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Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi
Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi
Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi
E-book242 pagine3 ore

Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi

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Sono riproposti  con lievi o maggiori modifiche i saggi, le recensioni, le presentazioni che ho scritto per vari testi di Anna Maria Farabbi: Firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete, Fioritura notturna del tuorlo, Nudità della solitudine regale, marginalia, Adlujé, La Magnifica Bestia, Solo dieci pani, Abse, Caro diario azzurro, leièmaria, La morte dice in dialetto, Talamimamma, dentro la O, La casa degli scemi, io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino. Mancano i saggi Attraversamenti di Abse, Rossopietra, Castelfranco E., 2013 e La meraviglia della creanza. La poesia di Anna Maria Farabbi dentro ‘La casa degli scemi’, Macabor, Francavilla Marittima, 2017, in quanto già editi autonomamente. Questa miscellanea comprende comunque anche riflessioni sui testi di cui trattano le due edizioni citate, nonché il saggio su Frammentario di Carmela Pedone, in quanto di necessaria integrazione con gli ultimi testi di Anna Maria Farabbi. Chiude il saggio su io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino, ancora inedito anche se di prossima pubblicazione. I testi di Farabbi non analizzati, non sono certo né secondari, né meno amati, ma solo impediti alla scrittura critica dalle occasioni della vita. 

Milena Nicolini
 
LinguaItaliano
Data di uscita2 giu 2020
ISBN9788835839934
Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi

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    Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi - Milena Nicolini

    Milena Nicolini

    Gli esercizi della stupefazione e le vie della scelta nella poesia di Anna Maria Farabbi

    UUID: 49b5e034-3277-4234-b638-16faf5721708

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

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    Indice dei contenuti

    GLI ESERCIZI DELLA STUPEFAZIONE E LE VIE DELLA SCELTA NELLA POESIA DI ANNA MARIA FARABBI

    BIBLIOGRAFIA DI ANNA MARIA FARABBI

    Il corpo della voce in Anna Maria Farabbi

    Il terzo occhio. Appunti a margine

    ADLUJÈ di Anna Maria Farabbi, Il ponte del sale, Rovigo 2003

    La Magnifica Bestia di Anna Maria Farabbi, Traven books, Merano 2007

    Anna Maria Farabbi, La magnifica bestia, Merano, Traven books, 2007

    Anna Maria Farabbi, SOLO DIECI PANI, LietoColle, Faloppio (Como) 2009

    Identità femminile nell’opera di Anna Maria Farabbi

    TALAMIMAMMA, poesia bambina

    ai lettori di poesia

    ai facitori di pace

    GLI ESERCIZI DELLA STUPEFAZIONE E LE VIE DELLA SCELTA NELLA POESIA DI ANNA MARIA FARABBI

    la mia poesia animale pratica gli ordigni

    e la mia resistenza matta la fa cantare

    Anna Maria Farabbi, dentro la O, anna lirica e recuperante

    Ripropongo con lievi o maggiori modifiche i saggi, le recensioni, le presentazioni che ho scritto per vari testi di Anna Maria Farabbi: Firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete, Fioritura notturna del tuorlo, Nudità della solitudine regale, marginalia, Adlujé, La Magnifica Bestia, Solo dieci pani, Abse, Caro diario azzurro, leièmaria, La morte dice in dialetto, Talamimamma, dentro la O, La casa degli scemi, io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino. Mancano i saggi Attraversamenti di Abse, Rossopietra, Castelfranco E., 2013 e La meraviglia della creanza. La poesia di Anna Maria Farabbi dentro ‘La casa degli scemi’, Macabor, Francavilla Marittima, 2017, in quanto già editi autonomamente. Questa miscellanea comprende comunque anche riflessioni sui testi di cui trattano le due edizioni citate, nonché il saggio su Frammentario di Carmela Pedone, in quanto di necessaria integrazione con gli ultimi testi di Anna Maria Farabbi. Chiude il saggio su io sono alla poesia come pane al pane e vino al vino, ancora inedito anche se di prossima pubblicazione. I testi di Farabbi di cui non ho scritto, non sono certo né secondari, né meno amati, ma solo impediti alla mia scrittura critica dalle occasioni della vita.

