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Streghe - Caccia alle streghe
Streghe - Caccia alle streghe
Streghe - Caccia alle streghe
E-book126 pagine1 ora

Streghe - Caccia alle streghe

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Info su questo ebook

Nel primo testo teatrale, Streghe, Menadi, Korai e Streghe sono congiunte nel legame profondo, ancestrale: la Grande Madre, declinata nei vari nomi delle dee antiche (Iside,Demetra, ecc.) e nei vari nomi della Signora del Gioco (Diana, Erodiade, Dame Habonde, Bensotia, Madonna Horiente, ecc.). La vicenda di Agave è associata a quella di Dorotea la Zena per accomunarle in una disperazione di colpa per orrendi atti violenti che è loro indotta da una tradizione deviata del mito o dalla ideologia misogina controriformistica. Alcune donne degli antichi miti, ridotte ad immagine negativa come le Streghe, (Medea, Clitemnestra, Ifigenia), sono riprese nei rari frammenti, loro concessi dalla tradizione classica, in cui duramente denunciano la violenza del potere maschile.
Nel secondo testo teatrale, Caccia alle Streghe, organizzato per temi, proprio come in un convegno, si riprende la finzione di un documentario televisivo con interventi di ‘esperti’, proprio perché l’intento è di far conoscere, essendo ancora poco noti, i contesti, i modi, le ideologie, gli orrori, i nodi ancora misteriosi, dei processi alle streghe.

Milena Nicolini nasce a Modena nel 1948, dove ha insegnato e vive. Laureata in Filosofia con Luciano Anceschi, fa parte del gruppo Donne di Poesia e del circolo letterario Rossopietra di Modena. Si dedica alla presentazione critica di testi letterari. Svolge continuativamente dal 1978 attivita' teatrale ed e' stata presidente dell'Associazione Teatrale non professionista Arcoscenico fino al 2015. Suoi testi, critici e di poesia, sono apparsi su varie riviste e raccolte antologiche. Ha pubblicato:
- per la poesia: "Duale", Edizioni Geiger, Torino 1975; "Lilith o del sogno", Symbola ed., Roma 1984; "Le stagioni del sogno", nel volume a cinque voci "Vi son frecce", Il lavoro editoriale, Ancona 1989; "Villa Edmea", Edizioni Mongolfiera, Bologna 1990; "La vita minima(dedicando", Cultura Duemila, Ragusa 1994; "I tagli e le giunture", Book Editore, Bologna 1999; "Trasloco", Copertine di M.me Webb, 2003: "I miei stanno bene, grazie", Quaderni di Rossopietra, Castelfranco Emilia 2007; "Romance", Ed. ROSSOPIETRA, 2010; "Tre porte ad un padre", Ed. ROSSOPIETRA, 2012; "Uno piu' uno, se facesse duale", Ed. ROSSOPIETRA, 2016.
- per la narrativa: "A chi resta", Tracce, Pescara 1990; il romanzo "L'Oscuro", Ed. ROSSOPIETRA, 2013, suo primo di fantascienza. Come saggistica ha pubblicato "Dell'Amor Cortese", Ed. ROSSOPIETRA, 2016.
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2020
ISBN9788835840664
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    Anteprima del libro

    Streghe - Caccia alle streghe - Milena Nicolini

    Milena Nicolini

    Streghe - Caccia alle streghe

    UUID: 135f1485-2f6b-4b31-8f49-b0ce61015321

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

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    Indice dei contenuti

    Streghe

    Caccia alle streghe

    Bibliografia

    alle donne perseguitate, torturate, ammazzate in

    terribili supplizi, perché accusate di essere streghe,

    a cui ancora nessuno ha chiesto scusa

    Streghe

    STREGHE

    PERSONAGGI

    Penteo

    Dioniso

    Giasone

    Agamennone

    Tiresia

    Nunzio tebano

    Nunzio miceneo

    Ade

    Agave

    Medea

    Clitemnestra

    Ifigenia

    Giovan Francesco Pico Della Mirandola, autore di ‘Strix’

    Heinrich Institoris, inquisitore, autore del ‘Malleus Maleficarum’

    Jakob Sprenger, autore del ‘Malleus Maleficarum’

    Herculo de Montecucolo, prete inquisitore di Modena

    Vigilio de Firmian, Capitano della Val di Fiemme

    Scrivano modenese

    Cancelliere Silvestro Lentner, tedesco

    Zuanne Delle Piatte, guaritore indovino della Val di Fiemme

    Torturatore modenese

    Mastro Gilli, Carnefice, di Merano

    Ursolina detta la Rossa di Modena/ Menade/ Kore

    Margherita Dell’Agnola detta la Tomasina di Cavalese/ Menade/ Kore

    Orsola detta la Strumechèra di Tròdena/Menade/Kore

    Margherita, vedova di Bartolomeo Tessadrello, detta la Tessadrella di Tesero/Menade/Kore

