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Wicked Diamonds - Il Potere
Wicked Diamonds - Il Potere
Wicked Diamonds - Il Potere
E-book481 pagine6 ore

Wicked Diamonds - Il Potere

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Info su questo ebook

Cleopatra McLoover, Iris Verdolini, Deborah Torrente, Cheryl Ravenbites e Chanel Troublebarry sono cinque potenti streghe che vivono in Contrada dei Tulipani, a Misteria. Dopo aver ipnotizzato Marzio affinché la lasciasse, Cleo inizia a comportarsi in maniera insolita. Nina assiste ad un fenomeno inspiegabile quanto terrificante, e allarmata per l'angosciante stato in cui si trova la Negromante, lo racconta ad Iris: la strega decide che è giunto il momento di avvisare Leandro. Nel frattempo, i Cacciatori di Streghe, sotto la guida degli Inquisitori, continuano ad uccidere streghe e infedeli. Il Comitato Nuova Inquisizione inizia a conquistare terreno, allarmando sia Cleo che le sue amiche. Con l'arrivo di Leandro, la situazione dovrebbe prendere una piega diversa, invece, le cose continuano a peggiorare, soprattutto per Cleo. Lo sciamano ha il terribile presentimento che una minaccia ben più grande del Comitato Nuova Inquisizione si sia attaccata al destino di Cleo: la stessa Oscurità che tre millenni prima condusse alla pazzia, e poi alla morte, sua sorella Hekana, la Prima Negromante…
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788831600484
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    Anteprima del libro

    Wicked Diamonds - Il Potere - Francesco Franzè

    Strega»

    Dedico questo romanzo

    A chi mi ha sostenuto quando ne ho avuto bisogno,

    A chi mi ha spronato a dare il meglio di me,

    A chi mi ha criticato pensando di farmi un torto o di disturbarmi,

    A chi ha provato a farmi perdere la speranza, anche se non ci è riuscito affatto.

    Dedico questo romanzo a Cleopatra McLoover, che ha occupato le mie giornate e i miei pensieri, regalando a tutti questa magnifica avventura.

    Dedico questo romanzo a te, Caro Lettore.

    Prologo

    -L’Inquisizione-

    Impegnata con la rifinitura dell’Hotel, dopo il precedente attacco da parte dei cacciatori, Cleopatra McLoover ha fatto il possibile per organizzarsi e tener d’occhio il Comitato Nuova Inquisizione.

    Purtroppo, mentre insieme a Marzio brindano all’inaugurazione dell’Hotel Diamond, nell’Eremo di Sant’Agostino il giovane mago Ivan Bisaccia è costretto a collaborare con gli inquisitori.

    Nel frattempo Deborah Torrente, devastata dal dolore per quanto è successo a suo marito, segue una pista alternativa, scoprendo molte, molte cose e forse, ottenendo parte della soluzione.

    Dopo la sfilata di beneficenza di Chanel, dopo l’ennesimo attacco da parte dei cacciatori di Misteria, le streghe di Contrada dei Tulipani hanno provveduto a reagire in maniera adeguata, realizzando che, ormai, quella non era una semplice battaglia, ma una vera e propria guerra.

    «Tutto ciò è incredibile!» sbottò Cleo, «Quando pensavi di dirmelo?»

    «Sì, lo so, scusa. Avrei dovuto dirtelo prima. Solo che Debbie mi ha fatto promettere di tenere la bocca chiusa. Guarda che io, tutta sta storia che lei s’era messa a fare l’investigatrice in lutto, l’ho saputa due giorni fa, all’inaugurazione. Casomai, avrebbe dovuto parlartene lei.» si difese Nina, cercando di sfuggire allo sguardo inquisitorio di Cleo.

    La strega alzò gli occhi al cielo e sospirò.

    «Ecco, ecco cosa voleva dirmi l’altra volta…»

    «Quindi lo sapevi già e mi hai usata come bambolina antistress? Mi hai urlato contro solo per scaricare i nervi?» chiese Nina, sorridendo.

    Cercava di sdrammatizzare, di fare battutine per rallegrare un po' Cleo.

    «Mi aveva accennato qualcosa, ma era stata piuttosto vaga. Mi ha detto di essersi allontanata per fare delle ricerche, e che a breve avrebbe condiviso con tutti noi i suoi risultati. Ecco cosa intendeva.» ricordò la strega, legandosi i lunghi capelli castani in un’alta coda di cavallo. «Vado da lei!»

    «No, no, no, no. Tu non vai da nessuna parte. Ha detto che sarebbe venuta lei o che avrebbe richiamato. Rimetti il tuo culo su quella sedia, subito!» Nina afferrò Cleo per il polso, «Andiamo, Cleo… le cose stanno andando così, così. Non è colpa tua o colpa sua, alcune cose sono successe e adesso dobbiamo farci i conti. Andare da Debbie proprio ora, non è una buona idea. Per niente.»

    «Neanche sequestrare un poliziotto e la sua ex-moglie vampira lo è. Debbie non reggerà a lungo, non è in grado di sopportare tutto ciò.»