    Ho voluto questa raccolta perché sentivo la necessità di far conoscere, nei limiti della mia lettura, cosa è la sua poesia e cosa fa in poesia oggi Anna Maria Farabbi, quindi l’immenso lavoro di donna in prima linea nel sociale più difficile, sempre indissolubilmente legato al suo essere e fare di poeta e alla sua rivoluzionaria convinzione capitiniana. Mi spinge non solo il rendermi conto dell’eccezionalità di questo fare, ma il bisogno di allargarne la conoscenza, perché, se viviamo in un tempo in cui le azioni positive non godono né di propulsione, né di diffusione, tanto più vengono avversate se sono ‘faccende da donne’, e tanto più ancora se sono capaci di mettere in discussione istituzioni potenti con proposte alternative.

    La poesia di Anna Maria Farabbi ha l’energia, eretica, sì, eversiva, sì, erotica-amorosa, sì, per forzare le barriere dell’esclusione contro cui dirige il suo canto. E la sua opera, in versi scritti e orali, e, come dice lei, in corpo inteso nella sua interezza, attraversa davvero inferni, lager, corpi-menti martoriati, portando ed incontrando nei loro ospiti una vitalità tanto irrinunciabile quanto decretata nulla dalla società segregante. Mi sembra così importante che oggi, in tempi di grandi tramonti ideali e disfacimenti e chiusure e violenze, e, soprattutto, di radicali cambiamenti, la poesia di Anna Maria Farabbi proponga per la più povera delle arti, ma anche la più semplice da portare, un ruolo diverso dalla solita cantoria di corte –imperiale o periferica, non cambia il senso. Il ruolo di una comunicazione davvero intima e profonda, di relazione effettiva, disponibile, aperta: quindi un filo che va da un qualsiasi io a un qualsiasi tu, e ancor più da un corale noi a un corale voi. Un filo essenziale, proprio perché viviamo in tempi in cui si infestano i popoli di paure e rifiuti del diverso, quando nel reiventare a chiusura identità corali immaginarie, non solo si respingono gli ‘extra’, ma pure si cancellano le vere e complesse identità individuali dei singoli, intruppati in pseudo-categorie sociali, religiose, etniche (i precari, i musulmani, i barboni, i padani, gli zingari, i malati mentali, i cristiani, i perbene, i buonisti, gli immigrati, i terroni, i gay, ecc.) che, comunque generalizzanti e nebulose, incarcerano in una sola dimensione le persone e servono al potere per meglio dirigerle e controllarle.