    Valeria Ziroli di Tésero detta la Zìrola/Menade/Kore

    Dorotea di Predazzo detta la Zena/Menade/Kore

    Barbara, moglie di Matteo di Carano, detta la Maròstega/Menade/ Kore

    Margherita detta la Vanzina di Tesero/Menade/Kore

    Elena la Serafina di Varena/Menade/Kore

    Anna Tretter/Menade/Kore

    Ottilia, vedova di Michele Della Giacoma, di Predazzo/Menade/ Kore

    Giacoma Vinanti di Tesero/Menade/Kore

    Margherita, vedova di Zanino di Federico, di Cavalese/Menade/ Kore

    Bartolomea, moglie di Giuliano Del Papo/Menade/Kore

    Margherita, figlia di Valeria Ziroli/Menade/Kore

    Caterina Libra/Menade/Kore

    Grande Madre

    Persefone

    Lilith

    Coro delle Menadi

    Coro delle Korai

    Contadina del primo ‘900, guaritrice e levatrice, zia di Lisa

    Lisa, contadina nipote della guaritrice

    Indicazioni scenografiche e registiche

    Per i richiami ed i collegamenti è importante che non ci siano interruzioni tra i quadri; la scena è pensata molto ampia, con tutte le attrezzerie necessarie nei vari quadri, sempre presenti e in vista. Gli oggetti necessari alla scena (maschere, fiori, cartigli, sistri, ecc.) saranno contenuti in cesti presso le quinte laterali. Il tavolo e il seggio del verbalizzatore dei processi, che viene usato solo nel quarto quadro, è a lato a sinistra e può essere utilizzato per gli oggetti scenici degli altri quadri; a destra un portacostumi con gli abiti che gli attori cambieranno sempre in scena a vista.

    Sul fondo staranno fin dal primo quadro gli apparati per la tortura delle streghe (le streghe menzionate nel testo per lo più venivano appese per le braccia e strattonate, oppure stese e stirate fino alla slogatura degli arti; a volte erano anche ustionate con ferri roventi), che non devono essere però pensati per una riproduzione realistica di scene di tortura, ma solo per suggerirne l’intervento negli interrogatori. Le strutture dovranno permettere di legare le accusate di stregoneria con le braccia in alto sopra la testa: la corda, lunga, afferrata e scossa dai torturatori, darà l’idea degli ‘squassi’. Nel mio allestimento ho usato due piani affiancati di un castello di tubi innocenti. Gli apparati sul fondo servono anche per appendere le maschere che le Menadi si metteranno nel primo quadro. Le tuniche delle Menadi/Korai devono essere semplici e non troppo ellenicamente connotate perché saranno anche le ampie tuniche delle streghe sotto processo (con piccoli accorgimenti, ad esempio sciogliere le cinture o sciogliere le maniche prima trattenute alla spalla con lacci), in quanto non c’è tempo per cambi di costume. Così per alcuni personaggi maschili, nel caso si prevedano doppi ruoli. Io ho scelto per ragioni sceniche che Penteo portasse un copricapo a mo’ di elmo, una testa-maschera greca in pelle congiunta ad un mantello: è questa che Agave svellerà dal corpo di Penteo, sottolineando così il parallelo con gli ‘smembramenti’ (solo rituali-onirici) delle streghe.

    È previsto ed auspicabile un accompagnamento musicale di percussioni e flauti.

    Per ragioni drammaturgiche e/o logistiche alcuni attori dovranno interpretare più personaggi.

    Note drammaturgiche

    Eccetto le figure delle due contadine, la Zia e Lisa, che sono di mia libera mano, anche se ampiamente modellate sulle suggestioni lasciate dal saggio di C.Ginzburg, Storia notturna- Una decifrazione del sabba, Einaudi ‘89, tutte le altre sono riprese dai testi che vengono elencati nella bibliografia, tradotti, esposti, collegati con grande libertà per ragioni drammaturgiche.