    «Invece è in grado di sopportare questo e altro. È arrabbiata, Cleo, è arrabbiata. E la rabbia è in grado di farti fare cose incredibili, oltre ogni aspettativa. Lasciala fare, vedrai che quando avrà scoperto il necessario ci richiamerà e ci dirà tutto. Dobbiamo fidarci, Cleo. So che sembra strano che sia proprio io a dire ciò, ma secondo me lei ha bisogno di riscoprirsi, di ricostruire sé stessa partendo da ciò che le è stato portato via. Dovrà affrontare i suoi demoni, e per farlo dovrà far uscire la rabbia e l’odio che si porta dentro. Lasciala fare.»

    Cleo fece un passo indietro e si risedette. Sorrise.

    «Quand’è che hai imparato a dare dei consigli?»

    «Quando ho ricominciato a vivere, ho iniziato a pensare a dei consigli da dare, sai, insulti a parte. Quando mi è stata data la fiducia sono passata alla pratica, anche io ho dovuto ricostruire me stessa. Ci sono riuscita, in un certo senso.» Nina accese una sigaretta, «Anzi, se proprio devo dirla tutta, guardami, cazzo…Sono un capolavoro!»

    Antonio McGooblue scorse Cheryl scendere dalla macchina rossa fiammante di Chanel. Suo figlio, il piccolo Michele, aveva addosso uno zainetto con i personaggi dei cartoni animati stampati sopra.

    Avrebbe voluto raggiungerla e parlarle, doveva ancora darle le condoglianze.

        Uscì dal cancello di casa sua, e tornò indietro. No. Non poteva farlo. Quando era arrivato in città non era neanche passato a salutarla… come avrebbe reagito Cheryl, se si fosse presentato a casa sua proprio ora?

    Vide Chanel risalire in macchina e partire.

        Quando gli passò davanti, la donna suonò il clacson, a mo’ di saluto.

        Dopo qualche momento di esitazione, Antonio decise di raggiungere Chanel e di provare a parlare con lei. Chanel e Cheryl erano grandi amiche, di sicuro lei avrebbe saputo dargli qualche informazione o un consiglio.

        Chanel stava per entrare in casa, ma come un razzo, Antonio giunse proprio dietro di lei, un momento prima che aprisse la porta.

    «Finalmente ti sei fatto vivo. Buonasera.» disse la donna, voltandosi per guardare in faccia il raptoride.

    «Buonasera Chanel. Come stai?»

    «Potrei stare meglio, ma non mi lamento. C’è chi sta peggio di me.» Chanel fece un mezzo sorriso, «Tu come stai?»

    «Io sto bene, grazie. Ascolta, devo chiederti una cosa.» Antonio si grattò la nuca, guardando la donna con indecisione.

    «Cheryl avrebbe voluto parlarti. Onestamente, credo si aspettasse almeno un saluto. Non sei stato molto carino nel mollarla, e lei non è una che dimentica presto le cose, lo sai.» Chanel lanciò una brutta occhiata all’uomo.

    «Esattamente, ecco cosa volevo sapere.»

    Chanel alzò gli occhi al cielo e sospirò.

    «Senti, Antonio, so che non sono affari miei… Ma si può sapere che problemi hai? Prima le fai la corte, le mandi dei fiori e organizzi picnic romantici ogni due giorni. Poi sparisci e le lasci una lettera a casa di tua madre, poi le telefoni e fingi d’aver sbagliato numero. Torni in città per fare visita a tua madre, tutta la tua famiglia viene invitata ad una festa e c’è anche lei, tuo fratello fa di tutto per essere gentile mentre tu non ti degni neanche di chiederle come stanno andando le cose. Non l’hai neanche salutata, e sua madre è morta due giorni fa. È una mia impressione, o sei uno stronzo?»

    Antonio si morse il labbro, e cercò di non guardare Chanel negli occhi. Si sentiva già abbastanza in colpa, non gli servivano altri rimproveri da una strega malata di divismo.

    «Dovresti andare da lei. Se ci tieni ancora, parlale.»

    «Mi manderà via, o mi farà una predica peggiore della tua…»

    «Beh, la mia predica te la sei meritata. E ti meriti anche una predica da parte sua. L’hai ferita.» la strega fece una pausa, «Quando te ne sei andato, ha sofferto, ma non ne ha fatto un dramma. Adesso, invece, Cheryl è sopravvissuta all’ennesimo dramma… Se davvero tieni a lei, anche un pochino, ti conviene correre a casa sua e dirglielo. Non ti manderà via. Abbi un po' di fiducia.»

    Antonio si guardò intorno, indeciso.

    Sospirò. O andava bene o andava male, un tentativo doveva comunque provare a farlo.

    «Grazie, Chanel, per essere stata onesta con me.»

    «Giusto perché tu lo sappia, io ho fatto il tifo per te. Sapevo che saresti tornato da lei. Eravate felici, insieme. In città le cose non stanno andando bene, e sicuramente avremo tanto lavoro da fare. Ciò che è successo alla mia sfilata probabilmente accadrà ancora. Cheryl è una strega e tu sei un raptoride, finché i cacciatori saranno in città la vostra relazione sarà comunque un rischio. Spero siate abbastanza forti da resistere a tutto ciò, insieme.»

    «Lo spero anch’io.»

        Dopo aver lasciato Chanel, Antonio raggiunse la propria casa, e si sedette in veranda.