    Da molto tempo Anna Maria Farabbi si aggira per territori difficili ed emarginati: le carcerate di S. Vittore, i ciechi, i sordi, gli esclusi. Negli ultimi anni, però, si è – dice lei – sentita chiamare a interventi più incisivi e studiati e progettuali, dove cioè non basta una preparazione occasionale limitata ad un singolo incontro-evento, ma oltre lo studio specifico della situazione che va ad incontrare, occorrono anche modi nuovi, diversi alternativi di interagire, dialogare, lavorare-operare sul serio con quelle persone lasciate fuori dalla comunità, per stabilire un rapporto reale da io a tu, e per costruire un noi dove si attui il recupero della reciprocità, dello scambio, dell’appartenenza responsabile e consapevole. Non si tratta di un fittizio incrociarsi di momentanee occasionali presenze, magari con ruoli di subalternità da parte di utenti che si limitano a passivamente guardare, ascoltare, ricevere, e quindi di oggettiva, anche se non voluta, supremazia da parte di chi parla, interpreta, ‘dona’, si esibisce, si ‘concede’. È, invece, opera politica nel senso più alto: corale, pubblica, attiva nel contesto del noi. Anna Maria Farabbi non lascia perdere la poesia, che per lei è prima di tutto organica, cioè gesto-parola-azione che può anche non passare per versi (peraltro, se proposti, non sono mai i suoi), ma esprimersi per fiati, silenzi, suoni, tocchi, oggetti, ascolto, attenzione, purché facciano ponte tra lei e loro, cioè diventino un concreto dispiegarsi di disponibilità e di accoglienza, a cui venga in risposta la fiducia, l’apertura che si affida, una nuova consapevolezza di sé. Punto d’arrivo e di partenza per un fare insieme. È evidente che questo comporta una progettazione accurata e mirata , quindi molto studio, molta riflessione, una grande preparazione interiore. Ad esempio, con i sordi, Anna Maria Farabbi non si è limitata a proporre la propria poesia con la propria interprete LIS per un pubblico misto comprensivo di udenti (Festival del suono e della pace a Villa di Montruglio 2007), ma li ha incontrati nella sede dell’ENS a Perugia, partecipando ad un loro spettacolo, riprogettandolo con una sceneggiatura che in chiusura prevedeva poesia a voce con traduzione estemporanea fatta dagli stessi attori sordi, in una danza interpretativa. Li ha ascoltati. Ha scelto subito di andare oltre, volendo imparare la loro lingua gestuale, per entrare in contatto profondo con loro, costruendo un percorso di lavoro poetico e sensoriale comune. Non è stato però possibile, sia perché, nonostante Anna Maria Farabbi sia caparbia e non si fermi ai primi no, non ha potuto proporre e realizzare un progetto di lavoro insieme per decisione della dirigenza regionale della comunità, sia perché per due volte iscritta a corsi dell’ENS per l’apprendimento della LIS fuori Regione, per due volte se li è visti disdire, pare per troppo pochi iscritti. Il che, quantomeno, significa che invece di promuovere la conoscenza e la diffusione di una lingua necessaria ai sordi per una diffusa comunicazione nella società, li si rinchiude in un ghetto sempre più stretto ed isolato, decisamente prigioniero nella clausura a cui la società l’ha segregato. Nonostante questo, Anna Maria Farabbi è riuscita a creare un’apertura dialogante costruendo un’intervista rivelatoria con Clarissa Bartolini, sorda, intessendo con lei un rapporto di stima e collaborazione, e promuovendo informazione sulla cultura dei sordi. Perciò, di prossima uscita, sulla sua collana editoriale Signature per Terra d’Ulivi, spalanca il mondo dei sordi nella sua gravissima necessità e sofferenza. In tutte le sue esperienze artistico/sociali, è stata chiamata. Dagli ergastolani di Terni – ed erano qualche centinaio, tra cui molti mafiosi, da ‘intrattenere’ per circa 4 ore– è andata con la statua di ceramica della Matrangela siciliana, si è costruita un lungo racconto, porto come vero, dove ha messo tutte le emozioni potenti (anche erotiche!) che potevano catturare i ‘rudi’ e violenti maschi, per poi portarli ad una conclusione partecipata e condivisa dove il loro maleagito era decisamente segnato di errore, condanna, rifiuto. Ma non abbandonandoli lì, finito tutto, perché li ha invitati invece a scriverle le loro storie, promettendo di leggere tutte le loro lettere-racconti e di pubblicarle su una rivista on-line, come ha fatto.

