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Redde Rationem
Redde Rationem
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E-book388 pagine4 ore

Redde Rationem

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Info su questo ebook

Gìa Fort Shoping, per gli amici Jey, non è ancora riuscito a metabolizzare gli avvenimenti di Manatthan, segnati da una lunga scia di sangue; e tanto meno i momenti di trance durante i quali ha recuperato la memoria di presunte vite precedenti. A nulla vale affogarsi nel suo amato rum. Lasciata New York e sospesa momentaneamente la sua attività di cartoonist per una importante rivista americana, si è sistemato a Parigi a caccia di segni e conferme del suo passato. Quello rivelatogli da due medium nel corso di alcune sedute regressive. A Parigi ha fissato il suo ‘quartier generale’ nel Quartiere Latino in un bistrò gestito da Brigit sua attuale compagna. Mentre sta laorando al Museo del Louvre, lo raggiunge la bella Heleonor, i rapporti tra i due non sono più quelli di una volta, che lo informa di ricevere angoscianti messaggi sul cellulare. Sono gli stessi che riceve anche lui. Le loro giornate ora sono sconvolte da vicende che si ripropongono con pari violenza: vecchie conoscenze, superdotate con poteri di mutante, psichiatri che fanno capo al Campidoglio americano, scienziati dell’area 51... E ancora delitti.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2018
ISBN9788828330967
Redde Rationem

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    Anteprima del libro

    Redde Rationem - Gìa Fort Shoping

    Gìa Fort Shoping

    Redde Rationem

    REDDE RATIONEM

    Gìa Fort Shoping

    ROMANZO

    UUID:

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Ringraziamenti

    A Giusy, il mio ormai insostituibile Editor che con paziente professionalità continua a mettere una pezza alle mie distrazioni

    A Claudia Panunzio, Alberto Forni e Alessandra Bigoni che con professionalità, e tanta pazienza, mi assistono nella pubblicazione e diffusione dei miei romanzi

    Ad Alessandro Colella per le sue efficaci, gradite copertine

    A quelli di Trwik che mi forniscono dotta assistenza quando gliela chiedo

    A chi, per assenza di ritorni o miopia, evita di esplorare potenziali fertili terreni

    A tanti altri i cui nomi ora mi sfuggono. Mi verranno in mente per il prossimo.

    giafort@yahoo.it

    Indice dei contenuti

    Ringraziamenti

    LEGENDA

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    LIV

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    APPENDICE al Capitolo 31

    Di Gìa Fort Shoping della trilogia: Jey e Heleonor:

    QUELLA STRANA MORTE in via di Santa Dorotea (2015)

    Sinopsi

    Lui, Gìa Fort Shoping, per gli amici Jey, è uno scrittore-giornalista, disegnatore di comic books, un po’ sfigato, un po’ scettico e impudente, dedito più al rum che alla scrittura ma sempre alla ricerca di uno scoop. Lei, Heleonor, fisico sensuale, splendide gambe lunghe e affusolate e una seducente chioma rosso Tiziano è una restauratrice che lavora con contratto a termine in una importante galleria d’Arte Antica di Roma. Heleonor durante un intervento conservativo sul famoso ritratto della Fornarina opera di Raffaello, intravede sullo sfondo della tela leggerissimi tratti di un viso che le pare di avere già visto su un cartone conservato negli archivi del British Museum. In quel cartone la mano sembrava di Raffaello. Ma, aspetto inquietante, quel cartone portava la data del 1756! Vale a dire 216 anni dopo la sua morte. Heleonor vuole rintracciare il cartone per chiarire questa assurdità e coinvolge Jey in una difficile se non irrazionale ricerca che li porta prima a Londra e poi a Edimburgo dove resteranno coinvolti in due delitti.

    Un viaggio suggestivo tra medium capaci di provocare e gestire regressioni ipnotiche… fenomeni paranormali… reincarnazioni…

    E alla fine una scioccante rivelazione...