    «Ti ho visto parlare con Chanel.» disse sua madre, sbucando da dietro un enorme ortensia turchese.

    «Sì, abbiamo parlato un po'. Dovevo schiarirmi le idee.»

    «Tua sorella è andata via poco fa. Sapeva che saresti rimasto in città, ecco perché non ti ha aspettato.» la donna gli si sedette accanto, «Raffaele andrà via tra due giorni, e quando tornerà a trovarmi porterà Fannie, per presentarmela.»

    «Fannie è una bella ragazza, ed è simpatica, sono sicuro che ti piacerà.»

    «So di cosa avete parlato tu e Chanel.» tagliò corto Anna, guardando il figlio con aria interrogativa, «Cosa vuoi fare questa volta?»

    Antonio annuì, con aria riflessiva.

    «Questa volta farò la cosa giusta, mamma.»

        Si alzò, e come un razzo raggiunse la villetta di Cheryl.

    Suonò il campanello, e dopo qualche secondo, il cancello si aprì.

    Arrivato davanti al portone, stava per bussare ma la porta si spalancò: Cheryl gli rivolse un sorriso triste.

    «Ciao Cheryl…posso entrare?»

    «Potrei pretendere delle scuse, ma l’ultima persona da cui le ho pretese, è morta. Preferisco saltare questa fase e farti entrare.» Cheryl si mise di lato, invitando con la mano l’uomo ad entrare in casa.

      Si accomodarono in salotto, e si sedettero sul divano, l’uno accanto all’altra.

    «Mi dispiace per tua madre, Cheryl. Condoglianze.»

    «Preferisco non parlare di lei, purtroppo è stata un’altra vittima dei cacciatori. E se ci penso, non posso fare a meno di piangere e arrabbiarmi. Vorrei distruggere la città, smontarla pezzo per pezzo.» affermò la strega.

    «Avrei voluto fare lo stesso quando seppi cosa era successo a mio padre, e cosa sarebbe successo a me. Alla fine sono scappato, invece di affrontare il problema mi sono nascosto tra i boschi, rinunciando a tutto, a una vita normale, alla felicità… Ho rinunciato ad amarti. Vorrei rimediare, se me lo permetti. Non chiedo il tuo perdono, Cheryl. Ti sto chiedendo la possibilità di ricominciare.»

    Le prese la mano, e la strinse.

    Cheryl sorrise, «Prometti di restare per cena?»

    «Voglio cenare con te tutte le sere, finché vivrò.»

    Accompagnata da un bicchiere di Chardonnay fresco e dai dolcetti rimasti e conservati in frigo dall’inaugurazione, Cleo stava cercando di soffocare la delusione e i dispiaceri, seduta in poltrona, nella sua suite. Nina non le si era staccata di dosso, per tutto il giorno. Per sua fortuna, quella sera Iris aveva invitato la ragazza fantasma a cenare nella sua villetta di campagna, insieme a Cristian.

    Finalmente Cleo era sola, non aveva desiderato altro dal giorno in cui Marzio era scappato. Era a pezzi.

    Il suo telefono squillò.

    La strega balzò in piedi per vedere chi fosse: era proprio Marzio.

    Senza pensarci due volte, rispose.

    «Marzio?!»

    Ci fu un silenzio.

    «Marzio!?» ripeté.

    «Sì, ciao, Cleo… Vorrei parlarti. Dobbiamo chiarire alcune cose, perché io non dormo da quando ti ho vista morire, e non so davvero cosa pensare. Sei in camera tua?»

    «Sì, sono qui.»

    «Sono proprio sul marciapiede. Prima di rimettere piede nel tuo hotel voglio delle spiegazioni, e le voglio da te.»

    «Dammi il tempo di trovare le scarpe, scendo subito.»

        Cleo corse di sotto, lanciò un’occhiata al receptionist e uscì dall’hotel.

    Marzio era in piedi, fermo proprio oltre il cancello che divideva il parcheggio privato dalla strada comunale.

    Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si limitò a salutarlo restando a qualche metro da lui.

    «Grazie per avermi chiamata, ero preoccupata per te. Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere…» le parole le morirono in bocca.

    Marzio sorrise: era un sorriso carico di tristezza e dispiacere. Ma era anche un segno di comprensione.

    «Non ho paura di te, puoi avvicinarti, Cleo. Ti ho chiamata per fare il punto della situazione.» 

    «Quale situazione?» chiese la strega, avvicinandosi.

    «La nostra situazione. Io ti amo ancora, Cleo. Dopo tutto quello che è successo, nonostante abbia rischiato di morire due volte e tu abbia praticamente mentito su tutta la tua vita, io ti amo ancora, Cleo. Sono qui per sapere perché invece di dire la verità, hai preferito nascondermi tutto. La fiducia per me è importante.»

    Cleo si morse il labbro. I suoi occhi erano pieni di lacrime.

    «Volevo proteggerti, e tu non mi avresti creduta comunque. Anche io ti amo, ecco perché ho mentito. Cosa credi?»