    Menadi, Korai e Streghe sono portate ognuna dalla medesima attrice per sottolineare il legame profondo, ancestrale, che le unisce: la Grande Madre, declinata nei vari nomi delle dee antiche (Iside, Demetra, Cibele ecc.) e nei vari nomi della Signora del Gioco (Diana, Erodiade, Dame Habonde, Bensotia, Madonna Horiente, Perchta, Berta, ecc.). La vicenda di Agave è poi associata a quella di Dorotea la Zena per accomunarle in una disperazione di colpa per orrendi atti violenti che è loro indotta da una tradizione deviata del mito o dalla ideologia misogina controriformistica. Infatti queste donne accusate di stregoneria hanno la convinzione (che in molti casi, soprattutto le più deboli, presupponiamo autenticamente vissuta) di essere malvagie, avere commesso atroci delitti (mangiato uomini e animali, provocato malanni, ecc), perché la demonologia misogina, risuscitata e ampliata dalla Controriforma ad uso e consumo dell’attacco a tutte le forme di cultura alternativa (in primis, la cultura femminile della proprietà delle erbe, del parto, delle cure, per quanto logorata e dispersa dal lontano neolitico), attraverso le prediche in chiesa, le paure delle persecuzioni, i pregiudizi ancestrali, le false notizie, ecc., si è profondamente radicata anche nelle donne che fino a qualche anno prima (e ancora nel tempo dei processi per alcune, come si vede nel quarto quadro) credevano di appartenere alla corte della Signora del Gioco, per niente malvagia e impegnata invece ad insegnare loro i segreti delle cure, al ‘servizio’ della comunità. Il culto delle Menadi, rigorosamente di donne come altri culti e rituali dell’antica Grecia, adombrava un tempo ancestrale di libertà, autonomia e valore del femminile, che, nonostante le repressioni, ancora faceva paura al potere patriarcale dominante in Grecia, il quale inserì nella ancora pericolosa memoria tradizionale elementi fortemente disturbanti e negativi: lo smembramento di vittime maschili (Agave), l’assassinio di mariti (Clitemnestra, Danaidi), di maschi, a volte partner sessuali (le Amazzoni, Circe), di bambini figli e fratelli (Medea). Nel terzo quadro si richiamano proprio alcune di queste figure ‘deviate’ (Medea, Clitemnestra, Ifigenia), ma riprese in rari frammenti di dura denuncia e opposizione alla violenza del potere maschile.

    STREGHE è stato rappresentato nel 1998 presso il teatro S.Giovanni Bosco di Modena e il teatro Dadà di Castelfranco Emilia, da Il nodo, compagnia teatrale non professionista di Arcoscenico, con la regia di Milena Nicolini; è stato poi ripreso e rappresentato nel 2006 presso il Teatro S. Giovanni Bosco e il Teatro delle Passioni di Modena da Il nodo di Arcoscenico, con la regia di Pierluigi Cassano e Milena Nicolini.

    QUADRO PRIMO

    Irrompe in scena dalla platea (ma anche dal fondo del palco verso il proscenio) il coro delle Menadi, con tirsi, sistri, tamburi, flauti, muovendosi a ritmo gioioso, con grande libertà e differenziazione gestuale, così da suggerire una forte ed individuale emozione espressa col corpo e non una preordinata danza collettiva. Ognuna, con una scelta vocale differenziata, grida senza sosta ‘Evoè’ . Ai lati del palco quattro uomini osservano: G. F. Pico Della Mirandola, J.Sprenger, H.Institoris, Penteo. Il coro delle Menadi, giunto sul palco, fonde gli ‘evoè’ in un unico canto di base monotono, su cui si staccano le voci di piccoli gruppi che organizzano la declamazione dei brani come parti di un coro cantante, accompagnandosi con una gestualità sempre più ritmica ed uniformata, quasi di danza.

    Coro delle Mènadi -Oh!, felice chi è iniziato ai riti e una vita schietta vive e va con i sacri cori sui monti e fa puro il suo cuore, abbandonandosi tutto alla divina manìa, rituando il sacro furore che è di Cibéle, Magna Mater, scuotendo in alto i tirsi, cinto d’edera il capo. Evoè, Menadi, Evoè! Levate in alto rami di quercia e di pino!

    Tutti danzeranno sui monti dove corre l’orda delle donne che da fusi e telai il furore strappa lontane. Rimbombi il tamburo tondo dei Curéti e risuoni la voce di miele del flauto in un fremito che accompagna la corsa delle Menadi al monte.

    Come una puledra che pascola presso la Madre, balza veloce ogni Menade nel frastuono di Frigia, nell’alto ululare del sacro grido, evoè!

    Le Menadi sono sul proscenio e ora agitano minacciose i tirsi verso il pubblico; appena G.F.Pico inizia a parlare arretrano fino al fondo e voltano le spalle al pubblico, immobili ed in silenzio; indossano la loro maschera di strega orribile appesa agli apparati di tortura.

    G.F.Pico (sprezzante, guardando verso le Menadi) - Donnicciole che volano ai conviti, s’abbracciano con fantasmi nella notte più oscura e poi guastano i bambini. Fatto un circolo e untosi il corpo, non so con che strano intruglio, e proferite mormorando non so che parole, le ribalde cavalcano la notte sopra quel legno col quale si concia il lino o la canapa o sopra capre, becchi e montoni e sono portate per l’aria più veloci del vento, per arrivare a incontarsi con il diavolo!

    Pènteo (sconvolto e infuriato) - Le donne, abbandonate le case per le orge di Dioniso -così dicono loro!-, vagabondano sui monti nell’ombra delle selve, e con le danze rendono onore a quel Dioniso, quel dio spuntato dal nulla adesso, che neanche si sa chi sia. Nel mezzo dei giochi del tìaso c’è un cratere colmo di vino e loro, svaccate chi qua chi là, lussuriose si danno ai maschi, col pretesto di compiere il rito delle Menadi. Prendétele, legàtele: ai ferri, ai ceppi!

    Margherita

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