    PRIMA DI ESSERE CÒSA (2016)

    Sinopsi

    Jey e Heleonor si reincontrano a distanza di alcuni anni dalla sconvolgente vicenda che ha segnato le loro esistenze (v. ‘QUELLA STRANA MORTE in via di Santa Dorotea’). È ancora una volta la esuberante e imprudente Heleonor a mettere in moto una serie di eventi che coinvolgono Jey distogliendolo dalla sua abituale indolenza. Alla caccia di una antica cista, reperto archeologico rubato a un ricco collezionista romano, battono le strade di Manhattan lasciando dietro di loro, involontariamente, una scia di delitti. Poliziotti del NYPD, falsi agenti che operano sotto copertura, donne dal fascino assassino avvolte nel mistero, psichiatri che studiano ibridi, strane Agenzie e Agenti che fanno capo al Congresso Americano…

    A un certo punto il recupero della cista è diventato un fatto di secondaria importanza. Ben altri tragici contesti disegnano il percorso di Jey e Heleonor.

    A tutti i miei affezionati lettori

    gfs

    LEGENDA

    ト (Runa: Laguz)

    Il dottor Tyler sta inducendo l’ipnosi regressiva in Jey.

    Le Rune sono lettere di alfabeto nato nei primi secoli dopo Cristo.

    Laguz è la Runa della sensibilità, della telepatia, della chiaroveggenza.

    (La spirale si muove dall’esterno verso l’interno)

    Jey entra in uno stato di regressione mentale nel tempo, per rivivere situazioni di una vita precedente con una percezione, sensoriale ed emozionale, diretta.

    I Capitoli in cui Jey le rivive sono contraddistinti da numerazione romana.

    (La spirale si muove dall’interno verso l’esterno)

    Jey esce dallo stato di regressione mentale nel tempo, rientra in sé stesso ritornando quindi alla realtà del momento che vive.

    *

    In Corsivo:

    i momenti in cui Jey ed Heleonor comunicano fra di loro telepaticamente;

    le riflessioni e improvvise visioni paranormali di Jey.

    Coincidenze misteriose marchiano il tempo

    perché gli antichi drammi

    lasciano sempre lunghe ombre.

    E seminano per i nuovi…

    Esistere tra contraddizioni, incoerenze,

    inconciliabilità.

    E carte truccate.

    Passano gli anni, i decenni, i secoli

    e quelle carte

    seminano nel tuo patrimonio ancestrale.

    Una componente del tuo dna.

    (Gìa Fort Shoping)

    1

    «Morning Jey.»

    «Bonjour Bibì, comment ça va?»

    «Très bien. Tu?»

    «Così così… nottata in bianco…»

    «Carenza di Brigit?»

    «Pensieri.» Risposta evasiva, poco carina. Me ne rendo conto.

    «Dove sei scomparso per due giorni?»

    Non ho voglia di rispondere. Cavoli miei. Lei, che ormai mi conosce bene, svicola subito.

    «Ti porto i croissant e la cioccolata.»

    «No, stamane vorrei delle fette di baguette con burro salato e tanto caffè.»

    «Luna storta…?» Ci riprova? Non le do corda, non sono dell’umore giusto. «E il bicchiere di rum, non fingere sempre di dimenticartelo.»

    «Non so come finirai con tutto questo rum. Fortuna che non fumi perché un giorno o l’altro, mentre ti accendi la pipa, potremmo saltare tutti in aria.»

    «Cosa sarebbe questa novità? Bibì battutista già di mattina presto?»

    «Non chiamarmi Bibì!» Mi aggredisce indispettita. «Il mio nome è Brigit! Brigit! Brigit! Te lo vuoi ficcare in testa mio caro miel-enéchéance 1 ?

    Mi piace quando si impenna, diventa ancora più stuzzicante. Come ce ne fosse bisogno!

    Bibì, per me cocciutamente Bibì checché ne dica lei, è una splendida ragazza quasi sosia dell’omonima fatalona che negli anni cinquanta ha sconvolto le fantasie maschili.

    Aspetto positivo, almeno per i miei gusti: non è eccessivamente dotata come lei; il suo corpo è snello e sinuoso, impreziosito da un appeal sottile e da quell’innafferrabile allure da parigina doc.

    Sin dal primo incontro siamo entrati in uno stato di simbiosi… ‘mutualistica’, intendo dire: gradita a entrambi. E con il primo caffè che mi ha servito, una vera schifezza, ho avvertito un senso di appagamento a sentirmela vicina. Il coup de foudre, come dicono a Parigi, quando senza ragione alcuna, volontariamente o no, ma penso più sì che no, mi ha sfiorato la mano. In quel momento ho sentito vibrare le mie fibre afferenti come le corde di uno Stradivari.