    «Hai idea di quanto faccia male scoprire ciò? Vederti morire, vedere i tuoi vestiti coperti di sangue e le mie mani macchiarsi, è stata la cosa peggiore che mi sia mai capitata.» affermò Marzio, avvicinandosi a Cleo, e sfiorandole il viso con una mano. «Sono tornato per te. Perché ti amo. Quando sono scappato via, l’ho fatto perché ero terrorizzato e arrabbiato.»

    «Non t’avrei giudicato se avessi deciso di lasciarmi. La mia vita è complicata, ciò che hai visto quella sera…è niente in confronto a ciò che succederà in futuro. In questa città c’è una guerra visibile solo agli occhi di chi la vive.»

    «Sì, lo so, Debbie mi ha raccontato tutto.»

    «Allora t’avrà senz’altro detto quant’è difficile avere una relazione con qualcuno che inevitabilmente finirà nel mirino dei cacciatori, pur essendo innocente. Questa città è abitata da streghe, vampiri, licantropi e raptoridi…non hai idea di cosa si nasconda dietro le porte di questa città. Ed è giusto così, il tuo mondo deve essere fatto di lavori manuali, bollette da pagare e ragazze sexy che fanno colazione al bar. Combattere contro i cacciatori di streghe è un compito mio, e non voglio che tu finisca in pericolo per colpa mia.»

    «Sono nato e cresciuto qui, conosco tutte le leggende sui mostri e i posti stregati della città. La magia è parte del folklore locale, se tu me ne avessi parlato…»

    «Non sarebbe cambiato nulla, saresti finito in pericolo ugualmente, Marzio.» tagliò corto Cleo.

    «Forse sarebbe andata come dici tu, è vero. Ma avresti dovuto darmi la possibilità di scegliere cosa fare.»

    «Avresti scelto me, lo so. E saresti finito nei guai. Starmi accanto non è una buona idea, mi dispiace. Hai già sofferto abbastanza, solo che io ho usato la magia per rimediare.»

    «Sono finito nei guai per colpa tua, e sono sopravvissuto a tutte quelle mazzate per merito tuo. So che sei stata tu a guarirmi. So tutto, e voglio stare con te. Non m’importa se sei una strega o un’incantatrice malefica. Per me, tu sei Cleopatra McLoover, una ragazza incredibile.»

    Cleo annuì, ma non disse nulla. Stava per mettersi piangere, a stento tratteneva le lacrime.

    «Scusa se sono scappato. Voglio far parte della tua vita, Cleo. L’unica cosa che pretendo è la verità, sii sincera con me e non avremo più alcun problema.»

    Prima di rispondere, prima di aprire la bocca e dire a Marzio quanto lo amasse, Cleo pensò che forse, proprio com’era toccato a Debbie, anche per lei era giunto il momento di fare un piccolo sacrificio per tenere al sicuro l’uomo che amava.

    «So che i tuoi sentimenti sono veri, e credimi se ti dico che anche io ti amo… Ma non sono disposta a rischiare ancora di perderti, non voglio che un altro innocente muoia per mano dei cacciatori. E non voglio che tu mi veda morire tra le tue braccia, di nuovo. Vedi, io posso ingannare sia l’uomo che la morte, e ne ho approfittato, ingannando anche te. Sei un ragazzo buono e semplice, e meriti di vivere una vita buona e semplice, lontano dai drammi e dalle lotte tra streghe, chiesa e mafia.»

    Cleo accarezzò Marzio, e gli diede un bacio.

    «Mi dispiace, ma devo farlo. Lo faccio perché ti amo, e un giorno, quando tutto sarà finito torneremo a stare insieme, se lo vorrai. Ma fino a quel giorno, io voglio essere certa che tu sia al sicuro. Scusa, mi dispiace ma devo farlo, lo faccio per il tuo bene. Io ti amerò per sempre

    Marzio capì.

    «No, no, no, Cleo, aspetta! Non devi ipnotizzarmi, non serve che tu lo faccia, io sono pronto…»

    Con un sorriso triste, accarezzando le sue guance, Cleo si concentrò, e lo fissò dritto negli occhi.

    «Non mi hai mai amata, e io non ti ho mai amato, dimenticami. Dimentica tutto ciò che avevi in programma, dimentica le giornate che abbiamo passato insieme, dimentica che sono una strega. Adesso tornerai a casa tua, non ricorderai d’avermi mai conosciuta. Domani mattina ti alzerai, e inizierai a cercare lavoro nel lato opposto della città.» continuò la strega, ignorando le sue lacrime, «Non metterai più piede in questa contrada né ricorderai d’aver conosciuto chi ci vive. Vivrai una vita semplice e sarai felice. Vai via, Marzio, addio

    Sotto il controllo mentale della donna, senza dire una parola, Marzio indietreggiò, salì sul furgone che era parcheggiato sul bordo del marciapiede e sparì nel buio.

        Tornata nella sua suite, Cleo non poté fare a meno di prendere in mano una foto a cui teneva molto.

    Dopo averla osservata accuratamente, la negromante lanciò un grido di dolore e rabbia talmente forte che anche la Luna, dispiaciuta, decise di coprirsi con un manto di nuvole scure.

        L’Oscurità sarebbe giunta a Misteria, e avrebbe mietuto decine e decine di vittime…

    1

    - Rabbia -

    «Cleo?!»

