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Sorrisi
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E-book57 pagine37 minuti

Sorrisi

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Info su questo ebook

Il lavoro, la vita sociale, le parole e gli atteggiamenti di certuni che richiederebbero una badilata in faccia anziché una contenuta risposta verbale ci portano ad accumulare parecchio stress. La migliore medicina a tutto ciò è "sdrammatizzare", è vivere le situazioni sorridendo, per trovare un arcobaleno anche nel grigiore di alcune giornate scure.

Sembra difficile avere il sorriso sulle labbra anche quando qualcosa non va bene, ma occorre solo un po' d'impegno e di esercizio.

È bello alzarsi ogni mattina con uno stato d'animo che ci predispone al sorriso.

Quasi un secolo fa, scriveva Jules Renard (scrittore francese): "Cerca il ridicolo in ogni cosa e lo troverai".
LinguaItaliano
Data di uscita23 dic 2019
ISBN9788831652063
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    Anteprima del libro

    Sorrisi - Marco Polverelli

    Indice

    PREMESSA

    FRAGILITA’

    UN FERRAGOSTO DEL RAGIONIER GUALFARDO FELICIOTTI

    EQUIVOCO

    LA CENA

    LA MACCHIA

    T R A T T O R I E

    IMPREVISTI

    INASPETTATAMENTE

    VICINANZA

    EVARISTO

    RAPTUS

    TURRRIS EBURNEA

    T E N E R E Z Z E

    MAR­CO POL­VE­REL­LI

    Rac­con­ti  del  buo­nu­mo­re

    TI­TO­LO | Sor­ri­si

    AU­TO­RE | Mar­co Pol­ve­rel­li

    ISBN | 978-88-31652-06-3

    Pri­ma edi­zio­ne di­gi­ta­le: 2019

    © Tut­ti i di­rit­ti ri­ser­va­ti all'Au­to­re.

    Que­sta ope­ra è pub­bli­ca­ta di­ret­ta­men­te dall'au­to­re tra­mi­te la piat­ta­for­ma di sel­fpu­bli­shing You­can­print e l'au­to­re de­tie­ne ogni di­rit­to del­la stes­sa in ma­nie­ra esclu­si­va. Nes­su­na par­te di que­sto li­bro può es­se­re per­tan­to ri­pro­dot­ta sen­za il pre­ven­ti­vo as­sen­so dell'au­to­re.

    You­can­print Self-Pu­bli­shing

    Via Mar­co Bia­gi 6, 73100 Lec­ce

    www.you­can­print.it

    in­fo@you­can­print.it

    Qual­sia­si di­stri­bu­zio­ne o frui­zio­ne non au­to­riz­za­ta co­sti­tui­sce vio­la­zio­ne dei di­rit­ti dell’au­to­re e sa­rà san­zio­na­ta ci­vil­men­te e pe­nal­men­te se­con­do quan­to pre­vi­sto dal­la leg­ge 633/1941.

    PREMESSA

    Il la­vo­ro, la vi­ta so­cia­le, le pa­ro­le e gli at­teg­gia­men­ti di cer­tu­ni che ri­chie­de­reb­be­ro una ba­di­la­ta in fac­cia an­zi­ché una con­te­nu­ta ri­spo­sta ver­ba­le ci por­ta­no ad ac­cu­mu­la­re pa­rec­chio stress. La mi­glio­re me­di­ci­na a tut­to ciò è sdram­ma­tiz­za­re, è vi­ve­re le si­tua­zio­ni sor­ri­den­do, per tro­va­re un ar­co­ba­le­no an­che nel gri­gio­re di al­cu­ne gior­na­te scu­re.

    Sem­bra dif­fi­ci­le ave­re il sor­ri­so sul­le lab­bra an­che quan­do qual­co­sa non va be­ne, ma oc­cor­re so­lo un po' d'im­pe­gno e di eser­ci­zio. 

    È bel­lo al­zar­si ogni mat­ti­na con uno sta­to d'ani­mo che ci pre­di­spo­ne al sor­ri­so. 

    Qua­si un se­co­lo fa, scri­ve­va Ju­les Re­nard (scrit­to­re fran­ce­se): Cer­ca il ri­di­co­lo in ogni co­sa e lo tro­ve­rai

    FRAGILITA’

    Chis­sà qual è il mo­ti­vo? si chie­de an­sio­so: non ha mai sen­ti­to le cam­pa­ne suo­na­re tut­te in­sie­me. Ma in quel po­me­rig­gio di me­tà giu­gno ai rin­toc­chi del Duo­mo ode ri­spon­de­re quel­li di San Fran­ce­sco, poi di S. Ago­sti­no e in­fi­ne quel­li del­la Ma­don­na del Ma­re.

    Ria­ni­ma­to­si: E’ un al­tro bel se­gno, un in­no gio­io­so che si ag­giun­ge al­lo stor­mi­re del­le chio­me de­gli al­be­ri mos­se dal­la brez­za, al can­to de­gli uc­cel­li, al­lo scia­bor­dio dei re­mi che in­cre­spa­no le scin­til­lan­ti ac­que del la­ghet­to al cui cen­tro c'è il pa­di­glio­ne do­ve Ca­mil­la già mi aspet­ta, si di­ce per fu­ga­re il ti­mo­re di ri­ce­ve­re un ri­fiu­to da lei e spe­ran­zo­so: Co­me sem­pre,  ogni co­sa mi sus­sur­ra il no­me di lei.               

    Non a ca­so per l’im­por­tan­tis­si­mo ren­dez-vous, han­no scel­to il luo­go do­ve si so­no vi­sti la pri­ma vol­ta e da cui lui ha pre­so l’im­ma­gi­ne che si è por­ta­to ap­pres­so in tut­to que­sto tem­po. In­fat­ti, ben­ché sia­no pas­sa­ti pa­rec­chi an­ni, nel­la sua men­te c’è Ca­mil­la in pie­di in mez­zo al chio­sco. Una dea la cui bian­ca ve­ste, ac­ce­sa dai rag­gi del so­le ca­lan­te, bril­la nel­la se­mio­scu­ri­tà per gui­da­re l’at­te­so in­na­mo­ra­to. Ma ciò che ha sem­pre ri­cor­da­to con più tur­ba­men­to è sta­to il suo sor­ri­so. Si, per­ché scor­gen­do­lo en­tra­re, lei gli sor­ri­se e se­gui­tò a far­lo in­tan­to che l’an­zia­na ac­com­pa­gna­tri­ce la tra­sci­na­va via.

    Al­lo­ra, ap­pog­gian­do­si al­la spal­la dell’ami­co per non ca­de­re a cau­sa del­la ver­ti­gi­ne,  escla­mò: ''Com'è bel­la!''

    Pa­zien­te, da quel mo­men­to ha guar­da­to le ore av­vi­cen­dar­si len­te, ma  ades­so Al­fon­so fre­me

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