    Ho beccato l’Anima Gemella mi son detto. Ma con un distinguo dettato da residui tossici che devo ancora smaltire, quindi: ‘Anima Gemella’ come sono ‘gemelli’ i polsini della camicia che si reincontrano sul comodino da notte a tempo debito.

    L’ho scoperta in questo bistrò tra Boul’ Mich’ 2 e Boul’ Saint-Germain. Un bistrò piccolo e gradevole che ho eletto immediatamente a mio campo base e pensatoio.

    Mi ci sono incagliato sulla scia dei romanzi di Léo Malet, quelli sugli arrondissement di Parigi che vedono protagonista l’investigatore privato Nestor Burma.

    Nulla di strano se Léo si fosse fermato proprio in questo buchetto per elaborare le sue storie. Immaginarlo, ha dato una scossa al mio estro creativo che tutt’ora vaga nell’indecisione di una scelta definitiva. Un futuro ancora da inventare.

    Infatti, mentre rassegnato sto aspettando l’arrivo delle nuvole che prima o poi, inevitabilmente, si presenteranno puntualissime sul mio palcoscenico, mi barcameno tra le ricerche nel campo dell’arte figurativa e la narrativa. Con qualche incursione in campo musicale. Evidentemente la mia ereditarietà genetica ha subito nel tempo imprevedibili effetti confusionali dei miei geni modificatori. Comunque sembra prevalere una certa predisposizione alla creatività. Prima o poi dovrò fare la mia scelta.

    Mentre raggiungo il ‘mio’ tavolo nello sprofondo del locale, lontano dall’ingresso, vicino alla finestra che dà su una strada (putroppo) molto battuta, noto che stamane il bistrò è ancora semivuoto.

    Praticamente, di questo tavolo, me ne sono impossessato dal primo giorno che sono entrato e Bibì me lo tiene sempre libero. Ci passo ore e ore mettendo in ordine i miei appunti, inseguendo e raccogliendo i miei pensieri, naufragando nelle mie astrazioni. E ciò, nonostante la marea di invadenti che, con insensibile perseveranza, provano a bucare la mia armatura. Mi sforzo di non subirne la bagarre più di tanto.

    Altro punto a favore di questo bistrò: la vicinanza al monolocale che ho affittato in Rue de la Parcheminerie, in pieno Quartiere Latino.

    Adoro quest’angolo di Parigi che il barone Haussmann non è riuscito a domare. Quel misto di arte, creatività e commercio multietnico; le piazzette e i vicoletti strettissimi su cui si aprono negozi che sfornano dalla mattina alla sera souvlaki, kebab, couscous. Un ambiente pieno di vitalità, contraltare alla mia atavica latente misantropia.

    «Il gran sultano e mio signore Shahriyar è servito.»

    «Stamane hai voglia di stuzzicarmi cara Shahrazad, ma io non sono dell’umore giusto.»

    «Hai fallito nel tentativo di agganciare qualche mademoiselle?»

    «Smettila, te l’ho detto, non è giornata. E poi lo sai bene che non sono quel tipo di uomo.»

    Bibì si interrompe subito. Ha capito che sono preda dei miei momenti di inquietudine, quella mia particolare inquietudine spesso senza ragione ma altre volte avvisaglia di guai.

    «Scusami.» E resta in piedi a guardarmi. Poi, con un finto atteggiamento distaccato e vago, aggiunge: «Dimenticavo, ieri è passata una persona che ha domandato di te. Voleva sapere quando trovarti.»

    «Chi era?» Sono immediatamente in allarme. Ecco, i miei presentimenti prendono corpo. Sentivo che c’era aria di pioggia…

    «Non lo so. Ho pensato a qualche tua vecchia fiamma sedotta e abbandonata, col cuore infranto, che ora viene per metterti di fronte alle tue responsabilità.»

    «Smettila di dire sciocchezze! Tu vedi troppe telenovela e leggi troppi feuilleton. Dimmi piuttosto qualcosa di lei.» So già cosa aspettarmi.

    «Molto bella, con una splendida chioma rosso fuoco, un fisico…» ci pensa un attimo «…notevole nonostante qualche annetto che l’appesantisce. Non la temo come concorrente.»

    «Basta, ho capito.»