    «Quest’abitudine di materializzarti in camera mia in ogni momento, senza avvisarmi, deve finire.» rispose con freddezza la Negromante, in piedi davanti al comò, senza voltarsi.

    «Sono le quattro del mattino. E qualcosa mi ha svegliata alitandomi in faccia, e tu te ne stai qui, con le candele accese… Hai forse fatto qualcosa?!»

    «Mi andava di accendere delle candele. Niente di particolarmente insolito. Puoi tornare a dormire, tranquilla.»

    Nina le si avvicinò.

    «Mi dispiace per come sono andate le cose tra te e Marzio.» la ragazza fantasma poggiò una mano sulla spalla della strega.

    Cleo si voltò.

    «A me non dispiace affatto, Nina, è meglio così. È meglio per lui ed è meglio anche per me. Sono una strega, e fare l’innamorata mi rende debole. Devo rimettermi in forze, perché tra qualche giorno dovrò avvisare Leandro e farlo venire fin qui…»

    «Forse dovresti aspettare un po', magari una settimana, giusto per riprenderti. Il tuo dolore vibra attraverso i muri, anche a me succedeva.» un sorriso triste prese posto sul volto del fantasma.

    «Io sto bene, okay? Sono passati quattro giorni dalla mia rottura. Le crisi isteriche sono svanite, proprio come il mio interesse per Marzio.» la strega sorrise in modo forzato, «Io sto bene.»

    La ragazza fantasma guardò la sua salvatrice dritta negli occhi: il suo sguardo non la convinceva affatto, era carico di rabbia.

    «Forse mi sbaglio, ma due giorni fa ho visto il tuo fuoristrada parcheggiato in pieno centro, nel cuore della città. C’è una bella caffetteria proprio di fronte al Duomo, si chiama Il Lato Dolce. Sai, ieri sera io e Cristian siamo andati a bere qualcosa proprio lì, è davvero un bel posto. Un ragazzo alto e affascinate ci ha accolti con un sorriso, è stato assunto da poco, eppure sembrava essere a proprio agio, sembrava felice…»

    Cleo sospirò, «Okay, ho ipnotizzato la proprietaria affinché assumesse Marzio. Qual è il problema?»

    «Meno di dieci secondi fa hai ammesso d’aver perso l’interesse per Marzio. Fammi capire, ti è passato durante la notte o hai fatto un abracadabra per raggirare anche la tua testolina?»

    «Non sono affari tuoi.» ribatté Cleo.

    «Sì, sono anche affari miei. Non permetterò che tu esploda dalla rabbia, Cleo. E non mentire, so che stai rosicando dentro. Il tuo fegato a quest’ora sarà diventato uno yogurt acido, anche peggio dei yogurt magri che vendono al discount… Sono qui, cazzo, parliamone.»

    «Non penso proprio. Ho già detto tutto ciò che avevo da dire a riguardo, Nina.»

    «Andiamo…»

    «Senti, io ho da fare. Perché non vai in cucina, al piano terra e ti prepari una bella colazione, prima di andare in azienda da Iris?»

    Nina sbuffò.

    «Mi spieghi perché anche oggi devo andare a raccogliere le mele sotto il sole insieme a quella nana bionda?»

    «Perché io ho bisogno di stare da sola, e tu sei una distrazione. E hai bisogno di distrarti, stare qui con me a deprimerti e ad esaminare vecchi grimori non è il massimo, e non è neanche giusto. Ti ho ridato la vita perché tu possa essere libera, non per farmi da schiavetta.»

    «Hai mai provato a raccogliere le mele? Non vuoi che sia la tua schiavetta, ma posso fare l’operaia della biondina?»

    «L’idea di farti lavorare là, è stata di Cristian, non mia. Ed ha ragione, siete una coppia e dovreste passare più tempo insieme.»

    «Oppure Cristian potrebbe venire a lavorare qui. Perché non gliene parli?»

    «Perché in questo posto la gente muore.» Cleo distolse lo sguardo, «E comunque, è un licantropo e preferisce senza alcun dubbio vivere in un posto isolato e ricco di vegetazione. Adesso perché non vai a prepararti?» suggerì la Negromante.

    «È ancora presto, gli altri staranno dormendo.» Nina allungò il collo per vedere oltre le spalle di Cleo.

    Voleva vedere cosa la strega aveva disposto sul comò: c’erano delle candele, qualcosa che emanava un fumo verdastro, e…

    Le candele, e quel poco che era riuscita a vedere, sparirono.

    Cleo fece spallucce.

    «Era solo un incantesimo di potenziamento, niente di allarmante.» spiegò la strega.

    «Allora perché l’hai fatto sparire?» Nina era preoccupata.

    «Perché non è qualcosa che tu puoi comprendere, né niente che ti riguardi.» Cleo si avvicinò all’armadio e tirò fuori un vestito nero da cocktail. «Perché non vai di sotto a preparare la colazione per tutte e due, visto che proprio non vuoi fare colazione da sola? Il tempo di vestirmi e ti raggiungo, promesso.»

    Sospettosa, e chiaramente infastidita, Nina annuì.

    Poi svanì, lasciandosi dietro il suo solito alone grigio e freddo.

        Con un cenno della mano, Cleo fece riapparire l’uomo grasso e sudaticcio, prigioniero in un angolo tra la cassaforte e l’armadio.

