molto soddisfatto e ci diede 800.000 lire, il budget minimo per i documentari che erano destinati ad essere bocciati. E Pescatori di storioni, questo il titolo, nelle intenzioni del produttore doveva fare parte di un suo pacchetto in cui ce n’erano alcuni da bocciare e altri da avere il premio governativo. Era il gioco che allora facevano i produttori.
Tornammo quindi a Pila e