    Non ha gradito che io l’abbia interrotta così bruscamente e ora, con atteggiamento leggermente sostenuto, mi chiede: «Programmi per oggi?»

    «Devo fare delle ricerche.» Resto generico. Non so neanch’io che cavolo combinerò.

    «Se si rifà viva?» Insiste. Scrollo le spalle. Non desiste.

    «Cosa devo dirle?» Rispondo senza pensarci sopra più di tanto: «Nulla.»

    «Nulla? Stai scappando?»

    «Non sto scappando. Semplicemente non c’è alcun bisogno che tu le dica qualcosa. Lei mi rintraccia sempre. Sempre, ovunque e comunque.» Mi fissa sconcertata.

    Sono arrivate le prime nuvole. Il temporale non tarderà a scatenarsi con tuoni fulmini e saette.

    [1] Miele scaduto

    [2] Boul' Mich, abbreviazione di Boulevard Saint-Michel, uno dei due boulevards principali, assieme a Boulevard Saint-Germain, del quartiere latino.

    2

    «Ti ho beccato.»

    Non mi giro neppure, tanto sapevo che mi sarebbe piombata addosso di soppiatto come una pantera. Resto fisso sul quadro.

    Predatrice silenziosa, si è avvicinata a me con passo felpato, scivolando leggera sul pavimento levigato e… mi ha abbrancato. Ma non mi ha preso di sorpresa, ero già sull’avviso. Sapevo che stava per piovere.

    «Conoscendo la tua innata pigrizia, mi sorprende che tu venga fin qui per… cosa stai facendo?»

    Non ci vediamo da almeno due anni ma il dialogo parte come se ci fossimo lasciati ieri. Ieri notte.

    «Nulla di particolare,» rispondo guardingo «osservo, rifletto, mi faccio domande, cerco… A proposito, come hai fatto a rintracciarmi?»

    «Domanda sciocca, proprio tu me lo chiedi? Aspetti una risposta?»

    «Domanda sciocca hai ragione. Difficile che tu non trovassi il tuo impala.»

    Restiamo in silenzio per un po’ di tempo. Io tengo gli occhi ostinatamente fissi sul quadro. Da lei emana, l’avverto d’istinto, l’ancestrale magnetismo della femmina usa a dominare.

    Mi giro finalmente per guardarla. Sempre notevole. Ah! Non ci fossero stati quegli avvenimenti! Forse…

    «Di quelle femmine nude come mamma le ha fatte,» mi dice riferendosi al quadro che sto esaminando 1 «so cosa ti intriga. Te lo dico?»

    «Non mi interessa. Pensa quello che vuoi.» Perché darle soddisfazione?

    «Le due in primo piano,» continua imperterrita «caro il mio vecchietto dalla scarsa chioma disordinata e senza barba, affetto da satirìasi.» Non rispondo. Resto immerso nel dipinto.

    «Una volta ti affascinavano i corpi possenti e voluttuosi,» insiste pervicace «le veneri floride e formose, irraggiungibili… simili a dee. Ora ho visto che preferisci le silfidi, le groupie alla Penny Lane. Comunque sempre ben dotate.» Fa una breve pausa e poi con falsa indifferenza: «Ho conosciuto la tua squinzia.»

    Prima freccetta sul bersaglio. Sorvolo sulla ‘squinzia’. L’ha incrociata solo per poco ma ha intuito subito che tra me e Brigit dev’esserci una storia e questo le rode. Non mi lascio prendere nella rete. Resto sul contesto.

    «Non ti sembra che rappresentino una dichiarata ricerca della bellezza?» Replico dopo qualche attimo ma sempre concentrato sul quadro.

    «Io direi invece che ti stregano perché, in fondo in fondo, ti richiamano alla mente lo stile rinascimentale. Una rappresentazione idilliaca che ti ha sempre affascinato.»

    «La mia infatti è una ricerca della bellezza nell’ottica dell’evoluzione che ha avuto da quei tempi.»

    Restiamo nuovamente in silenzio. Lei non ha mai gradito lunghi silenzi ma io non me ne faccio un cruccio e continuo con le mie riflessioni.

    «… c’è qualcosa che mi riporta a un altro dipinto…»

    «Il Trionfo di Galatea.» È immediata la replica di Heleonor. «Tutti sanno che Renoir aveva una grande ammirazione per Raffaello.»

    «Reciproca.»