    «Tornerò il prima possibile, e faremo una lunga e piacevole chiacchierata. Hai capito?» la donna tirò via l’elastico dalla sua testa, lasciando ricadere sulle sue spalle i suoi lunghi capelli castani. Erano delle onde morbide e luminose.

    In risposta, l’uomo sgranò gli occhi ed emise un mugolio appena udibile.

        Scesa di sotto, Cleo trovò Nina seduta su uno sgabello: capelli rossi sciolti e appena pettinati, pantaloncini di jeans così corti da sembrare mutande, e una canottiera nera aderente. La ragazza stava fumando.

    «C’è sia il tè che il caffè. Prendi quello che vuoi, anche se secondo me dovresti prendere una camomilla.» Nina buttò via il fumo, fissando Cleo come se fosse un extraterrestre, «Le brioches si stanno scaldando nel forno.»

    «Grazie mille… Tu cosa preferisci?» Cleo sorrise, e prese due tazze.

    «Un caffè con un cucchiaino di zucchero, e poche stronzate, possibilmente.» le rispose in modo acido la ragazza fantasma.

    «Ti ho già detto che sto bene.» ribatté Cleo a voce alta.

    «Cosa stavi facendo di sopra? È la terza volta che ti becco a fare incantesimi al buio. E senza offesa, stai diventando tetra.»

    Cleo si voltò, e sorrise.

    «Mi fa piacere che tu sia preoccupata per me, e ti sono grata delle attenzioni che mi hai riservato in questi ultimi giorni.» la strega passò una tazzina di caffè al fantasma, «Puoi star certa che al momento non sto agendo alle spalle di nessuno, e non sto facendo niente che non abbia già fatto in passato. Ho trovato una serie di piccoli rituali e incantesimi che Hekana e Leandro mi hanno insegnato qualche anno fa, sono solo degli esercizi di potenziamento. Niente di più.»

    Cleo sorrise, cercando di sembrare rassicurante.

    Nina spense nel posacenere la cicca della sigaretta, e prese il caffè.

    «Quindi non ha niente a che vedere con quanto è successo l’altra volta… Non stai torturando nessuno di nascosto, vero?»

    La notte in cui Cleo decise di dire addio a Marzio, poco dopo essere tornata in camera iniziò ad urlare e a dimenarsi come un’ossessa. Nina, che era appena rientrata da una cena a casa di Iris, si precipitò nella suite della Negromante. Giurò d’aver visto un alone violaceo vibrare intorno al corpo dei Cleo, e di aver visto delle sagome inquietanti spostarsi lungo le pareti. Il giorno dopo Cleo le aveva chiesto di aiutarla ad interrogare gli uomini che da più di un mese erano prigionieri nel suo laboratorio, per estorcere loro la verità. Nina accettò, all’inizio, ma dopo aver notato di nuovo, con la coda dell’occhio, delle sagome scure provenire proprio da Cleo, decise di interrompere il tutto e di correre a chiedere aiuto, ma la strega la fermò, bloccandola nella stanza con un incantesimo e facendole promettere di non farne parola con nessuno.

        «Ascolta, l’altra volta ero nervosa e arrabbiata con il mondo intero, ecco perché ti ho imprigionata per qualche ora. Credimi, mi dispiace davvero tanto per ciò che ho fatto. Devi capire che le persone come me, quando si arrabbiano, possono anche combinare dei piccoli pasticci, ma niente che non possa essere risolto con un po' di autocontrollo e relax. Ora sono più rilassata, e ho impiegato le mie energie e la mia attenzione in una nuova direzione. Ho deciso di rimettermi a studiare, così sarò preparata quando Leandro arriverà, e insieme metteremo fine a tutto questo disastro. Faremo piazza pulita e mai più nessun cacciatore di streghe oserà avvicinarsi a noi o alle persone che amiamo. Okay?» spiegò Cleo, anche se Nina continuava a guardarla male.

    «Voglio solo sapere la verità. Non ti giudicherò, Cleo, lo sai.»

    «Ti ho già detto la verità. Ho avuto una crisi di nervi e me la sono presa a morte per quello che è successo, e naturalmente ho cercato di fare il possibile per ottenere delle informazioni…»

    «Io mi riferisco alle ombre, e a quell’alone violaceo. Il fatto che tu voglia prendere a sberle quei figli di puttana, non è un problema, è scontato.» Nina accese un’altra sigaretta, «Ciò che voglio sapere, è che cosa ti sta succedendo. Non sembri tu, da quella sera.»

    «Ho dovuto mandare via l’uomo che amavo, pochi giorni dopo aver parlato del fidanzamento, della convivenza… e tutto il resto. Noi due avevamo dei progetti. Ciò che è successo quella sera, e il giorno dopo, è solo frutto della mia rabbia e della delusione che mi porto dentro, sono delle manifestazioni energetiche del mio subconscio, ecco perché io non posso vederle. Tutto qui.»

    Nina lanciò il pacchetto delle sigarette a Cleo.

    «Va bene, ti credo… Se questa è tutta la spiegazione, perché non me l’hai detto prima?»