    Negli ultimi anni ha tenuto vari incontri seminariali aperti al pubblico con le anoressiche presso l’Associazione Il Pellicano di Perugia: con alcune di esse ha tessuto rapporti che sono continuati anche in istituti di ricovero molto lontani. Quindi la intensa esperienza con i matti ni – come li chiama lei – di Torre Certalda, Umbertide (PG), durata più di due anni, dal 13 luglio 2015 all’8 settembre 2017, con ospiti a doppia diagnosi per disturbi psichici e per uso di droghe, L’esperienza, costruita per un progetto biennale, non rinnovato, è stata molto apprezzata dagli ospiti e da chi ne è venuto a conoscenza. In seguito, è stata richiesta dai dirigenti di case di cura per anziani – autonomi e non – di Perugia, per una collaborazione continuativa, aperta al pubblico, che prosegue tuttora nell’entusiasmo degli utenti; e dal reparto di oncologia del Sant’Orsola di Bologna per un seminario sulla sua poesia con i malati. È stata chiamata anche tra i terremotati di Arquata, dalla cui esperienza è venuto il poema La casa degli scemi. L’esperienza con i matti ni, che trova parziale eco nel testo di poesia dentro la O, e che ho potuto seguire passo passo nei racconti di Anna Maria Farabbi, è davvero degna della rivoluzione di Basaglia. Anna Maria Farabbi, richiesta di condividere l’esperienza, ha allestito anche mostre volanti con quanto manufatto negli incontri coi matti ni, raccontando qualcosa del loro fare e dei rapporti che è riuscita a recuperare. Il senso che lei dà a questa parola è esplicitato in dentro la O e in La casa degli scemi, ma si può dire in breve che significa cercare di fare riemergere quella luce interiore comunque presente in ogni ‘creatura’, anche se la società l’ha dichiarata nulla con la reclusione, l’emarginazione, l’annientamento farmacologico. Il seminario che ha condotto con il gruppo a lei assegnato non è stato la consueta proposta di versi, per poi eventualmente proporre agli utenti di scrivere qualcosa a loro volta. Anche se non posso essere precisa, perché ho solo il racconto frammentario del suo lavoro, cercherò di dirne qualcosa. Ogni incontro durava due ore. Anna Maria Farabbi cominciava col proporre un contatto di qualche tipo sensoriale (cose da sentire/toccare/guardare, oggetti di ogni tipo, quotidiani, artistici, etnici etc.; cose da ascoltare, brani musicali, canzoni, ma anche il respiro dei versi, le arpe eoliche, i tamburi dell’oceano, il proprio fiato, le emissioni della voce, strumenti percussivi etnici ecc.) su cui fermare a lungo l’attenzione, la percezione, la riflessione allargata, espansa dall’oggetto a qualcosa di più vasto come le proprie emozioni o libere immaginazioni o, quando possibile, la narrazione di sé. Spesso seguiva un momento conviviale in cui insieme consumavano qualcosa che Anna Maria Farabbi aveva portato (spesso focacce o torte, ma anche solo pane). In seguito si lavorava a un fare insieme scritture, nel senso più lato del termine (segni, tracce, disegni, istallazioni, lettere, voci, cose, ecc.): hanno scritto su uccelli origami che poi hanno costituito il loro presepe; hanno tracciato e ritagliato impronte delle loro mani e dei loro piedi (con la ‘sacralità dell’uomo primitivo nelle caverne preistoriche) su cui hanno scritto la loro partecipazione alla marcia della pace; hanno fermato pensieri sulle tovaglie su cui poi hanno mangiato in festa con Anna Maria Farabbi; hanno costruito mari e barche e canguri carichi dei loro sogni, ricordi, desideri. Hanno fatto musica con gli strumenti che Anna Maria Farabbi portava (tamburi, bastone della pioggia, tamburo dell’oceano, ecc.) e costruito piccole performances da offrire al pubblico.

    Un’ospite, Carmela, gravissima, sempre chiusa in camera e nelle sue urla disperate, per di più colpita da un male terminale, piano piano si è avvicinata al gruppo seminariale, ha permesso ad Anna Maria Farabbi di leggere le cose da lei scritte, si è così aperta da lasciarle conoscere la sua notevole creatività e la sua profonda cultura, fino a partecipare ad un concorso di poesia e presenziare alla propria premiazione, salendo sul palco e recitando a memoria al pubblico la sua opera. Inoltre ha lavorato con Anna Maria Farabbi in incontri settimanali nella biblioteca pubblica di Umbertide, in perfetto silenzio ordinato, per parlare e pensare insieme di vita e di scrittura, e anche per mettere ordine nei suoi scritti. Di questo nella biblioteca manterrà lo stimolo a credere e operare per il recupero dell’energia interiore di un qualunque tu, una targa che proprio in questi giorni è stata apposta non a memoria, ma a segno di quanto lì la poesia ha operato. Anna Maria Farabbi l’ha anche portata al mare, Carmela, quel mare che aveva da tempo ripudiato. Quando il male che la consumava è arrivato a finirla (29 ottobre 2016), ha avuto Anna Maria Farabbi vicina anche nella morte. Oggi, una scelta dei suoi scritti è stata pubblicata nella collana Rossa di Anna Maria Farabbi, edizioni LietoColle, col titolo, scelto da Carmela, Frammentario.