    Mi è sfuggita di bocca.

    Resta sorpresa per la mia dichiarazione così esplicita ma poi, come agganciandosi al mio vagare nel passato, ci si cala dentro mormorando: «…un impressionista che, in prossimità del traguardo finale, vive il suo Rinascimento.»

    Resta pensosa, concentrata sul quadro o chissà su cos’altro. Infine, ritornando a me, con rinnovato vigore: «Sono d’accordo con te, è un quadro meraviglioso.»

    Ci risiamo, ci sto annaspando dentro…

    … rieccomi, dopo un lungo intervallo, dentro la bolla grigiastra in cui rivivo situazioni del passato… e mi avvolge per secondi, minuti, ore…non so valutare il tempo. Una maledetta bolla grigiastra che mi perseguita da quando ho vissuto le scioccanti esperienze in Trastevere con Matilde e in Scozia con Becky, le due medium che mi hanno accompagnato in un percorso di dolorosa regressione. La respingo, non devo farmi condizionare... 2

    Riprendo decisamente in mano il mio presente: «Perché mi sei venuta a cercare?»

    «Nessuna ragione particolare, così, sono a Parigi e ho sentito il desiderio di incontrarti.»

    «Ma come facevi a sapere che sono a Parigi?»

    «Ci risiamo con le domande stupide?»

    «Hai ragione,» ribatto toccato nel vivo «ma com’è che io, al contrario, non so mai dove tu stia vivendo le tue giornate?»

    «Perché tu sei pervicacemente impegnato a cancellarmi dai tuoi pensieri, dalla tua mente. Sei un omino, piccino piccino, che serba un ostinato rancore e non vuole adattarsi a vivere il quotidiano come gli si presenta davanti. Non vuoi dare un colpo di spugna al passato.»

    «Ho capito, sei venuta per risciacquarmi il cervello.»

    «No vecchio testone, solo per incontrarti e fare due chiacchere.»

    «Faccio finta di crederti.»

    Mi osserva sorniona, cerca una risposta che non trova. Decide di tagliar corto cambiando approccio.

    «Che ne diresti di infilarci in qualche buco dove servono roba mangiabile? Ci prendiamo qualcosa e intanto chiacchieriamo.»

    «D’accordo, ormai mi hai deconcentrato e non concludo più nulla. Spero di non restare intrappolato in qualcuna delle tue dissennate elucubrazioni.»

    «Cielo che uomo prevenuto! Più passa il tempo e più diventi diffidente. Chissà come ti ridurrai fra qualche anno.»

    «Vedi Heleonor, sei tu che mi hai reso cauto e circospetto, tu con le vicende in cui mi hai coinvolto, con…»

    «Basta, basta fermati! Lasciamo perdere il passato. Andiamo a mangiare qualcosa da vecchi buoni amici e lasciamo per un po’ di tempo le tue Baigneuses agli altri ammiratori.»

    Non posso svicolare e, in fondo in fondo, sono ansioso di conoscere il vero scopo della visita.

    «Fermiamoci però al ristorante del museo perché non ho voglia di andare in giro.»

    «Ogni tuo desiderio è un ordine.»

    [1] Pierre-Auguste Renoir: Les baigneuses – Musèe d’Orsay

    [2] Vedi il Primo Romanzo della trilogia ‘Jey ed Heleonor: QUELLA STRANA MORTE in Via di Santa Dorotea.

    3

    Mi sistemo con le spalle alla vetrata cercando che i raggi del sole le illuminino il viso. Voglio osservarla bene per valutare se il tempo stia lasciando tracce sulla sua bellezza.

    No, è bella come una volta, forse ancora di più.

    …rivedo quella bellezza che un giorno lontano mi ero imposto di consegnare al mondo…

    I capelli che porta sciolti, mi ricordano ancor oggi, così come il primo giorno che l’ho incontrata alla Galleria Borghese, la Flora del Tiziano, quella splendida rossa celebrata anche dalle Poste Italiane con un francobollo da 150 lire, 150 miserabili lire!, pensai allora.

    Facile annegare nei suoi occhi verde giada.

    Slanciata, morbida, sensuale. I giorni in cui, puntigliosamente, si nascondeva dentro l'enorme gonna fuori misura, sono ormai lontanissimi. Allora era tutta da scoprire.