    «Perché» spiegò Cleo, estraendo dal pacchetto una sigaretta e accendendola, «Tu saresti corsa a chiedere aiuto e avresti messo in allarme tutti. E ognuno ha già i suoi problemi. Non voglio che pensino che io stia iniziando a dare i numeri… devo essere forte, e cercare di sembrare ancora più forte di quel che sono, per me e per gli altri.»

    Nina fissò Cleo per qualche secondo, pensierosa.

    «Nina» disse Cleo, con tono deciso, «Tieni la bocca chiusa, okay?»

    «Va bene, va bene, ma ti conviene sbrigarti a trovare un rimedio.» Nina si alzò, si sistemò i pantaloncini, indossò gli occhiali e salutò la strega, «Io me ne vado, cerca di non fare cazzate. Se hai bisogno, chiamami.»

    «STAI TRANQUILLA.» affermò Cleo a voce alta, «Alle sette incontrerò alcuni aspiranti dipendenti, quindi sarò impegnata tutta la mattina con i colloqui di lavoro.»

    «Non avevi già assunto il receptionist e altri tre ragazzi la settimana scorsa?»

    «Beh, si sono licenziati. Hanno detto che c’è un’aria strana in questo posto e che preferiscono lavorare in un’atmosfera più serena. Onestamente non capisco proprio che cos’ha di sbagliato il mio hotel, ma peggio per loro, farò lavorare qualcun altro.» Cleo fece spallucce, «Divertiti, buona giornata.»

    «Divertiti anche tu.» Nina abbozzò un sorriso, certa più che mai che in Cleopatra McLoover ci fosse qualcosa di insolito, e forse, anche pericoloso.

        Dopo essersi assicurata che Nina DeLuca fosse ormai lontana, Cleo prese l’ascensore, diretta nella sua suite: aveva un impegno da portare a termine.

    Entrò di corsa, senza chiudere la porta.

    Quando l’uomo la vide arrivare, iniziò a tremare. Una serie di mugolii e suoni piuttosto fastidiosi, provenivano dalla sua bocca, serrata da dello scotch, e tenuta al caldo da del peperoncino: la strega si era ben assicurata che il povero bastardo avesse delle ragioni più che valide per preoccuparsi. E lui le aveva tutte. Entrambi le avevano, ma a differenza sua, Cleo aveva il telecomando della situazione in mano.

    «Vedi, sei la quarta persona che interrogo… e chi è stato interrogato prima di te, non mi ha dato delle risposte soddisfacenti. E adesso, sta pagando una piccola ma più che adeguata pena.» la negromante spostò una sedia accanto all’uomo. Prese le forbici che erano sul comò, e si sedette. «Ti consiglio di essere collaborativo, perché ho già perso abbastanza tempo. Questa volta, qualsiasi cosa dovesse succedere, la mia amica non è qui per dirmi di fare brava. O per ostacolarmi. Quindi, ti conviene essermi utile e fornirmi i dettagli necessari, altrimenti, invece di tormentare i grandi signori del vostro stupido, inutile e pericoloso Comitato Nuova Inquisizione, inizierò a prendermela con ogni persona coinvolta in questa storia, che abbia avuto un ruolo rilevante o meno, dalla prima all’ultima, finché non avrò ottenuto ciò che voglio. E se non dovessi ottenere le risposte necessarie ricattando voi, inizierò a cercare i vostri cari e interrogherò loro per conto vostro, pene incluse. Hai capito bene?»

    L’uomo annuì.

    Cleo tagliò il nastro adesivo, e poi lo strappò via, facendo urlare il cacciatore. Cercando di respirare, muovendo la mandibola in tutti i versi per riacquistare la sensibilità, l’uomo sputò i peperoncini, che andarono a finire proprio sulle scarpe della Negromante.

    La strega gli diede un ceffone così forte da fargli sbattere la testa contro il muro.

    «Imbecille.» sibilò.

    «Pietà…pietà, signora, pietà…basta…ti prego…»

    «Tu hai mai avuto pietà di tutte quelle persone innocenti che hai ucciso? Sono morte quasi sessanta persone. La tua vita di certo non vale più della loro, perché dovrei avere pietà di te? Un mese fa, tu e quel branco di sottosviluppati dei tuoi compagni siete venuti a far fuoco proprio in questo hotel. Proprio in casa mia. Quindi dimmi, perché dovrei aver pietà?»

    «Io non ti conosco neanche…mi sono svegliato ed ero legato, avevo freddo…» mormorò l’uomo.

    «Certo, sono stata io a svegliarti. Proprio perché sono stata io ad addormentarti. Se mi fosse successo qualcosa, tu saresti rimasto addormentato e legato come un salame fino alla fine dei tempi. Cioè, fino alla fine dei tempi indica un lasso di tempo davvero molto, molto lungo.»

    «Lasciami andare… non dirò niente a nessuno. Puoi fidarti, lo giuro!» l’uomo vide gli occhi della donna diventare completamente neri. Un alone violaceo iniziò a girare intorno a loro. E questo lo terrorizzò a morte.

    «Io-Io n-on so ni-niente! Mi sono sve-svegliato e mi sono ritrovato in questo posto, io non ti conosco, te l’ho già detto. Ti-ti prego, lasciami andare… io non t’ho fatto niente!»