    Importante ed esemplare anche la storia di un ragazzo musulmano chiusissimo nel suo integralismo, che inizialmente era restio a parlare con lei, donna, solo in disparte ad ascoltare; ma che poi, piano piano le si è avvicinato, ha accolto l’invito di Anna Maria Farabbi e hanno letto insieme parti del Corano, prima da solo con lei e dopo anche apertamente nel gruppo, addirittura facendo di fronte agli altri la sua preghiera e traducendola per loro. Un giorno ha proposto ad Anna Maria Farabbi di aiutarlo a leggere tutti quei libri impilati nella sua stanza, perché da solo non ci riusciva, anche per timori religiosi; le ha poi chiesto di potere prendere in biblioteca il posto di Carmela, quando lei non c’era più, anche se lui non era bravo a scrivere e non riusciva a seguire il filo della lettura. È stato possibile solo ipotizzare questo percorso perché, come già detto, l’esperienza con la comunità di Torre Certalda, che durava dal 13 luglio 2015, è stata interrotta l’8 settembre 2017. Il ragazzo, attualmente talvolta frequenta da solo la biblioteca e sta in mezzo ai libri che tanto temeva.

    Va ricordato che, in molte occasioni, per ottenere permessi come una passeggiata nel bosco vicino, o far intervenire Anna Maria Farabbi al loro pranzo, o aumentare la frequenza del seminario, ecc., questi matti ni hanno saputo organizzarsi in un loro autonomo comitato per perorare la propria richiesta presso i responsabili della Comunità.

    Dovrei continuare con molti altri episodi e figure, ma conto e spero che prima o poi esca un resoconto puntuale di Anna Maria Farabbi. Voglio solo aggiungere che Anna Maria Farabbi non è né psicologa o psichiatra né vuole o ha voluto assumersi posizioni affini o sostitutive di tali ruoli . Anna Maria Farabbi nemmeno ha mai ceduto a facili maniere da ‘amica’ superficiale e poco utile, non ha mai, nel concreto, concesso che i rapporti andassero oltre un limite di ‘autorevolezza’ da rispettare, necessaria per creare reale fiducia e comunque tale da non impedire una sincera sintonia. E infatti loro l’hanno seguita, amata, ascoltata, rispettata perché hanno sentito e capito come lei si apriva, davvero, a loro e a loro credeva. Non sempre è stato facile, a volte ha dovuto superare momenti molto difficili, ad esempio quando uno dei matti ni usciva dal proprio contenimento; è capitato a volte, allora, che lei magari riportasse l’equilibrio creando una situazione di interesse, una proposta di aiuto personale nell’attività, o di gioco, per esempio una sfida a pingpong dopo l’incontro. Anna Maria Farabbi ha un regolare lavoro di responsabilità, che la impegna ogni giorno fino al pieno pomeriggio, per cui queste altre attività può svolgerle solo dopo il lavoro e a volte la tengono occupata fino a tarda sera; Anna Maria Farabbi ha una famiglia e una casa da accudire, anche un orto da coltivare e un giardino. Nessuna di queste cose per lei è disgiunta dal suo fare, essere poesia. Anche il suo coinvolgimento appassionato e propositivo con la Nuova Brigata Pretolana, orchestra popolare di Pretola di antiche origini, con musicisti che suonano a percussione mattoni, posate, bicchieri, e altri strumenti del quotidiano, con cui ha concepito un concerto di vecchie canzoni pacifiste e vocate alla resistenza, e testi di Aldo Capitini da lei scelti e letti.

    Naturalmente Anna Maria Farabbi ha pure un’intensa agenda di incontri prettamente letterari, in Italia e all’estero, che comunque mai sono ritagliati a sé stanti, ma sempre intrecciati a tutto il resto, perché, appunto, tutto il resto è per lei, sempre e comunque, fare, essere poesia.

    BIBLIOGRAFIA DI ANNA MARIA FARABBI

    Il corpo della voce in Anna Maria Farabbi

    Riflessioni su Firmo con una gettata d’inchiostro sulla parete , in 7 poeti del premio Montale Roma 1995 , All’insegna del pesce d’oro, Scheiwiller, Milano 1996 (richiamato con la sigla F); Ninnenanne ntol bujo , in Lo spartivento, n.77, Bologna 1994 (sigla NN); Fioritura notturna del tuorlo , (Premio Letterario Nazionale Nuove scrittrici 1995, Poesia) Edizioni Tracce, Pescara 1996 (sigla FN); Nudità della solitudine regale/ marginalia , (Primo premio V Concorso Nazionale di Narrativa G. Perrone Città di San Donato di Lecce), Lecce 2000 (sigla N); Il segno della femmina , LietoColle, Como 2001(sigla Il)

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