    Il tempo l’ha arricchita delle sfumature di cui gode chi ha raggiunto, col trascorrere degli anni, la completezza del proprio essere.

    Io, invece, giorno dopo giorno, m’impolvero sempre più e non riesco a rianimare la mia faccia da Pierrot. Dovrò decidermi, prima o poi, a rimuovere questa maschera, risciacquarmi il viso per poi stenderlo ad asciugare al vento, sulla corda del balcone di una qualsiasi stamberga che nel frattempo avrò eletto a mio rifugio.

    «Bellissimo questo salone,» osserva Heleonor, «ma non è uno spreco utilizzarlo come ristorante?»

    «Sarà anche uno spreco ma a me non dispiace masticare qualcosa in un ambiente che mi ricorda vagamente Versailles. Mi piacciono gli affreschi del soffitto, i lampadari scintillanti e le grandi vetrate. Oltretutto, almeno per me, è comodo: poche rampe di scale e ci sono.»

    «Sotto questo aspetto, conoscendo la tua innata pigrizia, puoi anche dire ottimo.»

    «Se mi dici così, arricchisco il tuo zainetto dove conservi brandelli delle mie doti più biasimevoli: hanno un ottimo rum sapientemente invecchiato.»

    «L’avrei giurato. Non lo avessero avuto non ti saresti seduto qui.»

    Sul tavolo che ho scelto incombe la statua di una marmorea Venere appena uscita dal bagno.

    Lungo la Senna, che si scorge oltre il terrazzo piuttosto malridotto e certamente non all’altezza dello splendore interno, sta passando un Bateaux Mouches stracolmo di turisti.

    Un raggio di sole rimbalza sulla perla scaramazza che lei non sfila mai dal collo, neppure per fare la doccia o andare a dormire. La sua vista mi confonde per un attimo. Quella perla… A Manhattan, per poco non mi metteva fuori gioco. O forse mi ha salvato la vita. Va a sapere…

    «Cosa stai combinando di bello?» Nuovamente sull’obiettivo. «Stai lavorando a qualcosa?»

    «Nulla di speciale.» Navigo di bolina, con prudenza. Lei è imprevedibile. Insiste.

    «Hai iniziato a dipingere? Ti riusciva benino… O sei rimasto a fare il cartoonist o qualcos’altro che non ho mai capito bene cosa fosse.»

    Perfida la mia Heleonor. Non vuole darlo a vedere ma qualcosa le rode dentro. Anche a lei.

    Non rispondo, non voglio incoraggiarla sul percorso che certamente si è ripromessa di battere. Mollo la ‘venerona’ su cui mi ero fissato e le do una sbirciata sorridendo. So che la irrita.

    «Con la sciacquetta del bistrò da quanto ci vai a letto?»

    Seconda freccia a bersaglio. Reagisco blandamente.

    «Non credi di essere indiscreta? Che importa a te se ci vado a letto? Comunque non è una sciacquetta e neppure una squinzia, come l’hai già definita. È una splendida ragazza, tranquilla, serena, ricca di sani principi.»

    «Gne gne gne quante doti possiede la tua fiamma.»

    È il momento mio di portare l’affondo: «Mi è molto affezionata e anch’io penso di nutrire dei sentimenti nei suoi confronti.»

    Per qualche secondo il suo viso è un libro spalancato di sensazioni: meraviglia, incredulità, disorientamento. Gelosia. Una così esplicita dichiarazione, fatta da me che non sono incline a sbandierare i miei sentimenti, l’ha ferita. L’idea che io abbia trovato un’altra non la digerisce.

    «Tu piuttosto,» continuo imponendomi un tono indifferente «cosa stai combinando di bello?»

    Mi guarda ancora turbata. Pochi attimi e la sua innata grinta prende il sopravvento. Recupera l’inatteso svantaggio. «Anch’io ho conosciuto una splendida persona, ci siamo incontrati subito, una simbiosi fisica perfetta.» Mentre parla mi guarda diretta. Afferra che sono infastidito e si interrompe.

    Mi sono tradito purtroppo, ma voglio proprio vederlo un uomo accettare senza problemi il fatto che un suo precedente importante legame, venga sopraffatto da una nuova entrée.

    «Qualcosa di particolare come fra di noi a Edimburgo?» Balbetto io.