    «Ti prego, dimmi che stai recitando. Perché io mi rifiuto di credere che tu sia davvero così stupido.» replicò la donna, «Hai cercato di uccidere me e le persone a cui tengo di più. Non esiste una scusa valida al punto da convincermi a lasciarti andare.» gli occhi della strega tornarono ad essere azzurri. Tuttavia, il volto della donna era ancora una spaventosa maschera di dolore e rabbia.

    Cleo si alzò, e l’uomo notò due lunghe ombre sulla parete opposta: erano due sagome alte, dalle fattezze femminili. Non avevano né un corpo ben definito né un volto, ma l’uomo era più che certo che lo stessero fissando.

    La strega si risedette, facendo vedere all’uomo delle fotografie.

    «Conosci queste persone?» gli chiese.

    Dille di no. Morirai piuttosto che tradire il Comitato Nuova Inquisizione. pensò l’uomo.

    «Il Comitato Nuova Inquisizione» pronunciò Cleo, con una vena di sarcasmo, «Non verrà a salvarti, né proteggerà la tua famiglia dalle streghe, o dai raptoridi o dai licantropi… a quanto pare in città abbiamo anche i vampiri, non è buffa la vita?»

    «Non conosco nessuno, non ho idea di cosa tu stia parlando… lasciami andare, ti prego! Non dirò niente a nessuno, te lo prometto!» supplicò lui.

    «Vedi» Cleo accavallò le gambe e si sistemò dritta sulla sedia, «Io riesco a leggere nel pensiero, posso leggere nella tua mente, se voglio. L’unica ragione per cui ancora non sono scesa abbastanza in profondità per capire dove vi nascondete, e chi cercare con precisione, è che senza alcun dubbio uno dei tuoi superiori tiene in pugno una strega, e questa deve aver fatto un incantesimo per ostacolare i miei poteri. Ma è una soluzione temporanea. Scoprirò ciò che mi serve, con le buone o con le cattive. E salverò i miei cari, ad ogni costo.»

    «Io non so niente, lasciami andare… prometto che non ti denuncerò!»

    La Negromante scoppiò a ridere.

    «Vorresti anche denunciarmi? Oh cavolo, questa sì che è davvero una bella battuta, se Nina fosse qui sono certa che si sarebbe divertita parecchio, lei ha un senso dell’umorismo più marcato del mio… Ad ogni modo, credi di riuscire a dirmi qualcosa di utile o posso già iniziare a preparare un maleficio su misura per te?»

    L’uomo abbassò lo sguardo, senza dire niente.

    «Sai» Cleo si alzò, e si avvicinò alla portafinestra che dava sulla terrazza, «Ieri ho avuto modo di fare quattro chiacchiere con un certo Franco… quel bastardo ha ucciso una donna, Giovanna Leodato. Era una donna innocente, ed era tornata in città per mettere fine all’inimicizia con la figlia. Entrambe, sia lei che sua figlia, si sono ritrovate una pistola puntata contro, Giovanna per ben tre volte. Due volte, siamo riuscite a salvarla. Purtroppo, la terza volta Franco ha preso bene la mira, e non c’è stato niente da fare…»

    «Perché mi stai raccontando questo?»

    «Perché Franco adesso è in una prigione spirituale, se così si può definire. È incastrato in una dimensione magica che IO ho realizzato su misura per lui. Il suo corpo è nella stanza accanto, la sua anima è in un barattolo stregato.» Cleo si voltò, e sorrise, «La pena che ho scelto per lui, è un labirinto sotterraneo pieno di cani rabbiosi che continueranno a sbranarlo per sempre, giorno dopo giorno. Il tutto, condito da finti e inquietanti flashback e illusioni su una felicità che non ha mai conosciuto, e mai conoscerà.»

    L’uomo deglutì rumorosamente, e guardò la donna con aria supplichevole.

    «Ho bisogno di bere…»

    «Ed io ho bisogno di informazioni. Dimmi ciò che voglio sapere e ti darò acqua e cibo, oppure ti rimetto a nanna.»

    Nina DeLuca era sempre stata una ragazza perspicace e combattiva, sin dalla tenera età.

    Era cresciuta in un orfanotrofio che detestava.

    Era riuscita a fuggire da quel posto che detestava per vivere alla giornata, e detestava tutto ciò, ancora.

    Poi, era arrivata a Misteria e aveva deciso che avrebbe fatto qualcosa di buono, qualcosa da non detestare.

    E invece, iniziò a prostituirsi per strada, e detestava persino quello.

    Infine, trovò un po' di pace nell’Hotel Crowley: si prostituiva, spacciava, offriva coperture e divertimenti a uomini potenti e gangster prepotenti.

    E fu così, che finalmente, Nina DeLuca ottenne una fetta di potere.

    In quel maledetto Hotel, tutti la ammiravano. Gli uomini la desideravano e le donne la invidiavano. Era incantevole e sfacciata al tempo stesso, Nina DeLuca offriva un cocktail d’adrenalina pura a chiunque richiedesse i suoi servizi. Al giusto prezzo, naturalmente.

    Era cresciuta conoscendo il lato peggiore delle persone, ignorandone completamente il lato buono.

    Denaro, sesso, e droga a parte, tutto il resto era solo un contorno superfluo: una famiglia,

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