    «No.» Mi risponde addolcita. «Direi come molto molto tempo prima.» …Ritorno al passato…

    Lascio cadere subito. La conosco bene, mi intrappolerei in una tela di fili come quella che tessono i ragni trickster, abili nel plasmare secondo i loro desideri la realtà che li circonda. Immediato ritorno al presente.

    «Cosa vuoi ordinare?»

    Heleonr studia il menù con molta attenzione e poi decide per una fricassée de champignons, seguita da crème fouettée.

    «Sempre ondeggiante tra il vegetariano e il vegano ma anche ostinata peccatrice golosa. Un tempo la panna montata non l’avresti chiesta.»

    «Cosa vuoi che ti dica, si invecchia e si cercano soddisfazioni in altri campi.»

    Allude? Passiamo oltre. Io opto per un sandwich farcito con quello che decide lo chef.

    «Cosa bevi?»

    «Vedo che tengono un tè dello Sri Lanka Saint James. Prenderò quello. E tu, sono certa. ti prenderai del rum. Sbaglio?»

    «Hai vinto una bambolina. Ora raccontami, che ci fai a Parigi? Ma dammi una risposta sincera.»

    Temo la risposta.

    4

    «Sono venuta a Parigi per due precise ragioni.»

    «Innanzi tutto: come facevi a sapere che mi avresti trovato a Parigi?»

    «Ci risiamo! È la seconda o terza volta che me lo chiedi. Allora vuoi proprio far finta di niente. Come tutti gli uomini, ti rifiuti di affrontare la realtà. Il tuo percorso esistenziale è un libro aperto per me…» la sento che macina pensieri fastidiosi «…e non ancora concluso.»

    Svicolo.

    «Allora, questa prima ragione.»

    «Mi sono iscritta alla Sorbonne perché intendo prendere l’abilitazione HDR 1.»

    «Splendida decisione, i miei complimenti. Passiamo alla seconda.»

    Heleonor è ancorata ai suoi pensieri.

    «Coraggio,» insisto «non sarà mica così indecente la seconda ragione…»

    La seguo mentre continua a rivangare su cose passate, cose sulle quali sarebbe molto meglio mettere un macigno, come da tempo mi sforzo di fare.

    Anche lei continua a essere un libro aperto per me e ne è consapevole perché i nostri neuroni avvertono sempre le reciproche intrusioni. Ho la netta sensazione che, nonostante tutto, l’incompleta morte l'ha infiacchita…

    Chi l’avrebbe mai immaginato che da quel primo incontro in Galleria Borghese, sarebbe scaturito un mare di guai... 2

    Un attimo e lei, più volitiva di me, devia i miei pensieri trascinandoli in una forma di sfibrante analessi.

    Scollegarsi… scollegarsi… scollegarsi.

    «Coraggio Heleonor, la seconda ragione?»

    «Dovevo incontrati.» Il suo volto si è incupito. «Sto ricevendo sul mio cellulare messaggi inquietanti. Pochi segni grafici, sempre gli stessi, che sembrano celare un qualcosa di arcano.»

    «Ci voleva tanto dirlo? Li ricevo anch’io.»

    «Ah! E non me lo dicevi!» Resta un attimo in bilico tra la sfuriata e un atteggiamento più tranquillo. Decide per quest’ultimo che certamente le costa: «Cosa pensi di fare?»

    «Nulla, per ora nulla. Non saprei cosa fare. D’altronde la nostra vita è diventata sin dall’inizio un’avventura egemone del nostro esistere.»

    «Accetti dunque tutto con questa filosofia? Non cerchi di reagire? Sei diventato tutto d’un tratto remissivo?»

    «Vedi Heleonor, insieme abbiamo conosciuto i confini della morte e li abbiamo accettati, ora tutto per me si è ridotto a un set cinematografico. Provaci anche tu.»

    Mi guarda perplessa, mi legge, mi studia e poi, come sua congenita abitudine, esplode: «Provaci anche tu un cazzo! Ti sei rincoglionito improvvisamente?! Soffri di demenza senile precoce?! Io non ci sto proprio a stare ferma a farmi rosolare a fuoco lento aspettando che mi capiti qualche cataclisma tra capo e collo. Io…»

    «Calmati Heleonor! Calmati. Ci stanno guardando…» A un cameriere vicino, per poco non cade un vassoio pieno di bicchieri.

    «Ti assicuro che

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